martedì 24 maggio 2022

Voce del Mare

 Buongiorno, buongiorno, cominciamo subito col ringraziare l’organizzatrice dell’evento, Bea, e la casa editrice per avermi omaggiata del file in anteprima



  • Titolo: Voce del Mare
  • Titolo originale: Skin of the Sea
  • Autrice: Natasha Bowen
  • Traduttrice: Serena Tardioli
  • Codice ISBN: 9788804720911
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Un tempo, quando era ancora umana, Simi pregava gli dèi. Ora che è una sirena, una Mami Wata, è al loro servizio, anche se non riesce a rinunciare ai ricordi della sua vita precedente. Il suo compito, come quello delle sue sei sorelle, è di cercare e raccogliere le anime degli uomini e delle donne gettati in mare dalle imbarcazioni cariche di schiavi dirette al Nuovo Mondo; e, dopo averle onorate, fare in modo che possano tornare, benedette, alla loro terra d'origine. Ma un giorno, quando da una di quelle navi viene buttato in acqua un ragazzo ancora in vita, avviene l'impensabile. Simi decide di portarlo in salvo, contravvenendo così a una delle più antiche e inviolabili disposizioni divine. Per fare ammenda, sarà costretta a recarsi al cospetto di Olodumare, il Creatore Supremo, ma per poterlo incontrare, dovrà prima affrontare un viaggio pieno di ostacoli, nel corso del quale incontrerà terre ricche di insidie e creature leggendarie e si ritroverà ancora una volta a sfidare gli dèi, mettendo a rischio non solo il destino di tutte le Mami Wata ma anche quello del mondo così come lo ha conosciuto fino ad allora. Voce del mare è un romanzo straordinariamente poetico e potente, un esordio salutato da Nicola Yoon come «uno dei fantasy più epici e originali che abbia mai letto. Una storia che resterà con me a lungo».

Recensione e commento

Voce del Mare è sicuramente un libro adatto a essere letto sotto l’ombrellone, mentre si sta in spiaggia, perché è caratterizzato da splendidi blu marini e verdi foresta. Questo romanzo nasce sicuramene con l’esigenza di dare rappresentazione a una fetta di popolazione che raramente ne ha avuto in questo tipo di narrativa, dal momento che i personaggi si muovono su un territorio (fittizio) che va dai Caraibi all’Africa Occidentale. Anche la religione delineata è quella tipica di queste aree (soprattutto i voodoo nelle sue varianti)* e probabilmente proprio in virtù di queste caratteristiche anche la critica al colonialismo bianco finalizzato alla tratta degli schiavi è forte ed evidente. Probabilmente è proprio l’ambientazione marina, con sirene, galeoni e divinità antropomorfe che si immischiano nelle questioni umane a costituire l’elemento più originale e riconoscibile di questo romanzo, assieme alla volontà di avvicinare il più possibile due mondi che sembrano tra loro inconciliabili.

Al di là di queste interessanti caratteristiche, la trama è rassicurante e abbastanza canonica, con dei personaggi molto nei ranghi dello young adult e non particolarmente approfonditi sotto il profilo psicologico. Senza dubbio, lo stile è scorrevole e privo di particolari difetti, eppure immersivo e molto evocativo specialmente nel modo di delineare il set della scena.

Voce del Mare è una lettura piacevole, adatta al periodo estivo che sta per iniziare, rassicurante per la trama e meravigliosa per l’ambientazione. Consigliata soprattutto se avete amato Le Guerriere dal Sangue d’Oro, dato che siamo sullo stesso filone narrativo.

*mi scuso qualora abbia detto delle inesattezze, ho cercato di fare delle ricerche ma non essendo nata e cresciuta nella cultura in questione l’errore è sempre dietro l’angolo.



mercoledì 18 maggio 2022

Iron Widow

Siamo qui riunit3 oggi per parlare di un libro chiacchieratissimo e attesissimo in Italia. Ringrazio davvero tanto la casa editrice Rizzoli, che mi ha fatto omaggio della copia del libro, e la mia amica Francesca che ha organizzato l’evento.


  • Titolo: Iron Widow 
  • Titolo originale: Iron Widow
  • Autorə: Xiran Jay Zhao
  • Traduttore: Paolo Maria Bonora
  • Lingua originale: Inglese
  • Codice ISBN: 9788817160858
  • Casa editrice: Rizzoli

Trama

“Forse, se le cose fossero diverse, a questomi potrei abituare. A venire cullata nel suo caloree nella sua luce. A venire apprezzata.A venire amata. Ma non ho alcuna fede nell’amore.L’amore non mi può salvare.Scelgo la vendetta.”A Huaxia ogni ragazzo sogna di pilotare le Crisalidi, giganteschi robot da guerra mutanti derivati dalle spoglie degli Hundun, alieni animati dal metallo-spirito che da tempo hanno invaso la Terra insediandosi oltre la Grande Muraglia. La massima aspirazione concessa a una ragazza, invece, è quella di diventare la pilota-concubina di qualche famoso combattente, ottenendo una lauta ricompensa per la propria famiglia in cambio quasi sempre della vita, consumata nello sforzo mentale richiesto per supportare il pilota in battaglia. Quando la diciottenne Zetian si offre per il ruolo, ha in mente tutt’altro: il suo scopo è assassinare il celebre pilota responsabile della morte della sorella. Ciò che non ha pianificato, però, è di sopravvivere alla sua vendetta sul campo dimostrando una forza mentale inaudita per una donna, venendo quindi etichettata come Vedova di Ferro, leggendaria figura di pilota donna molto temuta e – non per caso – sconosciuta al popolo che segue ogni combattimento sul proprio tablet.Per domare la sua scomoda ma inestimabile forza mentale, Zetian viene messa in coppia con Li Shimin, il più forte e controverso pilota di Huaxia, che porta sulle spalle l’assassinio della propria famiglia. Ma una volta assaggiato il potere, Zetian non si piegherà tanto facilmente. Non perderà occasione di sfruttare la loro forza e infamia combinate per scampare a un attentato dopo l’altro, finché non riuscirà a capire esattamente perché il sistema dei piloti funziona in modo misogino e a impedire che altre ragazze vengano sacrificate.

Recensione e commento

La fatica che devo fare per parlare di questo attesissimo libro si taglia con un coltello,  perché ho moltissimo da dire e non so bene da dove partire.  Come sempre, ho cercato di distinguere tra il mio gusto personale e la qualità oggettiva del testo, quindi, come al solito, partiamo con il discutere i difetti e lasciamo il dessert alla fine.

Iron Widow è uno di quei romanzi che con un editing migliore avrebbero potenzialmente potuto essere un capolavoro, ma qui l’editor ha sbagliato in più di un’occasione, soprattutto nella decisione di tagliare pagine di questo testo, che avrebbe avuto bisogno di almeno 100-150 pagine di approfondimento in più. Togliendo questo spazio allo sviluppo della storia, molti eventi e troppe dinamiche risultano frettolose e un po’ casuali, con la vita della protagonista spesso dominata dalla fortuna e dal trovarsi nel posto giusto al momento giusto con la persona giusta (davvero, gliene vanno bene troppe senza motivo). Inoltre, dietro al flusso di coscienza di Zeitan è palese quello dell’autorə, che cerca di far passare i suoi pensieri attraverso il personaggio in modo eccessivamente letterale e districato. Mi spiego meglio: Zeitan è una povera contadina di frontiera senza istruzione ed è a conoscenza di troppe cose rispetto a quelle che la sua condizione le consentirebbe (e bisogna dire anche che accorgendosi di questa mancanza, l’autorə cerca di dare delle spiegazioni che non stanno molto in piedi) sia in fatto di scolarizzazione, sia per quanto riguarda la consapevolezza della sua condizione in quanto donna in una società fortemente patriarcale. È normale che nella sua posizione si senta frustrata e schiacciata e sogni una vita migliore, ma dietro le sue parole si nasconde una visione talmente vicina a quella di chi legge e scrive, rispetto a quella di chi vive la storia, da non risultare credibile. In questo senso, il messaggio che il romanzo intende mandare è davvero soverchiante rispetto alla storia perché viene mandato in modo letterale senza essere davvero amalgamato alle vicende, tanto che il femminismo di Zeitan sfocia nel terrorismo, quando si dimentica che sì, lei ha ragione nelle sue rivendicazioni, ma anche le persone attorno a lei possono avere dei principi di pari livello che non devono essere calpestati con la violenza. Sotto questo aspetto, Zeitan è una protagonista dal carattere veramente difficile, che non pensa alle conseguenze delle sue azioni, ha solo un fine che vuole raggiungere e non si cura della distruzione che può causare per raggiungerlo, per lei il fine giustifica sempre i mezzi (giudicate voi se questo vi sta bene, è un personaggio moralmente grigio). Questa sua caratteristica si palesa soprattutto nella chiusura, quando tutto è veramente eccessivo, tanto che viene da dire “Zeitan, dai, anche meno…” e si sfocia nel finale cliché.

Anche il target a cui questo romanzo si rivolge è confuso, perché si partiva dall’idea di farne un libro per ragazzi, ma poi l’editor ha chiesto che diventasse uno ya, anche se esistevano tutte le caratteristiche per tramutarlo in un adult, ma qualcosa nella trasposizione è andato storto, perché l’atmosfera è da adult/young adult, grazie al suo tono cinico, ma la struttura è quella di un libro per ragazzi. oltre al fatto che Iron Widow partiva come sceneggiatura fanfiction di un manga e anche in questo caso è andata storta la trasposizione tra un mezzo narrativo è l’altro, specie nella stesura dei dialoghi e in effetti la sensazione è quella di leggere una trasposizione su carta di un anime, sia per le dinamiche interpersonali, sia proprio per via dei dialoghi e dell’ambientazione. Chiariamoci, non è che il difetto sia in sé e per sé quello di essere la trasposizione di un manga, piuttosto il fatto che non sia sempre efficace nella misura in cui diventa romanzo.

Iron Widow, tuttavia, non ha solo difetti: l’ambientazione è uno dei suoi punti di forza, grazie alla sua ispirazione di stampo cinese sia nelle dinamiche sociali della Cina rurale, ma anche nelle tradizioni e nella rappresentazione in chiave fantascientifica di alcuni personaggi storici cinesi realmente esistiti, così come nel folklore che entra a far parte dell’apparato tecnologico. 

Altro punto a favore (e lo so che siete qui per questo) è la relazione poliamorosa al centro di Iron Widow. Bisogna ammettere, in maniera preliminare, che le relazioni amorose sono davvero sane e lo restano fino alla fine, ma che avvengono in maniera davvero repentina, per ammissione dell’autorə stessə, sempre per via di quel famoso taglio di pagine da parte dell’editor. Con qualche pagina in più gli archi narrativi delle relazioni amorose sarebbero stati assai più convincenti e avrebbero dato meno la sensazione che le cose accadessero a caso. Oltretutto, la questione della relazione poliamorosa appare coraggiosa in un contesto di editoria tradizionale e tuttavia non era intenzione dell’autorə farne una rivendicazione proprio in virtù del fatto che nelle fanfiction è una dinamica che è sempre esistita. I personaggi maschili, poi, forse sono persino preferibili alla protagonista, perché meglio delineati nelle loro emozioni, meno granitici e meno stereotipi (e anche meno overpower, diciamolo). 

Tuttavia, se da un lato non ho particolarmente apprezzato la caratterizzazione psicologica di Zeitan, ne ho apprezzato quella fisica, poiché il suo è quello che viene considerato un corpo non conforme, nel suo essere rotondetta in una società che esalta la magrezza da fame. Ma soprattutto, la sua rappresentazione dei piedi fasciati (pratica che consiste nello spezzare, piegare e fasciare i piedi delle bambine per mantenerli piccoli e graziosi) riesce contemporaneamente a mostrare un personaggio con una disabilità fisica e dolori cronici e anche a fare una critica sociale in un contesto in cui l’oppressione femminile è considerata culturale.

Ultima cosa da aggiungere e poi vi lascio andare: con tutta probabilità questo romanzo non sarà autoconclusivo, il che ci pone davanti due strade. O il seguito sarà sviluppato meglio perché all’autorə saranno concesse più pagine per dare respiro alla storia, oppure sarà un flop completo, dal momento che tutti gli elementi che in Iron Widow costituiscono una novità, non lo saranno più avanti. Ai posteri l’ardua sentenza.

In conclusione, da Iron Widow forse ci si aspettava di più, è un libro che ha delle mancanze a livello di sviluppo della trama e dei personaggi e che nonostante ciò riesce a fare delle scelte coraggiose e a intrattenere bene anche grazie alla sua scorrevolezza. Piacerà soprattutto a chi ama i manga, gli anime e le ambientazioni alla Miyazaki, ma è invece sconsigliato a chi nella lettura cerca l’approfondimento psicologico dei personaggi.


(Ringrazio giuliabifrost per avermi aiutata a districare molte questioni riguardo a questo libro, vi lascio il suo canale YouTube con tutte le fonti)

lunedì 16 maggio 2022

Questa Violenta Fine

 Buongiorno, bellezze! Siamo di nuovo qui per un review party grazie alla mia amica Alessandra e alla ce che ci ha fornito il file per la lettura in anteprima. Quindi andiamo a cominciare.


  • Titolo: Questa Violenta Fine
  • Titolo originale: Our violent ends
  • Autrice: Chloe Gong
  • Traduttrice: Laura Miccoli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804743439
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Corre l'anno 1927 e Shanghai pare ormai sull'orlo della rivoluzione. Dopo aver fatto credere a Roma di aver commesso un crimine terribile pur di allontanarlo da sé e proteggerlo da una faida sanguinaria, Juliette si è lanciata in una nuova missione. Una mossa sbagliata, però, e metterà a rischio il suo ruolo al comando della Gang Scarlatta, dove già qualcuno è pronto a prendere il suo posto. Roma intanto non si dà pace: se lui non avesse permesso a Juliette di rientrare nella sua vita, niente di quel che è successo sarebbe accaduto. E, in preda alla disperazione e determinato a sistemare la situazione, arriva persino a maturare un'idea estrema. Quando però un nuovo mostruoso pericolo si manifesta in città, nonostante i tanti segreti che li separano, Juliette e Roma si ritrovano un'altra volta faccia a faccia. Shanghai, poi, è ormai sull'orlo del collasso: i nazionalisti stanno marciando sulla città, le voci di una guerra civile imminente si fanno sempre più insistenti e la leadership delle due gang rischia il totale annientamento. Roma e Juliette non hanno scelta: devono unire le loro forze se vogliono anche solo sperare di sconfiggere ciò che minaccia loro e la città. Ma i due ragazzi sono preparati a tutto tranne che al compito più difficile: proteggere i loro cuori l'uno dall'altra.

Recensione e commento

Tanto per cominciare qui trovate la recensione del libro precedente, ovvero Queste Gioie Violente, che per me è stata una lettura dirompente, di qualità e ben costruito. Sembra assurdo pensare che questa dilogia sia un esordio letterario. Eppure, se da un lato Questa Violenta Fine conserva molti dei pregi del romanzo che lo precede, sviluppa anche questo difetto in più: da un lato abbiamo una prosa che è sempre meravigliosa, con personaggi che sono ben costruiti, meravigliosamente approfonditi in pochi tratti e che si rifanno in modo autentico ma non letterale ai personaggi dell’opera shakespeariana, dall’altro, la trama è un po’ un copia-incolla di Queste Gioie Violente, poiché i fatti che avvengono sono molto simili, solo con delle dinamiche interpersonali ribaltate. Forse per questo motivo, il ritmo appare meno serrato e la trama un po’ più prevedibile, anche se non banale. 

L’autrice con i suoi bambini
Sicuramente, la forza di questo romanzo sono i personaggi poliedrici, ragazzi che si permettono di sognare un mondo migliore mentre il loro va in pezzi. Anche i secondari, che già ci avevano fatto innamorare in Queste Gioie Violente, qui hanno un ulteriore scatto di crescita e un maggiore approfondimento grazie al cambio di prospettive e di circostanze. In effetti, in questo secondo capitolo, il focus sono più i personaggi e la loro interiorità, invece che la storia in sé, che, sebbene ripetitiva, è comunque sempre ben costruita, lasciando un finale sospeso che potrebbe dare spazio a un nuovo capitolo della saga. Anche le vicende politiche e gli intrighi di mafia trovano moltissimo spazio, eppure Chloe Gong riesce a fare critica sociale, inserendo temi come la ghettizzazione e il colonialismo, senza ch questi siano soverchianti rispetto alla trama.

In sostanza, la qualità di Questa Violenta Fine è leggermente inferiore a quella di Queste Gioie Violente, ma resta comunque altissima grazie a una prosa evocativa, a una costruzione credibile, a dei personaggi ben caratterizzati e con cui si empatizza facilmente e a un’ambientazione davvero interessante e fuori dagli schemi. Questa splendida dilogia (o forse trilogia?) rappresenta davvero un faro nella notte della letteratura young adult, perché per una volta la voce narrante non semplifica gli eventi in modo eccessivo, creando una storia che vale la pena di leggere a qualsiasi età.


martedì 10 maggio 2022

Queste Gioie Violente

 Salve, gente! Dai, dai, cominciamo subito, senza perderci troppo in chiacchiere. Ringrazio Alessandra per questo magnifico evento e la casa editrice per avermi consentito di leggere il libro in anteprima.


  • Titolo: Queste Gioie Violente
  • Titolo Originale: These Violent Delights 
  • Autrice: Chloe Gong
  • Traduttrice: Laura Miccoli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804743422
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Corre l'anno 1926 e a Shanghai, scintillante come non mai, si respira un'aria di dissolutezza. Una faida sanguinosa tra due gang nemiche tinge di rosso le strade, lasciando la città inerme nella morsa del caos. Al centro di tutto c'è la diciottenne Juliette Cai che, dopo un passato lontano dagli affari di famiglia, ha deciso ora di prenderne in mano le redini e assumere il ruolo che le spetta di diritto nella Gang Scarlatta, un'organizzazione di criminali completamente al di sopra della legge. Ma non sono gli unici a voler imporre il proprio controllo sulla città. A contendere il loro potere, infatti, ci sono i Fiori Bianchi, nemici da generazioni. E dietro ogni loro mossa, c'è il loro rampollo, Roma Montagov, il primo amore di Juliette... ma anche il primo ad averla tradita. Quando gli affiliati di entrambe le gang iniziano a mostrare segni di instabilità, che culminano in suicidi cruenti, si diffondono strane voci. Si parla di contagio, di follia, di mostri nascosti nell'ombra. A mano a mano che le morti si accumulano, Juliette e Roma sono costretti a mettere da parte le armi – e il rancore che provano l'una per l'altro – e a iniziare a collaborare. Se non riusciranno a fermare il caos che sta sconvolgendo la loro gente e Shanghai, non resterà più nulla su cui esercitare il loro dominio. In questa spettacolare e originalissima rivisitazione del classico di Shakespeare, Chloe Gong conduce i lettori in un viaggio avventuroso e commovente durante il quale violenza e passione si mescolano nei destini dei giovani protagonisti.

Recensione e commento

Che deliziosa, inaspettata, bellissima sorpresa è stata questo libro, cominciato con aspettative un po’ basse per via delle molte delusioni avute leggendo libri dello stesso tipo, invece Queste Gioie Violente si distingue nettamente per la sua qualità.

Gli elementi da prendere in considerazione sono molteplici e sarà difficile parlare di tutto senza diventare prolissa, ma farò del mio meglio. Partendo dal l’ambientazione, si può dire che questa Shanghai vissuta durante la Belle Époque è intrigante, credibile e ha un peso talmente importante all’interno del romanzo che si può quasi arrivare a considerarlo uno urban fantasy, perché è proprio la spartizione del territorio che è il movente narrativo della storia: due famiglie mafiose che lottano per il dominio di Shanghai. E sono proprio queste due fazioni, Fiori Bianchi e Scarlatti, quelle a cui appartengono Roma e Juliette, i protagonisti della storia che ricalcano i personaggi shakespeariani. Roma e Juliette sono entrambe creature a metà tra due mondi, sia per via dell’epoca in cui agiscono, tra due guerre mondiali, sia perché sono costretti a una vita che non hanno scelto, ma che devono seguire sia per dovere dinastico sia per sopravvivenza. Siamo lontani dal sogno americano e dalla sensazione di straniamento tipica degli immigrati che non sanno a quale mondo appartengono, qui Roma e Juliette, nonostante siano un occidentale e un’asiatica, non hanno la sensazione di trovarsi nel posto sbagliato, quanto di trovarsi nella situazione sbagliata. Le loro differenze non consistono nella loro etnia, ma nel semplice essere nati in due fazioni rivali, che si spartiscono le briciole di ricchezza mentre i colonizzatori bianchi fanno il bello e il cattivo tempo con le nuove aziende (in cui spesso i cinesi non sono ammessi). 


Se da questo libro vi aspettate tanto romance, purtroppo non è quello che troverete; va bene, invece, se quello che cercate è una lettura ritmata e ricca di azione, in cui succede sempre qualcosa, non solo avvenimenti funzionali a far interagire i due protagonisti. I loro incontri sono in qualche modo sempre giustificati e verosimili ed è proprio la verosimiglianza ciò che più ho apprezzato durante la lettura, perché non ci sono né episodi cheap, né momenti smielati che sarebbero risultati totalmente fuori contesto per due personalità criminali come loro. È molto raro per me apprezzare tanto i protagonisti dei libri come ho fatto in questo caso, perché per una volta Juliette non è la classica eroina degli young adult, di cui viene detto che è bella, sveglia e onnipotente: Juliette è davvero quello che dice e che ci viene detto. E se da un lato lei è come la Giulietta di Shakespeare, realista e pragmatica, Roma non è lo scimmione geloso e senza cervello che si fa ammaliare da lei, è un ragazzo con dubbi, incertezze e di cui si percepisce tutta la stanchezza per una vita passata a guardarsi le spalle, ma anche lui è simile al Romeo che conosciamo, idealista e romantico. È soprattutto lui il primo a perdonare e a mostrare i suoi sentimenti, non solamente in materia amorosa. I riferimenti all’opera originale sono numerosi, ma non sono mai letterali, non sono semplici trasposizione in prosa in chiave moderna, ma vengono sempre riadattati, al punto che ci si dimentica di star leggendo un retelling (e questa è una cosa molto positiva).

Vi sono anche altre caratteristiche comuni a Romeo e Giulietta, sempre rivisitate e rese aderenti al contesto, come il linguaggio, che è sempre importante, ma sotto aspetti diversi, per esempio, dal momento che le vicende si sviluppano in Cina, in un contesto multiculturale, i vari dialetti cinesi e le lingue più parlate dagli stranieri sono fondamentali per consentire ai personaggi di seguire delle piste e poter agire. I personaggi sono sempre attivi e non aspettano il corso degli eventi, anche quelli secondari, che non sono semplici casse di risonanza per la psicologia dei protagonisti; anche loro sono apprezzabili e molto importanti nell’intreccio, persino nel finale, e questa è probabilmente una delle ragioni per le quali succede sempre qualcosa e c’è sempre qualcosa da scoprire. In questo senso, magistrale è la prosa di Chloe Gong, che scrive in terza persona singolare e utilizza la focalizzazione interna mobile, passando senza soluzione di continuità dal punto di vista da questo a quel personaggio, consentendo a chi leggere di avere contemporaneamente delle informazioni necessarie allo sbrogliamento delle vicende, sia di comprendere qualcosa sulla psicologia dei protagonisti, senza che le loro emozioni debbano essere spiegate in modo letterale: ci basta sapere come filtrano ed elaborano il mondo attorno a loro per sapere chi sono. 

Ma visto che si dice che nessuno è perfetto, ci tocca trovare dei difetti anche a questo libro, anche se sto veramente facendo la puntigliosa. Per dovere di cronaca bisogna dire che il finale si sfilaccia leggermente, a causa delle traballanti motivazioni dell’antagonista, che si lancia anche in uno spiegone. Peccato, dato che l’autrice era riuscita a non farne mai, di spiegoni, e aveva avuto successo nell’impresa di far sapere le informazioni a chi legge sempre in modo credibile attraverso un ben scritto e sviluppato flusso di coscienza dei personaggi.

Nel complesso, Queste Gioie Violente è un libro davvero valido per qualità della prosa e della trama. Consigliato soprattutto a chi cerca una lettura avvincente e veloce, senza molto romanticismo e in cui nulla viene lasciato al caso. Non resta che sperare che il secondo libro, di cui troverete qui la recensione tra una settimana esatta, sia altrettanto valido.

giovedì 5 maggio 2022

Made for Love

  • Titolo: Made for Love
  • Titolo originale: Made for Love
  • Autrice: Alissa Nutting
  • Traduttrice: Sara Puggioni
  • Codice ISBN: 978-8804744214
  • Casa Editrice: Mondadori
Trama

Hazel si è appena trasferita nella comunità di pensionati – a dire il vero, è un campo roulotte – in cui vive suo padre assieme a Diane, una bambola del sesso iperrealistica. La convivenza è a dir poco tesa, ma l'alternativa è anche peggiore. Hazel infatti è scappata dal marito miliardario, Byron Gogol, CEO e fondatore delle Gogol Industries, un'azienda che sta facendo di tutto per rendere i suoi prodotti e le sue tecnologie indispensabili nella vita quotidiana di chiunque. Per oltre un decennio, Hazel ha tollerato di essere isolata dalla famiglia e dagli amici, controllata in ogni suo movimento. Ma quando Byron le ha proposto di collegarsi a lui tramite un chip impiantato nel cervello, ha capito che il marito aveva passato il segno ed è fuggita a gambe levate, rendendosi irreperibile. Solo che il mondo in cui ha cercato rifugio è davvero molto diverso dalla bolla asettica in cui ha trascorso gli ultimi anni. Mentre Hazel cerca di ritagliarsi una nuova vita in questo territorio inesplorato, Byron utilizza gli strumenti più sofisticati a sua disposizione per trovarla e riportarla a casa. Le sue minacce diventano sempre più sinistre e Hazel dovrà fare scelte difficili per difendersi e liberarsi del controllo soffocante di Byron una volta per tutte.

Recensioni e commento

Vi è mai capitato di capitare su quei programmi in seconda serata, o addirittura a notte inoltrata, dove a persone con malattie cutanee vengono spremuti brufoli, estratti lipomi, applicate cure ormonali alle loro piaghe e ogni singola volta la dottoressa paragona quello che esce dalla loro pelle a cibi diversi? “Quello che è uscito spremendo questo brufolo sembra proprio pappa d’avena” “Questo lipoma ha l’aspetto di un petto di pollo”. Made for Love è un po’ come quei programmi: mostra senza nessun tipo di filtro ogni singolo pensiero intrusivo, per quanto disgustoso possa essere, dei protagonisti e, esattamente come quei programmi, per quanto disgusto si possa provare non si riesce a smettere di guardare. 

Sapevate che da questo libro è stata tratta una serie tv?

Non so bene a che tipo di pubblico sia adatto questo romanzo, perché non è un brutto, ma non è di quelle storie che puntano a emozionare, non prende allo stomaco e non fa stringere il cuore, eppure è un libro cerebrale e ironicamente intelligente, che striscia sotto la pelle per rimanere impresso e che ci si accorge di aver apprezzato solo quando lo si analizza con distacco dopo averlo finito. Questo, probabilmente, è un effetto desiderato dall’autrice, che in Made for Love crea una sorta di distacco tra i protagonisti e la loro stessa esistenza e analizza il rapporto che abbiamo con la tecnologia, senza retorica e senza paternali alla si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio e quando-ero-piccola-io-qua-era-tutto-campagna-e-uscivamo-a-giocare-fuori. La tecnologia, in questo romanzo, ha raggiunto un livello di efficienza tale da lasciare tantissimo tempo libero, che però non si sa bene come impiegare, persino gli orgasmi, raggiunti con vibratori di ultima generazione, sono così puntuali e precisi da far passare la voglia di provare a trovarli da sé o con qualcun altro. In effetti, uno dei temi centrali di questo romanzo è proprio la sessualità che, diciamocelo, move il sole e l’altra stelle da sempre, ma affrontata sempre da punti di vista diversi ed è tutta via così pervadente in ogni pagina che a persone sensibili potrebbe dare molto fastidio. Del resto la storia si apre con un anziano vedovo che si compra una bambola del sesso iperrealistica che usa non esclusivamente per ciò per cui è stata costruita, ma anche per sentirsi meno solo. Il livello tecnologico è così avanzato che persino le perversioni sessuali possono essere corrette e indirizzate verso nuovi orizzonti, eppure non curate né trattate con terapia psicologica, perché i rapporti personali restano sempre superficiali, persino quelli tra genitori e figli, lasciando la costante sensazione di essere irrimediabilmente soli al mondo, persino in posti chiamati casa. Per conoscere qualcuno, in un mondo del genere, non serve uscire assieme e decidere liberamente di confessarsi un poco per volta all’altra persona, ma si punta a impiantarsi chip nel cervello per collegare le proprie menti e cessare di essere individui e diventare irreversibilmente coppia. 

Effettivamente, alcune scene costruite dall’autrice sono geniali, ad esempio quella in cui Hazel, la protagonista, conosce Byron, suo marito. Byron è un magnate della tecnologia e i due si incontrano nello stesso modo in cui la protagonista di Cinquanta sfumature di Grigio ha conosciuto mr Gray di staceppa, solo che, sebbene la scena sia esattamente la stessa, così come i suoi contenuti non cambino, questo rapporto viene mostrato sin dal primo momento come problematico, soverchiante e malato, con Byron che vuole avere totale controllo su sua moglie al punto che lei, già non sapendo nulla su di sé, arriva a essere tutto ciò che lui desidera. Hazel a differenza di quella mucillagine priva di spina dorsale della protagonista di Cinquanta sfumature di disfunzionalità, scappa a gambe levate dal marito, anche a costo della propria morte e intraprende un viaggio interiore che la riconnetterà con sé stessa e la porterà lontana dalla ricerca della perfezione asettica e irraggiungibile.

La trama in sé non presenta buchi ed è strana quanto il suo contenuto, ma decisamente interessante (non necessariamente in positivo) e sensata, che connette tutti i punti sul finale e che, in modo molto diverso dalla realtà, riporta la giustizia in mezzo al caos. 

Se sei qui per farti dire “consiglio/non consiglio questo libro” temo di non avere niente per te: Made for Love è un’esperienza che bisogna vivere in modo del tutto personale e individuale e come opera si allontana molto dall’universalità. Ciò che è certo è che per capire se sia un libro nelle proprie corde va affrontato, pur preparandosi all’idea che possa non piacere, dal momento che si tratta di un libro davvero unico nel suo genere.

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...