mercoledì 28 settembre 2022

Victories Greater than Death - La Pietra di Talgan

 Bando alle ciance e andiamo subito a cominciare, ringrazio tanto la mia amica Franci per aver organizzato questo evento e Fanucci editore per avermi inviato una copia omaggio di questo libro. Come sapete, la cosa non influisce mai sul mio giudizio.


  • Titolo: Victories Greater than Death
  • Titolo originale: Victories Greater than Death
  • Autrice: Charlie Jane Anders
  • Traduttrice: Leonarda Grazioso 
  • Lingua originale: inglese 
  • Codice ISBN: 978-8834742969
  • Casa editrice: Fanucci Editore
Trama

Tina Mains non è un'adolescente comune. Ha un lume di salvataggio interplanetario nel petto, e trascorre ogni giorno di vita sulla Terra in trepidante attesa che questo lume si attivi e che i suoi alleati alieni, che da piccola l'avevano nascosta sulla Terra per proteggerla, la vengano a prendere per riportarla nello spazio e permetterle di compiere il suo destino: sconfiggere un terribile nemico intergalattico e far trionfare la giustizia. In quest'ardua impresa spaziale, Tina potrà fare affidamento sulla sua migliore amica Rachael e su un equipaggio di alieni e terrestri determinato a portare a termine la missione, costi quel che costi. Riusciranno a salvare l'universo da ciò che lo minaccia e a ristabilirne l'equilibrio?

Recensione e commento

Prendete qualcosa da bere o qualcosa da mangiare, perché oggi starete con me per un po’.

L’autrice. 
Guardate che capelli! Andrebbe
d’accordo con Laini Taylor!
Ho tantissime, bellissime, cose da dire su questo romanzo. Un libro di cui si sentiva davvero il bisogno nella narrativa speculativa: qualcosa scritto da un’autrice adulta che prende sul serio le nuove generazioni, le ascolta e le rappresenta correttamente, senza giudicarle o sminuirle. Basta dare un’occhiata al curriculum vitae di Charlie Jane Anders per rendersi conto che non è una con cui si scherza facilmente, quando si parla di letteratura, dato che ha vinto premi non solo per la fantascienza, ma anche per la narrativa non speculativa e persino per la saggistica. Non esiste categoria che non sia stata correttamente rappresentata, con la giusta sensibilità, in Victories Greater than Death, e personalmente mi sono sentita abbracciata e compresa, finalmente vista, nonostante sia parte di una delle generazioni più derise di sempre. L’autrice è, infatti, magistrale nel ritrarre sia categorie umane tanto variegate e vivide da essere credibili e verosimili, ma dimostra una tale fantasia nel dipingere specie aliene che sono tanto assurde da sembrare vere. La comunità LGBTQI+ è ritratta senza retoriche né frasi fatte, ma con la naturalezza di un futuro che ha normalizzato la categoria di cui la stessa autrice è parte, per cui è ragionevole pensare che lei stessa sapesse come volesse essere ritratta in una storia. È stata la sua capacità di uscire da qualsiasi schema mentale, culturale o umano che fosse, che più mi ha piacevolmente stupita di questa lettura, perché, molto socraticamente, mette in dubbio ogni cosa che crede di sapere per certa, leggi della fisica e regole della prospettiva comprese. 

Naturalmente questo aspetto non tarda a farsi vedere anche nella caratterizzazione dei suoi personaggi, che non solo mostrano una diversità incredibile, ma cercano anche un arco di formazione diverso da quello a cui la narrativa di genere ci ha abituat3, un po’ come in effetti stanno facendo i millennial e la gen Z. Due generazioni stanche di lavori uguali a quelli dei loro genitori e dei loro nonni prima ancora e che, come le protagoniste e i protagonisti della storia, cercano di valorizzare qualità diverse da quelle semplicemente spendibili sul mercato. Ci sono persone portate per l’arte, la musica, i puzzle e ognuna di loro ha fronteggiato l’ingiustizia, il bullismo, l’indifferenza degli adulti incapaci di inquadrare il fenomeno nella giusta prospettiva, che si limitano a dire di non dare peso ai bulli e così facendo lasciano da sola la vittima. Anders parla di una generazione che ha perso la fiducia nelle istituzioni e con essa i punti di riferimento in un mondo che sta cambiando. Un mondo in cui esiste uno scollamento tra le aspettative sociali, che dicono come si dovrebbe essere e a quale standard corrispondere, e come si è veramente, meccanismo che crea un grande senso di colpa e di frustrazione. Per questo motivo è necessario che anche le forze militari e la classe politica siano riformate, meno rigide negli scopi e nelle gerarchie, oltre che nella risoluzione dei conflitti, che smettano di prendere di mira la diversità, invece di esaltarla, e che smettano di esportare la democrazia a suon di proiettili. 

Non stupisce che un romanzo indirizzato a questo tipo di pubblico voglia svincolarsi dalla dinamica in cui per vincere basta annientare il nemico: di annientamento del prossimo ne abbiamo abbastanza, noi puntiamo a rimediare agli errori del passato e creare qualcosa, invece di distruggere. C’è la ricerca di una terza via, svincolata dallo sterile dualismo delle creature umanoidi incapaci di vedere le sfumature e le vie di mezzo. Anders crea un mondo senza tante gerarchie e che non soffochi il libero arbitrio, né la creatività in nome dell’ uniformità.

“Va bene per te se ti abbraccio?”
Per aumentare il senso di identificazione dell3 lettor3 con la protagonista, di lei non viene mai fornita una descrizione fisica, per cui, nonostante sia psicologicamente molto ben caratterizzata, è facilissimo rivedersi in Tina, nel suo percorso e nelle sue difficoltà. Bellissimo il suo processo di transizione, dall’inizio, alla fine, anche nel rapporto con sua madre, una donna single, ma piena di amore, che non le tarpa le ali e che rappresenta un modello positivo di maternità, per quanto, purtroppo, la sua presenza sia fugace.

I temi sociali trattati sono tantissimi, non solo quelli appena menzionati, ma anche la presa di coscienza delle proprie colpe, delle conseguenze del colonialismo bianco, convinto della superiorità della specie portata avanti dall’eugenetica e che si fa carico di combattere per le minoranze anche se non si tiene conto della loro voce. Ho amato vedere che il cattivo avesse delle motivazioni per agire, avesse dei traumi e dei bias cognitivi, ma che nonostante ciò non sia stato glorificato né giustificato, e che rappresentasse tutto quello che di sbagliato esiste nella nostra società

Altro tema che viene affrontato benissimo, ma con grande naturalezza, è quello del consenso, non soltanto quando si parla di sessualità: anche soltanto per un semplice abbraccio viene chiesto il permesso. Nonostante esista sempre il conflitto, la società ritratta in Victories Greater than Death è utopistica e meravigliosa sotto altri aspetti, non soltanto quello appena citato: un mondo in cui una persona si presenta dicendo come si chiama e qual è il suo genere è un sogno per me. Un posto in cui tutto, dal consenso all’identità di genere, è così esplicito e semplice è spettacolare dal mio punto di vista, perché rende accessibili tutte le dinamiche sociali anche a chi spesso ha delle difficoltà. 

Il titolo del secondo romanzo

D’altro canto, menzione d’onore va fatta alla traduttrice, perché rendere il neutro per le persone, umane o aliene che siano, che non si identificano un un genere binario, non deve essere stata impresa facile. Nel romanzo non vengono utilizzati schwa, asterischi o chiocciole, che in genere, anche nel caso di altre case editrici, sono una scelta editoriale, più che di traduzione, per cui appare evidente che la traduttrice si è trovata davanti numerose sfide, quando ha dovuto decidere se rendere un concetto tramite una lunga e macchinosa perifrasi o decidere se attribuire un genere a un aggettivo. Ve lo confesso, in diverse parti sono andata a cercare come fosse la frase in lingua originale, ho fatto le pulci a ogni virgola, e devo dire che non si poteva fare miracoli: davvero Leonarda Grazioso ha fatto il massimo che poteva con quello che aveva, nessuna scelta è stata campata in aria, anche quando ha dovuto forzare un po’ le cose. Alla difficoltà linguistica nella resa di certi concetti ha pensato persino l’autrice, quando dà voce a ragazz3 parlanti lingue che contemplano genere e numero nell’aggettivazione e nei sostantivi e pertanto non si sentono correttamente rappresentat3. Per ovviare a questo problema viene introdotto un dispositivo di startrekkiana memoria che rende comprensibili tutte le lingue, in un universo che non contempla più la lingua straniera come una barriera invalicabile. L’estetica della fantascienza anni Sessanta-Settanta si fa sentire in varie situazioni, ma in modo innovativo, un po’ come se Anders avesse stilato un elenco di ciò che non andava nelle rappresentazioni passate e avesse preso la decisione di applicare delle modifiche per attualizzarle. 

Nonostante tutto quello che ho detto sui temi trattati, non dovete pensare che la lettura di Victories Greater than Death sia pensante, anzi, la prosa è molto colloquiale e umoristica, costellata di cultura pop, e che talvolta, quasi in modo cinematografico, guarda in macchina e rompe la quarta parete con chi legge, oltre al fatto che la narrazione, quasi episodica, è ritmata e veloce. Se proprio devo trovare un difetto, che dovete tirarmi fuori dai denti, è che a volte il nemico per attaccare aspetta che l3 protagonist3 abbiano finito di fare i loro discorsi, ma direi che possiamo passarci sopra (almeno, io posso).

Victories Greater than Death mescola la fantascienza classica a quella sociale, raggiungendo punte di tecnofantasy. Il primo libro di una dilogia che resterà nel mio cuore molto a lungo grazie alla qualità tecnica indiscutibile e alle emozioni che riesce a suscitare. Fanucci sta davvero facendo un gran lavoro per quanto riguarda la rappresentazione, non fatevi scappare questo titolo. 





martedì 27 settembre 2022

Demone nel Bosco

Ciao, bella gente! Oggi parliamo nuovamente di Leigh Bardugo, un’autrice che mi ha riservato tante gioie, ma anche dolori. Questa volta parliamo di una graphic novel che ho potuto leggere grazie alla mia amica Beatrice, che ha organizzato l’evento, e grazie a Mondadori che ci ha consentito di leggerla in anteprima.


  • Titolo: Demone nel Bosco
  • Titolo originale: Demon in the Wood
  • Autrice: Leigh Bardugo:
  • Illustrice: Dani Pendergast
  • Traduttrice: Roberta Verde
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804764625
  • Casa editrice: Mondadori 
Trama

Eryk e sua madre, Lena, hanno trascorso la loro esistenza fuggendo incessantemente da un luogo all'altro, con la convinzione che, forse, per loro non esista proprio un porto sicuro. Perché entrambi non solo sono Grisha, ma sono i più potenti e letali tra loro. Temuti da chi vorrebbe ucciderli e braccati da chi vorrebbe sfruttarne i doni, devono cercare di tenere nascoste le loro capacità ovunque vadano. Ma talvolta i segreti più pericolosi trovano comunque il modo di venire a galla... Questo graphic novel, scritto da Leigh Bardugo e illustrato da Dani Pendergast, è il prequel di "Tenebre e Ossa", tassello indispensabile del GrishaVerse che permette di gettare un po' di luce sulle origini di un destino tanto grandioso quanto sinistro, quello del temuto e potentissimo Oscuro.

Recensione e commento

Era il giugno del 2017 quando Leigh Bardugo pubblicava un racconto di trenta pagine che raccontava un breve sprazzo della vita di Alexander ben prima che diventasse il Darkling.

L’icona dedicata al
Santo Senza Stelle in

Il mondo in cui si muove è quello che ormai abbiamo imparato a conoscere: ostile verso i Grisha, ed è a causa di questa ostilità che un ragazzo tanto giovane è costretto a spostarsi, assieme a sua madre, e dover cambiare identità a ogni villaggio. Prima nella novella e poi in questa graphic novel, illustrata da Dani Pendergast, è possibile vedere gli eventi salienti che hanno portato un ragazzo dall’essere un emarginato, a una guida per i suoi simili e, alla fine, il cattivo che abbiamo visto nella trilogia

Personalmente, non sono quasi mai un’estimatrice dei cattivi, mi capita molto raramente di giustificare le loro azioni in virtù delle buone intenzioni (AIDAN è un altro paio di maniche, non giudicatemi troppo severamente), del resto “ha fatto anche cose buone” è una frase che si sente spesso dire associata a persone che possiamo, diplomaticamente, definire opinabili, ma per la fanbase del Darkling questa graphic novel è sicuramente un gadget da avere per completare la collezione. Bisogna ammettere che questo è un colpo da maestra, in fatto di marketing, perché Bardugo, che ama il suo cattivo al punto da riservargli una novella, una graphic novel e dedica questo piccolo volume al bravissimo attore che lo interpreta, riesce a cavalcare l’onda del successo della serie TV e al tempo stesso allarga il pubblico, dato che il racconto breve (disponibile in inglese sulle piattaforme online) è accessibile solo in poche lingue.

Per quanto riguarda i disegni in sé, lo stile è minimale e quasi simbolico, spesso l’ambientazione è una cornice per i protagonisti: le case, gli alberi, le rocce, sono spesso composte solo dai loro elementi di base, senza essere particolareggiate o caratterizzate nello specifico e sono disposte in modo tale da contornare la scena all’interno, costituita spesso da primi piani. L’ambientazione fjerdiana è trasmessa anche dalla palette dominata da colori freddi, mentre i colori caldi sono spesso simbolo di emozioni contingenti dei personaggi e tendono a durare poco.

Se non avete ancora finito la vostra avventura nel mondo Grisha, non preoccupatevi! Demone nel Bosco non è una lettura assolutamente necessaria ai fini della comprensione della saga, ma sono sicura che per la fanbase di Bardugo sarà un regalo gradito da esporre sulla libreria.

mercoledì 21 settembre 2022

Caraval

  • Titolo: Caraval
  • Titolo originale: Carava
  • Autrice: Stephanie Garber
  • Traduttrice: Maria Concetta Scotto di Santillo 
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN:
  • Casa editrice: Rizzoli
Trama

Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l'imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l'aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall'isola e dal suo destino... Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l'edizione di Caraval che sta per iniziare ruota intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Ciò che accade in Caraval sono solo trucchi ed illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perdere Tella per sempre...

Recensione e commento

Che viaggio meraviglioso è stato, questa rilettura! Devi sapere che la recensione di questo libro è stata una delle prime che ho scritto quando ho aperto il blog. La bozza risale alle 14,28 del gennaio 2020, ma per qualche motivo non l’ho mai pubblicata, forse perché avevo sempre recensioni più urgenti. Rileggere Caraval assieme alle mie amiche mi ha dato l’occasione di ripescarla e vedere quanto il mio stile e la mia percezione delle storie siano cambiate in questi due anni e mezzo assieme, quindi l’articolo di oggi alternerà nostalgia a novità.

Come ogni libro sulla faccia della terra, anche Caraval ha sia pregi che difetti. Questa volta partiamo con i pregi, perché bisogna andare in profondità. Innanzi tutto, l’ambientazione del circo è davvero pregevolissima e ha molto a che fare con il fantasy non soltanto perché chi legge sa di avere in mano un romanzo di questo genere, ma anche perché all’interno della trama stessa, la magia è qualcosa di straordinario, non presente nel mondo ordinario: a Rossella e a chi partecipa ai giochi viene domandato di sospendere l’incredulità esattamente nello stesso modo in cui autrici e autori lo domandano a chi legge le loro storie. L’illusione, in tutte le sue forme, è al centro della storia, sia per quanto riguarda i numeri da circo, ma soprattutto relativamente al modo in cui si illude sé stesse, raccontandosi bugie di continuo pur di stare al sicuro ed è quindi un elemento in comune e fil rouge del mondo ordinario e straordinario. Caraval è un luogo in cui la realtà viene amplificata, portata agli estremi e trasformata in metafora: a Caraval bisogna imparare di chi fidarsi, bisogna mettersi d’impegno per sopravvivere e non si fa mai niente per niente. È un luogo dove si deve diffidare di sé e di chi sta intorno. Per alcuni è solo un gioco, ma man mano che si prosegue si scopre che non è così, specie per la protagonista, Rossella, che fa di tutto per ritrovare sua sorella Donatella. Rossella ha la psicologia di una persona abusata, che ha subito violenza domestica da sempre, ha paura di rischiare ed esporsi perché è rimasta scottata troppe volte ed, essendo la sorella maggiore, pensa di doversi fare carico della sicurezza di Donatella. Donatella, però, ha una personalità più libera e ribelle e preferisce morire, piuttosto che vivere in una gabbia dorata. Alcune persone con cui ho condiviso la lettura di questo romanzo hanno definito disfunzionale il rapporto tra le due sorelle, eppure, per qualche motivo, io non mi trovo del tutto d’accordo: la loro è una situazione estrema, in cui essere strapazzate un po’ serve per toccare il fondo e poter risalire. Se anche il loro rapporto non è del tutto equilibrato e bilanciato, di sicuro è verosimile per il tipo di vita che hanno condotto.

Ho sentito spesso dire che Donatella è più superficiale di Rossella, che la mette in pericolo in modo crudele e che non sia abbastanza responsabile, eppure io ho il sospetto che nei libri successivi verrà fuori molto meglio di così. Già da questo primo libro ho pensato che Donatella sia molto meno fragile di quanto Rossella creda, che sappia badare a sé stessa e debba mettere sua sorella nella posizione di comprendere che nella vita c’è di più, oltre alla sicurezza (anche se lo fa in modo un po’ sadico, ma nell’ottica della storia riesco ad accettarlo). Donatella è disposta a morire per sua sorella e non dubita mai del suo amore, a differenza du Rossella, alla quale non se ne può certo fare una colpa, ma mi sento di poter affermare che comprendo entrambe le posizioni delle due ragazze. 

Credo che il punto di forza del romanzo sia proprio il riuscire a far provare tutto quello che vive Rossella, si sente tutto il suo terrore, la sua angoscia, la sua ingenuità in più di un’occasione, eppure il fatto che il punto di vista raccontato sia il suo, rappresenta anche la debolezza del libro, perché a un certo punto della storia sono necessari troppi spiegoni, per poter consentire a chi legge di conoscere cosa è successo fuori dalla scena. L’espediente di spiegare e non mostrare è stato sicuramente necessario, ma nella cifra finale del libro pesa un po’, e devo dire che in questa rilettura ho notato maggiormente questo difetto, rispetto alla prima volta, quando ero così dentro la storia da non rendermi conto di cosa succedeva accanto a me nel mondo reale e di quanto, forse, il finale tardi un po’ ad arrivare. Inoltre, nonostante sia evidente che ci troviamo in un mondo alternativo, il worldbuilding di questo primo capitolo della trilogia si limita quasi esclusivamente al circo di Caraval.

Infine, devo dire che rifare questa esperienza sul libro cartaceo è stato molto meglio rispetto all’ebook: non che cambi nulla a livello contenutistico, ma l’esperienza di leggere le lettere, gli inviti, i biglietti su carta aiuta a calarsi ancora di più nella storia.

Caraval è una storia che riesce come poche altre a far evadere completamente dalla realtà. Spero davvero che il worldbuilding venga ulteriormente ampliato nei prossimi libri della trilogia e di poter conoscere maggiormente le due protagoniste. 

mercoledì 14 settembre 2022

La Collezionista di Anime

  • Titolo: La Collezionista di Anime
  • Titolo originale: The Keeper of Night
  • Autrice: Kylie Lee Baker
  • Traduttrice: Sofia Brizio
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8834742921
  • Casa editrice: Fanucci editore
Trama

Metà mietitrice britannica, metà shinigami giapponese, Ren Scarborough ha raccolto anime per le strade di Londra per secoli. Ci si aspetta che obbedisca alla dura gerarchia dei mietitori che la disprezzano, perciò Ren nasconde ogni emozione ed evita i suoi aguzzini come meglio può. Quando perde il controllo delle proprie abilità shinigami lascia Londra e fugge in Giappone per cercare l’accoglienza che non ha mai ricevuto dai suoi compagni mietitori. Seguita dal fratello minore, l’unico a prendersi cura di lei, Ren entra negli inferi giapponesi per servire la dea della Morte... ma scopre che anche qui deve dimostrare di esserne degna. Determinata a guadagnarsi il rispetto, accetta un compito impossibile – trovare ed eliminare tre pericolosi spiriti yokai – e realizza fino a che punto è disposta a spingersi per rivendicare il suo posto al fianco della Morte. Una ragazza collezionista di anime, divisa fra due mondi, cerca il suo destino in questa dilogia dark fantasy ambientata nel Giappone di fine Ottocento.

Recensione e commento

Una fanart dal web
La Collezionista di Anime
è un libro che fa parte della collana YA della Fanucci Editore e leggendolo appare chiaro il motivo: è decisamente adatto a questo target.

La protagonista, Ren, infatti, è una creatura a metà, né giapponese né inglese, eppure entrambe le cose contemporaneamente, e la ricerca della sua identità costituisce senza ombra di dubbio un elemento nel quale un pubblico adolescente può immedesimarsi. Per questo genere di sentimenti io sono un po’ fuori età, ma devo dire che verso la fine, alcune scene sono state toccanti anche per me, non è difficile rivedersi nella voglia di Ren di essere sé stessa al di là delle etichette che le sono state affibbiate. Nonostante tutte le corazze che tenta di costruirsi, Ren è come qualsiasi altra ragazza: sempre alla ricerca dell’approvazione dei genitori, anche quando sono proprio loro a deluderla. Questo è il suo aspetto che mi ha convinta maggiormente. Ho trovato verosimile anche la scelta di ritrarre una protagonista con alle spalle già due secoli di età, dato che è ragionevole pensare che per le creature immortali il tempo scorra diversamente. Tuttavia, l’inclinazione adolescenziale della protagonista non ha solo risvolti positivi, perché i suoi colpi di testa risultano irritanti molto più spesso di quanto la facciano sembrare un personaggio grigio, cosa che era più nelle intenzioni dell’autrice. Ren parla di sé come di una creatura malvagia e senza cuore, eppure questa sua caratteristica appare più simile a una personalità umorale e indecisa. 

L’autrice col suo libro

Il sistema magico, per quanto abbozzato, è davvero interessante e molto originale, mi sarebbe piaciuto saperne di più, ma forse verrà approfondito nel secondo libro della dilogia. L’ambientazione, invece, riserva gioie e dolori: molto bella l’idea di distribuire le creature soprannaturali per area geografica e dividerle in gerarchie, dato che ci troviamo in un periodo storico in cui i nazionalismi erano molto sentiti, eppure, allo stesso tempo, l’ambientazione stessa è poco rilevante, specialmente quella terrena, non si sente molto la presenza del XIX secolo, potrebbe essere una vicenda dei giorni nostri, se di tanto in tanto, nella prosa, non ci venisse ricordato in quale periodo ci troviamo. È invece più interessante il mondo ultraterreno, anch’esso diviso per nazionalità e che illustra le mitologie inglese e giapponese, anche se alcune volte la narrazione sfocia nello spiegone, cosa che accade anche per quanto riguarda la presenza degli yokai, sicuramente molto interessante, che consente di unire il fantasy leggendario al quest fantasy, ma anche un po’ canonica e scolastica. Il finale è dolceamaro, scontato sotto certi aspetti, ma sorprendente per altri. 

La Collezionista di Anime è un libro con un’ottima idea di base, ma che pecca un po’ di inesperienza. Vedremo se il secondo libro saprà sviluppare le ottime basi presenti qui. Non posso che ringraziare Fanucci editore per avermi fatto omaggio di questo romanzo.

mercoledì 7 settembre 2022

Palazzo di Sangue

  • Titolo: Palazzo di Sangue
  • Titolo originale: The Red Palace
  • Autrice: June Hur
  • Traduttrice: Ilaria Katerinov
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 979-1221201222
  • Casa editrice: DeAgostini
Trama

Essere figlia illegittima nella Corea del 1700 significa non avere futuro. E infatti nessuno scommetterebbe su Hyeon, diciotto anni e una passione per la medicina. Neanche chi l'ha messa al mondo. Eppure, la sua determinazione la porta fino al palazzo del principe, dove trova lavoro come infermiera di corte. Non diventerà mai medico, certo, perché è solo una donna, ma se non farà troppo rumore forse riuscirà a ottenere almeno il rispetto di suo padre. Nel palazzo, però, niente è come sembra. Jeongsu, la sua mentore, la mette in guardia fin da subito: i pettegolezzi possono essere pericolosi. Possono esplodere… In una sola notte vengono assassinate quattro donne, i loro corpi sono rinvenuti nell'ambulatorio di Jeongsu. Nessuno ha visto nulla, ma per la polizia trovare un capro espiatorio tra le donne non è difficile. È Jeongsu la colpevole. E merita la morte. Hyeon è certa che la sua amica non abbia commesso quegli omicidi ed è intenzionata a provarlo. Anche se per farlo potrebbe attirare su di sé il biasimo di tutti. Ricostruire i fatti che hanno portato al massacro, però, è più pericoloso del previsto e nemmeno la strana alleanza che Hyeon stringe con Eojin, giovane ispettore dai modi autoritari e lo sguardo intenso, può proteggere la ragazza dalla rovina. Soprattutto perché… la scia di sangue non accenna ad arrestarsi. June Hur dà vita a un romanzo basato su fatti storici reali, l'inquietante storia di un Jack lo Squartatore coreano.

Recensione e commento 


Mi sono approcciata alla lettura di Palazzo di Sangue completamente senza aspettative. Ho voluto richiederlo alla casa editrice perché una mia amica che lo aveva letto in lingua originale me lo aveva consigliato, ma nonostante ciò, i miei sentimenti prima della lettura erano abbastanza neutrali.

Ebbene: ho amato Palazzo di Sangue. È un romanzo che intreccia la Storia e il thriller in modo assolutamente magistrale, dipingendo una società a cui noi occidentali ci approcciamo troppo spesso con un senso di superiorità, senza poi conoscerla davvero, e ci permettiamo di giudicarla. Eppure, la storia che racconta è in qualche modo universale, anche se prende ispirazione a degli avvenimenti reali del principe ereditario coreano Jangheon, perché in qualsiasi punto del mondo, in qualsiasi epoca, capita di frequente che i potenti insabbino dei crimini avvenuti a spese degli innocenti. 

A impedire che gli omicidi delle sue colleghe restino impuniti, per fortuna, c’è Hyeon, un’infermiera in grado di utilizzare le proprie conoscenze in campo medico per comprendere indizi che alla polizia sfuggono ed è proprio per questo motivo che non appare forzata come protagonista: ha una reale preparazione alle spalle data da uno studio accademico durato anni. Ma nonostante alcune prove siano sotto gli occhi di molte altre sue colleghe, lei è l’unica in grado di mettere insieme i pezzi, sia grazie alla sua fortuita amicizia con Eojin, l’ispettore, ma anche e soprattutto grazie alla sua infallibile bussola interiore che le impedisce di lasciar perdere l’indagine che mette a rischio la sua stessa vita. Hyeon non ha alcun dubbio dell’innocenza della sua mentore e non riesce a voltarsi dall’altra parte mentre rischia la pena capitale perché al suo posto avrebbe potuto trovarsi lei stessa e perché le due donne sono indissolubilmente legate da un senso di riconoscenza. Hyeon è una protagonista che non parla molto, ma ascolta tanto, ha pochi colpi di testa e agisce in modo logico. Non si fa mai fermare dalla sua dipendenza emotiva e anzi, è in grado di usare la sua affettività nel migliore dei modi, cercando sempre qualcuno che la rispetti quanto lei rispetta sé stessa.

Al di là del susseguirsi degli eventi in sé, incalzante e serrato, a essere davvero toccante è la pressione sociale, che è probabilmente l’elemento più tangibile e storicamente accurato del libro. La protagonista fa parte di un ceto sociale basso e si sente spesso dare degli ordini contraddittori da parte di persone di rango più alto e che sono in opposizione con la sua idea di giustizia. A confonderla maggiormente, però, è il suo rapporto con il “padre”, fra virgolette, perché in quella società le figlie e i figli illegittimi appartengono esclusivamente alla madre, a meno che il padre non decida di riconoscerli, per qualche circostanza particolare. La voglia di rendere suo padre orgoglioso di lei la fa vacillare spesso, specialmente quando le chiede di abbandonare l’indagine per comportarsi come una brava figlia. Ho davvero sentito tutti i conflitti interiori di Hyeon e il suo sentirsi strattonata da una parte e dall’altra da chi la vedeva solo come una pedina da usare per i propri scopi. 

Palazzo di Sangue è un libro che non delude, perché non solo riesce a intrattenere meravigliosamente, ma trasporta anche in un’epoca e un luogo non tanto conosciuti dal pubblico. Se cercate un libro da divorare tutto d’un fiato, date una possibilità a questo romanzo. 

venerdì 2 settembre 2022

Hide

 Buongiorno, bella gente! La recensione di oggi riguarda un libro che ho letto per l’evento organizzato Silvia in collaborazione con Mondadori, che ha fornito il libro in anteprima. Cominciamo subito!

  • Titolo: Hide
  • Titolo originale: Hide
  • Autrice: Kiersten White
  • Traduttrice: Aurelia Di Meo
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804741619
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

La sfida: trascorrere un'intera settimana a giocare a nascondino, dal sorgere del sole al tramonto, in un parco divertimenti abbandonato da decenni e fare di tutto per non essere presi (da chi non è dato saperlo). Il premio: denaro a sufficienza per rivoluzionare completamente la propria vita. Anche se gli altri concorrenti sono determinati a vincere – per ritagliarsi un futuro da sogno o sfuggire a un passato che li perseguita –, Mack è sicura di poterli battere tutti. In fondo, ciò che deve fare è nascondersi e lei, fin da bambina, non fa altro. Anzi, è proprio questa la ragione per cui è ancora viva mentre la sua intera famiglia è morta. Ma, quando capisce che l'eliminazione dei concorrenti nasconde qualcosa di sospetto, Mack comprende che il gioco è molto più sinistro di quanto potesse immaginare e che per sopravvivere sarà necessario unire le forze...

Recensione e commento

Che fatica parlare di questo libro così altalenante! Hide è un romanzo che suscita sentimenti contrastanti a seconda del punto di vista da cui lo si guarda e del punto della storia in cui ci si trova. 

Innanzitutto bisogna specificare che Hide viene venduto come horror, ma di questo genere ha solo la struttura, più che i contenuti, perché non ci sono scene realmente terrificanti, anzi, la sensazione generale, fino a metà del libro, è di inquietudine, ma a questo punto si ferma. Dalla metà del romanzo in poi, invece, una volta che si svela il mistero e si scopre perché le persone stiano sparendo all’interno del parco, scema un po’ l’interesse per la storia perché l’impressione è quella di una trama già vista non solo sui libri, ma anche sul grande schermo e ancora prima nella mitologia. Lo possiamo dire che bisogna smetterla di disturbare gli antichi Greci quando non si trova un’idea per una storia? In questo periodo, ho spesso il sentore che le idee di base per le trame stiano un po’ ristagnando e che si stiano facendo sempre le stesse cose e Hide cade in questa dinamica in maniera particolare, il che è un vero peccato, dal momento che quella del parco divertimenti è un’ambientazione con tantissimo potenziale orrorifico, poiché anche molti fatti di cronaca reali sono successi in luna park e giostre.

La mia opinione sul finale del romanzo non è decisamente condivisa da moltissime persone: tutte le recensioni che ho letto e scambiato erano molto feroci nei confronti della chiusura di questo libro, ma secondo me, invece, è l’unica cosa che ha senso. Se la prima metà del libro mi aveva incuriosita, per poi farmi perdere interesse da metà in poi, l’ultimo quarto si risolleva, anche se non del tutto, perché improvvisamente la storia ha qualcosa da dire, anche se lo fa repentinamente e in modo frettoloso. Tutto a un tratto si riempie di simboli e metafore, che troppo spesso diventano letterali per la paura che il messaggio sia frainteso, e racconta di due generazioni che si contrappongono, una privilegiata e fondata sul sacrificio di quella precedente e di quella successiva, e l’altra condannata a sacrificarsi per mantenere il privilegio di pochissimi che chiedono a persone emarginate e sfortunate di sacrificarsi in nome di un utilitarismo che fa comodo solo al loro privilegio. È la generazione della certezza che si scontra con quella dell’incertezza, quella che si sente impotente e che deve fare i conti con le conseguenze della azioni altrui. In quest’ottica a me personalmente il finale è sembrato se non pienamente soddisfacente, quantomeno sensato (se poi volete parlarne possiamo farlo su Instagram in chat, così non faccio spoiler qui).

In conclusione, Hide è un libro che non ha saputo convincere, non particolarmente originale e che sembra quasi una bozza. Peccato, perché il potenziale per una bella storia non mancava. Non è una bocciatura piena, ma sembra un compitino eseguito svogliatamente.


Damsel

Titolo: Damsel Titolo originale: Damsel Autrice: Evelyn Skye Traduttrice: Valentina Zaffagnini Lingua originale: inglese Codice ISBN: 98881...