martedì 29 settembre 2020

The Giver - Il Donatore


  • Titolo: The Giver - Il Donatore
  • Titolo originale: The Giver
  • Autrice: Lois Lowry
  • Traduttrice: Sara Congregati, Angela Ragusa
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788809798465
  • Editore: Giunti

Trama

Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non ci sono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto ciò che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della Comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte individuali. Ognu unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina. Ogni membro della comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Comitato degli Anziani nella cerimonia annuale di dicembre. E per Jonas quel momento sta arrivando.

Recensione e analisi 
 
 Prendete una tazza di tè caldo, ci vorrà un po'. 
The Giver - Il Donatore è un romanzo middlegrade di Lois Lowry e appartiene al genre della distopia. In questo romanzo troviamo i riferimenti più classici di questo tipo di letteratura, come, ad esempio Orwelle e Atwood.
Il mondo di The Giver è in scale di grigio, ma a differenza di 1984, in cui tutto era grigio perché era polvere, sporcizia e povertà, questo è un grigio che richiama all'uniformità, alla mancanza di differenze e individualità. Non è una distopia del tipo che catapulta il lettore in un mondo da cui vuole uscire, perché nella Comunità di Jonas, il protagonista, nessuno muore di fame, tutti hanno cibo a sufficienza e nessuno vuole ribellarsi. Ciò avviene perché la gabbia mentale in cui le persone sono rinchiuse è più difficile da individuare nel momento in cui si crede di essere liberi, almeno fisicamente. Leggere di questa società sembra quasi di leggere di una comunità di mucche, perché tutto funziona, ma nessuno ha la percezione di ciò che è stato e di ciò che sarà, le azioni non hanno conseguenze, dal momento che tutto viene prestabilito e ordinato dall'alto. Non esiste la libertà di scegliere il proprio lavoro così come non esiste nemmeno quella di decidere per il proprio corpo: la libertà riproduttiva non si sa nemmeno cosa sia dato che in un mondo così uniforme i figli vengono assegnati alle coppie, rigorosamente eterosessuali, come si vedrà nel quarto capitolo della saga, e non vengono concepiti tramite riproduzione sessuata. Qui, Lowry cita Atwood e ci dice che esiste una designazione particolare, ovvero il lavoro a cui vengono destitati i bambini quando dicono addio alla propia infanzia: quella delle Partorienti (segnatevelo, tornerà utili nei capitoli successivi della saga). Nessuno è padrone del proprio corpo. E anche qui, il Grande Fratello guarda sempre, ammonendo e indirizzando verso quello che si crede sia il cammino giusto.
In questo contesto di apparente, cristallina perfezione, Jonas viene designato a diventare Accoglitore di memorie, ovvero l'unica persona che si pone effettivamente delle domande scomode e che non può permettersi di essere beatamente ignorante. Jonas è un dodicenne, il che rappresenta spesso una sfida quando dietro alla penna c'è un adulto, perché si rischia di sfociare nel "bambino saggio", cioè, una persona molto giovane con dei pensieri troppo intricati  per la sua età; ma non è questo il caso, perché, sebbene Jonas sia posto davanti a dei dilemmi etici, ha ben chiara la distinzione tra giusto e sbagliato, in modo estremamente lineare, senza complicazioni troppo "adulte". Questo, è un libro sull'importanza della memoria storica e di quanto il nostro passato sia qualcosa che plasma il nostro futuro: un popolo senza memoria è un popolo che non esiste, non a caso, i regimi dittatoriali in qualsiasi epoca hanno sempre distrutto le biblioteche e le università per prime. Però, la conoscenza genera sofferenza, come Jonas scoprirà presto, ed è proprio per risparmiare questo dolore  all'intera popolazione che spetta a lui farsene carico per poi indirizzare, sulla base degli avvenimenti passati, la comunità sul cammino giusto, scoprendo, che, in realtà, la memoria e la conoscenza hanno senso solo quando sono condivise e finalizzate al progresso, non al mantenimento dello status quo. Scopre che privare le persone della possibilità di compiere la scelta sbagliata, significa anche privarle di quella di compiere la scelta giusta. La conoscenza non porta solo sofferenza, ma anche libertà, perché nonostante tutta la precisione di linguaggio a cui si viene educati sin dalla più tenera infanzia, le parole hanno comunque perso di significato perché non esprimono più dei concetti profondi. E poiché il Grande Fratello (lo chiamiamo così per citare Orwell, ma nel libro si accenna ad altoparlanti che si rivolgono alle persone quando commettono qualcosa) Jonas scopre il valore della menzogna. Non è la menzogna della manipolazione. Non è la menzogna orwelliana, quella che arriva dall'alto e costringe a credere a qualcosa che non esiste. Si tratta, piuttosto, di quella menzogna che forma l'individualità, quella che permette di salvaguardare la propria intimità e di decidere per sé stessi. È la menzogna del libero arbitrio e dimostrazione di come si possa mentire per mostrare la verità e proteggere la libertà.
In punta di piedi, in questo primo capitolo della saga, viene introdotto un tema: quello del ruolo dell'arte della società. In questo mondo in scale di grigio, dove non esiste niente che possa ferire, ma nemmeno entusiasmare, Jonas comincia a vedere i colori e sentire la musica, venendo a sapere che il mondo non è tutto nella porzione di vita che gli è stata inculcata. Il primo colore che vede è il rosso, che non ha solo un valore altamente simbolico nel romanzo nello specifico, ma è anche un filo conduttore all'interno di tutta la saga (vedremo meglio volta per volta). All'interno di The Giver, il rosso rappresenta una rottura con il grigiore dell'ambientazione, ma anche la vita e la passionalità di Jonas, che è un ragazzino molto sensibile in un mondo che lo vuole intorpidito. Il rosso è l'unico modo di mostrare come lui sia il solo a sentire certe emozioni come l'amore, non in senso romantico, per quello siamo ancora fuori target e sarebbe stata una forzatura, ma l'amore in senso lato per la vita, per la sua famiglia, per il Donatore, per il piccolo Gabe. Amore che non è ricambiato e che dovrà cercare Altrove e lo stesso amore che lo scalderà quando tutto diventerà freddo e minaccerà di distruggerlo.
Quella di The Giver è una saga imperdibile soprattutto per i ragazzi che amano il genere distopico e le allegorie che nascondono un messaggio più profondo, quello che per quanto si cerchi di appiattirla, la diversità esisterà sempre. 
Leggetela. Sul serio.

domenica 27 settembre 2020

Enola Holmes vol. 1


 Bentornati sul bog, cari lettori, la recensione di oggi riguarda un graphic novel, una delle poche, per ora, sul blog. Spero vi piacerà questa lettura per ragazzi perché vale davvero la pena di leggerla. Intanto ringrazio la casa editrice per aver fornito il libro e Francesca (vi lascio qui il suo blog) per aver organizzato questo speciale review party.



  • Titolo: Enola Holmes e il caso del marchese scomparso
  • Titolo originale:Les Enquetes d'Enola Holmes. La double disparition.
  • Autrice: Serena Blasco
  • Traduttore: Giovanni Zucca
  • Lingua originale: francese
  • Codice ISBN: 9788851183264
  • Editore: DeAgostini




Trama

Astuta, brillante e incredibilmente ingegnosa. Ecco Enola: la giovane apprendista investigatrice della famiglia Holmes.
«Un mistero da risolvere. E un cognome noto. La mente va subito a Sherlock Holmes. E non sbaglia. Perché Enola è la sorella minore del celebre investigatore creato da Sir Arthur Conan Doyle. Di lei non c'è traccia nei 4 romanzi e 56 racconti sull'inquilino del 221B di Baker Street, Londra. A crearla è stata Nancy Springer» - Ceciia Bressanelli, La Lettura
La mattina del suo quattordicesimo compleanno, Enola, sorella minore del grandissimo detective Sherlock Holmes, scopre che sua madre è sparita. E mentre tutti, compreso Sherlock, pensano a un rapimento, Enola intuisce che la donna deve essere fuggita di sua volontà. Ma perché mai lo avrebbe fatto? La giovane decide così di seguire le orme fraterne, si trasferisce a Londra e comincia le sue personalissime indagini. Enola ha fiuto - del resto, buon sangue non mente! - e ben presto viene assoldata anche per indagare sulla scomparsa del giovane marchese di Tewksbury. Tra enigmi insoluti, messaggi in codice e geniali intuizioni, Enola dovrà risolvere il caso e dimostrare a tutti di essere una vera detective. Età di lettura: da 12 anni.

 Recensione e commento

Il graphic novel di cui si parla oggi è convincente sotto molti aspetti, primo fra tutti la tecnica utilizzata per le tavole, che sembrano relizzate ad acquerello, ovvero una delle attività consentite alle donne dell'alta società inglese dell'epoca e che accomuna Enola e sua madre. Nonostante l'effetto acquerellato, i disegni hanno comunque un taglio molto cinematografico, fatto di prospettive e dissolvenze e l'azione è resa sempre molto dinamica.
Prendendo in considerazione i personaggi, troviamo la protagonista, Enola, che ha un'evoluzione già in questo primo volume, perché parte con l'essere una ragazzina insicura e in balia degli eventi, all'acquisire consapevolezza delle sue capacità, infatti, non appena sua madre sparisce, la prima cosa che fa è avvertire i suoi fratelli, sperando che il celeberrimo Sherlock possa risolvere il mistero. Ma qui ci troviamo davanti l'investigatore superbo a cui siamo abituati e nè lui nè Mycroft prendono sul serio Enola, anzi, cercano di rinchiuderla in quelle gabbie fatte di convenzioni sociali, corsetti e sorrisi forzati in cui erano confinate le donne dell'epoca. Nonostante l'intuito, l'intelligenza e l'acume dei fratelli Holmes, anche loro sono schiavi dei pregiudizi del periodo storico in cui vivono e pensano che la loro sorellina non possa comportarsi in un modo, che invece a loro è concesso, perché è una signorina e ha la testa troppo piccola per essere intelligente. Enola non ci sta e cerca da sola non solo sua madre, ma anche la sua strada, scoprendo, appunto, di essere più piena di risorse di quanto pensasse e di non aver bisogno dell'approvazione di nessuno se non di sè stessa.
Un elemento assai apprezzabile è la cornice storica, che mostra sullo sfondo la prima ondata di femminismo, citando persino Mary Wollstonecraft e suffraggette. Tuttavia non si tratta di una cornice ingombrante, ma di uno sfondo funzionale alla crescita del personaggio e che non si sostituisce mai alla trama.
Il fatto di trovarsi davanti a un graphic novel per ragazzi non deve trarre in inganno: il lettore deve essere attento o si perde dei passaggi importanti o degli indizi nascosti. Il volume va letto tutto, appendice finale inclusa, poiché potrebbe celare dei segnali su quello che accadrà nei volumi successivi. Enola è in grado di cogliere determinati indizi grazie al rapporto stretto che esiste fra lei e sua madre e proprio questo avrà un ruolo importante nell'intreccio.
Molte sono le domande senza risposta che avranno soluzione nei prossimi volumi. Non resta che continuar a leggerli, il potenziale è altissimo.


martedì 22 settembre 2020

Inferno - Cerchio VII


Il Settimo Cerchio dell'Inferno di Dante Alighieri è la parte in cui vengono puniti i violenti e vi è una netta divisione rispetto ai dannati dei cerchi precedenti, poiché in questo caso le loro azioni sono degenerate in gradi di violenza disumana, a differenza dei gironi precedenti, in cui i peccatori erano guidati dall'incontinenza, meno grave secondo la visione classica.
Non ti rimembra di quelle parole
con le quai la tua Etica pertratta
le tre disposizion che ’l ciel non vole,
incontenenza, malizia e la matta
bestialitade? e come incontenenza
men Dio offende e men biasimo accatta?

(Inf. Canto XI, vv 79-84)

A guardia del cerchio troviamo il Minotauro, il quale simboleggia, appunto,  "la matta bestialitade" , poiché la violenza rende gli uomini simili a bestie. I tre gironi nei quali è diviso ospitano un particolare tipo di violenti: quelli contro il prossimo, quelli contro sè stessi e, infine, quelli contro Dio, perché come sappiamo, più si va in profondità, più grave è il peccato commesso.
Nel primo girone troviamo uno dei fiumi infernali, ovvero il Flegetonte, fatto di sangue bollente in cui sono immersi i violenti contro il prossimo, che rappresenta il sangue che essi hanno preso in vita sono guardati dai centauri, che impediscono loro di uscire dal sangue e anch'essi simboleggiano la violenza come commistione tra umanità e animalità, infatti i centauri sono metà uomini e metà bestie: sono umani dalla cintola in su, quindi hanno il cuore e il cervello, sedi dell'anima e della ragione, e bestie dalla cintola in giù, ovvero dove sono collocate tutte quelle parti del corpo che simboleggiano gli istinti, come lo stomaco o i genitali.  Nel secondo girone incontriamo i violenti contro sè stessi, che sono di due tipi: i primi (i suicidi) sono stati trasformati in alberi e vengono straziati dalle arpie, poiché il loro peccato fu quello di rifiutare il corpo donato da Dio; i secondi sono gli scialacquatori, trasformati in cespugli dilaniati da cagne nere e fameliche. Infine, nel terzo girone è composto da una distesa di sabbia rovente e da una pioggia infuocata che punisce i violenti contro Dio nella persona (bestemmiatori), nella natura (sodomiti, e qui dante parlerà, in modo commovente, con Brunetto Latini) e nell'operosità umana (usurai). I bestemmiatori devono stare sdraiati, i secondi sono costretti a camminare, mentre i terzi devono stare seduti mentre portano al collo lo stemma della propria famiglia, unica maniera di identificarli perché resi irriconoscibili perché in vita non sono riusciti a distinguere tra il bene e il denaro. Anche qui il contrappasso si rifà alla tradizione biblica, poiché la pioggia di fuoco richiama la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Come abbiamo potuto vedere sia dai guardiani infernali, che dalle pene inflitte ai dannati, per Dante la violenza è qualcosa che fa avvicinare l'uomo alle bestie, invece di elevarlo verso la divinità. In questo senso, esistono numerosi studi di settore che parlano dell'argomento, come ad esempio Dante e il mondo animale, a cura di Giuseppe Crimi e Luca Marcozzi, in cui viene spiegato con chiarezza che Dante segue la nozione aristotelica di bestialità, secondo la quale la virtù avvicina a Dio, mentre il vizio corrompe l'anima. Questa dicotomia dell'uomo diviso tra due nature è uno schema classico abbastanza collaudato nel mondo antico e persino arricchito durante il cristianesimo; nello specifico, sappiamo che secondo Platone, l'uomo si abbassa a diventare come un animale quando si lascia dominare dagli istinti, o, secondo Aristotele, quando abbandona la vita sociale, o ancora, secondo Epicuro, quando ricerca continuamente il piacere, disprezzando la quietezza d'animo (sebbene durante il cristianesimo l'epicureismo sia stato frainteso, poiché con "piacere" originariamente si intendeva l'assenza di dolore). Alla nozione aristotelica di bestialità Dante fa esplicito riferimento in due occasioni: nel Convivio e nell'Inferno, dove, nel canto XI (vv 79-84) Virgilio spiega al Dante personaggio l'ordinamento dell'Inferno, in cui i peccati di incontinenza sono collocati meno in profondità, grazie alla mancanza di malizia e matta bestialitade. Proprio in quel contesto, la sua guida lo esorta a ricordarsi l'Etica Nicomachea, che tanto gli è cara, in cui vengono appunto citate e analizzate "le tre disposizione che 'l ciel non vole", ovvero "incontinenza", "malizia" e "matta bestialitade". L'aggettivo "matta" in questo contesto significa più prorpiamente "dissennata", poiché la razionalità dell'uomo viene cancellata dalla violenza. I simboli di questa bestialità tanto citata da Dante sono disseminati in tutto l'inferno: non dimentichiamoci il Minotauro a guardia del cerchio, simbolo, per l'appunto, dell'ira bestiale, di quella violenza che allontana da Dio. Dante colloca lo colloca a guardia del cerchio non solo per la sua mostruosità fisica, ma anche perché egli è stato generato violentemente contro l'ordine naturale (figlio del Toro di Creta e della regina Pisifae), nato, quindi, da un atto di violenza più grave dei peccati carnali. Dopo il Minotauro ci sono appunto anche i Centauri, notoriamente creature capaci di ogni tipo di bassezza, come incontinenza nel vino, rissosità e aggressività, inoltre, anche sull'origine di Centauro corrono voci che riguardano lo stupro. Ci sono varie versioni dello stesso mito, ma una delle più famose racconta che Issione, re dei Lapiti, usò violenza su Nefele, creata da Zeus con le fattezze di Era e da quest'unione violenta e bestiale nacquero i centauri.
In conclusione, per Dante la violenza porta l'uomo lontano da Dio e lo avvicina di più alle bestie, per questo motivo il settimo cerchio dell'inferno è il primo in cui Dante autore sente il bisogno di operare una divisione, anche fisica, rispetto ai cerchi precedenti.



Fonti
 https://it.wikipedia.org/wiki/Minotauro
http://www.treccani.it/enciclopedia/issione/
https://divinacommedia.weebly.com/
Dante e il mondo animale, G. Crimi, L. Marcozzi, Carocci editore, 2013

Ringrazio Matteo Tedesco (vi lascio il link del suo profilo) per i preziosi consigli, per essere stato il mio Virgilio e avermi fornito tutto il materiale, oltre che Infermieranerd e la_stanza_dei_libri per aver organizzato l'evento e la casa editrice per avermi omaggiata di questa copia stupenda.


Qui trovate gli altri blog partecipanti, non perdete i loro articoli


mercoledì 16 settembre 2020

Sulle tracce di Jack lo Squartatore


  • Titolo:Sulle Tracce di Jack lo Squartatore
  • Titolo originale: Stalking Jack the Reaper
  • Autrice: Kerri Maniscalco
  • Traduttrice: Maura Dalai
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN 978-8804727767 
  • Editore: Mondadori

Trama

 È stata cresciuta per essere la perfetta dama dell’alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l’amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e i suoi meccanismi. Così abbandona l’ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull’assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile.

 Recensione e analisi

Che difficoltà nella stesura di questa recensione! Sulle tracce di Jack lo Squartatore è un grande "vorrei ma non posso", un libro con una storia che avrebbe potuto dare molto di più ed essere molto meglio di come è stato pubblicato. Invece, nonostante alcuni evidenti pregi, ci sono anche alcune pecche. Partiamo con i difetti, così teniamo il dolce per la fine.
Il primo aspetto che desta perplessità è la protagonista, Audrey Rose, una ragazza di diciassette anni che nell'Ottocento ama dissezionare cadaveri. Lei funge da spunto per l'autrice per parlare della condizione femminile dell'epoca, purtroppo non riuscendoci appieno, non solo perché la protagonista non incontra che delle blandissime resistenze al suo sogno di diventare medico legale, ma anche perché spesso e volentieri è la cosiddetta "pricess in distress", la damigella in percolo che ha davvero bisogno di essere salvata. Letteralmente. Inoltre, essendo la vicenda narrata in prima persona dal suo punto di vista, il lettore legge spesso di quanto sia intelligente e capace nel suo lavoro, ma questa abilità non è mai estrinsecata nella pratica, perchè, come già detto, spesso qualcuno la deve salvare o indirizzarla verso la strada giusta. Quasi mai le idee che la portano sulla strada dell'assassino sono sue, anzi, le vengono talvolta suggerite, o ancora, sono frutto della sua ostinazione più che della deduzione scientifica supportata da prove, facendo così risultare la protagonista un po' immatura, più che frustrata per la sua condizione. Il lato femminista di cui questo libro viene farcito non è ben costruito, perché quando Audrey Rose parla della condizione femminile, non lo fa mai ragionando su dei temi e arrivando a fare una riflessione, ma anzi, è composto più che altro di frasi fatte che non aggiungono nulla alla storia e che inoltre non risultano autentiche, proprio perché alla protagonista non viene particolarmente complicata la vita per il fatto di essere donna.
Un altro aspetto non pienamente convincente è la narrazione in sè: si percepisce chiaramente che l'autrice aveva uno schema da seguire e questo si vede benissimo, perché gli eventi appaiono giustapposti, niente avviene in modo del tutto naturale e i colpi di scena sono prevedibili. Per fare un esempio, la love story, immancabile in questo tipo di letteratura, viene forzata sin dalla prima pagina, non nasce in modo genuino e non presenta una crescita (nello stesso modo in cui la protagonista, in questo primo libro, non ne ha una).
Come è stato anticipato, però, ci sono anche dei lati positivi: Thomas è senza dubbio un personaggio interessante e la sua psicologia è molto più approfondita e sfaccettata di quella di Audrey Rose, infatti sono molto apprezzabili i capitoli dal suo punto di vista, che vede la protagonista molto più affascinante di quanto non sia in realtà. Un altro pregio è il lavoro di ricerca svolto dall'autrice per scrivere questo romanzo; certamente si è presa delle licenze temporali, come da lei stessa spiegato in una nota alla fine del libro, tuttavia non è un problema per i fini della trama e si evince che si tratta comunque di un tema che la appassiona.
In conclusione, è un romanzo che aveva moltissime possibilità di fare bene, ma che non ha convinto completamente. Tuttavia, questo lascia una porta aperta per i seguiti, in cui sia la scrittura che la protagnista, potrebbero avere una maturazione.

lunedì 14 settembre 2020

Presentazione Inferno della Divina Commedia

Bentornati sul blog, cari lettori, siete pronti a fare un viaggio insolito insieme a me e alle altre partecipanti di questo Blog tour? 

Se vi dico “Nel mezzo del cammin di nostra vita...” che cosa vi ricorda? Sono sicura che nella vostra mente è riemerso il ricordo delle scuole superiori quando il vostro compagno durante l’interrogazione di letteratura italiana cercava in tutti i modi di aiutarvi, o quando intenti nella lettura di questi versi si pensava a cosa si fosse fumato l’autore... Ammettiamolo: tutti almeno una volta ci siamo fatti questa domanda e quante risate sono susseguite nel periodo più bello della nostra gioventù. 

 Questo incipit ci ricorderà sempre la scuola, ma prima ancora, come sappiamo e come ci è stato ripetuto milioni di volte da quella antipatica della professoressa, è l’inizio di uno, anzi del capolavoro indiscusso della letteratura italiana, che porta il nome di “Divina Commedia” scritto dal padre della lingua italiana Dante Alighieri che nel corso della sua vita si è distinto in vari ambiti tra cui la letteratura e la politica.


Composta tra il 1304 e il 1321, quest’opera è stata oggetto di diverse edizioni che si sono susseguite negli anni e che hanno fatto emergere la curiosità in tutti i lettori, usciti da scuola, circa il suo contenuto. Oggi con questa presentazione diamo inizio al Blog tour dedicato a “Inferno” e precisamente all’edizione che è stata realizzata dalla casa editrice Mondadori e che ha visto la luce il 19 Maggio 2020 e che potete trovare in tutte le librerie e store online.  

Vi domanderete: “Che cosa rende questa edizione realizzata dalla Mondadori diversa dalle altre già viste in libreria?” Sono qui per raccontarvi questo libro: chiudete gli occhi, seguite le mie parole e innamoratevi di questo libro che vi assicuro merita di avere un posto d’onore nella vostra libreria.  

Siete in libreria e tra tutti i romanzi con le copertine colorate, armoniose e che vi suscitano curiosità emerge lui: Inferno di Dante Alighieri. Il vostro primo pensiero è quello di scartare questo libro, ormai è una storia sentita e risentita, che non è più di moda, come se quest’opera lo sia mai stata... Lo prendete in mano, così tanto per soddisfare la vostra curiosità: la vostra reazione lascia di sasso anche voi, siete sorpresi e increduli da quanto questa edizione sia non solo bellissima esteticamente ma presenti anche una struttura delineata che traspare agli occhi del lettore.  

                                    Come si presenta la struttura esterna? 

 Al primo sguardo questa edizione che rientra tra i Draghi, collana della Oscar Vault, si presenta leggermente più alto rispetto ai suoi simili e questo fattore può essere interpretato in diversi modi: per esempio come sinonimo di grandezza, così da esaltare l’importanza che l’opera ha ancora oggi non solo nel contesto letterale ma anche nel contesto sociale.  

Un’altra scelta che possiamo definire inusuale, rispetto a quella degli altri Draghi, è quella di creare una versione in copertina flessibile che risulta più maneggevole e quindi di più facile consultazione. Questo fattore porta a distinguere questa edizione più recente rispetto a quella creata da Libri Mondadori nel 2018 e che si presenta, appunto, in copertina rigida. 

Oltre questi elementi puramente strutturali, ciò che emerge subito all’occhio del lettore è la scelta della casa editrice di rappresentare i due protagonisti dell’opera, lo stesso autore e la sua guidaVirgilio, attraverso una bellissima illustrazione a colori creata da Gabriele Dell’Otto, talentoso disegnatore che ha saputo attraverso le parole di Franco Nembrini, che si occupa del commento dell’intera opera, creare delle tavole che verranno scoperte riga dopo riga all’interno del libro. 

 La copertina ruvida e opaca che conferisce al lettore la sensazione di toccare con mano l’illustrazione del disegnatore viene smorzata dalla scelta di creare una parte sottostante che risulta nera e lucida e che dà la sensazione di voler incorporare il titolo dell’opera scritta con un carattere semplice e in stampatello maiuscolo, che rende il titolo non solo visibile ma sinonimo di maestosità. Anche altre parti scritte e inserite nella copertina sono create con rigor di logica: il nome dell’autore e di coloro che hanno collaborato alla realizzazione di quest’opera sono percepibili al tatto in modo chiaro in quanto risultano in rilievo e da un punto di vista visivo si presentano in colore bianco e lucido, quasi a voler uscire da quell’oscurità propria dell’illustrazione.  

La stessa attenzione rivolta alla copertina frontale viene garantita al retro dell’opera che riproduce, ancora una volta, una delle illustrazioni del disegnatore che rappresenta un momento di sconforto da parte di Dante che viene supportato dalla mano amica di Virgilio, che durante questo viaggio lo sostiene e guida. Ad accompagnare questa immagine vi è una celebre frase che rimarca quelsenso di strazio che si percepisce visivamente.

 

Infine vi parlo della costina che potrebbe sembrare un elemento marginale, ma non lo è: si presenta, rispetto al resto del libro, più rigida e questo conferisce anche una maggiore stabilità all’opera che risulta corposa, nelle sue quasi 700 pagine. Ancora una volta viene richiamata la scritta INFERNO che rispetto alla copertina frontale risulta lucida e richiama il motivo delle fiamme e quindi un alternarsi di colori nelle tonalità rosso-giallo. Immancabile nella parte inferiore della costina il celebre simbolo della Oscar Mondadori che viene rappresentato in modo classico, ma elegante.

 

 È arrivato il momento di aprire il libro...  

Questa edizione si caratterizza non solo per la sua straordinaria estetica, che sicuramente traspare immediatamente agli occhi del lettore, ma anche per il suo contenuto che è stato elaborato da un trio di professionisti già conosciuti nell’edizione del 2018: Franco Nembrini, che ha dedicato la sua attenzione e ha portato alla luce la sua conoscenza di Dante e della sua opera attraverso il commento che si vede al fianco della cantica, Gabriele Dell’Otto, che è riuscito ha trasformare le parole dell’autore in vere e proprie opere d’arte, e, infine, Alessandro D’Avenia, autore contemporaneo, conosciuto in ambito letterale, che ha dato avvio a questa edizione attraverso un’accurata prefazione.  

Alessandro D’Avenia, noto autore di romanzi quali “Bianca come il latte, rossa come il sangue” o il più recente “Ogni storia è una storia d’amore”, apre l’opera con una presentazione a Dante che si intitola “Non leggete Dante, lasciatevi leggere da lui”: si tratta di un invito a aprirsi a Dante e al suo viaggio, come se si accompagnasse lo stesso autore nel percorso che egli compie. In realtà all’interno della prefazione lo stesso D’Avenia spiega e analizza quello che è l’intento di Dante nello scrivere quest’opera: la ricerca di Pace. Tutta l’analisi di D’Avenia si concentra su questo concetto e come Dante, in seguito al suo esilio e alla privazione della sua vita a Firenze, si trovi in una condizione di smarrimento che può essere sopperita esclusivamente dalla ricerca di pace interiore che sono fondamentali per poter sopravvivere all’interno di una società e quindi nel mondo esterno. La pace interiore che lo stesso autore cerca disperatamente trova la soluzione nell’incontro con Dio: inizia così il suo viaggio tormentato, difficile, carico di pericoli e paure che lo porterà alla ricerca di sé stesso e della sua personale pace interiore. 

 Dante ha viaggiato nell’aldilà senza muoversi di un centimetro: tutto è accaduto dentro l’abisso della sua anima 

Proseguendo nello sfogliare le pagine di questo libro possiamo notare come l’editore ha preso coscienza di quanto sia fondamentale, in una fase precedente alla lettura e analisi dell’opera, conoscere la vita di Dante attraverso un’accurata biografia e conoscere il contesto storico ove Dante non solo è vissuto ma ha costruito l’intera opera.  

L’editore, però, non si accontenta e decide di inserire, al fine di facilitare e quindi dare tutti gli strumenti di lettura al lettore che si approccia all’opera, un’ampia analisi del “romanzo” scritto dallo stesso Dante probabilmente tra il 1292 e il 1293 (anche se i critici sostengono sia stato scritto intorno al 1300 e non oltre) ovvero “Vita Nova” ove si esalta l’amore dell’autore nei confronti di Beatrice, che sappiamo essere la sua compagna di viaggio all’interni del Paradiso, in sostituzione di Virgilio. 

              Iniziamo il viaggio verso l’opera...


Il viaggio di Dante nel libro è avviato dal commento di Franco Nembrini. Classe 1955, insegnante,saggista e pedagogista italiano, Franco Nembrini ha dato a quest’opera un grande contributo che rimembra in ogni parola utilizzata per spiegare ma soprattutto far amare al lettore una delle opere più importanti della letteratura italiana e non solo.  

Ogni canto viene introdotto dallo stesso Nembrini con parole che ne spiegano il contenuto e quindi possiamo considerarlo un vero e proprio preludio alla cantica, che poi successivamente verrà esposta con un ulteriore commento verso per verso. 

 Fondamentale è l’aspetto del commento a cura di Franco Nembrini che riesce a far emergere la sua approfondita conoscenza di Dante edella sua opera.


Ad accompagnare le parole di Nembrini vi è il talento artistico di Gabriele Dell’Otto che mediante le sue illustrazioni darà a quest’opera quel qualcosa in più che non si è visto in edizioni precedenti. L’editore vuole associare le parole all’illustrazione e non poteva scegliere un illustratore migliore di Dell’Otto, che attraverso le sue tavole, considerate dallo stesso Nembrini delle vere e proprie opere d’arte.  

Lo scopo di un edizione illustrata è quella di garantire al lettore non solo di immergersi nella lettura dei versi, ma di vedere con i propri occhi ciò che accade, in forma illustrata, nel viaggio intrapreso dall’autore in compagnia di Virgilio, suo amico e guida.

Questo elemento conferisce a questa edizione, unica nel suogenere, di rendere ancora più attuale l’opera di Dante e perché no anche molto più dinamica rispetto a quanto si pensa. Le tavole inserite sono estremamente dettagliate e a primo impatto il lettore non può che rimanere scioccato, in senso positivo, per l’estrema bellezza e per l’armonia dei colori.  

Ultimo elemento che troviamo proprio alla conclusione dell’opera è una mappa dell’Inferno dantesco che viene disegnata e spiegata in modo semplice in modo da rendere la consultazione accessibile a tutti coloro che attraverso le parole di Dante hanno già intrapreso questo viaggio. La scelta di porre tale elemento alla fine del libro potrebbe essere spiegata in questo modo: prima ancora di vedere la mappa dell’Inferno dantesco, il lettore deve intraprendere il viaggio introspettivo che l’autore compie attraverso i suoi versi e le immagini che lo accompagnano. La sensazione del lettore sarà quello di aver completato il percorso verso gli Inferi insieme allo stesso autore.  

  ... giungiamo al termine. 

Perché acquistare questa edizione? Se la descrizione appena esposta non vi ha convinti allora vi consiglio di seguire le vostre sensazioni e chiedervi: “Sono pronto a intraprendere questo viaggio insieme a Dante?” Solo voi, scavando dentro il vostro animo, potete darvi una risposta.  

Io posso solo dirti, mio lettore, che se sei arrivato alla conclusione di questa presentazione forse un primo passo verso l’acquisto di quest’opera l’hai già compiuto.  

Un'edizione straordinaria, dinamica ma soprattutto diversa da qualsiasi altra che sia stata creata dalle case editrici di tutto il mondo.

Io e le altre ragazze che partecipano a questo Blog tour ti aspettiamo da domani per percorrere insieme a te questo viaggio tra le fiamme dell’Inferno, in compagnia di Dante e dei suoi peccatori...  

 

Ti aspetto il 22 settembre per scoprire che cosa accade nel settimo cerchio e per leggere il mio approfondimento in merito.

venerdì 11 settembre 2020

1984 e La Fattoria degli Animali


In questo nuovo review party, per il quale, come al solito, ringrazio Beatrice e la Oscar Vault, tratteremo, nei limiti delle capacità di qualcuno che di mestiere non fa il critico letterario, La Fattoria degli Animani e 1984, due pietre miliari della distopia che sono in grado di sconvolgere il lettore e, a volte, di cambiargli la vita.
 


 «... Ho visto un ragazzino, forse di dieci anni, che guidava un enorme cavallo da tiro lungo uno stretto sentiero, frustandolo ogni volta che cercava di girare. Mi ha colpito il fatto che se solo questi animali prendessero coscienza della loro forza non dovremmo avere alcun potere su di loro e che gli uomini sfruttano gli animali più o meno allo stesso modo in cui i ricchi sfruttano il proletariato.»

Nella lista dei libri che tutti dovrebbero leggere compaiono senza dubbio alcuno 1984 e La Fattoria degli animali, di George Orwell.
Andando in ordine cronologico, la prima opera di cui si parla in questo articolo è La Fattoria degli Animali, pubblicato per la prima volta nel 1945, novella allegorica in cui l'autore, servendosi della
forma della fiaba, parla in realtà della rivoluzione russa, per poi passare all'era staliniana. Questa è la prima cosa che si deve sapere di Eric Arthur Blair, detto George Orwell: è un autore che parla di politica e che ha combattuto per tutta la sua vita per avere un mondo migliore, anche attraverso la letteratura, ma non solo, dal momento che, allo scoppio della guerra civile spagnola del '36 si unì alle fila del Partito Operaio di Unificazione Marxista per combattere contro Francisco Franco. L'esperienza spagnola è stata fortemente formativa per il pensiero critico dell'autore, che si rispecchia chiaramente nelle sue opere maggiori. Proprio per le chiare allusioni politiche, moltissimi editori si rifiutarono di pubblicare La Fattoria degli Animali, anche perché Orwell ne concluse la scrittura tra il '43 e il '44, quando il Regno Unito era alleato dell'Unione Sovietica. Quando infine venne dato alle stampe, fu un immediato successo, grazie alle mutate condizioni politiche che erano sfociate dall'alleanza militare alla Guerra Fredda. Quest'opera è, come lui stesso ammette nel suo saggio Perché Scrivo (1946), il primo tentativo di fondere politica e arte. Orwell, un socialista democratico, era persuaso che l'Unione Sovietica fosse una dittatura brutale, basata sul culto della personalità e sul regime del terrore, per questo utilizza questa novella per fare satira su Stalin e criticare lo stalinismo. Come si è già accennato, fu l'esperienza spagnola a costituire la scintilla per la stesura de La Fattoria degli Animali e nella prefazione ucraina del libro, egli stesso afferma come sfuggire alle epurazioni comuniste in Spagna gli avesse mostrato come la propaganda possa essere utilizzata per controllare il pensiero libero. Le allusioni agli eventi storici sono numerosissime e non è il caso di elencarle tutte in questa sede, ma nonostante sia un libro pregno di significati e di interptetazioni, la lettura non è affatto difficile, proprio perché semplificata (non banalizzata) dalla forma della fiaba. Si può tranquillamente leggere in un paio d'ore e uscirne arricchiti. 
A differenza de La Fattoria degli Animali, 1984 è una lettura che prende allo stomaco e non fa dormire la notte. Dopo 1984 il lettore non riuscirà più a guardare il mondo con gli stessi occhi. Il Grande Fratello ti guarda è una frase ricorrente che è diventata iconica e quasi parte della cultura popolare proprio perché questa distopia, sebbene non sia la prima nel suo genere, è innegabilmente annoverabile fra le più importanti. In questo romanzo vi sono tre grandi potenze mondiali, l'Oceania, l'Eurasia e l'Estasia che sono perennemente in guerra fra di loro con alleanze apparentemente immutabili. Non è così, ma Winston, il protagonista, sembra l'unico ad accorgersi che in realtà le cose cambiano e niente di quello che il regime afferma corrisponde a verità. Ancora una volta, l'autore si occupa della propaganda sotto ogni suo aspetto, dalla comunicazione nei mass media, ma, soprattutto, dal punto di vista linguistico: Orwell parla di un fenomeno quantomai attuale, ovvero la Neolingua.
Quello della Neolingua è un concetto incredibilmente interessante, perché si tratta di un graduale impoverimento della lingua, in modo tale che le idee rivoluzionarie e potenzialmente contro il Grande Fratello non siano esprimibili. Orwell sa che parlare male significa pensare male e la Neolingua rappresenta il modo in cui i regimi totalitari cercano di controllare non soltanto le vite, ma anche l'interiorità delle persone, impoverendone il pensiero critico e persino riuscendo a convincere gli individui che 2+2=5. Strettamente connesso al concetto di Neolingua, è anche quello di bipensiero, ovvero l'affermare un concetto e il suo esatto opposto contemporaneamente senza vederne la contraddizione in modo tale da non trovarsi mai al di fuori dell'ortodossia. Il cambio di opinione su una determinata questione corrisponde, quindi, all'atto di dimenticare, dal momento che i totalitarismi chiedono costante adesione a mutevoli linee politiche. In effetti, per questo elemento incluso nel libro, Orwell prende ispirazione dal materialismo dialettico leninista, ma anche da alcuni eventi storici, per citarne uno, quando da nemico giurato, Hitler divenne segretamente in neutralità con l'URSS a seguito del patto Molotov-Ribbentrop. Winston è il protagonista e incarna tutti noi, rappresenta la persona media nel suo tempo e ciò si evince dalla scelta del nome stesso: Winston era il nome di Churchill, mentre "Smith" era il cognome più diffuso. Questa potente distopia ha origine grazie, o forse a causa, della sfiducia tipica dell'Europa del Secondo dopoguerra quando la borghesia era diffidente e gli ideali del positivismo vennero meno. In 1984 si sente tutto: la povertà, lo scetticismo, lo scoramento, l'alienazione, ma la sensazione, che non lascia mai completamente in pace il lettore, anche dopo anni di distanza dalla lettura, è quella di sentirsi spiato, osservato, come se ogni sua azione possa essere in quasiasi momento usata contro di lui. Come se non fosse mai davvero libero. 1984 causa una crisi interiore anche al più stoico di noi.
Su queste due opere si potrebbe parlare per ore e fiumi di inchiostro sono stati versati per farne analisi dei testi e stampare testi scolastici. Quello che ci interessa dire qui è che Orwell è un autore che ha creduto davvero di poter cambiare il mondo con la letteratura e, per quanto 1984 sia all'apparenza opprimente e La Fattoria degli animali all'apparenza semplice, sono due libri che dovrebbero comparire sulla libreria di qualsiasi lettore, forte o meno che sia.
Leggeteli.
Il Grande Fratello vi guarda.
 

 

mercoledì 9 settembre 2020

Poirot - Tutti i Racconti

 
Bentorneti sul blog, cari lettori. L'evento di oggi si concentra sul libro edito da Oscar Vault che contiene tutti i racconti su Poirot, un personaggio creato dall'autrice più tradotta al mondo.
Come sempre, prima di partire, ringrazio Michela  e Federica.

 Trama
 
 Tutte le avvincenti indagini di Hercule Poirot, il piccolo detective belga dalle infallibili "celluline grigie", nato dalla fantasia di Agatha Christie sono qui raccolte in un unico volume nel quale la vocazione narrativa della Regina del Giallo si esprime al suo meglio: storie che coinvolgono il pubblico in un raffinatissimo gioco di intelligenza accompagnate da raffinate illustrazioni d'epoca in bianco e nero. 
 
 
Recensione
 
Il famigerato investigatore belga coi baffi nasce dalla penna di una delle donne più straordinarie nella storia della letteratura: Agatha Christie, più tradotta di Shakespeare e che ha scritto il maggior numero di gialli in assoluto. Una forza della natura, soprattutto se si tiene conto della sua dislessia. Ebbene, sì, Agatha Christie aveva un disordine dell'apprendimento che le rendeva impossibile compitare le parole e scriverle correttamente, eppure i suoi personaggi sembrano vivi, sembrano uscire direttamente dalle pagine e coinvolgere il lettore. Le sue storie, frutto della sua impareggiabile fantasia, non sono mai banali o una simile all'altra, proprio in virtù di questa verosimiglianza, che rende tutto vicino alla vita reale. Se c'è una cosa che da questi racconti si evince persino con più chiarezza rispetto ai romanzi, è proprio la ricercatezza dietro alle trame, perché ideare così tanti modi di uccidere così tanti personaggi diversi per altrettanti moventi, non è  da poco. Per quanti racconti siano contenuti all'interno di questo volume, non ne troverete mai due che si somiglino o che siano macchiettistici. In questa edizione, curata nei minimi dettagli (e con un profumo che invoglia a tenere il libro sempre in braccio) si possono gustare tutti i racconti scritti da quest'autrice straordinaria, che non soltanto ha creato delle storie originali, dei personaggi diversi gli uni dagli altri, ma è anche riuscita a essere divertente e spiritosa e a far entrare nei cuori di tutti un belga grassoccio con i baffi all'insù, ormai parte dell'immaginario collettivo per la sua mania per l'ordine, la stessa che gli ha fatto chiudere tanti casi e che, in alcune situazioni, lo porta persino a sventare dei crimini prima ancora che vengano commessi. Poirot è un uomo dalla spiccata itelligenza, ovviamente, ma nonostante ne sia pienamente consapevole, anche i suoi modi sono impeccabili, non manca mai di essere educato e cortese. Non stupisce che per lui la violenza sia un mezzo affatto degno della nobiltà umana.
Questo libro è perfetto non solo per fare un regalo a chi non è stato ancora introdotto al magico mondo della Christie, ma anche per gli affezionatissimi, che non potranno fare a meno di averlo nella propria collezione.

Qui tutti i blog partecipanti all'evento


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Damsel

Titolo: Damsel Titolo originale: Damsel Autrice: Evelyn Skye Traduttrice: Valentina Zaffagnini Lingua originale: inglese Codice ISBN: 98881...