In questo nuovo review party, per il quale, come al solito, ringrazio Beatrice e la Oscar Vault, tratteremo, nei limiti delle capacità di qualcuno che di mestiere non fa il critico letterario, La Fattoria degli Animani e 1984, due pietre miliari della distopia che sono in grado di sconvolgere il lettore e, a volte, di cambiargli la vita.
«... Ho visto un ragazzino, forse di dieci anni, che guidava un enorme cavallo da tiro lungo uno stretto sentiero, frustandolo ogni volta che cercava di girare. Mi ha colpito il fatto che se solo questi animali prendessero coscienza della loro forza non dovremmo avere alcun potere su di loro e che gli uomini sfruttano gli animali più o meno allo stesso modo in cui i ricchi sfruttano il proletariato.»
Nella lista dei libri che tutti dovrebbero leggere compaiono senza dubbio alcuno 1984 e La Fattoria degli animali, di George Orwell.
forma della fiaba, parla in realtà della rivoluzione russa, per poi passare all'era staliniana. Questa è la prima cosa che si deve sapere di Eric Arthur Blair, detto George Orwell: è un autore che parla di politica e che ha combattuto per tutta la sua vita per avere un mondo migliore, anche attraverso la letteratura, ma non solo, dal momento che, allo scoppio della guerra civile spagnola del '36 si unì alle fila del Partito Operaio di Unificazione Marxista per combattere contro Francisco Franco. L'esperienza spagnola è stata fortemente formativa per il pensiero critico dell'autore, che si rispecchia chiaramente nelle sue opere maggiori. Proprio per le chiare allusioni politiche, moltissimi editori si rifiutarono di pubblicare La Fattoria degli Animali, anche perché Orwell ne concluse la scrittura tra il '43 e il '44, quando il Regno Unito era alleato dell'Unione Sovietica. Quando infine venne dato alle stampe, fu un immediato successo, grazie alle mutate condizioni politiche che erano sfociate dall'alleanza militare alla Guerra Fredda. Quest'opera è, come lui stesso ammette nel suo saggio Perché Scrivo (1946), il primo tentativo di fondere politica e arte. Orwell, un socialista democratico, era persuaso che l'Unione Sovietica fosse una dittatura brutale, basata sul culto della personalità e sul regime del terrore, per questo utilizza questa novella per fare satira su Stalin e criticare lo stalinismo. Come si è già accennato, fu l'esperienza spagnola a costituire la scintilla per la stesura de La Fattoria degli Animali e nella prefazione ucraina del libro, egli stesso afferma come sfuggire alle epurazioni comuniste in Spagna gli avesse mostrato come la propaganda possa essere utilizzata per controllare il pensiero libero. Le allusioni agli eventi storici sono numerosissime e non è il caso di elencarle tutte in questa sede, ma nonostante sia un libro pregno di significati e di interptetazioni, la lettura non è affatto difficile, proprio perché semplificata (non banalizzata) dalla forma della fiaba. Si può tranquillamente leggere in un paio d'ore e uscirne arricchiti.
Quello della Neolingua è un concetto incredibilmente interessante, perché si tratta di un graduale impoverimento della lingua, in modo tale che le idee rivoluzionarie e potenzialmente contro il Grande Fratello non siano esprimibili. Orwell sa che parlare male significa pensare male e la Neolingua rappresenta il modo in cui i regimi totalitari cercano di controllare non soltanto le vite, ma anche l'interiorità delle persone, impoverendone il pensiero critico e persino riuscendo a convincere gli individui che 2+2=5. Strettamente connesso al concetto di Neolingua, è anche quello di bipensiero, ovvero l'affermare un concetto e il suo esatto opposto contemporaneamente senza vederne la contraddizione in modo tale da non trovarsi mai al di fuori dell'ortodossia. Il cambio di opinione su una determinata questione corrisponde, quindi, all'atto di dimenticare, dal momento che i totalitarismi chiedono costante adesione a mutevoli linee politiche. In effetti, per questo elemento incluso nel libro, Orwell prende ispirazione dal materialismo dialettico leninista, ma anche da alcuni eventi storici, per citarne uno, quando da nemico giurato, Hitler divenne segretamente in neutralità con l'URSS a seguito del patto Molotov-Ribbentrop. Winston è il protagonista e incarna tutti noi, rappresenta la persona media nel suo tempo e ciò si evince dalla scelta del nome stesso: Winston era il nome di Churchill, mentre "Smith" era il cognome più diffuso. Questa potente distopia ha origine grazie, o forse a causa, della sfiducia tipica dell'Europa del Secondo dopoguerra quando la borghesia era diffidente e gli ideali del positivismo vennero meno. In 1984 si sente tutto: la povertà, lo scetticismo, lo scoramento, l'alienazione, ma la sensazione, che non lascia mai completamente in pace il lettore, anche dopo anni di distanza dalla lettura, è quella di sentirsi spiato, osservato, come se ogni sua azione possa essere in quasiasi momento usata contro di lui. Come se non fosse mai davvero libero. 1984 causa una crisi interiore anche al più stoico di noi.
Su queste due opere si potrebbe parlare per ore e fiumi di inchiostro sono stati versati per farne analisi dei testi e stampare testi scolastici. Quello che ci interessa dire qui è che Orwell è un autore che ha creduto davvero di poter cambiare il mondo con la letteratura e, per quanto 1984 sia all'apparenza opprimente e La Fattoria degli animali all'apparenza semplice, sono due libri che dovrebbero comparire sulla libreria di qualsiasi lettore, forte o meno che sia.
Leggeteli.
Il Grande Fratello vi guarda.
Come sempre le tue recensioni catturano e sei riuscita a fare un'analisi molto accurata su questi libri su cui c'è davvero tanto da dire! Si vede che sei molto legata a questi libri
RispondiElimina1984 ha cambiato il corso della mia vita. Mi ha cretao una crisi d'identità e di sicuro non è stata una lettura facile, ma non posso fare a meno di amarla
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