venerdì 29 luglio 2022

Twin Crowns

 Salve, bella gente, bentornata sul mio blog. Spero non stiate morendo troppo di caldo in questi giorni, nel qual caso spero di portare un po’ di freschezza con questa nuova recensione per un evento organizzato dalla mia amica Francesca e dalla casa editrice, che ringrazio tantissimo per la copia.

  • Titolo: Twin Crowns
  • Titolo originale: Twin Crowns 
  • Autrici: Catherine Doyle - Katherine Webber
  • Traduttrice: Sara Marcolini 
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804753544
  • Casa editrice: Mondadori 
Trama:

Wren Greenrock sa da sempre di avere una gemella e di essere destinata a rubarle il trono. Solo così può raggiungere il suo obiettivo: vendicare l'omicidio dei genitori e porre fine alla guerra contro le streghe tra le quali è cresciuta. La principessa Rose Valhart, invece, sa solo una cosa: dal potere derivano enormi responsabilità, è quindi per il bene del regno e per annientare le streghe che diciotto anni prima hanno assassinato i suoi genitori, che ha stretto un'alleanza con il feroce regno di Gevra, promettendosi in sposa al fratello del re. Il momento è giunto, Rose viene rapita e Wren prende il suo posto a palazzo. Dovrà ingannare tutti per ottenere la corona, ma un crudele intrigo e la tentazione di un amore impossibile rischieranno di mandare a monte i suoi piani, mentre Rose, decisa a diventare regina costi quel che costi, tentennerà davanti a una vita di emozioni che non credeva possibile. Mentre il giorno dell'incoronazione si avvicina ed entrambe rivendicano il proprio diritto al trono, il sinistro Veciré è ben determinato a farle fallire. Le sorelle dovranno scegliere per cosa combattere, perché allearsi o scontrarsi può fare la differenza tra la vita e la morte. Chi alla fine salirà al potere e indosserà la corona? Età di lettura: dai 12 anni.

Recensione e commento

Twin Crowns è un libro che mi ha decisamente stupita in positivo: non so bene cosa mi aspettassi, ma è andato decisamente oltre le più rosee previsioni. 

In questo romanzo ho trovato ben pochi difetti, che, questa volta, penso di dire alla fine dopo aver fatto le dovute considerazioni. Innanzi tutto è bene cominciare a parlare delle protagoniste, due sorelle gemelle le cui vite scorrono parallele, ma non simmetriche, costrette a crescere lontane a causa di una vera e propria diaspora. Le due ragazze, Wren e Rose, hanno caratteri e personalità diversi, eppure sono entrambe estremamente ben scritte e caratterizzate, senza cadere negli stereotipi della donzella indifesa e del suo esatto opposto. I loro moventi sono spesso opposti, eppure sempre comprensibili e logici, ed entrambe sono mosse da principi che non vacillano facilmente alla vista di un bel ragazzo, insomma, possono sentirsi attratte da qualcuno senza per questo perdere il lume della ragione. Questo, nello specifico, per quanto mi riguarda è stato uno degli elementi più apprezzabili della lettura, quello appunto che l’interesse amoroso delle protagoniste non sia un aspetto centrale della narrazione, ma semplicemente uno dei tanti elementi da aggiungere al loro modo di essere, ai tanti imprevisti che si trovano a dover affrontare anche quando credono di avere un piano inattaccabile. La trama è incalzante, fitta, piena di avvenimenti, tantissimi imprevisti e senza tempi morti, sterzando sempre quando sembra che  voglia andare a parare in territori già esplorati. Ed è proprio nelle circostanze peggiori che le due sorelle, convinte di essere disposte a tutto per raggiungere il loro obiettivo, mostrano la loro più grande umanità. Anche la prosa risulta estremamente fluida e compatta, nonostante si tratti di un libro scritto a quattro mani non si percepisce dove un’autrice abbia finito di scrivere e dove abbia cominciato l’altra, come se avessero usato una penna unica. Anzi, forse è proprio il fatto che dietro alla stesura della trama ci siano state due teste ad averla resa tanto interessante.

Infatti, in questo libro, difficilmente la soluzione del conflitto è basata sull'annientamento del diverso e in questo dimostra una grande crescita, poiché all’inizio della narrazione sembra che lo scontro sia inevitabile, così come inevitabili dovrebbero essere efferati assassinii, ma alla fine, anche nella realtà, a cosa porta uccidere chi è troppo scomodo solo per sbarazzarsi di un problema momentaneo? A niente, ed è apprezzabile che sia proprio questo uno dei messaggi di fondo del libro, oltre a quello di uguaglianza. 

Sui personaggi secondari, invece, la questione è più particolare, perché alcuni sono davvero interessanti, sfaccettati e memorabili nella loro verosimiglianza, nel loro essere fuori dagli schemi, nel non essere semplici pedine o specchi per le emozioni delle protagoniste, mentre altri sono esattamente quello che ci si aspetterebbe dai secondari: macchiette messe lì appositamente per funzionare da movente narrativo. Un peccato, perché questo libro avrebbe davvero potuto essere un 10, con qualche accorgimento in più.

Tuttavia, il difetto maggiore risiede nel fatto di essere un libro diretto a un target ibrido: durante la lettura mi sono sentita destabilizzata perché non capivo bene a quale tipo di pubblico le autrici si stessero rivolgendo. Twin Crowns viene venduto in Italia come libro per ragazzi e all’estero come young adult. La cosa che stranisce è che è entrambe le cose: comincia come libro per ragazzi per tono e registro, ma via via che procede diventa young adult: ci sono numerose scene in cui Wren e Rose si comportano da autentiche diciottenni (ad esempio bevendo alcolici o intrattenendosi in scene un pochino spinte) che sono situazioni in cui difficilmente una persona che rientra nella fascia di età 12-14 può immedesimarsi. È un po’ come se il tono e la costruzione della trama fossero pensati per un pubblico middlegrade, ma non la psicologia dei personaggi, che invece è molto più grande e non si adatta perfettamente al tono della narrazione. Nello stesso modo funziona anche la costruzione della storia in sé, dal momento che alcuni elementi della trama vanno bene nell’ottica di un libro per ragazzi ma non di uno young adult e viceversa. Personalmente, non me la sentirei di regalare questo libro a una ragazzina o ragazzino al di sotto dei 14 anni proprio perché è più difficile per una persona tanto giovare capire una persona più grande che il contrario, per questo preferisco trattarlo nell’ottica della fascia 14-17. Anche qui sul blog, nel punto dove vi ho copia-incollato la trama del libro, viene detto che è un libro adatto a un pubblico dodicenne, ma a mio parere questo rischia di penalizzare tanto la godibilità della lettura, che da ragazzi e ragazze troppo giovani può non essere compresa pienamente e può venire a mancare l’empatia per i personaggi. 

Quindi, in conclusione, tremate, tremate, le streghe son tornate. Twin Crowns, a mio parere, è un libro che vale assolutamente la pena di leggere grazie alla sua trama ricca e scorrevole. Non mancheranno colpi di scena, formazione dei personaggi e tanta magia. 

venerdì 22 luglio 2022

Itinerari di Scoperta: I Sottogeneri del Fantasy ordinati per Contenuto

  • Titolo: Itinerari di Scoperta
  • Autrici: Gloria Bernareggi, Sephira Riva
  • Lingua originale: italiano
  • Codice ISBN: 9788825418439
  • Editore: Delos Digital

Trama

Fantasy - saggio (42 pagine) - In questo terzo volume della “Guida al fantasy”, Gloria Bernareggi e Sephira Riva tracciano una mappa dei sottogeneri in base al contenuto

La volta scorsa abbiamo definito i sottogeneri del fantasy in base al tono: passiamo ora a definirli in base al contenuto! Quest Fantasy, Portal Fantasy, Sword & Sorcery, ma anche filoni non anglosassoni come il Wuxia e l’Isekai: la mappa del continente fantasy si amplia e aggiorna con questo terzo volume, che ci porta alla scoperta dei temi e contenuti di un genere letterario molto complesso da definire.

Classe 1990, Gloria Bernareggi ha conseguito il diploma di Tecnico dei Servizi Ristorativi indirizzo cucina, e ha poi deciso di trasformare la sua passione per il mondo editoriale in lavoro, prima iscrivendosi alla facoltà di Lettere Moderne, poi lavorando come collaboratrice per Il Giornale di Monza . Successivamente, ha iniziato collaborazioni con diverse realtà editoriali come digital content creator (in partiolare nel settore food) e come correttrice di bozze.
Scrive a quattro mani con la collega Sephira Riva e, sempre con lei, co-gestisce il blog Moedisia.eu dove si occupa di letteratura fantastica, narrativa inclusiva e critica letteraria. E per non tradire la propria vena gastronomica ha ideato la rubrica Ricette letterarie : ricette tratte dai suoi libri fantasy preferiti – e non solo.
Classe 1990, Sephira Riva è laureata in Chimica e ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. Ha vissuto per anni all’estero (Galles, Germania, Norvegia), lavorando per l’Agenzia Spaziale Europea e per l’Istituto Italiano di Tecnologia. Ha quindi avuto svariate occasioni per incontrare alien* e analizzarne i manufatti!
Pur avendo intrapreso una carriera prettamente scientifica, ha mantenuto un profondo interesse per la letteratura, partecipando a corsi e workshop di scrittura e storytelling. Scrive in coppia insieme a Gloria Bernareggi da molti anni e insieme a lei gestisce il blog Moedisia.eu, in cui si occupa di critica letteraria, narrativa inclusiva e fantasy, con post e approfondimenti tematici.
Per Delos Digital ha già pubblicato Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti , nella collana Futuro Presente curata da Elena Di Fazio e Giulia Abbate.

Recensione e commento

Ogni volta che devo parlare di un libro scritto da Sephira e Gloria (o solo da una delle due) mi sento come se dovessi recensire Umberto Eco: non ho le competenze per parlare di qualcuno così visibilmente più preparato di me. Seph e Gloria per me sono ormai diventate un punto di riferimento e questa guida non fa eccezione.

In Itinerari di Scoperta vengono elencati e spiegati oltre quaranta sottogeneri per contenuto, ovvero ordinati secondo tutti quegli elementi, ricorrenti o meno, che ne permettono la catalogazione, con tanto di titoli esemplificativi del genere. Credo che la mia sfida letteraria per l’anno prossimo sarà senza dubbio quella di leggere almeno un libro per ogni sottogenere elencato in questa guida (magari potete provarci anche voi…).
Per un’amante del fantasy come me, questa guida, che si legge in un pomeriggio, è comunque emozionante, nonostante si tratti di saggistica, perché è indice che finalmente il fantasy viene preso sul serio da un punto di vista letterario propriamente detto, come è giusto che sia, e tornare fra le pagine digitali di Delos Digital dove si spiega la nascita di un genere, che si tratti di un momento ancestrale ed epico, o di una distinzione puramente commerciale per far vendere più copie di un libro da far sembrare innovativo. 

Non mi aspettavo niente di meno da questa guida, se non una lucidissima analisi, frutto di ricerche che devono essere durate anni, che restituisce dignità a un genere a cui troppo spesso viene tolta e che in realtà affonda le sue radici nel mito, nella fiaba e nelle più antiche storie dell’umanità. Qui viene spiegato che nel fantasy, più che in qualsiasi altro genere, le contaminazioni e le influenze sono non solo possibili, ma benvenute e auspicate. Il fantasy potenzialmente non conosce limiti se non quelli della fantasia umana e consente di fornire risposte a domande non ancora esplorate o esportabili nel mondo reale (o mondo primario, se preferite) e questo consente in diverse occasioni di poter distinguere tra le varie categorie solo tramite un confine molto labile.

Tuttavia, per quanto queste mini guide, che possono essere lettere anche singolarmente, non servono solo per diventare lettori e lettrici più consapevoli, esigenti e sensibili, ma serve anche a chi vuole scrivere e intende farlo al meglio: non mancano, infatti, piccoli consigli su come non fare appropriazione culturale o cadere in stereotipi che potrebbero rendere la storia offensiva, poco efficace o facilmente dimenticabile. 

Itinerari di Scoperta non è solo una guida che permette di diventare più consapevoli nella lettura e nella scrittura, ma anche e soprattutto perché consente un enorme ampliamento dei propri orizzonti, sia per quanto riguarda il campo della letteratura di genere in senso stretto, ma anche in senso geografico, perché travalica i confini dell’Occidente del fantasy tolkieniano, per lanciarsi in avventure orientali, senza mai fare confusione tra un posto e l’altro.

Sicuramente una guida molto condensata, ma di cui, personalmente, sentivo tanto bisogno e che mi aiuterà anche nelle recensioni future. Chi ama il fantasy non può farsela scappare, anche visto il prezzo contenuto, perché il panorama letterario italiano aveva davvero bisogno di quest’apologia del fantasy. 


Altre recensioni dedicate ai libri delle autrici:

Cos’è il Fantasy

Addendum alla proposta di legge sul diritto all'autodeterminazione degli oggetti



martedì 12 luglio 2022

Le Ragazze della Libreria Bloomsbury

 Buongiorno, bella gente! La recensione di oggi riguarda un libro per il quale devo ringraziare la mia amica Beatrice e la casa editrice Mondadori per aver organizzato l’evento e avermi dato l’opportunità di leggere il libro in anteprima. Cominciamo!


  • Titolo: Le Ragazze della Libreria Bloomsbury 
  • Titolo originale: Bloomsbury girls
  • Autrice: Natalie Jenner
  • Traduttrice: Manuela Faimali
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN:
  • Casa editrice: Mondadori

Trama

È il 1949 e Londra guarda con fiducia alla ripresa economica del dopoguerra. In Lamb’s Conduit Street, nel centro della città, la libreria Bloomsbury sembra ancorata saldamente al passato: gestita con piglio severo e conservatore dal direttore Herbert Dutton, è organizzata secondo cinquantuno regole inviolabili e una gestione tutta al maschile che non dà alcuno spazio alle tre straordinarie commesse che ci lavorano.

Vivien è rimasta sola dopo che il fidanzato è stato ucciso in guerra, e la sua vita è resa ancora più complicata dall’insopportabile spocchia di Alec McDonough, responsabile del reparto narrativa. Grazie al lavoro in libreria, Grace mantiene la famiglia, barcamenandosi tra l’esaurimento del marito, il senso del dovere e i suoi sogni irrealizzati. Evie è l’ultima arrivata: tra le prime donne a laurearsi a Cambridge, si è vista negare un ruolo accademico in favore di un collega – maschio – meno promettente di lei.

Tre donne brillanti e intraprendenti che hanno la strada continuamente sbarrata da uomini meno capaci e più arroganti di loro. Finché un improvviso malore del direttore e il ritrovamento di un prezioso libro non forniscono l’occasione per un radicale e fantasioso cambio della guardia.

Attraverso il microcosmo della libreria Bloomsbury, Natalie Jenner parla del magico potere delle donne e di come, oggi non meno di allora, faticano a farsi largo in ambienti ritagliati a misura d’uomo. E racconta gli atti rivoluzionari di cui è capace il sodalizio femminile, senza dimenticare mai il potere dei libri e della letteratura che, come un filo prezioso, tesse una rete indistruttibile di conforto e sicurezza.

Recensione e commento

Pantagruelico e gargantuesco. Il lavoro di ricerca che si cela dietro a questo romanzo è semplicemente inimmaginabile. 

Era da un po’ che non leggevo un libro come Le Ragazze della Libreria Bloomsbury, joyciano perché tutto dipanato in dialoghi e flussi di coscienza, quasi completamente privo di descrizioni. In questo modo, la voce di ogni personaggio è assolutamente inconfondibile e ciascuno è così ben caratterizzato da prendere vita e uscire fuori dalle pagine. La struttura in stile Joyce è probabilmente voluta, perché questo libro, pur trattando di moltissimi temi, ruota prima di tutto attorno all’importanza dei libri e della letteratura: c’è la ricerca di libri perduti, l’approfondimento di libri famosi e conosciuti che fanno discutere e si parla anche in modo molto lucido e schietto dell’ elitismo letterario, ovvero quel fenomeno per cui ci sono generi di serie A e di serie Z. Ed è in quest’ottica che ho pensato all’immenso lavoro di ricerca che l’autrice deve aver effettuato, perché nell’intreccio sono inseriti tantissimi libri realmente esistenti, ma che sono molto di nicchia, dimenticati dalla Storia perché troppo avanti sui tempi o scritti da una donna in un mondo dominato da uomini. Inoltre, si parla dei libri in ogni loro forma, da quando stanno ancora venendo alla luce, tra le mani di chi scrive, per poi prendere vita nel processo di editing e poi diventare oggetti finiti custoditi nella libreria. Oggetti finiti di cui poi si deve discutere, in modo più o meno concorde, attraverso la critica e il pubblico, ma anche in modo accademico, specie quando ci si butta nella ricerca di un libro perduto che potrebbe cambiare la Storia della letteratura di genere. Questo è un libro sui libri, e li difende tutti, senza eccezioni: non è un libri di fantascienza, eppure una delle sottotrame riguarda la fantascienza, genere non molto apprezzato dai conservatori degli anni Cinquanta, non è un libro rosa eppure cita tantissimi libri che sono stati relegati a questa categoria per il semplice motivo di essere stati scritti da donne e contenere una storia d’amore. Le Ragazze della Libreria Bloomsbury è un omaggio alla letteratura, senza confini o restrizioni. 

Eppure, lo studio dell’autrice non si esaurisce alla letteratura, perché il romanzo è ambientato nel secondo dopoguerra e la coerenza storica è mantenuta divinamente. Vengono inquadrati diversi problemi sociali del periodo, come il razionamento, il divario di stipendio fra uomini e donne (facciamo finta che sia un problema iniziato e finito negli anni Cinquanta, va’…) e relativa differenza di carico mentale sia in campo lavorativo che accademico, la società fortemente restrittiva nei confronti di omosessuali e persone divorziate. È bello vedere attraverso gli occhi di ognuna di queste persone, che non sono tutte buone e brave, ma anzi, nascondono spesso ipocrisie interiori o grossi difetti caratteriali con i quali non mostrano di voler venire a patti. In particolare, è il conservatorismo a farla da padrone, cercando di tornare al periodo antecedente alla guerra, rifiutandosi morire e lasciare la presa in un mondo che, invece, vuole cambiare e superare la guerra. In questo contesto, Natalie Jenner riesce a unire Storia e letteratura, perché alcuni autori e autrici realmente esistiti diventano personaggi, così come un ruolo fondamentale, quasi vivo, è ricoperto dalla città di Londra, con le sue curiosità e i suoi misteri. Bellissimo.

Unica pecca, a mio parere, in questo libro caratterizzato da scrittura meravigliosamente fluida ed evocativa e contenuto davvero pregno, è che il finale, forse, è eccessivamente disneiano, un po’ troppo positivo, sotto certi aspetti, specie per quanto riguarda i personaggi con più spigoli caratteriali. 

Nota di grande merito va alla traduzione, a cura di Manuela Faimali. Nessun nome di autrice è stato fatto precedere dall’articolo, solo nomi propri per loro e per i colleghi uomini, né ci sono sati obbrobri come “autrici donne” o simili. Davvero un lavoro ben fatto.

A parte la chiusura, Le Ragazze della Libreria Bloomsbury è una lettura davvero consigliabile, illuminante sotto tantissimi aspetti diversi e che fa riflettere sul nostro presente pur essendo ambientata nel passato.

venerdì 8 luglio 2022

L’Impero di Sabbia

Che meravigliosa avventura è stata la lettura di questo libro! Ovviamente, come sempre, ringrazio Francesca per aver organizzato l’evento e la casa editrice per avermi fatto omaggio del libro. Quindi sono onorata di aprire questo evento, sul banner trovate le altre partecipanti, non perdete le loro recensioni.


  • Titolo: L’Impero di Sabbia
  • Titolo originale: Empire of Sand
  • Autrice: Tasha Suri
  • Traduttrice: Sofia Brizio
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788834742755
  • Casa editrice: Fanucci
Trama

Gli Amrithi sono stati emarginati; nomadi discendenti dagli spiriti del deserto, sono ambiti ma anche perseguitati in tutto l’Impero per il potere del loro sangue. Mehr è la figlia illegittima di un governatore imperiale e di una esiliata Amrithi che lei riesce a malapena a ricordare ma da cui ha ereditato il volto e la magia. A sua insaputa, può manipolare i sogni degli dèi per alterare il destino del mondo. Quando il potere di Mehr attira l’attenzione dei mistici più temuti dell’Imperatore, viene costretta a sottostare al loro servizio: sono determinati a sfruttare la sua magia per la gloria dell’Impero. Sarà costretta a usare ogni grammo di volontà, di cuore e d’intelligenza per resistere alla crudeltà dei mistici e salvare il suo popolo da una sicura estinzione. Se dovesse fallire, gli dèi stessi potrebbero risvegliarsi in cerca di vendetta...

Recensione e commento

Parlare di L’Impero di Sabbia non è semplicissimo per me, per vari motivi. Sotto certi aspetti è un romanzo privo di difetti, eppure potrebbe non essere una lettura universalmente apprezzata.
Dal canto mio, penso di non aver mai provato un senso di identificazione così forte con una protagonista: se Mehr non è come sono, di sicuro è come vorrei essere, una donna guidata esclusivamente dalla propria bussola interiore, ribelle ma sempre in modo intelligente e sempre per i giusti motivi, rigorosamente soppesando le parole, incorruttibile, compassionevole ed empatica, di quell’empatia che le consente di poter comprendere le persone e, se necessario, manipolarle per salvarsi la pelle. Mehr non ha mai colpi di testa o sbalzi d’umore inspiegabili, non pensa di essere superiore e cerca di muoversi nel mondo causando il disagio minore possibile per le persone che la circondano. Sebbene sotto certi aspetti sia una privilegiata, non dà mai la sua condizione per scontata, né la usa a fin di male, anzi, ne è pienamente consapevole e per di più in un mondo di uomini che si credono divinità, lei cerca solo di fare il meglio che può con quello che ha, senza mai perdere la sua umanità. Lo ripeto: Mehr è come vorrei essere (e a mio parere è anche nello spettro ace). Questo suo carattere forte (e sì, questo è un carattere forte: un carattere stabile e privo di crepe e di aggressività immotivata, non quello delle ragazzine sdilinquite che si ammantano di una corazza di cattiveria in nome di chi sa quale fragilità interiore) è esattamente il motivo che le permette di distinguere tra giusto e sbagliato, tra fede e ossessione, tra religione e setta. La protagonista di questo meraviglioso libro è estremamente in contatto con la propria interiorità e non ha mai bisogno di mortificare il prossimo per sentirsi forte. In effetti, le meccaniche settarie sono spesso centrali all’interno della trama, anche se in modo leggero, comprensibile ma non così approfondito da essere un terrificante romanzo sul lavaggio del cervello. Mehr distingue sempre tra spiritualità vera e quella usata per trarre profitto, tra fede e ossessione. Anche la sua grande consapevolezza del suo aspetto le impedisce di essere lo stereotipo della donzella che si crede brutta ma che in realtà fa innamorare tutti, no, Mehr sa di essere una ragazza normale e non le interessa ricevere complimenti sterili, il che la rende immune all’adulazione.

La storia d’amore presente nel libro, poi, è forse a più bella che abbia mai letto, e se non lo è, sicuramente si trova nella top 3: due persone che si innamorano lentamente, conoscendosi un giorno alla volta e accettandosi vicendevolmente, tirando fuori il meglio l’uno dall’altra. Un rapporto equilibrato e gradevole, senza picchi di violenza emotiva giustificati da questo o quel trauma. Mehr e Amun sono la coppia di cui avevamo bisogno. Forse Amun, uno dei miei personaggi maschili di sempre, meritava un po’ più di spazio, ma non potevamo avere tutto dalla vita.

L’autrice
Un altro tema di cui mi viene difficile parlare è l’ambientazione, ispirata all’India e alla sua mitologia e religione. In L’Impero di Sabbia ho respirato ed esperito dei concetti che fino a questo momento avevo solo studiato sui libri universitari. È difficilissimo riassumere dei concetti antropologici e sociali così complicati e antichi in una sola recensione (oltre al fatto che non ho le competenze per poterlo fare). Proverò comunque a spiegare che il modo in cui Mehr agisce è sempre coerente con la sua fede, che non deve mai spiegare: semplicemente la vive e riesce a far comprendere anche a un’incallita atea come me cosa significhi farsi guidare da un potere superiore. Non ha bisogno di spiegazioni, mostra e basta, vive e basta e la società in cui è immersa è mostrata allo stesso modo. Se non avete mai avuto modo di avvicinarvi alla cultura indiana, vi piacerà tantissimo cercare su Google i nomi di creature e nozioni e ammirare il modo in cui Tasha Suri li ha inseriti in modo coerente nella trama. Anche il tema della cancellazione culturale è trattato benissimo e mostra come il diverso venga sempre perseguitato, a meno che non sia utile al profitto, nel qual caso se ne tollera la presenza fino a trovare una migliore soluzione. Del resto, quella della convivenza forzata è un po’ il principio di tutte le persecuzioni religiose, proprio perché alimentata da un clima di superiorità e di mancanza di comprensione del prossimo. In questo contesto, viene introdotta anche la tematica del colorismo, ancora oggi presentissimo in ambienti come Hollywood, in cui le persone di colore con la pelle più chiara vengono giudicate più attraenti di quelle con la pelle più scura (e quindi pagate di più). 

In quest’ottica, ovvero quella di worldbuilding che intende omaggiare una cultura, ha senso che le prime 200 pagine siano un po’ prive di azione e finalizzate a spiegare il funzionamento sociale e la psicologia dei personaggi, ma è comprensibile che questa dinamica potrebbe essere poco piacevole per un certo tipo di lettorato, che preferisce, invece, l’azione e i ritmi incalzanti. È anche vero che Mehr, essendo tutto fuorché una protagonista passiva, in diversi punti della storia porta il peso della trama tutto sulle sue spalle.

Se proprio devo trovare un difetto, anche se devo farlo molto controvoglia, è che il libro è strutturato in capitoli numerati ed è narrato in terza persona singolare con focalizzazione fissa. Però di tanto in tanto, la numerazione dei capitoli viene interrotta da pagine dedicate a mostrare il punto di vista di un personaggio diverso. Questo è un espediente che un po’ rompe la narrazione, un po’ non è necessario e un po’ si poteva tranquillamente fare in un altro modo, dato che la storia è narrata sempre in terza persona e non sarebbe stato difficile spostare solo la focalizzazione in determinati capitoli.

In conclusione, esiste la possibilità che L’Impero di Sabbia finisca nella mia personale top 5 delle migliori letture del 2022, perché è un libro di cui sentivo davvero il bisogno, che non ha bisogno di annientare il nemico per vincere e che mostra un modo diverso di essere eroine. Lo terrò nel cuore per molto tempo.

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...