mercoledì 21 aprile 2021

Qui nel Mondo Reale

  • Titolo: Qui nel mondo reale
  • Titolo originale: Here in the Real World
  • Autrice: Sara Pennypacker  
  • Traduttore: Paolo Maria Bonora
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817149020
  • Editore: Rizzoli
 
Trama
 
 Ware non vede l’ora di trascorrere l’estate perso nel suo mondo, a sognare di cavalieri medievali e, in generale, per i fatti suoi. Ma i genitori lo iscrivono all’odiato centro estivo, dove dovrà sopportare “interazioni sociali significative” e tutte le attività previste per i cosiddetti ragazzi normali. Quando scopre una chiesa in rovina poco distante, l’estate prende una piega decisamente più avvincente. In mezzo alle macerie incontra una ragazzina che coltiva papaye. Si chiama Jolene e non lo accoglie di certo a braccia aperte; prima cerca di cacciarlo, poi non smette di prenderlo in giro e dirgli che lui non vive nel mondo reale. Per quanto siano diversi, i due hanno però una cosa in comune: per loro quel posto diventa un rifugio. Un rifugio minacciato, purtroppo, che Ware è deciso a salvare seguendo le regole del codice cavalleresco. Ma com’è un eroe nella vita vera? E cosa possono fare due ragazzini da soli? 
 
Recensione e commento 

Qui nel Mondo Reale è un candidato ufficiale a miglior libro del 2021. In questo struggente romanzo per ragazzi conosciamo Ware, un ragazzino di undici anni silenzioso e introspettivo, ipersensibile e dolorosamente empatico, definito strano dai suoi genitori e da tutte le figure autorevoli della sua vita, motivo per cui la sua autostima traballa pericolosamente. In alcuni punti della storia particolarmente malinconici, Ware esprime il desiderio di non essere mai nato, dal momento che è una delusione totale per i suoi genitori, i quali, però, sono troppo impegnati a fare i doppi turni per preoccuparsi di non essere deludenti per lui. Per la crescita della sua autostima, sarà vitale la sua amicizia con Jolene, una bambina che sembra una settantacinquenne, tanto è disillusa verso la vita. Jolene coltiva papaye, in modo da poter avere dei soldi per la stabilità economica che tanto sogna, ed è ossessionata dal riutilizzo: per lei nulla è irrecuperabile e le piace dare una nuova vita agli oggetti che per gli altri sono immondizia. Lei stessa, abbandonata su uno zerbino come si fa con il secchio dell'umido, vorrebbe essere vista diversamente. Anche Ware ha un'ossessione, quella dei cavalieri medievali e vive seguendo i loro dettami e mettendo la sua vita al servizio del prossimo, infatti questo atteggiamento si riflette non solo nell'aiuto che darà alla sua nuova amica, ostinatamente, per tutto il libro, ma anche nell'atteggiamento di protezione nei confronti dei genitori, a scapito dei propri desideri.
Se volete piangere, vi consiglio Pax, della stessa autrice
 Entrambi hanno una formazione stupenda, perché lei comincerà ad avere un po' di speranza per il futuro e di fiducia verso il prossimo, mentre Ware riuscirà a dare valore a ciò che lui desidera per sé. La sua crescita è quella che dovremmo avere tutti, poiché diventa la versione migliore di sè stesso, secondo i suoi standard, senza preoccuparsi delle aspettative altrui. Impara ad accettarsi, senza essere autoindulgente. Scopre che ci sono effettivamente delle cose che gli riescono bene e che non riuscicva ad aprirsi e a fare gruppo con gli altri (come la mamma che lo definisce "antisociale" tanto vorrebbe) solo perché non aveva ancora trovato qualcosa in cui fosse abile e che lo facesse sentire sicuro di sé. Così come Jolene, anche lui aveva solo bisogno di vedere il mondo da un'angolazione diversa, perché è vero che il mondo reale non è il Pese della Giustizia, come lo canzona Jolene, ma è vero che loro hanno il potere di cambiare alcuni degli eventi che gli accadono e migliorarne una parte, perché in fin dei conti non siamo canne (o papaye) al vento.
Qui nel Mondo Reale è chiaramente un libro struggente e malinconico, ma con un ottimo messaggio di fondo, il libro che ogni undicenne stramboide vorrebbe leggere e in cui ogni adulto che è stato un undicenne stramboide si rispecchierà.

venerdì 16 aprile 2021

Ruin and Rising


Bentornatɜ sul blog, carɜ lettorɜ. La recensione di oggi riguarda un libro che ho amato e che ho avuto la fortuna di leggere in anteprima grazie alla casa editrice e all'impareggiabile Ylenia, che ha organizzato l'evento. Senza ulteriori indugi, cominciamo.
  • Titolo: Rovina e ascesa
  • Titolo originale: Ruin and Rising
  • Autrice: Leigh Bardugo
  • Traduttrice: Roberta Verde
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804728757
  • Editore: Mondadori
 Trama
 
"Disprezza il tuo cuore." Era quello che volevo. Non volevo più essere in lutto, soffrire per qualche perdita o per i sensi di colpa, o per la preoccupazione. Volevo essere dura, calcolatrice. Volevo essere impavida. Fino a poco prima mi era sembrato possibile. Ora ne ero meno sicura. L'Oscuro ha ormai esteso il suo dominio su Ravka grazie al suo esercito di creature mostruose. Per completare i suoi piani, gli manca solo avere nuovamente al suo fianco Alina, la sua Evocaluce. La giovane Grisha, anche se indebolita e costretta ad accettare la protezione dell'Apparat e di fanatici che la venerano come una Santa, non ha perso però le speranze: non tutto è perduto, sempre che un certo principe, sfacciato e fuorilegge, sia sopravvissuto, e che lei riesca a trovare la leggendaria creatura alata di Morozova, la chiave per liberare l'unico potere in grado di sconfiggere l'Oscuro e distruggere la Faglia. Per riuscirci, la potente Grisha dovrà tessere nuove alleanze e mettere da parte le vecchie rivalità. Nel farlo, verrà a conoscenza di alcuni segreti del passato dell'Oscuro che getteranno finalmente luce sulla natura del legame che li unisce e del potere che l'uomo esercita su di lei. Con una nuova guerra alle porte, Alina si avvia verso il compimento del proprio destino, consapevole che opporsi all'ondata di crescente oscurità che lambisce il suo paese potrebbe costarle proprio quel futuro per cui combatte da sempre
 
Recensione e commento

Chi segue questo blog sa che quella per Bardugo non è solo ammirazione, ma una vera e propria malattia (qui trovate il link agli altri articoli). In questo terzo romanzo della Grisha Trilogy le cose da dire sono numerose, prima fra tutti che il miglioramento rispetto al primo libro è eccezionale, infatti la trama tiene ed è più complessa rispetto al primo capitolo della saga, ma anche la prosa è diventata molto più sicura e sensuale e, bisogna dirlo, in Ruin and Rising Bardugo ci riserva anche una certa dose di trash (di quello innocuo, che fa sempre piacere) per ravvivare un po' l'atmosfera e non rendere tutto eccessivamente cupo. Come al solito e come in ogni suo romanzo, il worldbuilding è un punto di forza, così come la costruzione di lingue e modi di dire ed è innegabile che la protagonista, Alina, abbia avuto un'evoluzione che va di pari passo con quella dell'autrice.
Le donne del Grishaverse
By @kevinwada
Qui, sebbene si senta un po' in certi punti la mancanza di un personaggio carismatico, c'è molto più spazio per la sua introspezione e la lenta consapevolezza di poter essere abbastanza per sè stessa e per poter decidere il proprio futuro, a dispetto della guerra o degli intrighi di corte. Capisce di avere in sè sia luce che oscurità e che nessuna delle due può prevalere, poiché entrambe possono essere accecanti e un eccesso di ognuna impedisce di vedere la tridimensionalità. Arriva ad accettare tutto di sè, anche i suoi lati negativi e smettere di cercare di essere la perfezione che gli altri si aspettano. Come già accennato, alcuni personaggi centrali dei due capitoli precedenti, in questo volume restano un tantino sullo sfondo, come Nikolai o il Darkling, eppure questo non solo dà alla protagonista la possibilità di sbocciare, ma anche ad altri personaggi di emergere: Zoya viene approfondita, Genya deve fare i conti con le sue cicatrici e Mal, forse, riesce a fare un po' di autocritica e capire di non essersi sempre comportato bene con Alina. Il ritmo del libro è estremamente incalzante, si divora in pochissimo tempo, i dialoghi sono verosimili, molto ben costruiti e divertenti e il ritmo a precipizio fa un po' disperare il lettore che, a cinquanta pagine dalla fine, non ha ancora idea di come i personaggi a cui si è affezionato verranno fuori da certe situazioni scomode. I dialoghi e i flussi di coscienza fanno percepire la sofferenza della protagonista come se fosse la propria e il cuore del lettore si spezza numerose volte prima del finale. La chiusura non è realistica in tutti i punti, il libro non è tecnicamente perfetto, eppure riesce a commuovere con questo finale dolceamaro, in cui Alina un po' vince e un po' perde e forse fa scendere qualche lacrima (non a me, io non ho emozioni, no sto piangendo, è una reazione allergica all'umanità...).
Se i primi capitoli della saga erano un po' acerbi, qui si vede molta più maturità sia dal punto di vista della scrittura, sia dei temi trattati, ma soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento emotivo. Se c'è una cosa che quest'autrice cerca sempre di insegnare ai propri lettori è che ognuno deve essere sè stesso, senza porre alcuna condizione alla propria libertà. Ora correte a leggere la dilogia di Sei di Corvi (qui la recensione) prima che esca la serie tv il 23 aprile. Veloci!



venerdì 9 aprile 2021

Il Rintocco


Bentornat
ɜ sul blog, carɜ lettorɜ. L'articolo d oggi riguarda il capitolo conclusivo della trilogia della Falce (trovate qui la recensione dei due volumi precedenti). Ringrazio tantissimo la mia amica Ylenia per aver organizzato l'evento e la casa editrice per avermi fornito il file in anteprima.
 

  •  Titolo: Il Rintocco 
  • Titolo originale: The Toll 
  • Autore: Neal Shusterman 
  • Traduttrice: Lia Tomasich 
  • Lingua originale: inglese 
  • Codice ISBN: 978-8804729754 
  • Editore: Mondadori

Trama

Da tre anni Citra e Rowan sono scomparsi: da quando cioè la falce Goddard ha assunto il potere e il Thunderhead si è chiuso in un silenzio che solo Greyson Tolliver riesce a infrangere. La città-isola di Endura, il "cuore pulsante" della Compagnia delle falci, è perduta, affondata per sempre nelle acque dell'oceano, e con lei le Grandi falci. Davvero sembra che ormai nulla possa impedire il dominio assoluto di Goddard, nominato Suprema Roncola della MidMerica. E, mentre gli echi della Grande Risonanza scuotono ancora il cuore della Terra, la domanda è una sola: c'è ancora qualcuno in grado di fermare il tiranno? Gli unici a saperlo sono la Tonalità, il Rintocco e il Tuono.


Recensione e commento

Fabio De Luigi. Paura, eh?
Avete Presente quando Fabio De Luigi, a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila, faveca l'imitazione di Lucarelli, raccontando sconclusionate storie thriller? Ecco, per rimandare alla frase "quest'uomo è così importante che il suo autista ha un proprio autista, il quale ha un suo autista, che è il Re di Frosinone", su Il Rontocco possiamo dire che questo libro è un buco di trama tale, che il suo buco di trama, è composto da buchi di trama, che hanno al loro interno degli altri buchi di trama, che sono dei buchi neri super massivi". Shusterman, invece di fingere nonchalance, cerca di coprire le falle dei due libri precedenti provando a metterci una pezza che in realtà ottiene il solo risultato di far notare maggiormente gli errori: nel libro precedente (trovare qui la recensione) ci eravamo lasciati con un finale che aveva ben poco di realistico sia per costruzione degli eventi che per verosimiglianza. 

Questo libro nello specifico è un grosso brodo annacquato, dal momento che gli eventi, per così dire, salienti, in tutto il romanzo sono tre o quattro, che vengono allungati con digressioni, decrizioni, parentesi, tabelle, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale che non aggiungono nulla alla storia e anzi, invece di calare il lettore negli avvenimenti, non fanno che che annoiarlo. Di sicuro non servivano quasi cinquecento pagine per concludere questa trilogia. Le cose che non vanno non si contano, e spaziano dalla costruzione di un sistema economico che non ha minimamente senso di esistere, in un mondo in cui si lavora per hobby e in cui non ci sono diseguaglianze (scoprono per la prima volta il socialismo solo quando si trovano su un'isola deserta. Buongiorno), alle motivazioni per cui i personaggi fanno le cose. Nello specifico, il Thunderhead è forse il personaggio meno coerente che si sia mai visto di recente: in Thunderhead smette di parlare all'umanità al fine di infliggerle una punizione eseplare e per fare in modo che essa impari ad arrangiarsi da sola, eppure, anche stando in silenzio non smette di gestire le cose, fa arrivare il cibo, aggiorna le liste di collocamento, pilota navi e aerei in giro per il mondo. Praticamente è come se Alexa smettesse di parlarti, ma alla tua domanda "Alexa, che tempo farà domani?" ti fa trovare l'ombrello accanto alla porta. Tira lui le fila della storia, anche se fa finta di non voler interferire. Non ha semplicemente senso il modo di comportarsi di questa IA. Le sue inefficienze non si contano, ad esempio i motivi per cui non si occupa delle morti lui stesso, invece di lasciar fare agli imperfetti umani che tanto ama: se gli umani sono fallibili e lui no, perché lascia che decidano chi vive e chi muore, invece che farsene carico lui? Il motivo che "non voglia essere un mostro" non sta in piedi, così come non ha senso che non si operi un controllo delle nascite, invece di squartare la gente in massa a destra e a manca e non poter interferire con l'operato delle falci.
L'Ing. Cante intento a programmare il Thunderhead.
Ma chi l'ha programmata, questa IA, l'Ingegner Cane? Mentre leggevo questo libro avevo in testa la voce di Joe Bastianich che diceva "Il Thunderhead che facevah fintoh di saperah come si comportano le IA vereh". 

Tutti questi buchi di trama potevano essere perdonati e tralsciati fino al momento in cui la storia aveva qualcosa da dare, infatti il primo libro, per quanto non abbia vinto il premio Pulitzer, ha comunque suscitato delle riflessioni interessanti sul senso della vita, ma nel momento in cui tali riflessioni si esauriscono, allora le mancanze diventano imperdonabili, perché non resta niente di salvabile: la trama è un enorme buco (che a sua volta ha un buco etc). 
Passando ai personaggi meno cibernetici, possiamo prendere in considerazione i due protagonisti, che hanno avuto l'instant love più instant della storia, dal momento che in tre libri si sono visti sì e no quattro volte per poi essere separati e riuniti varie volte, sempre con dinamiche simili. Citra e Rowan crescono abbastanza poco rispetto al volume precedente (erano anche già overpower. Nessuno impara le arti marziali alla perfezione in un anno di allenamento) e si vedono di rado: non compaiono nemmeno per le prime 120 pagine e anche per il resto del libro la loro presenza sarà pressoché trascurabile. Anche Goddard non ha avuto un minimo di crescita come antagonista, è sempre cattivo perché è cattivo e continua a essere piatto quanto il mio petto fino alla conclusione delle vicende. Questo cattivo mediocre, bidimensionale, dall'intelligenza nella media e che ci leviamo dalle scatoline in tre righe e mezzo quando arriva la resa dei conti, riesce da solo a mettersi in tasca non solo una IA sedicente infallibile, ma anche l'umanità intera e non trova mezzo individuo dotato di spina dorsale che lo schiaffeggi e lo mandi a letto senza  cena. Persino Greyson, il personaggio più convincente di Thunderhead, qui appare peggiorato sotto certi aspetti e i suoi conflitti interiori sono una pallida imitazione di quanto visto in precedenza. La cosa più fastidiosa è che in conclusione tutti i personaggi verranno accoppiati, c'è una ship per tutti, nessuno che dica "nah, sto bene così. Solo io, il mio gatto e le vocine dentro la mia testa". 

Una cosa che potrebbe dare fastidio è il modo in cui l'autore ha deciso di trattare un tema delicato e importante come la fluidità di genere: riduce tutto a una pagliacciata e fa sembrare le persone fluide un po' dei fenomeni da baraccone che decidono il propro genere per capriccio più che per inclinazione (non che la cosa ai fini di trama abbia un peso). Per non parlare del fatto che in traduzione, e questa non è colpa di Shusterman, si è fatta molta confusione tra genere e sesso biologico. Degli errori e inesattezze in campo musicale non parliamo nemmeno, perché ci vorrebbe un articolo a parte.
La trilogia al completo dalla pagina della CE

Anche la parte relativa alla verosimiglianza in questo terzo volume è controversa: Shusterman in alcuni punti è ossessivo al millesimo sulla scientificità di alcune scene, con tanto di interminabili descrizioni sulle onde radio, mentre altre volte decide che non gliene frega un tubo e chi se ne frega di informarci sulla musica o in ambiti della scienza che gli rovinerebbero la trama che si era prefissato. Il problema è che se si è scientificamente accurati su un evento, allora lo si deve essere in tutti: non ha senso che venga descritto minuziosamente il movimento delle onde radio prendendosi tre pagine di spazio, ma poi venga dichiarata impossibile la corsa allo spazio perché inattuabile e contemporaneamente fare cose molto più difficili come recuperare casse dai fondali oceanici ad altissime atmofere di profondità. Anche la linea temporale fa più acqua del Titanic, poiché l'era mortale è passata da...rullo di tamburi...duecento anni. Duecento anni è un periodo irrisotio in confronto all'immoralità e all'eternità. Si fa spesso riferimento alla pratica del ringiovanimento, ma non ha senso per due motivi: il primo è che se i personaggi si ringiovaniscono abbastanza spesso da aver vissuto una vita immortale, allora dovrebbero ricordarsi il periodo in cui sulla terra si moriva, e in pochissimi se ne ricordano, il secondo è che se la maggior parte della popolazione viene comunque spigolata in un lasso di tempo di gran lunga inferiore a quei duecento anni, allora non ha senso parlare di immortalità e non ha senso nemmeno aver rispiazzato la morte naturale. Anche perché le falci e il Thunderhead prendono in condiderazione le statistiche delle morti naturali e cercano di imitarle. A che scopo? Cui prodest? Perché non lasciare la morte naturale, se si tenta di imitare quella?

Non lo sapremo mai, perché Il Rontocco lascia più perplessità che risposte e disfa veramente tutto quello che di buono era stato fatto dagli altri due libri, poiché qui si è andata perdendo completamente la veste filosofica che si concentrava sull'importanza della nostra finitezza per dare uno scopo alle nostre vite. Un vero peccato, perché un tema tanto importante meritava di essere trattato in modo meno approssimativo.

A cosa servono le Persone?

Titolo: A cosa servono le Persone? Titolo originale: Leeva at Last Autrice: Sara Pennypacker Illustratore: Matthew Cordell Traduttore: Paol...