giovedì 30 aprile 2020

La Memoria di Babel




  • Titolo: La Memoria di Babel
  • Titolo originale:La Mémoire de Babel
  • Autrice: Christelle Dabos
  • Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
  • Lingua originale: francese
  • Codice ISBN: 9788833571393
  • Pagine: 482
  • Editore: Edizioni e/o
Trama

 Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn? Nel terzo volume della saga Christelle Dabos ci fa esplorare la meravigliosa città di Babel. Nel cuore di Ofelia vive un segreto inafferrabile, chiave del passato e, nello stesso tempo, chiave di un futuro incerto.


Recensione

Il terzo libro della saga dell'Attraversaspecchi è senza dubbio un libro di ottimo livello, scritto da un'autrice con una fantasia senza pari, soprattutto in questo periodo in cui molti libri fantasy sembrano fatti un po' in serie e di cui è già prevedibile il finale. Tuttavia, rispetto ai due capitoli precedenti, risulta leggermente sotto tono a causa di alcuni cliché gia sfruttati altrove: Ofelia entra sotto copertura in una scuola e di sicuro i libri fantasy con un simile espediente non mancano, da Harry Potter a Nevernight. Da parte di una scrittrice con l'inventiva di Dabos ci si aspettava qualcosa di più. Inoltre, il personaggio di Ofelia ha subito un'involuzione, per sua stessa ammissione. La nostra protagonista torna a essere più passiva rispetto a Gli scomparsi di Chiardiluna (vi lascio qui la recensione), come se tutte le vicissitudini affrontate in precedenza l'avessero indebolita, piuttosto che fortificata. Anche la relazione con Thorn sembra aver fatto un passo indietro rispetto al capitolo precedente, sebbene abbia una considerevole spinta in avanti verso il finale.
Altri personaggi, invece, hanno avuto una crescita, come Archibald o lo stesso Faruk, ma anche la zia Roseline.
Tutto ciò non significa che il libro sia brutto e non sia all'altezza degli altri, perché queste sono due macchioline in un'opera di livello altissimo, infatti tutto il resto è assolutamente meritevole: la scrittura resta evocativa ed emotiva, l'intreccio rimane difficile da prevedere, i personaggi sono estremamente ben caratterizzati e il mondo creato dall'autrice è qualcosa di mai visto.
Non c'è molto altro da dire su questo terzo libro della saga, non ci resta che aspettare la conclusione a giugno e sperare che sia riservato un po' di spazio alla storia d'amore.

domenica 19 aprile 2020

The Help


  • Titolo: The Help
  • Titolo originale:The Help
  • Autrice: Kathryn Stockett
  • Traduttrici: Adriana Colombo, Paola Frezza Pavese
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804670490
  • Pagine: 526
  • Editore: Mondadori
 Trama

 E l'estate del 1962 quando Eugenia "Skeeter" Phelan torna a vivere in famiglia a Jackson, in Mississippi, dopo aver frequentato l'università lontano da casa. Skeeter è molto diversa dalle sue amiche di un tempo, già sposate e perfettamente inserite in un modello di vita borghese, e sogna in segreto di diventare scrittrice. Aibileen è una domestica di colore. Saggia e materna, ha allevato amorevolmente uno dopo l'altro diciassette bambini bianchi, facendo le veci delle loro madri spesso assenti. Ma il destino è stato crudele con lei, portandole via il suo unico figlio. Minny è la sua migliore amica. Bassa, grassa, con un marito violento e una piccola tribù di figli, è con ogni probabilità la donna più sfacciata e insolente di tutto il Mississippi. Cuoca straordinaria, non sa però tenere a freno la lingua e viene licenziata di continuo. Sono gli anni in cui Bob Dylan inizia a testimoniare con le sue canzoni la protesta nascente, e il colore della pelle è ancora un ostacolo insormontabile. Nonostante ciò, Skeeter, Aibileen e Minny si ritrovano a lavorare segretamente a un progetto comune che le esporrà a gravi rischi. Il profondo Sud degli Stati Uniti fa da cornice a questa opera prima che ruota intorno ai sentimenti, all'amicizia e alla forza che può scaturire dal sostegno reciproco. Kathryn Stockett racconta personaggi a tutto tondo che fanno ridere, pensare e commuovere con la loro intelligenza, il loro coraggio e la loro capacità di uscire dagli schemi alla ricerca di un mondo migliore.



Recensione e analisi

Lao Tzu diceva che un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo. 
The Help è ambientato in una piccola cittadina negli Stati Uniti degli anni Sessanta, periodo storico in cui le cose non erano esattamente tranquille, tra guerra in Vietnam , Martin Luther King e omicidio Kennedy. Eppure, ad avere il maggior potere in questa situazione sono le parole, perché esse sono il mezzo per arrivare al significato e mandare un messaggio al maggior numero di persone. La prima protagonista che incontriamo è Aibileen, una donna di mezza età che ha la sola colpa di essere nata con la pelle nera, il che costituisce una condanna a una vita fatta di soprusi, lavori sottopagati e ingiustizie di ogni genere. Ma Aibileen ha diverse carte da giocare: è una persona semplice, ma non sempliciotta, la sua, è una semplicità a cui si deve aspirare, poiché riesce a rendere comprensibili le cose più astruse e a comunicare con chiunque. Per questo le persone che hanno delle difficoltà nella sua chiesa le domandano di pregare per loro e lei li inserisce nel suo quaderno delle preghiere, in cui scrive per almeno un paio d'ore al giorno. Questo, nonostante abbia dovuto lasciare la scuola per
"Tu sei gentile. Tu sei intelligente. Tu sei importante."
(Viola Davis nel ruolo di Aibeleen)
andare a lavorare, data la dipendenza economica della sua etnia, le conferisce un'eloquenza senza pari. Un'altra delle armi di Aibileen è il contatto con i bambini, perché sebbene sia una domestica, lei si occupa esclusivamente di famiglie con figli piccoli, il che le consente di educarli (anche perché spesso i genitori se ne lavano le mani) e di mostrare loro un punto di vista diverso. Ma soprattutto, insegna loro la gentilezza e l'empatia, perché i bambini sono il cambiamento e lei cerca di insegnare loro la rivoluzionaria idea che siamo tutti uguali. Tuttavia, in un mondo in cui la chiave di tutto è ascoltare ed essere gentile col prossimo, non esiste altro che ingiustizia perché il mondo è spaccato in due tra privilegiati e oppressi, i privilegiati fanno tutto il possibile per mantenere lo status quo e opporsi all'inevitabile cambiamento. All'esterno tutto sembra immacolato, ma la cancrena si annida al di sotto. La situazione è talmente paradossale che i neri sono considerati alla stregua di animali non senzienti, portatori di malattie e sporchi, ma i bianchi affidano loro le proprie case da tenere pulire e la propria prole da accudire: nella pratica, le borghesissime e cristianissime famiglie bianche sarebbero perdute senza i neri brutti, sporchi e cattivi.
Tuttavia, il privilegio non è lineare, ma piramidale: in cima troviamo i maschi bianchi, in fondo troviamo le donne nere; i primi possono permettersi di non dare spiegazioni a nessuno e sono coloro i quali dettano le regole, poiché sono quelli che hanno sempre avuto la possibilità di scrivere, sin dalla notte dei tempi (e qui di nuovo troviamo il potere delle parole), il che può sembrare una cosa da poco, ma non lo è affato, dal momento che sono stati loro a decidere cosa sia normale e cosa no e come debbano essere gli altri. Sono stati gli uomini bianchi, sin dall'Antichità a decidere che le donne debbano essere bianchi angeli del focolare con nessun'altra aspirazione se non quella di sfornare e accudire bambini e poi a dire che il modello a cui guardare è quello della Vergine Maria. E sono stati sempre loro a decidere che il valore di una persona venga determinato dalla sfumatura del colore della pelle. In questo universo, essere una donna istruita che vuole scrivere, come Skeeter, e occuparsi di diritti civili è praticamente un delitto.  
Emma Stone nel ruolo di Skeeter
 In fondo alla piramide, troviamo le donne nere, che oltre che essere oppresse dai bianchi, uomini e donne, vengono maltrattate anche dagli uomini della loro etnia, come ad esempio Minny, un'altra domestica dotata di un carattere combattivo senza pari all'esterno, che si rende conto della sua condizione di nera, ma non della sua condizione di donna, perché se da un lato si accorge che è ingiusto essere trattati diversamente per via del colore della propria pelle, dall'altro non capisce che farsi picchiare dal marito non è una cosa normale e accettabile, solo perché si è sempre fatto così. È un po' come se nella sua testa ci fosse spazio per pensare a un solo diritto civile per volta. I suoi pregiudizi nei confronti delle donne e di tutti i bianchi sono probabilmente dovuti, ovviamente, alla rabbia data dalla sua situazione di subordinazione, dall'altra dalla mancanza di scolarizzazione, che in ogni caso non è colpa sua. La sua convinzione che le donne debbano adempiere a un certo compito nella società, si riflette anche nel rapporto con Miss Celia, la donna bianca che la tratta "in modo strano" perché si siede a mangiare con lei e la considera un'amica, dal momento che non fa altro che farle notare che la sua enorme casa dovrebbe essere riempita di bambini e che una donna come lei dovrebbe saper cucinare per suo marito. Capirà soltanto grazie al rapporto con la sua nuova datrice di lavoro che questo può essere diverso, soprattutto quando scopre che Celia e suo marito non possono avere figli, eppure, con un salto di modernità strepitoso, si amano incondizionatamente e stanno assieme ugualmente. Minny è uno dei personaggi con una formazione maggiore all'interno del romanzo, perché, sul finale, smetterà di essere vittima sotto ogni punto di vista. 
Come si diceva in precedenza, sono le parole ad avere il potere, perché chi può parlare può dire la sua. E qui, a dare voce agli oppressi sarà Eugenia Phela, ovvero una donna bianca e istruita che non ne può più di non farsi domande e fingere che sia tutto a posto. Del resto, anche lei è un'outsider, trattandosi di una donna dall'aspetto ordinario e con delle ambizioni, in una società in cui il valore di una donna era determinato dal numero di figli che riusciva a partorire e di quanto era carina. Qui, assistiamo, in un certo senso, a un'inversione dei ruoli, perché, sebbene Skeeter sia bianca e istruita e sia colei che materialmente scrive il libro sulle domestiche di colore, lei utilizza la sua cultura non per opprimerle, ma per mettersi al loro servizio ed esprimere quello che loro non possono dire, infatti, lei non si sostituisce mai e loro e non parla al loro posto. Grazie al contatto con tutte queste donne, Skeeter avrà uno sviluppo come personaggio, perché se all'inizio la vediamo preoccupata per la sua reputazione, alla fine disattende le aspettative di tutti e se ne fa una ragione, diventando la donna che desidera; soprattutto, Skeeter non si accontenta mai all'interno delle relazioni, sia che si tratti di amicizia sia che si parli di una relazione romantica. Lei resta sempre fedele a sé stessa e ai suoi principi.
Celia e Minny, rispettivamente Jessica Chastain e Octavia Spencer
Un'altra bianca che non vede differenze tra sé e la sua cameriera Minny è Celia, una donna molto bella e per questo ostracizzata dalla buona società, che nasconde il proprio dolore sotto una patina di lustrini e paillettes. Celia, al di sotto dei capelli platinati, è una donna dolce e ingenua, che ha vissuto la povertà sulla propria pelle; sente un enorme bisogno di prendersi cura di qualcosa, per cui riversa la sua energia nel giardino ed è solo grazie a lei che Minny potrà dire addio alla sua condizione di ristrettezze economiche. Celia è un personaggio estremamente positivo, anche per via della sua relazione con il marito, che non consiste in un do ut des, ma è paritaria e basata sull'amore, a differenza di quella di altre donne che vediamo all'interno del libro, che magari non avrebbero desiderato essere madri, ma lo sono diventate "perché è così che si fa".
Visto che in natura sopravvive il più adatto, ovvero, l'individuo in grado di adattarsi ai cambiamenti, che sono inevitabili, non si può più tollerare l'ingiustizia istituzionalizzata e accettare che a una parte della popolazione vengano dati sempre gli scarti, dai vestiti alla scolarizzazine. La parte che prima si accontentava della religione oppio dei poveri, ovvero i neri che si accontentavando di pregare sperando in un mondo migliore, adesso devono fare qualcosa per cambiare la loro situazione e creare a migliore vita terrena, perché il mondo non va avanti grazie a chi sta fermo e cerca di mantenere le cose come sono, ma grazie a chi, non capendo le cose, si fa delle domande senza accontentarsi di risposte banali. In questo romanzo, in cui la cornice storica è studiata nei dettagli e davvero ben fatta, è più facile seguire un leader, come Hilly o il governo stesso, che pensare con la propria testa, tanto che il razzismo è così radicato che le bianche borghesi tutte casa e chiesa e assolutamente razziste, pensano che parta tutto con il Kuck Klux Klan, pensano di essere persone per bene e moderate solo perché non hanno mai ucciso nessuno. La parola sarà fondamentale per smuovere le acque e cambiare la situazione, perché, a furia di nascondere la polvere sotto al tappeto, prima o poi si inciampa.
Questo libro merita di essere letto, non fatevi ingannare dai temi trattati: è davvero una lettura piacevole e scorrevole, probabilmente destinata a diventare un classico.

giovedì 9 aprile 2020

Aurora Rising


  • Titolo: Aurora Rising
  • Titolo originale: Aurora Rising
  • Autori: Amie Kaufman, Jay Kristoff
  • Traduttore: Manuela Carozzi
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804724681
  • Pagine: 360
  • Editore: Mondadori
 Trama

 Anno 2380: ai cadetti dell’ultimo anno dell’Accademia Aurora sta per essere affidata la prima vera missione. Tyler Jones sa che, proprio perché è il migliore del suo anno, potrà reclutare la squadra dei suoi sogni. Peccato che, a causa del suo comportamento sconsiderato, come punizione gli vengano assegnati d’ufficio i cadetti scartati da tutti gli altri capisquadra, quelli con cui nessuno vorrebbe mai lavorare. Proprio lui, l’allievo più talentuoso dell’Accademia sarà al comando di una vera e propria banda di disperati: • una diplomatica, cintura nera di sarcasmo • una scienziata sociopatica con la tendenza a sparare ai suoi compagni • uno smanettone geniale e dall’ironia pungente • un guerriero alieno con seri problemi di gestione della rabbia • una pilota abilissima con un leggerissimo debole per Tyler.
Ma non è nemmeno questo il suo problema principale. Infatti, solo dopo aver risvegliato da un sonno lungo duecento anni la misteriosa Aurora Jie-Lin O’Malley, Ty scopre che proprio lei potrebbe innescare una guerra rimasta a lungo sopita e che, ironicamente, proprio la sua squadra di disperati potrebbe essere l’ultima speranza di salvezza per l’intera galassia.
Comunque: NIENTE PANICO!


Recensione e commento
Scrivere questa recensione non è facile, perché ha richiesto una lunga meditazione riguardo a certe questioni.
Quando si parla della coppia Kaufman-Kristoff, si ha subito in mente un certo standard qualitativo a cui i due autori ci hanno abituati con la trilogia Illuminae e Nevernight. Aurora Rising non è un libro che può definirsi brutto. Il problema è che non può nemmeno definirsi bello, poiché pur trovandoci nello stesso universo della prima trilogia, qui manca completamente la verosimiglianza tipica della fantascienza (una terrestre che si sveglia in mezzo agli alieni dopo duecento anni di criogenia e parlano tutti la stessa lingua? Altemente improbabile). Oltre all'universo in comune, ci sono altri punti che vengono condivisi dalle due saghe, come, ad esempio, lo stile di scrittura è ricco di battute divertenti e le descrizioni, che sono poche, ma danno perfettamente l'idea dell'ambientazione e dell'azione, e, come nelle due trilogie già citate, l'uso del latino è sapiente e azzeccato. Inoltre, all'inizio di ogni capitolo, vi è una scheda con delle informazioni che ricorda la grafica di Illuminae, ma ha la stessa funzione delle note a piè di pagina di Nevernight. La scrittura a quattro mani continua a non essere visibile e il testo si presenta coeso e uniforme, probabilmente Amie Kaufman compensa le mancanze di Jay Kristoff per quanto riguarda la stesura della trama.
Tuttavia, le pecche sono numerose: prima di tutto il cambio di punto di vista tra sette personaggi non è gestito bene, infatti si fa fatica a capire chi stia parlando, anche perché la caratterizzazione di ciascun personaggio è debole, le voci sono troppo uniformi. Inoltre, manca quasi del tutto la formazione dei personaggi, che alla fine sono esattamente com'erano all'inizio. La funzione di questo libro, più che intrattenere il lettore e scrivere un romanzo di qualità, sembra quella di autocelebrarsi, perché gli unici contenuti interessanti presenti all'interno dell'intreccio, sono riferimenti alla trilogia precedente Illuminae, a Nevernight, o citazioni di altre opere di fantascienza classica e fantasy. Per fare un esempio, i betraskiani hanno complicatissimi rapporti famigliari, con genitori multipli e alberi genealogici complicati, il che costituisce un chiaro riferimento a Ford Perfect di Guida Galattica per Autostoppisti (sebbene non sia l'unico riferimento, ce ne sono a pioggia, persino il "NIENTE PANICO" in quarta di copertina), o ancora l'ambientazione ricorda moltissimo quella di Guardiani della Galassia.Vi sono, inoltre, innumerevoli cliché tipici dei libri young adult e tutti questi luoghi comuni messi in un unico calderone (sia quelli della fantascienza, che quelli dei libri ya) contribuiscono non poco a rendere il romanzo banale e scontato, con molti colpi di scena che colpi di scena non sono ed espedienti di trama triti e ritriti.
Ad esempio,  Tyler, il loro Alfa, ovvero il capitano, bellissimo, bravissimo, purissimo e levissimo, si vede attribuire queste qualità perché palesate dai narratori, non perché lui sia effettivamente un fine stratega; il paragone automatico è quello con Hannah Donnelley, (vi lascio qui la recensione della trilogia Illuminae e di Gemina), che onestamente, senza aver fatto l'accademia militare, il nostro buon Tyler se lo bagna nel latte e non lascia neanche le briciole.
Un altro punto assai problematico all'interno del libro è il tipo di humour: Kaufman-Kristoff ci hanno abituato a battute sarcastiche taglienti anche a sfondo sessuale, ma vi è un punto in Aurora Rising in cui si travalicano i confini della decenza, facendo passare una molestia sessuale per qualcosa di divertente solo perché perpetrata da una delle donne protagoniste. Questo elemento è disturbante sia perché un libro rivolto a questo tipo di pubblico non dovrebbe far passare il messaggio che una violenza di questo tipo sia divertente, senza condannarla in nessun modo, ma anche perché se i ruoli fossero stati invertiti e il molestatore fosse stato un uomo, nessuno avrebbe riso.
Insomma, le problematiche sono tante e questo libro non rispetta per niente lo standard qualitativi dei due autori, che sono senza ombra di dubbio in grado di fare meglio.

lunedì 6 aprile 2020

La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabret

  • Titolo: La Straordinaria invenzione di Hugo Cabret
  • Titolo originale: The Invention on Hugo Cabret
  • Autore: Brian Selznick
  • Traduttore: Fabio Paracchini
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804614159
  • Pagine: 592
  • Editore: Mondadori

Trama

 La luna, le luci di una città, una stazione affollata, due occhi spaventati. Le immagini a carboncino scorrono come in un cinema di carta fino a inquadrare il volto di Hugo Cabret, l'orfano che vive nella stazione di Parigi. Nel suo nascondiglio segreto, Hugo coltiva il sogno di diventare un grande illusionista e di portare a termine una missione: riparare l'automa prodigioso che il padre gli ha lasciato prima di morire. Ma, sorpreso a rubare nella bottega di un giocattolaio, Hugo si imbatterà in Isabelle, una ragazza che lo aiuterà a risolvere un affascinante mistero in cui identità segrete verranno svelate e un grande, dimenticato maestro del cinema tornerà in vita. Tra romanzo, cinema e graphic novel, un libro in cui le parole illustrano le immagini. Età di lettura: da 12 anni.

Recensione

Così come in una canzone i silenzi sono musica, ne La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabret i disegni sono trama.
Leggere questo libro è un'esperienza differente da qualsiasi altra, perché aprendolo non si ha la sensazione di immergersi nelle parole, quanto di entrare nel buio della sala di un cinema e vedere le scene proiettate sullo schermo illuminato, per questo i bordi delle pagine sono colorati di nero e ogni capitolo comincia con una cornice in stile cinema muto. Assieme ai libri, il cinema è l'altro settore in cui tutto è possibile, ed è proprio di questo che tratta  La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabret: di fantasia e di possibilità. Di quanto siano importanti l'arte e la fantasia in un mondo che cerca di farci andare sempre più veloci per farci produrre di più. 
Questa è la storia un bambino di nome Hugo, che ha perso tutta la sua famiglia, ha bisogno di uno scopo per andare avanti con la sua vita, e di George Méliès, personaggio realmente esistito e che ha portato l'illusionismo e la fantasia nel mondo del
Citazione di "L'arrivo di un treno alla stazione, di La Ciotat"
Si dice che Méliès fosse presente alla proiezione, ma non c'è certezza.


cinema. La narrazione è funzionale alla spiegazione delle immagini, che sono spesso illustrazioni o fotogrammi di film realmente girati da Méliès o da altri.  La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabret è un libro semplicemente magico, più cinematografico che letterario, anche grazie alla regia che cambia punto di vista o zooma sui disegni. Il bianco e nero del cinema muto aiuta  tantissimo a immergersi nell'atmosfera da cinema appena nato e a immaginare ancora meglio il buio della sala, dove i sogni si avverano e non esiste niente di impossibile: la luna ha gli occhi e le stelle prendono vita.
La cosa interessante è che in questo mondo, la fantasia si può raggiungere con qualcosa di terreno e deve essere creata attraverso ingranaggi e fatica. Qui, ritorna, come in moltissimi altri libri, il simbolo dell'orologio, composto da ingranaggi, che rappresentano l'incastrarsi delle persone e degli eventi che finiscono col dare vita alla vicenda, ma soprattuto il tempo, che cura tutto e restituisce sempre tutto a tutti. 
 La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabretè un libro particolare, di quelli in grado di aspettarti pazientemente sul comodino per anni, in attesa del momento giusto, della scintilla di calma du cui necessita per essere gustato. In questi giorni di quarantena, in cui in qualche modo abbiamo tutti bisogno di visitare luoghi lontani e che magari nemmeno esistono, molti di noi si rifugiano nella lettura e nel cinema. Questo libro unisce le due cose.




Qui potete trovare Viaggio sulla Luna, di Méliès.
 
Qui, invece, potete trovare una versione a colori dello stesso film. La versione è totalmente inaffidabile, ma dà un'idea di come dovesse apparire il cinema colori di quel periodo. Sono esistiti diversi tentativi, nel corso della storia, di fare il cinema a colori, come la colorazione diretta sulla pellicola, oppure il metodo che utilizzava la chimica e il cambiamento del pH della pellicola, ma esistevano ancora altri metodi. Le copie a colori erano senza dubbio le più costose, ma anche le più richieste. Quindi il pubblico degli esordi era più abituato ai colori che al bianco e nero.


Si ringrazia Anna Casùla per le preziose informazioni e spiegazioni cinematografiche.

Il Giardino Segreto

  • Titolo: Il Giardino Segreto
  • Titolo originale: The Secret Garden
  • Autrice: Frances H. Burnett
  • Traduttore: Mario Mirandoli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788841864586
  • Pagine: 219
  • Editore: De Agostini
 "Devi farcela! Devi farcela! 
Devi farcela!" E io ce l'ho fatta"

Trama

Succedono ancora i miracoli? Sembra proprio di sì, almeno nel misterioso giardino dove capitano Mary e Colin. Infatti, proprio grazie alla piccola magia di questo piccolo paradiso, Mary, nota a tutti per il suo carattere deifficile e scontroso, si trasformerà in una ragazzina dolce e altruista e il piccolo Colin, un bambino malato, secondo i medici destinato a una fine prematura, troverà la voglia di vivere e la completa guarigione.


Recensione e commento

Ci sono dei libri che capitano nel posto giusto al momento giusto della vita di un individuo. Questo libro è uno di quelli. 
Il Giardino Segreto è un libro per ragazzi che si apprezza da adulti, perché parla di coltivare in vari modi; la coltivazione fisica delle piante, infatti, come si può immaginare, è solo una metafora per mostrare come le persone fioriscano quando qualcuno si prende cura di loro. Mary è una bambina abituata a essere circondata da servitori, ma nessuno si è mai preso cura di lei oltre i bisogni fisiologici, motivo per il quale non è mai entrata in empatia con nessuno. Quando arriva al castello e scopre il giardino, che è stato chiuso a chiave in seguito alla morte della moglie dello zio, le cose cambiano, perché scopre anche una parte dentro di sè, la sua parte migliore, che era stata chiusa a chiave come il giardino.
"Non è affatto un giardino morto. 
Anche se le rose sono morte, ci sono tante
piante vive"
Ciò dimostra che prendersi cura di sè non è affatto un gesto egoista, perché quando una persona è in pace con sè stessa riesce a capire e accettare meglio il prossimo. Tale trasformazione non riguarda esclusivamente Mary, ma anche Colin e lo zio; il primo è costretto a letto da una malatti immaginaria, il secondo vive nel ricordo della moglie che gli porta tristezza anziché gioia. Non ci sono prigioni peggiori di quelle mentali in cui ci mettiamo da soli, come può succedere, ad esempio, in seguito a un vento traumatico quale un lutto. Chiudere il proprio giardino e lasciare crescere le erbacce è molto più semplice che mantenere rigoglioso il giardino, perché richiede un lavoro costante su sè stessi, e tuttavia è meglio questa fatica allo schiacciamento dei pensieri negativi che turbinano nella tesa di qualcuno che sta male e rischiano di trascinarlo sul fondo del baratro. Questo è quello che succede sia a Colin che allo zio, i quali sono circondati da persone che non sono in grado di vedere il loro disagio e, così come i servitori indiani di Mary, li accontentano solo nei bisogni fisiologici. Qui saranno importanti dei personaggi in un certo senso marginali, ovvero Dickon, un ragazzino povero, ma sempre allegro e capace di andare d'accordo con ogni creatura vivente, e sua madre, una donna gentile, opportunamente rappresentata come la Vergine Maria, e molto attenta ai bisogni e sentimenti degli altri. Questi due personaggi sono quelli che daranno ai protagonisti la spinta per crescere, migliorarsi e curare il proprio giardino perché sono loro per primi, nonostante non siano circondati da solerti servitori, ad avere un giardino segreto ben curato e sono, quindi, in grado di aiutare gli altri a curare il proprio.
In questi giorni difficili di panico e quarantena, cercate comunque di prendevi cura del vostro giardino, basta davvero poco. A volte basta pensare di potercela fare, per farcela davvero.

venerdì 3 aprile 2020

Profumo di Ghiaccio

  • Titolo: Profumo di Ghiaccio
  • Titolo originale: Kooritsuita kaori
  • Autrice:Yoko Ogawa
  • Traduttrice: Paola Scrolavezza
  • Lingua originale: giapponese
  • Codice ISBN: 978-8856503043
  • Pagine: 217
  • Editore: il Saggiatore

Trama

 Ryoko, una giovane giornalista, vuole scoprire le ragioni del suicidio del suo compagno. L'uomo in un laboratorio di profumi creava fragranze conturbanti grazie a un'incomparabile memoria olfattiva e a uno spiccato talento matematico. Gli unici indizi da cui partire sono le frasi enigmatiche trovate in un floppy-disk e l'ultimo profumo, "Fonte del ricordo", creato da Hiroyuki appositamente per lei. Inizia un viaggio a ritroso nel tempo, dalla casa natale del ragazzo fino a Praga, per ricomporre le tessere di un enigma misterioso. Perché Hiroyuki le ha nascosto la verità? Perché non le ha rivelato il suo passato di genio della matematica? Qual è il rapporto tra l'uomo timido e riservato che lei amava e il ragazzo prodigio che pattinava divinamente davanti a un pubblico di fan entusiasti? Ryoko cerca corrispondenze tra due ritratti: quello che la memoria degli altri gradualmente le restituisce e quello che affiora dai propri ricordi, rinnovando i momenti più preziosi del loro amore. Con una scrittura analitica, tagliente e distaccata, Yoko Ogawa avvolge i suoi personaggi in un universo di legami invisibili e misteriosi, dove - come succede nella grande tradizione letteraria giapponese - i destini sono già scritti nei nomi, come il "freddo" nell'ideogramma di Ryoko. In una ambivalenza tra piano reale e immaginario, inconscio e vissuti concreti, "Profumo di ghiaccio" raggiunge il cuore dei lettori, per dare espressione all'indicibile dolore del vivere.

Recensione

"Non aveva dato alcun segno". Questa è una frase che capita spesso di sentir dire dopo il suicidio di qualcuno, ma quante volte questo corrisponde alla verità? Ryoko comincia un viaggio a ritroso nel tempo per cercare le ragioni della morte di Hiroyuki, il suo fidanzato, e scopre di non conoscere affatto quella persona. Hiroyuki ha un passato da genio della matematica che lei non conosce affatto, un fratello di cui non ha mai sentito parlare e una passione per il pattinaggio che non poteva nemmeno immaginare. Sono molte le cose che non sa, ma viene da chiedersi di chi sia la responsabilità di questo: di Hiroyuki, che è stato lasciato nella solitudine della sua grandezza ed è stato schiacciato dalla pressione, o delle persone che gli stavano attorno e hanno sempre reputato normale il suo silenzio.
Hiroyuki è stato sottoposto a una fortissima pressione emotiva sin dall'infanzia, che non gli ha consentito di sentirsi libero e sereno nella sua vita adulta. Ha poche passioni, che deve tenere nascoste perché considerate frivole e inutili: il pattinaggio, che lui pratica in segreto assieme a suo fratello, è la sua unica evasione da un mondo ordinato e sistematico, già determinato, come quello della matematica. Il fratello minore, Akira, meno dotato per la scuola, rispetto a Hiroyuki, ha paradossalmente più spazio per la creatività e la crescita personale proprio perché i genitori gli prestano meno attenzioni e lo sottopongono a una pressione minore e risultano, perciò, meno castranti. Nonostante ciò, è comunque paziente e premuroso con la madre, pur non consentendole di comandarlo a bacchetta e trattarlo in modo irrispettoso. Dopo essere scappato di casa, Hiroyuki non fa altro che mentire su sè stesso, arrivando persino a falsificare il suo curriculum, creandosi probabilmente un'identità più simile a come avrebbe voluto essere se avesse potuto scegliere da solo la propria strada, infatti, in questo caso, la maschera indossata dal personaggio, non è usata per nascondersi, piuttosto per mostrarsi nel suo vero io. 
Centrali, all'interno di questo romanzo, sono gli odori, qualcosa di un po' atipico quando si parla di letteratura, sebbene non manchino gli esempi di romanzi che li hanno come protagonisti. Hiroyuki, una persona rigorosa e dalla mente ordinata, desidera diventare profumiere;  questo potrebbe sembrare in contrasto con la sua personalità, dal momento che gli odori sono il modo più diretto per avere accesso alla parte emotiva di sè, l'olfatto è il senso che riconnette più facilmente ai ricordi, ma in realtà è esattamente l'unico modo che ha, assieme al pattinaggio, di uscire dalla sua infelicità, per poter rivivere le poche cose che gli hanno dato gioia nella vita. Prima di uccidersi, regala un profumo a Ryoko che riassume, attraverso l'odore, tutta la sua vita. Ciò lascia supporre che lei sia davvero importante per lui e che l'insano gesto sia stato premeditato. I segni ci sono, ci sono sempre stati e sono sempre stati sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ha indagato oltre.
I ricordi non sono solo qualcosa di personale, ma sono anche tutto ciò che resta di noi negli altri quando ce ne andiamo, per questo motivo è meglio lasciare un segno nel mondo attraverso le buone azioni, piuttosto che con quelle brutte.
Un altro simbolo presente all'interno del romanzo è la romantica figura del pavone, ovvero un animale che nell'iconografia tradizionale rappresenta non solo la vanità e l'orgoglio, tipici di sua madre, ma anche e soprattutto la trasformazione in positivo di qualcosa di negativo, ciò a cui Hiroyuki aspirava, nel disperato tentativo di dare una svolta alla sua vita.

Un Ponte per Terabithia


  • Titolo: Un ponte per Terabithia
  • Titolo originale: Bridge toTerabithia
  • Autore: Katherene Peterson
  • Traduttrice: Laura Cangemi
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804564737
  • Pagine: 210
  • Editore: Mondadori
 Trama

 Jess Aarons si è allenato tutta l'estate per vincere la gara di corsa della scuola. Non avrebbe mai pensato che a fargli mangiare la polvere sarebbe stata una ragazzina: Leslie Burke, la nuova arrivata, che si veste come un maschio e abita in una casa piena di libri. Jess non avrebbe mai immaginato neanche di essere suo amico, eppure i due diventeranno in poco tempo inseparabili. Jess e Leslie sono due outsider nella piccola scuola del villaggio, ma saranno Re e Regina nel meraviglioso mondo di Terabithia, un luogo immaginario e segreto dove condividono storie e sogni, e dove nessuno può fare loro del male. Solo tra gli alberi di quel magico regno Jess e Leslie riescono a vincere le paure. Finché qualcosa di terribile non romperà l'incanto... Età di lettura: da 9 anni.





Recensione, commento, analisi

 
Quante cose da dire, su un libro così breve!
Un Ponte per Terabithia è un romanzo per ragazzi che condensa, al suo interno, tantissime tematiche importanti. Si tratta della storia di Jesse, l'unico maschio appartenente a una famiglia nuerosa che ha perso di vista ciò che è davvero importante, infatti il rapporto con i genitori sembra quello che dei superiori hanno con un sottoposto, dato che si rivolgono a lui esclusivamente per dargli degli ordini e svilirlo continuamente. I genitori di Jesse sono assenti e castranti e, come se non bastasse, suo padre è ossessionato dall'idea della mascolinità classica che rischia di diventare mascolinità tossica, poiché non permette al figlio di esprimersi emotivamente e artisticamente. Se vogliamo, questo libro è in anticipo sui tempi per molti temi, anche perché è stato scritto in un periodo particolare, ovvero quello
successivo alla guerra in Vietnam, in cui moltissimi dei valori tradizionali della società americana sono stati messi in discussione, come, ad esempio, i ruoli di genere: vediamo il protagonista maschile con caratteristiche che vengono tradizionalmente attribuite ai personaggi femminili, come una spiccata sensibilità e un grande senso artistico, mentre il personaggio femminile, Leslie, ha un nome unisex e si veste in modo androgino (stiamo parlando degli anni Settanta e di una bambina che va in giro sempre con i pantaloni e i capelli corti e spettinati). Il personaggio di Leslie, che nel film è stato molto femminilizzato rispetto al libro, è anche dotata dal punto di vista atletico, ovvero di una qualità di cui nella società tipica americana, soprattutto in quel periodo, dovevano essere dotati i maschi.
Il fatto che Jesse giochi con una femmina e voglia diventare un artista porta i genitori a chiedersi "come andrà a finire", nel timore che il figlio possa essere omosessuale (neanche fosse la cosa peggiore che un essere umano può essere) e nella speranza di indurirlo e farlo "comportare da uomo" non gli dimostrano mai affetto, a differenza di quanto fanno con le figlie. Jesse non può "comportarsi da uomo" per due motivi: il primo è che è un bambino, non un uomo, il secondo è che quel ruolo, semplicemente, non gli appartiene e per questo motivo, è costretto a indossare una maschera sociale quando si trova in pubblico e che può togliersi solo con Leslie e quando disegna. Ciò porta Jesse a vivere in uno spazio mentale davvero brutto e ristretto, in cui non può esprimere sè stesso e sarà solo grazie a Leslie che scoprirà un po' di spontaneità. Terabithia, infatti, non è solo un posto creato dalla fantasia di due bambini che si divertono a giocare assieme, ma è soprattutto una via di fuga da tutto il disagio famigliare e scolastico che i due ragazzini affronano ogni giorno.
Terabithia è un luogo dove tutto è possibile e dove Leslie e Jesse sono liberi di essere ciò che desiderano, senza costrizioni sociali dove tutto è bianco o nero. Scoprendo mondi lontani dalla realtà, i due bambini capiscono che esiste anche un mondo dentro ognuno di noi e che ogni persona che incontrano sta combattendo i propri demoni.

Damsel

Titolo: Damsel Titolo originale: Damsel Autrice: Evelyn Skye Traduttrice: Valentina Zaffagnini Lingua originale: inglese Codice ISBN: 98881...