mercoledì 15 marzo 2023

Passavamo sulla Terra leggeri

  • Titolo: Passavamo sulla Terra leggeri
  • Autore: Serglio Atzeni
  • Codice ISBN: 9788887825077
  • Casa editrice: Ilisso/Sellerio
Trama (presa da ed. Sellerio)


«Non sapevo nulla della vita. Antonio Setzu raccontò la storia e quel che seppi era troppo. Dimenticai per trentaquattro anni. Ora ricordo, parola per parola». Questo romanzo epico e visionario che vuole perpetuare in modo figurato la storia dei Sardi ha due protagonisti: colui che racconta a voce tramandando una tradizione orale, e il narratore che trascrive le parole e riflette contemporaneamente la propria formazione, l'acquisizione di una personale identità come plasmata dall'epopea del suo popolo. S'ard nell'antica lingua significa «danzatori e lettori delle stelle». Un popolo pacifico, la sua origine si situa in una lingua di terra tra due fiumi (allusione, mitica e interpretativa, alla Mesopotamia). Poi la deportazione da parte di «barbari» popoli del mare, la schiavitù, la rivolta e la fuga avventurosa, e l'approdo nell'isola, a cui è dato per la prima volta il nome. Da qui inizia la costruzione della sua civiltà originale. La vicenda generale, «dei millenni di isolamento tra bronzetti e nuraghe», è tramandata intessendola senza sosta di peripezie di donne uomini ed eroi, di cronache di fatti quotidiani, di passaggi di stranieri e stranezze, di battesimi di luoghi e di oggetti, di nascite di riti e arti, di cose memorabili e miti suggestivi. Un'età felice culminante nell'era dei «giudici», i sovrani ereditari - fin dal primo di essi, una donna - dell'autonomia della Sardegna caratterizzata da forme di partecipazione popolare. E una data segna il termine della storia maggiore e delle vicissitudini qui raccontate: il 1409, la fine dell'indipendenza dell'Isola e la conquista aragonese. L'ambizione di Sergio Atzeni, amatissimo scrittore morto ancora giovane (e antropologo, storico delle culture, aedo, cacciatore di storie inattuali), era di raccontare tutta la sua Sardegna e la sua storia millenaria, non attraverso un romanzo storico, ma in una narrazione che fosse eco della sua storia, come appunto nella tradizione orale. Così questo suo ultimo libro ha la singolarità di essere una storia della autocoscienza di un popolo, che «ha la presa di un romanzo d'avventura» (Marcello Fois nell'Introduzione).


Commento

Ci sono libri che sono così belli che doverne parlare mette soggezione. Così è per Passavamo sulla Terra leggeri, romanzo postumo di Sergio Atzeni, scomparso nel 1995.

Tiscali. Luogo sacro nel romanzo e nella realtà (foto dal web) 
In questo capolavoro (e non è un termine che uso alla leggera) il concetto di cura della prosa viene portato a un livello superiore. Non si tratta solo della sua evocatività, della scelta sull’accostamento dei termini, ma anche della ricerca di una musicalità che nei romanzi contemporanei ormai non esiste più. Il tono mitico e leggendario viene reso attraverso la paratassi, tanto che la voce di questo testo si perde nel tempo e nello spazio, potrebbe appartenere a qualsiasi epoca e andrebbe bene sia per la Bibbia o l’Iliade, sia per le fiabe dei fratelli Grimm. La mancanza di subordinate ha il doppio effetto di universalizzare il tono e renderlo altisonante, e quello di creare musicalità grazie all’utilizzo di figure di suono. Interi paragrafi di Passavano sulla Terra leggeri sono scritti in endecasillabi con parole piane per dare una cadenza precisa, come quella di acqua che scorre in un fiume, saltella sulle pietre e corre verso la valle (se ci fate caso, il titolo stesso è un endecasillabo). Pare che Atzeni conoscesse la Comedia a memoria. E non faccio fatica a crederci. Il livello di cura e di ricercatezza,  non nel senso intellettualoide ma di attenzione verso il testo, è qualcosa che ho trovato commovente di per sé, perché mi ha trasmesso già di per sé un amore sconfinato per chi legge e per quello che si svolge nel libro. 

La struttura narrativa non è da meno della forma: in Passavamo sulla Terra leggeri non si sa chi parli e chi ascolti. Da un lato abbiamo l’autore che è anche personaggio della storia (se vi ricorda qualcosa, immagino che non sia casuale), ma non è lui il narratore. Infatti, questo racconto rapsodico viene riportato da Antonio Setzu, pastore e custode del tempo che ha come compito di tramandare oralmente non solo le vicende, ma anche su connottu, parola unica e dal significato sfuggente che designa tutto quello che è conosciuto, dall’identità, all’etnos, all’etos, ai riti e alla Storia, a colui o colei che diventerà a propria volta custode del tempo. Qui, ad ascoltare i racconti persi nel tempo di Antonio Setzu troviamo l’autore, ancora bambino, che non si fa carico di raccontarci la storia, poiché, come noi, la ascolta per la prima volta. In Sergio Atzeni coincidono le tre figure di spettatore, personaggio e autore, un po’ come se nemmeno lui si sentisse totalmente degno di farsi portavoce di questo racconto così immenso che abbraccia tutta l’umanità.

Una testimonianza che si perde nel tempo, dicevo, perché Passavamo sulla Terra leggeri è una sorta di Storia romanzata, riveduta e scorretta del popolo sardo, che affonda le sue radici nella preistoria e si ferma con il periodo giudicale, prima dell’arrivo dei piemontesi a sancire la fine della libertà dei sardi. Non è la Sardegna del mare e del turismo, ma quella che si abbarbica sulle montagne per rifuggire l’acqua da cui arrivano gli invasori. Alcuni protagonisti sono figure storiche reali ma romanzate, altri sono totalmente frutto della fantasia di Atzeni, così come alcuni luoghi ed eventi. Anche la lingua degli antichi è totalmente inventata per essere inserita in un contesto più ampio, che consenta di far coincidere la parola “s’ard” con danzatori delle stelle, con tutto ciò che ne consegue. 

Non di solo mare vive l’uomo
Passavamo sulla Terra leggeri non è un esercizio di stile, ma un inno alla sardità, spesso attaccata e schiacciata, stereotipata e svilita, e racconta di una felicità che non è da ricercare nel futuro, ma in un passato lontanissimo, in cui avevamo la libertà di esprimere la nostra identità senza essere la colonia o il granaio di nessuno, un’epoca felice in cui si aveva ben chiaro quali fossero davvero le cose importanti. Un’età in cui ci si rifugiava nella madre terra quando si aveva bisogno di protezione, in cui le sole divinità erano le stelle, perché esistevano da prima di noi ed esisteranno ancora molto dopo, e il tempo veniva scandito dalla natura, senza suddivisione antropologica in mesi e anni.

Anche se non fate parte del popolo sardo, penso che questo libro vada letto, anzi, ha una qualità tale che lo renderebbe un candidato perfetto per essere studiato a scuola. Al di là della tecnica, poi, ha saputo toccare corde della mia identità che credevo sepolte molto in profondità e ha continuato a lavorare dentro di me per molto tempo anche a lettura terminata.

Se state cercando un libro originale, fuori dai canoni, ma indiscutibilmente eccelso, lo avete trovato: è Passavamo sulla Terra leggeri.

Ted X di Paolo Fresu. Troverete molti punti in comune con i temi di Passavamo sulla Terra leggeri

martedì 14 marzo 2023

Il Grande Magazzino dei Sogni

  • Titolo: Il Grande Magazzino dei Sogni
  • Titolo originale (traslitterato): Dalleoguteu kkum baekwajeom
  • Autrice: Lee Mi-Ye
  • Traduttrice: Lia Iovenitti 
  • Lingua originale: coreano
  • Codice ISBN: 9788804755128
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Penny è in grande trepidazione: sta per avere un colloquio con il famoso signor Dollagut, l’illuminato proprietario del Grande Magazzino dei Sogni, il negozio su quattro piani più ambito della città. Un posto del tutto singolare dove si accede solo da addormentati e dove si vendono solo sogni. Sogni di ogni tipo, per tutti i gusti, organizzati per sezioni: sogni legati ai piccoli piaceri della vita o ai ricordi di momenti speciali, sogni esclusivi che permettono di incontrare chi non c’è più, sogni dedicati ai riposini di animali e bambini, edizioni limitate e bestseller senza tempo venduti a prezzi speciali. Dopo un colloquio enigmatico in cui Dollagut la interroga sul significato dei sogni, Penny viene assunta, ma l’euforia cede il passo allo sconforto quando si trova letteralmente travolta dalla quantità di clienti che ogni giorno assalta gli scaffali del grande magazzino. Mentre impara a orientarsi affiancando i colleghi più esperti, scopre anche il segreto che rende il Grande Magazzino dei Sogni un luogo così speciale: la magica funzione che ogni sogno porta con sé, la capacità di risvegliare emozioni sepolte, di far vivere sensazioni mai provate, e molto spesso di far superare traumi, come un lutto o la fine di una storia d’amore. Tra i clienti a caccia di sogni Penny incontrerà Jeong A-young, che si rifugia nei sogni per sfuggire alla solitudine, alla ricerca di una scintilla che possa scaldarle il cuore, o Hyeon Jong-seok, che nei sogni cerca la conferma di essere di nuovo pronto ad amare. Imparerà che un sogno premonitore, come quello di avere un bambino, è una piccola incursione nel futuro, e che persino gli incubi sono preziosi alleati per superare un momento critico della vita. Una favola contemporanea ricca di saggezza che celebra il potere misterioso dei sogni, capaci di influenzare le nostre scelte, anche se spesso non lo sappiamo.


Recensione e commento

Consentitemi di aprire questa recensione con una citazione. Questo è un grande magazzino. Un grande grande magazzino

Ok, fatto, ora torno seria.

Il Grande Magazzino dei Sogni assomiglia per struttura a libri come Finché il caffè è caldo, poiché racconta varie storie che ruotano tutte attorno allo stesso luogo. Nonostante la brevità, i personaggi sono estremamente unici e ben caratterizzati, a partire da Dollagut, il proprietario del negozio, un po’ un Willy Wonka visionario, ma sempre nella giusta misura. Anche ogni altro dipendente del magazzino ha la sua personalità riconoscibile e impossibile da confondere, ma ciò che più ho apprezzato sono state le storie dei clienti di passaggio alla ricerca di qualcosa. Il Grande Magazzino dei Sogni per loro era un luogo di transito e un punto di riferimento al tempo stesso, cosa che consente a chi legge di dare una sbirciata nelle loro vite, di cui ci vengono forniti i dettagli essenziali senza sfociare nel voyeurismo.

In una Corea dove regna il realismo magico e le persone vanno in giro in pigiama alla ricerca del sogno perfetto per loro (vi prego, facciamolo, vivere così è la massima ambizione che ho nella vita), negozi come il Grande Magazzino dei Sogni sono in grado di unire il consumismo degli articoli strappati dagli scaffali in poche ore, alla leggerezza e delicatezza del mondo onirico e di tutto ciò che può succedere mentre dormiamo. I Creasogni sono trattati alla stregua di registi affermati con tanto di premiazioni e guadagni da capogiro e sono in grado di reinventare persino il Natale.

È un sistema magico che ho trovato davvero particolare, perché da un lato non è interamente spiegato per mantenere un alone di mistero, dall’altro è estremamente concreto e si mescola addirittura all’economia, poiché i pagamenti avvengono tramite emozioni che sono quotate in borsa e possono essere comprate e vendute. Assieme a ciò, l’elemento che ho maggiormente apprezzato riguarda la riflessione sui sogni e su cosa significhino: talvolta si tratta di puro intrattenimento, cioè per la maggior parte dei casi, quelli che noi non vediamo perché non sono interessanti, ma altrettanto spesso possono essere usati per guarire dai traumi e seppellire il dolore definitivamente, altre volte per far nascere un amore, o ancora per dire degnamente addio a qualcuno.

Alcune delle mie opere preferite riguardano i sogni, prima fra tutti Il Sognatore, di Laini Taylor, da cui ho preso il nome per questo blog, ma anche Sandman di Neil Gaiman. Ognuna di queste opere portava con sé delle riflessioni diverse e personali sull’importanza dei sogni. Per Laini Taylor sono il terreno adatto per una tregua e un accordo, per Gaiman sono il regno della libertà, del tutto è possibile e della massima espressione. Per quanto riguarda Il Grande Magazzino dei Sogni, all’inizio del libro la protagonista ritiene che il mondo onirico non sia importante perché fuori dallo spazio e dal tempo e che proprio qui risieda il bello: non influenza il nostro presente, ma ha il potenziale per mostrarci la via. Sono sicura, però, che alla fine avrà cambiato idea, dopo aver viso quanto i sogni che vende ai clienti possano cambiare le loro vite in meglio.

Con uno stile talmente delicato da sembrare una carezza, Lee Mi-Ye racconta molte vite in poche pagine ed è in grado di farci sperimentare tutta la gamma di emozioni umane, dalla leggerezza all’ansia, dalla felicità al lutto. Ve lo consiglio caldamente se avete bisogno di una coccola. 

mercoledì 8 marzo 2023

La Tempesta imperfetta - Viaggio nella Mente di chi crede alle fake news: NOI

  • Titolo: La tempesta imperfetta - Viaggio nella mente di chi crede nelle fake news: NOI
  • Autori: Barbascusa X, Luca Perri
  • Illustratore: Sio
  • Codice ISBN:
  • Casa editrice: DeAgostini
Quarta di copertina

Infodemia s.f. Circolazione di una quantità eccessiva di notizie e informazioni, spesso non vagliate accuratamente, che rende difficile orientarsi su determinati argomenti a causa della difficoltà di individuare fonti affidabili - Infodemic.it. Un chimico e un astrofisico (no, non è l’inizio di una barzelletta) navigano sulla zattera del pensiero scientifico attraverso l’insidioso mare dei media e della comunicazione. Sommerso ogni giorno da una quantità tale di dati, numeri, immagini e opinioni il nostro cervello – già di suo pigro e lontano dall’essere perfetto – rischia costantemente di perdere la rotta. Ma come si fa a impedire questa deriva cerebrale? Come aiutare la nostra mente a trovare punti di riferimento sicuri per attraversare indenne la tempesta del sovraccarico di notizie? Due capitani diversamente coraggiosi provano a tracciare una rotta per resistere a ondate di fake news, pregiudizi culturali e trappole del ragionamento che ci inducono a tirare conclusioni inconsapevoli o prendere decisioni errate. Analizzando casi storici eclatanti, dal Moon Hoax al terrapiattismo, dagli OGM alla crisi climatica passando per i vaccini e i loschi disegni del Deep State, portano a galla gli schemi ripetuti dietro i più famosi complotti. Insieme a loro un naufrago d’eccezione: Sio con le sue esilaranti vignette. Questo libro mette nelle vostre mani gli strumenti per sviluppare uno sguardo critico e razionale sul mondo che vi circonda. Perché possiate essere voi stessi l’argine che trattiene la marea montante dell’infodemia. Età di lettura: da 11 anni.


Recensione e commento 

Ormai la collana DeAgostini dedicata alla divulgazione scientifica è diventata immancabile sul mio piccolo spazio, non potevo farmi sfuggire l’ultima fatica dell’astrofisico Luca Perri e del chimico Barbascusa X.

Fatemi sfoggiare la mia foto con Babascura, plis
Il libro La Tempesta imperfetta nasce dopo il documentario Infodemic, disponibile su Amazon Prime e gratuitamente su YouTube, in cui i due divulgatori compiono un viaggio nel mondo dell’informazione, con interviste a esperti del settore che ci aiutino a comprendere come destreggiarsi in questo mare magnum di contrasti da cui siamo sommersi: l’infodemia, appunto. La Tempesta imperfetta mette alcune cose nero su bianco e ne approfondisce altre, riassume e riflette su concetti come i bias cognitivi e su come funzioni la nostra mente (male). 

L’excursus dei bias cognitivi più frequenti e del modo in cui sono radicati in noi porta inevitabilmente i coraggiosi Luca Perri e Barbascura a confrontarsi con alcune delle bufale più diffuse, passando dai negazionisti dell’ allunaggio, agli antivaccinisti, ai negazionisti del cambiamento climatico. Con pazienza infinita e la giusta dose di sarcasmo (perché anche le persone di scienza sono umane e perdono le staffe) ricostruiscono le origini di alcune delle fake news più famose e ci informano su come funzioni davvero il metodo scientifico. Non basterebbero, infatti, le nostre intere vite messe assieme per sfatare tutte le notizie false che ci sono in giro, perché per dire una stupidaggine basta un attimo, mentre per smentirla servono molte ricerche ed è proprio qui che bisogna cominciare a prestare attenzione e spostare sempre l’onere della prova su chi fa un’affermazione piuttosto che su chi deve confutarla. 

Il discorso sulle informazioni false non si ferma solo ai complottisti: anche politici e gruppi di potere hanno la loro parte di colpe nella diffusione di fake news per i propri interessi. Qui, i due scienziati raccontano alcuni episodi in cui si sarebbe potuto agire in maniera più etica e conveniente sul lungo termine, ma si è preferito seguire gli interessi economici contingenti, come nel caso delle aziende petrolifere che hanno insabbiato i dati sul riscaldamento globale, convinte che il punto di non ritorno sarebbe stato così lontano nel tempo da non dover essere loro a preoccuparsi di fare qualcosa. 

E anche quella con Adrian Fartade, Luca Perri e Leo Ortolani
Anche la stampa ha le proprie responsabilità quando si tratta di riportare le notizie, il modo in cui la pandemia è stata gestita mediaticamente dovrebbe esserci di lezione. In molti salotti televisivi è passata l’idea che su certi argomenti (come appunto la pandemia, o ancora il riscaldamento globale) esista un disaccordo, un dibattito ancora aperto, quando non è così: mettere due persone su due sedie opposte a strillarsi addosso non dà la percezione della realtà o delle proporzioni del fenomeno a chi non è addetto ai lavori. Per citare un esempio, la quantità di scienziati esperti nel settore in materia di climatologia concorda dal 90 al 99% che il riscaldamento globale sia di stampo antropologico, quindi quando si invita un negazionista del cambiamento climatico non dovrebbe essere messo a confronto con una ragazza attivista per farlo sembrare autorevole, dato che la vecchiaia viene associata alla saggezza, ma con 90 o 99 esperti del settore. Le conseguenze di questa narrazione sono l’indecisione popolare dettata dalla paura di compiere la scelta sbagliata, come nel caso dei vaccini, ma anche una profonda discrepanza tra le conoscenze di chi si occupa in modo tecnico di qualcosa e chi no: se il 99% degli scienziati concorda che il cambiamento climatico sia antropologico, lo stesso non si può dire della popolazione, che ancora vive nell’indecisione e pensa di avere tempo per agire, che ci penserà qualcun altro nel futuro con una tecnologia migliore.

In ogni caso, non si dà sempre e solo la colpa a una causa esterna: sotto certi aspetti, i due divulgatori fanno mea culpa anche per quanto riguarda la comunità scientifica, che in determinate situazioni non è sempre in grado di fornire risposte immediate e appare un po’ lontana e fredda rispetto al resto della società. Allo stesso modo, sono consapevoli che per avvicinarsi al grande pubblico ci sono momenti in cui è più produttivo fare un passo indietro che lanciarsi in battaglie di blastate sui social, rischiando di trasformare un discorso potenzialmente costruttivo in una tifoseria da stadio cristallizzata sulle proprie posizioni.

Tuttavia, per quanto lo scetticismo la faccia da padrone, non tutto è perduto: abbiamo ancora tempo per agire e le conoscenze per farlo. Grazie a questo piccolo manuale divulgativo abbiamo qualche strumento in più per non farci sommergere dall’inimmaginabile quantità di informazioni dell’era digitale, dobbiamo solo prestare attenzione ad alcune dinamiche ed evitare l’immobilità.

Sul blog trovate anche:

La Versione del Tardigrado improbabile

Apollo Credici


Strano che tu me lo chieda

  • Titolo: strano che tu me lo chieda
  • Titolo originale: Funny you should ask
  • Autrice: Elissa Susanna
  • Traduttrice: Gioia Sartori
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804772689
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Mentre tutti i suoi vecchi compagni di corso si stanno facendo strada nel mondo letterario, Chani Horowitz, giovane ventiseienne che sogna di diventare scrittrice, è ancora ferma al suo piccolo blog e a qualche pezzo su riviste online da quattro soldi. Tutto cambia quando, un giorno, le viene affidata un'intervista a Gabe Parker, stella emergente di Hollywood e prossimo volto di James Bond. Si dà il caso che Gabe sia anche la cotta più grande di Chani e il protagonista dello schermo del suo cellulare. Nonostante questo, Chani è determinata a resistere al fascino dell'uomo e a portare a casa l'intervista con professionalità. Ma, quando si siede di fronte a Gabe e comincia a parlare con lui, la chimica che si crea tra loro è innegabile. L'intervista si trasforma in un invito ad accompagnare l'attore a una première, che si trasforma in una festa nella sua villa, finché i due non si ritrovano a passare insieme un weekend destinato a rimanere a lungo sulla bocca di tutti. A distanza di dieci anni dall'articolo che le ha stravolto la vita, Chani torna a Los Angeles dopo un brutto divorzio e una sana dose di psicoterapia. È finalmente una scrittrice di successo e ha la carriera che ha sempre sognato. Ma la domanda che tutti le fanno è sempre la stessa: cos'è accaduto durante quel famoso weekend con Gabe Parker? È vero che ci è andata a letto? Per quanto Chani voglia lasciarsi tutto alle spalle, non può cancellare quel ricordo. E così, quando le viene proposta una seconda intervista con Gabe, accetta. Passato e presente si intrecciano in questo romanzo pieno di passione e desiderio, che racconta il potere delle seconde occasioni e ci ricorda che tutti meritiamo di regalarci un lieto fine.


 Recensione e commento 

Sto cercando di non essere elitista nelle lettura e di uscire sempre di più dalla mia comfort zone. Il romance nello specifico e un genere che tende a starmi stretto, per adesso tra tutti quelli che ho letto solo Ancora una Fermata si è rivelato nelle mie corde.

Quindi quando Bea mi ha chiesto di partecipare a questo evento ho accettato, pur con tutte le perplessità che potevo avere. 

Ebbene, Strano che tu me lo chieda mi è piaciuto. O almeno, ho apprezzato la storia che racconta. In questo romanzo non abbiamo un bulletto che tira le trecce alla ragazzina che gli piace e molti altri dei cliché tossici che sembrano pervadere questo genere qui non sono presenti. Ho apprezzato molto l’amicizia tra il protagonista maschile, Gabe, e Oliver, un uomo gay costretto a nascondere il suo orientamento nello spietato mondo di Hollywood che lo vuole come sex symbol. In genere in questo tipo di romanzi la figura “dell’amico gay” è associata alla protagonista femminile, che si trascina dietro uno stereotipo di omosessuale effeminato senza un effettivo spessore psicologico proprio che ha il solo compito di tirare fuori le emozioni della protagonista. Ecco, qui no: Oliver è una persona normale e non è caratterizzato soltanto dal suo orientamento, ma anche da molti altri dettagli che lo rendono unico, incluso il fatto di essere davvero un buon amico senza secondi fini nei confronti di Gabe. Oliver è un personaggio in grado di stare in piedi da solo e anzi, è molto attivo nel mandare avanti la trama.

Altra cosa apprezzabile è il consenso. Come ho detto, non ci sono bulletti pieni di ormoni con un passato difficile che sanno esprimersi soltanto attraverso la violenza fisica o verbale. Gabe e Chiani sono due persone adulte che come chiunque altro sul pianeta hanno avuto la loro dose di sofferenza, tra lutti e matrimoni andati male, ma non la usano come scusa per trattare male il prossimo; ciò si traduce chiaramente anche nel loro rapporto, che, per quanto travagliato e ricco di cose non dette rimane comunque sano e non supera mai determinati limiti.

Anche se devo ammetter che l’elemento che mi ha conquistata è la riflessione sulla letteratura fantastica, che si ripresenta più volte. In particolare, l’autostima di Chiani come autrice è stata lentamente distrutta dal suo ex marito, considerato invece un romanziere autorevole. Lei stessa arriva a credere i non poter vivere scrivendo “niente di serio con streghe e folletti”. Eppure, diversi dei punti chiave del romanzo ruotano attorno al fantasy, sia per quanto riguarda la conoscenza intima e profonda tra i due protagonisti, sia per i luoghi chiave della loro storia: aver citato Ursula K. Le Guin per me è un punto extra.

Arriviamo alle ore dolenti (non avrete pensato che per me andasse tutto bene, vero?), per me il problema di Strano che tu me lo chieda è la sua struttura: l’alternarsi di passato, presente e articoli di giornale o recensioni vari a mio avviso non è molto funzionale, perché in questo modo il contenuto viene ripetuto più volte. Ogni episodio, infatti, viene raccontato almeno due volte, una nel passato e letteralmente qualche pagina dopo come flashback del presente. Questo porta due problemi: da un lato la storia è ridondante, dall’altro c’è meno spazio per l’approfondimento psicologico dei personaggi principali e pochissimo spazio per i secondari (in effetti l’unico personaggio secondario approfondito è Oliver, gli altri sono più che altro delle comparse).  Trovo che questa struttura non abbia valorizzato il contenuto al cento percento, un banale racconto lineare dall’inizio alla fine lo avrebbe reso più snello e non si sarebbe fatto autospoiler, anzi, avrebbe disseminato indizi qua e là che solo a posteriori si sarebbero rivelati importanti. Alcune storie non hanno bisogno di essere complicate, vanno raccontate e basta.

Nel complesso, Strano che tu me lo chieda mi è piaciuto, gli manca solo quel mezzo giro in più per essere un vero gioiellino.

martedì 7 marzo 2023

Destini incrociati

  • Titolo: Destini incrociati
  • Titolo originale: These twisted bonds
  • Autrice: Lexi Ryan
  • Traduttrice: Vanessa Valentinuzzi
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804756152
  • Casa editrice: Mondadori
Trama 

Il palazzo dorato è avvolto dal velo della notte. La mia notte. Le mie tenebre. Il mio potere. Quando seppe che la sorella Jas era stata venduta al re dei Fae delle ombre, Brie pensò che la sua vita non sarebbe potuta andare peggio di così. Ma ora, intrappolata in una ragnatela di bugie che lei stessa ha tessuto, dal momento che, innamorata contemporaneamente di due principi, non può più fidarsi di nessuno dei due, la sua esistenza non le appare certo più semplice. La guerra ormai è alle porte della corte di Unseelie, eppure Brie non è ancora in grado di scegliere da che parte stare. Come potrebbe farlo, visto che non è capace di comprendere nemmeno se stessa? Più precipita, più le appare chiaro che le profezie non mentono e che lei – che le piaccia o meno – ha un ruolo da giocare nel destino del regno fatato


Recensione e commento

Ho cercato di essere buona nella recensione del primo libro di questa dilogia, Promesse vane, perché per quanto io non lo abbia preso particolarmente sul serio e fosse un libro nel complesso banalotto, quantomeno non presentava troppi problemi nelle dinamiche interpersonali. 

Questo secondo capitolo, invece, mi è risultato molto più difficile da digerire e non sarò altrettanto clemente. Per quanto lo stile sia scorrevole e non si tratti di un libro che impiega più di un paio di giorni per essere letto, è stato comunque faticosissimo finirlo: la protagonista, che incarna ogni singolo stereotipo delle eroine young adult in una sola persona, è il classico esempio di personaggio troppo coccolato dall’autrice, che fa platealmente il tifo per lei e risolve ogni singolo potenziale conflitto con un deus ex machina. Ad esempio, quando salta fuori che per sbrigliare una situazione serve un determinato potere, nel giro di un paio di pagine la nostra eroina (sarcasmo) avrà quel potere e tutto si risolverà a tarallucci e vino. O addirittura, a volte le regole di ciò che viene dichiarato impossibile vengono sovvertite senza uno straccio di spiegazione, facendo spesso venire meno il patto di veridizione. Oltre a questo, vi sono alcune parti veramente ridondanti, poiché alcuni personaggi dicono sempre le stesse cose, quasi rigirando sempre le stesse frasi. Allo stesso tempo, però, il worldbuilding non viene mai adeguatamente esplorato e alcuni avvenimenti potenzialmente interessanti in grado di mandare avanti la trama vengono semplicemente abbandonati e mai approfonditi. 

Una delle problematiche che esisteva anche nel primo romanzo e che qui viene esacerbata è la mancanza di un cattivo. Personalmente, ho davvero risentito del fatto che non ci fosse un antagonista, o meglio che ci fosse, ma quasi mai in scena, quasi mai fisicamente presente nella vita dei personaggi principali se non tramite dei sotterfugi per ricordarci della sua presenza.

Il finale arriva velocemente e in modo frettoloso, proprio perché molta della carne al fuoco non viene trattata nella giusta misura. Si poteva fare un lavoro migliore, per me Destini incrociati è inferiore rispetto al primo, che comunque non era a un livello letterario altissimo. Vi consiglio questa dilogia esclusivamente se avete voglia di una lettura veramente leggera e se non siete troppo inclini all’ira. 

mercoledì 1 marzo 2023

Project Hail Mary

Buongiorno, bellezze! Forza, forza, senza indugi parliamo subito di Project Hail Mary. Ringrazio Silvia per aver organizzato l’evento e la casa editrice Mondadori per la copia omaggio.


  • Titolo: Project Hail Mary
  • Titolo originale: Project Hail Mary
  • Autore: Andy Weir
  • Traduttrice: Vanessa Valentinuzzi
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978880473070
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Quando Ryland Grace si risveglia, non ha assolutamente idea di dove si trovi né di chi sia. Vede solo che il suo corpo è collegato a decine di tubi, che gli oggetti intorno a lui cadono troppo velocemente e che i suoi due compagni di viaggio giacciono inermi nello spazio angusto che condividono. Poi, lentamente, la memoria riaffiora: Grace si trova a migliaia di chilometri dalla Terra, su una minuscola navicella spaziale lanciata a tutta velocità nelle profondità insondate dello spazio, unico sopravvissuto di una missione disperata per salvare il pianeta. Se fallisce, l'umanità è destinata a sparire a causa di misteriosi organismi che si nutrono dell'energia solare e che stanno rapidamente portando la Terra verso una nuova era glaciale. A bordo di Hail Mary, Grace è consapevole che ha pochissimo tempo a disposizione per neutralizzare il pericoloso nemico e che il destino della specie dipende unicamente da lui. O forse non è solo?


Recensione e commento

Non avevo mai letto nulla di Andy Weir, ma dopo questo il viaggio straordinario che è stato Project Hail Mary intendo recuperare anche la sua lista della spesa.

Chi ha detto che bisogni per forza scegliere tra scienze dure e scienze umane? Andy Weir in Project Hail Mary riesce in un connubio perfetto tra due universi apparentemente inconciliabili, ma che personalmente amo allo stesso modo. I problemi di fisica, sia newtoniana che relativistica, saranno gli unici mezzi che il protagonista, Ryland Grace, avrà a disposizione per risolvere la sua peculiare situazione. Il resto è tutta narrazione magistrale, perché non si tratta semplicemente di scrivere formule e spiegare concetti, ma di inserire il tutto in un intreccio che abbia senso e e sia coinvolgente. E coinvolge eccome! Mentre leggevo le ultime settanta pagine ho pensato che se non avessi avuto un infarto in quel momento non lo avrei avuto mai più. Non c’è un attimo di respiro grazie all tensione creata dall’autore e al l’intreccio ricco di avvenimenti, di colpi di scena e di imprevisti. Inoltre, la parte scientifica è spesso molto accurata, nella misura in cui l’accuratezza non va a cozzare con l’intrattenimento. Come dicevo: connubio perfetto tra scienze umane e scienze dure.

Sotto certi aspetti, Project Hail Mary è un’americanata, con il suo protagonista affetto da amnesia retrograda, involontariamente solo nello spazio che deve salvare l’umanità intera con il solo dono di un po’ di attrezzatura scientifica e del suo cervello. Ci saranno anche delle scene alla “salvati, lasciami indietro a morire”, ma direi che dato che l’autore è americano, le americanate possiamo perdonargliele, anche perché al netto della trama funzionano, poiché sono rinfrescate e rinnovate in alcuni aspetti da non sottovalutare. Ad esempio, sebbene Grace segua per filo e per segno l’arco di formazione dell’eroe secondo Vogler, non si tratta del solito uomo che non deve chiedere mai alla Geralt di Rivia: Ryland è un eroe involontario e non esita a piangere in pubblico e fare la figura del vigliacco quando viene costretto a una missione suicida. La sua profonda umanità mi ha conquistata e son state numerose le occasioni in cui ho dimenticato di star leggendo una storia: io ero lì assieme a lui, tanto mi sembrava realistico. Anche la sua psicologia di tanto in tanto è un po’ un’americanata, perché si tratta di uno scienziato che ha mandato a quel paese il mondo accademico per mettersi a fare l’insegnante di scuola media, per poi essere richiamato in servizio quando c’è in ballo la salvezza del pianeta, perché solo lui ha le competenze per farlo. Realisticamente parlando, la scienza è sempre di più un lavoro di squadra, ma anche qui, sono disposta a passarci sopra perché il realismo avrebbe tolto molto all’intrattenimento.

Project Hail Mary non è stato emozionante solo per via della costruzione della trama: contiene anche una delle storie di amicizia più tenere e dolci che abbia mai letto. “Ma come, Fra, hai detto che Ryland Grace è un eroe solitario!” Sì, ma non per tutto il libro, suvvia, se no sarebbe stato uguale a The Martian! Ho apprezzato tantissimo che non ci fossero personaggi femminili messi soltanto per fare da cassa di risonanza alla parte emotiva del protagonista (non ho citato Geralt di Rivia a caso), non serve: Grace è un nerd e si discosta, come ho detto prima, dagli ideali di mascolinità classicamente intesi, anche per quanto riguarda l’amicizia con una forma di vita extraterrestre. E poiché i nerd sono nerd in tutte le galassie e in tutti i sistemi planetari, i tentativi di comunicazione, la costruzione di un linguaggio comune e le piccole attenzioni per non calpestare le rispettive culture sono stati momenti davvero preziosi, inclusi quelli in cui i due dichiarano il reciproco affetto, dettato non solo dalla missione comune, ma anche per un’autentica affinità caratteriale. In Project Hail Mary non troverete storie d’amore fanservice, ma ci sarà comunque tantissima emotività. Ho apprezzato questo modo di ritrarre le persone di scienza: non come potenziali super cattivi alla Dr Hoctopus, ma come gente normale innamorata della conoscenza e capace di meravigliarsi ancora per i piccoli esperimenti, al di là di ogni situazione tesa. Per quanto riguarda la questione alieni, va detto che la tecnologia umana è superiore anche in virtù delle scoperte di Einstein, mentre gli eridiani sono fermi a Newton (con ciò che comporta per i viaggi interplanetari) ma sono più intelligenti, veloci nei calcoli ed efficaci nella messa in pratica. L’entusiasmo fanciullesco di Rocky e Grace per la scienza mi ha suscitato una tenerezza infinita, avrei voluto leggere di loro ancora e ancora. 

Il finale, che io pensavo scontato da pagina uno, è stato invece una vera sorpresa e l’antiamericanata per eccellenza, sono davvero felice della piega che la trama ha preso a quel punto. Non solo è stata una chiusura inaspettata, ma anche sensata, bilanciata e proporzionata, cosa non facile, dato con finali del genere spesso si rischia di chiudere frettolosamente o in modo telefonato. Weir ha fatto egregiamente il suo sporco lavoro.

Se siete amanti della fantascienza spaziale, adrenalinica e senza fronzoli, non potete farvi scappare questo romanzo. Io l’ho adorato.

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...