venerdì 19 febbraio 2021

Piranesi

Bentornatɜ sul blog, carɜ lettorɜ. La recensione di oggi riguarda l'ultima fatica pubblicata dalla casa editrice Fazi, che ringrazio per avermi fornito in anteprima il file per la lettura, per un evento organizzato dalla mia amica Francesca (qui trovate il suo blog). Cominciamo subito con una carrellata di informazioni base. Buona lettura.

  • Titolo: Piranesi
  • Titolo originale: Piranesi
  • Autrice: Susanna Clarke
  • Traduttrice: Donatella Rizzati
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788893258678
  • Pagine: 268
  • Editore: Fazi
Trama
Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori.
Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo.
Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.
Susanna Clarke, autrice fantasy fra le più acclamate, torna in maniera trionfale con un nuovo, inebriante romanzo ambientato in un mondo da sogno intriso di bellezza e poesia.
 
Recensione e analisi

Una delle prime cose che vengono insegnate a scuola, quando si comincia con le prime analisi del testo, è capire bene il motivo per il quale un autore ha dato un determinato titolo alla sua opera. Nonostante Piranesi sia un romanzo allegorico e surreale, un Piranesi è esistito veramente e si chiamava Giovanni Battista ed era un incisore, architetto e teorico dell'architettura veneto. La sua arte, proprio come questo libro, non era incasellabile in un unico schema, dal momento che aveva radici sia romane che veneziane, che utilizzava lo stile rococò, ma sfociava anche nel neoclassicismo e sosteneva la superiorità artistica romana su quella greca e per il quale le antiche rovine non vanno guardate con distacco, ma bisogna lasciare che suscitino forti emozioni. Tra le altre cose, è considerato una delle maggiori influenze dell'immaginario gotico: Walpole si ispira alle Carceri di Giovanni Battista Piranesi per scrivere Il Castello di Otranto, il primo romanzo gotico. Le Carceri sono, appunto, delle incisioni raffiguranti degli spazi labirintici, con scale, ponti smisurati, in cui si è liberi di spostarsi da uno spazio all'altro, ma risulta impossibile uscire e che costituisce una prigione mentale più che fisica (Escher stesso si è ispirato a Piranesi). Sapendo questi elementi sulla vita di questo artista così eclettico, comprendere il libro di Clarke sarà assai più facile, poiché il protagonista della storia, Piranesi-senza-Giovanni-Battista è un uomo che vive in un labirinto, che lui chiama la Casa, un po' come se fosse una divinità. La casa è disseminata di statute di marmo dall'aspetto classico, le quali costituiscono senza dubbio una metafora, ma spiegare il significato di ciascuna porterebbe via tantissimo spazio e il piacere della lettura. Al di sopra della Casa ci sono le nuvole, al di sotto il mare. Non esiste nient'altro che il qui e ora. Ci sono testimonianze di altre persone nella Casa, ovvero tredici scheletri di persone che sono morte, più la presenza di una persona che Piranesi chiama L'Altro, un uomo sempre ben vestito, con le scarpe lucide, che maneggia marchingegni scintillanti e di cui il protagonista si fida ciecamente. Parlare della trama di questo libro è quasi inutile, dal momento che trattandosi di un romanzo allegorico quello che è più importante è il messagio che l'autrice intende mandare, infatti, Piranesi è uno di quei libri che offrono diverse interpretazioni a seconda della persona che legge. Ad esempio, uno spunto interessante è quello costituito dalla relazione L'Altro-Piranesi, che è un rapporto superiore-subordinato e ricorda molto quello dell'Occidente industrializzato che tiene in pugno tutto il resto del mondo. Ma anche il legame che Piranesi ha con la Casa vale la pena di essere analizzato: è in simbiosi con essa e non prende mai più di quanto sia necessario, non è avido ed è grato dei doni che lei offre.
 Qui trovate gli articoli delle altre blogger
Ha, in sostanza, il rapporto di umile sottomissione che si dovrebbe avere com Madre Natura; Piranesi ne apprezza la bellezza ed è spinto dalla voglia di esplorare e conoscere il labirinto, mentre l'Altro si accontenta dei suoi resoconti e cerca di sfruttare il più possibile Piranesi, il quale ha un atteggiamento molto ingenuo e fanciullesco, nonostante di riferisca a se stesso come a uno scienziato. Il suo stupore e la sua meraviglia sono frutto del labirinto stesso, che, per definizione, è il luogo dello stupore (maze>amazement) e a questo particolare labirinto si trova accesso solo ponendosi in una condizione di meraviglia infantile, un po' come dire che la bellezza del mondo in cui viviamo può essere percepita soltanto quando non viene data per scontata: non possiamo uscire dal nostro labirinto fisico, ovvero il nostro pianeta, ma possiamo abbandonare quello mentale.
Anche la simbologia è in un certo qual modo già conosciuta, soprattuto per quanto riguarda gli elementi naturali e in particolare gli uccelli, che vengono citati spesso e nel dettaglio e ciascuno con un significato diverso, ma quello che ricopre sensa dubbio il ruolo fondamentale è l'albatros, la cui iconografia è già consolidata da autori come Coleridge o Baudelaire, e che rappresenta classicamente la salvezza. La sua apparizione indica che le pene del protagonista stanno per finire (nessuno spoiler, dal momento che succede subito, nel libro).
La conslusione del libro è forse il punto che dà più problemi perché, nonostante Piranesi abbia avuto una formazione interessante che lo ha reso una persona diversa da ciò che è stato in passato, forse è un po' frettolosa e non perfettamente in linea con il resto del romanzo.
Piranesi potrebbe non cantare al vostro cuore, ma la qualità è indiscussa e vi piacerà soprattutto se volete immergervi in un altro mondo e mettere alla prova le vostre capacità deduttive.

mercoledì 17 febbraio 2021

Loki - Il giovane dio dell'inganno

  • Titolo: Loki - Il Giovane Dio dell'Inganno 
  • Titolo originale: Loki - Where Mischief Lies 
  • Autrice: Mackenzi Lee 
  • Traduttrice: Francesca Giulia La Rosa 
  • Lingua originale: inglese 
  • Codice ISBN: 978-8804720225  
  • Editore: Mondadori
 Trama
 
Non è ancora giunto il momento di misurarsi con gli Avengers: per ora il giovane Loki è impegnato al massimo delle sue forze per dimostrarsi eroico, mentre tutti intorno a lui lo ritengono inadeguato. Tutti tranne Amora, l'apprendista maga, che sente Loki come uno spirito affine e riesce a vedere la sua parte migliore. È l'unica che apprezzi la magia e la conoscenza. Un giorno però Loki e Amora causano la distruzione di uno degli oggetti magici più potenti conservati ad Asgard e lei viene esiliata su un pianeta dove i suoi poteri svaniscono. Privato dell'unica persona che abbia visto la sua magia come un dono piuttosto che una minaccia, Loki scivola sempre più nell'ombra di suo fratello Thor. Ma quando tracce di magia vengono ritrovate sulla Terra e messe in relazione con alcuni omicidi, Odino manderà proprio Loki a scoprire cos'è successo. Mentre si infiltra nella Londra del diciannovesimo secolo, la città di Jack lo Squartatore, Loki intraprenderà una ricerca che va oltre la caccia a un assassino. E finirà per scoprire la fonte del proprio potere e quale sarà il suo destino.
 
Recensione e analisi
 
Loki - il giovane dio dell'inganno è un romanzo per ragazzi che prende ispirazione dal fantasy e dalla mitologia nordica. Non ha grosse pretese letterarie, perché si legge tranquillamente in una uggiosa domenica pomeriggio con una buona tazza di infuso, eppure riesce in qualche modo a essere un vorrei ma non posso, non tanto perché sia un libro problematico, ma perché, pur avendo a disposizione tantissimo ottimo materiale di partenza, non riesce a trattare adeguatamente temi di un certo spessore. Loki stesso, tanto per cominciare, si chiama Dio dell'inganno, eppure nel libro appare esclusivamente come un ragazzino alle prime armi che più che essere manipolatorio, viene manipolato facilmente e ingannato a sua volta.
Fanart dal web
Questo meccanismo non sarebbe un punto critico se si limitasse a un punto di partenza per la formazione del personaggio, ma Loki sarà così fino alla fine. Anche gli altri personaggi all'interno del libro presentano lo stesso difetto di caratterizzazione: Thor sembra un adolescente imbottito di ormoni e steroidi che pensa solo a baciarsi i bicipiti ed è ben lontano dall'ideale di uomo degno di impugnare il Mjolnir, così come Odino non è il dio della saggezza, ma un padre severo che si accanisce ingiustamente contro il figlio senza alcuna ragione apparente. Vi sono alcuni nodi importanti da affrontare anche per quanto riguarda i tema della comunità LGBTQI+: quando Loki viene mandato sulla Terra a scontare la sua punizione, scopre che nella Londra ottocentesca l'omosessualità è un crimine e a questo punto parte una spiegazione su come ad Asgard invece tutti siano più aperti e tolleranti, ma il punto è che qui l'autrice commette forse l'errore di "dire imvece di mostrare", perché nelle scene ambientate ad Asgard il lettore non si imbatte mai in coppie dello stesso sesso o persone queer, anzi, tutte le relazioni sono eteronormative e abbastanza patriarcali. La spiegazione di Loki su questo tema sembra abbastanza ipocrita, perché, appunto, non trova riscontro nell'esperienza che ha il lettore.
In conclusione, è un libro per ragazzi che si fa leggere piacevolmente e con facilità, ma che non ha intenti letterari seri, oppure fallisce nell'affrontarli e non riesce a ritrarre Loki come un personaggio grigio.

mercoledì 10 febbraio 2021

Come uccidono le Brave Ragzze


  • Titolo:Come uccidono le Brave Ragazze
  • Titolo originale: A Good Girl's Guide to Murder
  • Autrice: Holly Jackson
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8817147842
  • Pagine: 464
  • Editore: Rizzoli
Trama
 
Little Kilton, aprile 2012: Andie Bell, una delle ragazze più popolari della scuola, viene uccisa. O meglio, scompare, e il suo corpo non verrà mai ritrovato. L'assassino è Sal Singh, compagno di scuola e amico della vittima: la polizia e tutti in città ne sono convinti. Il suo suicidio a qualche giorno di distanza ha cancellato tutti i dubbi. Ma Pippa Fitz-Amobi, che al tempo dei fatti aveva dodici anni e che ora si prepara a fare domanda per il college, non ne è per niente sicura. Quando sceglie di studiare il caso come tesina di fine anno, comincia a scoprire segreti che qualcuno in città vuole disperatamente che rimangano tali. E se l'assassino fosse davvero ancora là fuori?
 
Recensione e commento
 
L'autrice
Come ucciono le brave ragazze è un libro rivelazione assolutamente consigliatissimo per varie ragioni. Innanzi tutto lo stile narrativo è molto dinamico perché alterna capitoli in prima persona costituiti dagli appunti e dalle ricerche della protagonista a capitoli in terza persona con focalizzazione interna. Il punto di forza del romanzo non consiste solo nello stile narrativo, ma anche nella protagonista, che per una volta non è una ragazzina scema come una sedia a dondolo, ma una ragazza equilibrata, con una famiglia normale alle spalle che la supporta e la sostiene nelle sue scelte, la indirizza senza mai soffocarla e le permette di fare i suoi sbagli adolescenziali con molta apertura. In questo clima, Pippa, la protagonista, ha tantissimo spazio per crescere e avere un arco di crescita convincente, infatti, il libro si apre con lei che svolge delle ricerche su un omicidio per completare un progetto scolastico e ottenere un bel voto, ma man mano che la storia si sviluppa, lei progredisce assieme a lei, preoccupandosi sempre meno di sè stessa e dei voti e molto di più di dimostrare l'innocenza di una persona e ottenere una giustizia degna di questo nome. Anche la trama non è affatto banale e scontata, poiché riserva numerosissimi colpi di scena, nonostante, all'inizio, possa sembrare che le cose siano chiaro. Infatti, con il chiudersi del cerchio il lettore si sente rassicurato e pensa di aver capito tutto sulla soluzione del caso, quando improvvisamente gli eventi prendono una piega inaspettata e sorprendente.
Oltre alla storia in sè, Come uccidono le Brave Ragazze offre anche degli importanti spunti di riflessione, soprattutto per quanto riguarda il pregiudizio verso i presunti colpevoli, la stigmatizzazione della famiglia, ma anche la santificazione della vittima, che porta alla semplicistica divisione tra bene e male, senza chiaroscuro, impedendo di scavare più a fondo e cercare la verità, non la menzogna che tranquillizzi tutti.
Come Uccidono le Brave Ragazze è un libro perfetto per ogni tipo di pubblico, anche adulto e abituato alla lettura di thriller, perché non annoia e offre un intreccio degno della fama di romanzi più famosi.

Il Regno capovolto

  • Titolo: Il Regno Capovolto
  • Titolo originale: Kingdom of the back
  • Autrice: Marie Lu
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804735175
  • Pagine: 348
  • Editore: Mondadori
Trama 
 
Nata con uno straordinario dono musicale, la piccola Nannerl Mozart ha un solo desiderio: essere ricordata per sempre. Ma, anche se incanta le platee con le sue straordinarie interpretazioni, ha poche speranze di diventare una celebre compositrice. È una ragazza nell'Europa del Diciottesimo secolo, e ciò significa che comporre per lei è proibito. Suonerà fino a quando avrà raggiunto l'età da marito: su questo il suo tirannico padre è stato ben chiaro. Ogni anno che passa le speranze di Nannerl si fanno più sottili, mentre il talento del suo amato fratellino Wolfgang diventa sempre più brillante, e finisce per oscurarla. Ma un giorno giunge un misterioso straniero da una terra magica, con un'offerta irresistibile: può far diventare il sogno di Nannerl realtà. Ma il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo. Nel suo primo romanzo storico, l'autrice Marie Lu intesse una storia rigogliosa e poetica che parla di musica, magia e dell'indissolubile legame tra un fratello e una sorella.
 
Recensione e commento
 
Quanto più ci si informa, tanto più si viene a conoscenza che la frase "dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna" è quantomai vera. Il problema è che spesso la donna in questione non vorrebbe stare un passo indietro, ma addirittura una maratona avanti, come nel caso di Maria Anna Mozart, detta Nannerl. La sua vita è stata tristemente lineare come quella di moltissime, troppe, donne del suo tempo, perché nonostante la sua bravura in campo artistico, a un certo punto venne data in moglie e smise con i concerti per vari motivi: perché era una donna e perché il padre Leopold non poteva permettersi di portare in tour due musicisti. Ovviamente ha preferito il maschio, che ancora oggi è considerato il più grande genio musicale, sacrificando l'abilità della figlia.
Nannerl
Il Regno Capovolto parla di lei e dell'ingiustizia della sua vita solo perché è nata femmina. Eppure, questo libro, per quanto sia godibile, presenta dei difetti che, nonostante mostrino in maniera evidente l'amore dell'autrice per la figura di Nannerl e le ore di ricerca fatte su di lei, allo stesso modo manifestano un po' di mancanza di coraggio nel raccontare una storia che aveva il potenziale per essere memorabile. Per essere la vita degna di nota e piena di avventura che Maria Anna si meritava. Invece, Il Regno Capovolto ha un andamento molto lineare, privo di avvenimenti particolarmente segnanti e costituisce un po' una narrazione ibrida tra realismo magico, fantastorico e retelling: il worldbuilding ricorda un po' quello de Le Cronache di Narnia o de Lo Schiaccianoci, ovvero un mondo ordinario in cui esiste una protagonista straordinaria che va alla ricerca di un mondo che sia in grado di accoglierla. Il passaggio da ordinario a straordinario si manifesta sia con l'uso dei colori, poiché si passa dai colori cupi e spenti delle città, alle tinte pastello fredde del Regno Capovolto, ma anche attraverso la maggiore attività della protagonista, che finché si trova nel mondo normale è soggetta alle regole dell'ordinario, mentre nel Regno Capovolto affronta delle prove, come nelle favole, per dimostrare di essere straordinaria. Anche la musica, come era presumibile, dato il tema portante del libro, è un elemento di rottura tra i due mondi, poiché Nannerl e Woferl si ritrovano a sentire una musica mai immaginabile quando si trovano nell'ambientazione magica. In questo contesto, i riferimenti al Flauto Magico sono numerosi e rivisitati, ma sono un po' deboli ed eccessivamente "buttati via" nella trama, tanto che un lettore non particolarmente appassionato di opera non li coglierà, il che è un peccato, dal momento che questo libro avrebbe potuto essere un ottimo modo per avvicinare più persone alla musica classica, ma anche e soprattutto perché questo espediente non sfruttato costituisce un'occasione di narrazione persa. Quello del Flauto Magico era un ottimo punto di partenza per poter fare dei voli di fantasia impossibili con altre storie e avrebbe addirittura funzionato benissimo come retelling. Invece sembra che all'autrice sia mancato il coraggio di scrivere una storia segnante, che abbia avuto paura di confrontarsi con la storia, ma così facendo, forse non ha reso giustizia alla vita di Nannerl, anzi, le ha fatto vivere una vita lineare come quella reale e non l'ha innalzata come avrebbe meritato e ha continuato a relagarla al ruolo di "sorella di qualcuno", più che di Nannarl Mozart, la musicista impareggiabile.
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La mancanza di scossoni narrativi si presenta anche nella parte del mondo reale del romanzo, quella in cui Nannerl è costretta a comportarsi da signorina per bene, priva di pulsioni, desideri e aspirazioni personali, perché non è del tutto vero che i fratelli Mozart erano dei geni: il talento in musica esiste fino a un certo punto. Non si "nasce con uno straordinario talento" musicale come dice la quarta di copertina, nemmeno Mozart è nato essendo il genio che ricordiamo: lo è diventato con il duro lavoro ed è acclarato che il padre Leopold sottoponesse i bambini a esercizi sfiancanti, che oggi sarebbero giuistamente considerati maltrattamenti su minori, sin dalla più tenera età. Ma quello che viene presentato nel libro è un semplice padre severo, più che una figura soffocante che spinge dei bambini oltre la soglia delle abilità umane. Anche il rapporto tra Nannerl e Woferl avrebbe meritato più approfondimento, perché non si percepisce visceralmente il loro amore fraterno reciproco, né la complicità che li spingeva addirittura a scrivere assieme un diario segreto e a condividere ogni cosa. 
In realtà, nessuno di questi è un difetto imperdonabile, ma messi tutti insieme rendono il libro nel complesso godibile, ma che è esattamente lineare come la vita vera di Nannerl e che quindi le rende omaggio, ma non giustizia, perché, anche in questo caso, avrebbe meritato di meglio.

mercoledì 3 febbraio 2021

Il Regno Capovolto: le donne nella musica

In libreria da 2/2/21
Quello che si evince da questo libro non è solo che Mozart acesse una sorella, ma che sua sorella era brava quando lui. E sua sorella non era sua sorella: era Maria Anna Mozart, detta Nannerl. Aveva un nome, non era solo parente di qualcuno. Come lei, la Storia ha relegato al ruolo di figlie, sorelle, madri, cugine, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale dell'Uomo di turno (con la U maiuscola perché erano grandi uomini, loro) anche moltissime altre donne, professioniste nel loro campo. Ma per quanto abbiano tentato, la verità è lenta, ma alla fine arriva. Questo breve articolo serve a ricordare alcune di loro. Non le sorelle di Mozart, ma donne con un nome e un cognome.
Partendo dagli albori, non possiamo non nominare Ildegarda di Bingen, nata nel 1098 e messa in un monastero in giovane età a causa della sua salute cagionevole e delle sue visioni, diventa monaca all'età di quindici anni e, in un'epoca che condanna tutto delle donne, diventa ginecologa delle sue consorelle, studiosa, teologa. Compositrice. Secoli dopo, nel 1920, il fondatore della London Philarmonic Orchestra affermerà che "Non ci sono donne compositrici. Non ci sono e non ci saranno mai". Eppure c'erano già state, anche se nascoste nell'ombra, perché Ildegarda rispetta il tempo ma supera la canonica ottava del canto gregoriano, per arrivare all'ottava e mezzo, predilige il semitono, rendendo la musica e il canto più femminili. Ildegarda di Bingen è la prima compositrice di cui abbiamo prove scritte, ma chi sa quante, prima di lei, hanno praticato la loro arte di nascosto dagli occhi del mondo.
Maddalena Casulana
Per incontrare altre donne bisogna aspettare il Rinascimento, epoca che, per definizione, si reinventa e dona all'umanità Maddalena Casulana, nata intorno al 1540, ed è la prima donna ad aver pubblicato le sue composizioni, infatti nel 1568 pubblica il suo primo libro di madrigali. In questo clima di rinascita ci sono altre donne, come Barbara Strozzi, soprano e compositrice veneziana nata nel 1619, e Francesca Caccini, anche lei nata a fine Cinquecento. Entrambe misurano il loro talento nello stesso periodo in cui la Chiesa proibisce categoricamente alle donne di esibirsi in pubblico e infatti intorno alla metà dei Seicento, il contributo delle donne nel campo musicale sembra tornare in secondo piano.
Fino a incontrare lei, Nannerl, che vede la luce nel 1751 e che vivrà una vita lunghissima, ma non altrettanto fulgida e ricca di spettacolo e drammi come quella di suo fratello. Lei e Wolfgang erano assai legati e condividevano anche la carriera musicale in giro per l'Europa a cui il padre Leopold li sottoponeva (oggi un uomo che costringe i figli a esercizi del genere e li utilizza per mantenersi verrebbe giustamente accusato di maltrattamenti). Nannerl è brava quanto suo fratello. Forse anche di più. E quando lei e Woferl suonano il clavicembalo assieme incantano l'Europa.
Nannerl e Woferl
Ma Nannerl è nata femmina, per cui, a un certo punto, viene data in moglie a un uomo più vecchio di lei per figliare ed è costretta ad accantonare il palcoscenico, perdendo anche i contatti con l'amatissimo fratello. Riprende con la musica nel 1801, quando, dieci anni dopo la morte del fratello, rimasta vedova, torna a Salisburgo e si mette a insegnare clavicembalo. Chi sa che cosa avrebbe potuto fare, se le fosse stato concesso di firmare le sue opere. Forse non sarebbe passata alla storia come la-sorella-di, ma come Maria Anna Mozart.
Una sorte simile è capitata anche ad altre musiciste, come FannyMendelssohn, passata alla storia come la-sorella-di-Felix, per la quale, come dice suo padre, la musica può essere solo un ornamento, non una professione come per suo fratello. A differenza di altre situazioni, però, questa volta, come nel caso di Woferl e Nannerl, anche Felix crede in Fanny: la aiuta, la consiglia e ammette davanti alla regina che la sua composizione preferita nasce, in realtà, da un'idea di sua sorella, e tuttavia non le consente di pubblicare a suo nome. Fanny trova il coraggio di disobbedirgli a quarantuno anni ed è incredibilmente creativa e produttiva. Anche Clara Schumann è passata alla Storia come la-moglie-di-Robert-Schumann, pur essendo stata una compositrice e una musicista di altissimo valore, come suo marito, e applaudita da geni asoluti come Paganini.
Nadia Boulanger
Per avere la prima direttrice d'orchestra bisogna aspettare Nadia Boulanger, nata a Parigi nel 1887 in una famiglia di musicisti e che nel 1912 sale sul podio per la prima volta, rigorosamente sempre con la gonna e davanti alla quale i musicisti si dimostravano restii e indisciplinati. 
Proprio grazie allo sperimentalismo di musiciste come Nadia Boulanger e quelle che l'hanno preceduta, negli anni Ottanta si arriva a Sabrina Classen, nata in Germania nel 1963, pioniera del canto brutale thrash metal negli Holy Moses in un mondo che ha sempre relegato la donna ad angelo del focolare, perfetto, sempre un passo indietro al maritino. Sabrina Classen è la leader indiscussa della band e apre la strada a moltissime ragazzine che, vedendola, capiscono di poter essere anche rock star, nella vita. Che non bisogna parlare sempre a bassa voce ed essere timili e docili: di mestiere, si può anche urlare in un microfono.
Sabrina Classen
Esistono moltissime altre donne che meriterebbero di stare in questa lista, ma verrebbe irrimediabilmente troppo lunga, eppure non sarebbe sufficiente a concedere loro lo spazio che meritano.
La cosa importante è che nessuna di loro sia stata dimenticata e che il seme della loro ribellione abbia germogliato.

Ringrazio infinitamente Ylenia per avermi inclusa in questo evento e la casa editrice per avermi fornito in anteprima il libro da analizzare.

Fonti: 
Le sorelle di Mozart. B. Vincenzi, Utet, novembre 2021
 

Zoo City

Titolo: Zoo City Titolo originale: Zoo City Autrice: Lauren Beukes Traduttrice: Giorgia De Santis Lingua originale: inglese Codice ISBN: 978...