giovedì 27 febbraio 2020

Gli Scomparsi di Chiardiluna


  • Titolo: Gli Scomparsi di Chiardiluna
  • Titolo originale: Les Disparus du Clairdelune
  • Autrice: Christelle Dabos
  • Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
  • Lingua originale: francese
  • Codice ISBN: 9788833570532
  • Pagine: 562
  • Editore: Edizioni e/o 

Trama

Secondo volume della saga dell'Attraversaspecchi (dopo il primo, "Fidanzati dell'inverno"). Sulla gelida arca del Polo, dove Ofelia è stata sbattuta dalle Decane perché sposi suo malgrado il nobile Thorn, il caldo è soffocante. Ma è soltanto una delle illusioni provocate dalla casta dominante dell'arca, i Miraggi, in grado di produrre giungle sospese in aria, mari sconfinati all'interno di palazzi e vestiti di farfalle svolazzanti. A Città-cielo, capitale del Polo, Ofelia viene presentata al sire Faruk, il gigantesco spirito di famiglia bianco come la neve e completamente privo di memoria, che spera nelle doti di lettrice di Ofelia per svelare i misteri contenuti nel Libro, un documento enigmatico che nei secoli ha causato la pazzia o la morte degli incauti che si sono cimentati a decifrarlo. Per Ofelia è l'inizio di una serie di avventure e disavventure in cui, con il solo aiuto di una guardia del corpo invisibile, dovrà difendersi dagli attacchi a tradimento dei decaduti e dalle trappole mortali dei Miraggi. È la prima a stupirsi quando si rende conto che sta rischiando la pelle e investendo tutte le sue energie nell'indagine solo per amore di Thorn, l'uomo che credeva di odiare più di chiunque al mondo. Sennonché Thorn è scomparso...


Recensione e Analisi

Lacrime. Questo libro vi farà piangere tutte le vostre lacrime.
Se il primo libro di questa saga era introduttivo e si concentrava principalmente sul world building e sulla caratterizzazione dei personaggi, qui si entra nel vivo della storia. Ci sono intrighi di corte e tante persone che fanno buon viso a cattivo gioco, salvo pugnalare alle spalle alla prima occasione.
Ofelia è un personaggio che ha avuto una certa progressione di crescita rispetto al primo libro, perché smette di essere passiva, comincia ad alzare la voce e a impporre la sua volonta su chi aveva come abitudine imporre la propria su di lei, come sua madre, le Decane o chiunque le invii lettere minatorie. Crescere, però, non è un processo indolore, spesso significa perdere la propria ingenuità e la prpria visione patinata sul mondo. In questo senso, Ofelia perderà la capacità di attarversare gli specchi perché mentirà a sè stessa e smetterà di essere onesta, fino a quando non abbraccerà anche le parti di sè che intendeva negare.
Questa è senzadubbio una delle mie fanart preferite
Un alto personaggio che mostra una picologia più evoluta è senza ombra di dubbio Thorn, la cui caratterizzazione lasciava intravedere molto di più della sue sospette brutalità e freddezza sin da I Fidanzati dell'Inverno: Thorn è totalmente incapace di agire per il proprio tornaconto personale e, a dispetto della sua misantropia, è disposto a qualunque cosa per il bene dell'umanità, nonostante tutti i pettegolezzi che lo riguardano e la crudeltà a cui è sempre stato sottoposto. Ama in modo incondizionato e disinteressato, sebbene non abbia mai rcevuto amore e questo gli causi difficoltà a manifestare affetto, ma, a  prescindere dalla sua incapacità di relazionarsi, non manca mai di rispetto a Ofelia e fa tutto quel che è necessario per proteggerla, incluso sacrificare sè stesso. La sua intelligenza tagliente e sopraffina rende la sua durezza solo una corazza esteriore, che nasconde, in realtà una mente veloce e in costante tumulto. È incredibile quanto ci sia da dire su un personaggio che appare così poco e parla solo a monosillabi! In effetti, la sua psicologia traspare più dalle sue azioni, che poi sono quello che conta davvero, piuttosto che da quello che dice. Anche molti altri personaggi si dimostrano cresciuti perché hanno avuto una formazione, come zia Roseline, o perché si preannuncia un qualche futuro intervento all'interno della trama principale, come Archibald.
La saga de L'Attraversaspecchi ha diversi punti di forza: naturalmente i personaggi, che appaiono molto diversi rispetto ai bellocci stereotipati della letteratura young adult degli ultimi anni (Thorn viene descritto come completamente privo di fascino esteriore, così come Ofelia appare originale in modo grottesco), ma esistono, in effetti, altre caratteristiche che lo rendono così particolare, come ad esempio il fatto di trovarsi al di fuori di ogni schema. La trama è difficile da prevedere anche per un lettore accanito ed esperto e questo costituisce, senza dubbio, un punto di forza, così come la costruzione del mondo surreale in cui è ambientata la storia e di cui il lettore non ha mai abbastanza. In questo, la maestria dell'autrice è evidente, poiché apre molti quesiti e li risolve al momento giusto, dimostrando di avere il controllo dell'intreccio della sua storia.
La lettura del terzo volume dovrà necessariamente essere centellinata, in attesa dell'uscita del quarto e ultimo libro, prevista in Italia per il 15 giugno, e nella speranza che l'autrice abbia riservato un po' di felicità ai due protagonisti.

giovedì 20 febbraio 2020

Obsidio



  • Titolo: Obsidio
  • Titolo originale: Obsidio
  • Autori: Amie Kaufman, Jay Kristoff
  • Traduttore: Luca Fusari
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804702115
  • Pagine: 636
  • Editore:Mondadori



Ebbene, fra le lacrime, siamo arrivati alla fine. L'ultimo capitolo della trilogia di Illuminae è stato letto e sembra di aver lasciato andare un amico che ci ha tenuto la mano per un lungo percorso. Tutti i pregi del primo libro restano anche qui e sono, se possibile, amplificati. I protagonisti di Illuminae e Gemina si sono finalmente incontrati e combattono assieme, in un avvicendarsi di eventi che tengono il lettore con il fiato sospeso. A differenza di molte altre trilogie, in cui la trama vine annacquata per allungare il brodo, qui ha perfettamente senso dividere la vicenda  in una serie da tre libri, perché gli eventi sono tanti e a ognuno va dedicato il giusto spazio.
Non c'è, in Obsidio, una parte calante, dove sia facile chiudere il libro e appoggiarlo sul comodino: non si riesce a respirare finché non è finita. Forse soprattutto perché la guerra, anche tra una battuta che strappa una risata e il sarcasmo tagliente, si sente davvero. Si sentono la sofferenza, la solitudine,  ma soprattutto, la voglia di aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti, fino alla fine.
Si sente la combattività e l'istinto di sopravvivenza di chi ha perso tutto e non vuole perdere anche la vita, di chi si è trovato nel mezzo e non è disposto a morire senza aver combattuto fino all'ultimo respiro. C'è tutto. C'è il dramma dei civili in guerra, ma anche quello dei soldati addestrati a eseguire ordini che spesso non condividono e trovano ingiusti. Uno dei punti di forza di questa trilogia è questo: bene e male sono sovente solo dei punti di vista e sbrogliare la questione etica è difficile. Spesso, troppo spesso, ci si trova davanti a quello che in etica e morale viene chiamato "dilemma del carrello ferroviario": un tram viaggia su un binario dove si trovano cinque persone incapaci di muoversi, verso cui il treno si dirige; cambiando direzione il tram viene dirottato verso un altro binario, uccidendo una sola persona. Chi guida il tram cosa dovrebbe fare, uccidere cinque persone o ucciderne solo una? Quante vite umane possono essere sacrificate per il bene superiore? È giusto chiamare mostro qualcuno che si prende la responsabilità di fare una scelta simile e portarne il peso addosso?  La trilogia Illuminae tratta il tema del bene e del male in maniera estremamete approfondita e dettagliata, da diversi punti di vista, sia da quello umano, quando a farsi porsi questo tipo di domande sono i generali, i soldati costretti a uccidere contro la propria coscienza, i sopravvissuti che hanno risorse limitate e devono sacrificare qualcuno, ma soprattutto, l'eroe/mostro
AIDAN, l'intelligenza artificiale che sviluppa sentimenti umani ed è in grado di prenere decisioni difficili, per le quali, a un essere umano, non basterebbe mai il coraggio. Il modo in cui i personaggi sono delineati è il solito: trattandosi di una trilogia scritta sotto forma di dossier, non esiste un vero punto di vista del personaggio, per questo la psicologia viene profilata attraverso i dialoghi e le azioni dei protagonisti, non si può mai sapere cosa davvero pensino, ma solo dedurre, eppure i personaggi non risultano né stereotipati, né macchiettistici. Tutti hanno una personalità riconoscibile e definita, che traspare chiaramente dai dialghi .
Come abbiamo già visto, anche la forma è particolare, dal momento che assistiamo all'evoluzione del romanzo epistolare: in tutta la trilogia la narrazione avviene attraverso una raccolta di documenti di diversi tipi (video, audio, mail etc), ma esiste anche un altro tipo di espediente letterario, ovvero il calligramma. Il calligramma è un tipo di componimento in cui le parole formano un disegno o una forma graficamente significativa, ad esempio, le battaglie spaziali, invece che descritte in modo prolisso e complesso, vengono raccontate attraverso poche parole disposte su una traiettoria, o ancora, la fisionomia di alcuni personaggi viene definita attraverso un ritratto formato da parole. Il calligramma esiste dall'antica Grecia, eppure Kaufman e Kristoff sono riusciti a rinfrescare e rendere attuale, originale e funzionale un escamotage così antico. Inoltre, la forma scelta per la narrazione, ha anche un altro merito, cioè quello di camuffare la scrittua a quattro mani: spesso quando sono due autori a lavorare sulla stessa storia, lo stacco tra uno stile e l'altro è fin troppo visibile e fastidioso. In Illuminae ciò non succede, forse proprio grazie alla giustapposizione dei documenti utilizzati per comunicare e al cambio di punto di vista. Bisogna conoscerli bene per capire chi ha scritto cosa.
Un esempio di calligramma in Illuminae
Se proprio si deve andare alla ricerca di un difetto, si potrebbe dire esclusivamente che il finale è leggermente frettoloso e ci sono alcuni espedienti che il lettore anticipa perché già ampiamente collaudati durante il resto della serie. In ogni caso, il capitolo finale della trilogia non perde in bellezza per questo, e il lutto per aver detto addio a un amico resta lo stesso.
Date una possibilità a Illuminae. Non ve ne pentirete.


  

lunedì 17 febbraio 2020

I Fidanzati dell'Inverno

  • Titolo: I Fidanzati dell'Inverno
  • Titolo originale: Les Fiancés de l'hiver
  • Autrice: Christelle Dabos
  • Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
  • Lingua originale: francese
  • Codice ISBN:  978-8866329459
  • Pagine: 504
  • Editore: Edizioni e/o

Trama 

"Fidanzati dell'inverno" è il primo volume di una saga fantastica (L'Attraversaspecchi) che si snoda tra le mirabolanti peripezie della protagonista Ofelia, una ragazza un po' goffa ma dotata di due doni assolutamente speciali (può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti), e dei bizzarri personaggi che la circondano. Ai "Fidanzati dell'inverno" seguirà la pubblicazione degli "Scomparsi di Cbiardiluna" e "La memoria di Babele". L'Attraversaspeccbi è una serie letteraria che mescola fantasy, belle époque, steampunk.

 Recensione

Fotoframma del cartone Cacciatori di draghi
Questo romanzo, che sprizza Francia da ogni virgola, va letto ascoltando Rocket Man di Elton John, per calarsi meglio nell'ambientazione poetica e surrealista, che fa sentire il lettore come se stesse fluttuando. Il punto di forza di questo libro è senza ombra di dubbio il world building, che ricorda, appunto, il cinema surrealista francese, o, per gli appassionati, cartoni animati come Cacciatori di Draghi o ancora, il video musicale di Feel Good Inc dei Gorillaz. L'autrice ha costruito un mondo con isole che volano, sciarpe che parlano e specchi che è possibile attraversare, con una delicatezza e una naturalezza che renono impossibile non amare i protagonisti e la scena che occupano. 
In un periodo in cui a farla da padrone nei libri per giovani adulti sono scene erotiche spesso non necessarie ai fini di trama e chiaramente scritte per dare al lettore quello che il mercato chiede, qui ci troviamo di fronte a un'interessante inversione di tendenza: non è una cosa negativa che i romanzi per ragazzi trattino il tema della sessualità sotto i suoi aspetti più vari, come le relazioni omosessuali o il desiderio femminile, ma con I Fidanzati dell'Inverno assistiamo a qualcosa di insolito.
La protagonista, Ofelia, è demi/asessuale: non prova attrazione verso nessuno, nemmeno verso coloro i quali non sono abituati ad essere rifiutati perché considerati canonicamente irresistibili. Qui entra in scena Thorn, che sembra un personaggio molto più positivo di quanto le persone intorno a lui lo facciano apparire. Nei confronti di Ofelia è sempre rispettoso, tiene sempre in considerazione la sua opinione e non la forza mai a fare qualcosa che non vuole. Ne ammira l'intelligenza e anche lui sembra non perdersi dietro alla bellezza esteriore. In effetti, quello delle apparenze potrebbe essere uno dei temi ricorrenti nel romanzo (non per niente si chiama Saga dell'attraversaspecchi), perché niente è mai quello che sembra: gli oggetti che dovrebbero essere inanimati sono vivi, chi sembra buono è cattivo, chi sembra cattivo è buono e il bello diventa brutto, mascherato dietro una patina dorata, come quando si nasconde la polvere sotto al tappeto.
Nonostante questo libro sia chiaramente introduttivo al resto della saga, getta delle basi importanti per parlare di temi salienti nei prossimi capitoli, delineando bene ambientazione e personaggi: Ofelia
è una ragazza timida e introversa, apparentemente goffa, che cerca in tutti i modi di passare inosservata, ma che sa quello che vuole. Per lei le cose importanti non sono l'aspetto fisico, il matrimonio e lo status sociale, ma il suo lavoro e la realizzazione personale, dimostrando di avere più nerbo e caparbietà di quanto la sia la sua famiglia che gli estranei pensino. Si evince questa sua capacità di andare oltre le apparenze anche dal suo lavoro, che consiste nel raccontare le storie di oggetti vissuti, dimostrando di avere un debole per i contenuti, più che per la forma. Ed è qui che entra in gioco la sua capacità di attraversare gli specchi: solo chi vede davvero le cose può farlo, chi non si ferma alle apparenze e approfondisce e vuole conoscere. A Ofelia non basta guardarsi allo specchio, lei ci si immerge perché sa chi è, e non ha mai paura di quello che potrà trovare dentro sè stessa.
Nonostante I fidanzati dell'inverno sia introduttivo al resto della saga, si preannuncia una storia romantica e surreale come Il meraviglioso mondo si Amélie; speriamo che i prossimi capitoli riservino delle sorprese interessanti e mantengano la tanto adorata atmosfera fluttuante alla Rocket Man.

The Killing Joke


  • Titolo: The Killing Joke
  • Titolo originale: The Killing Joke
  • Autore: Alan Moore-Brian Bolland
  • Traduttore: Leonardo Rizzi
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8866917977
  • Pagine: 64
  • Editore: Lion
 Trama

Una brutta giornata. Secondo la ghignante macchina della follia e del caos nota come il Joker, è questo tutto ciò che separa i sani di mente dagli psicopatici. Liberato ancora una volta dai confini del Manicomio Arkham, è pronto a provare la sua tesi. E userà il poliziotto più importante di Gotham, il Commissario Jim Gordon, e la sua geniale e bellissima figlia Barbara per farlo. Ora Batman deve correre contro il tempo per fermare il suo arcinemico prima che il suo regno del terrore reclami a sé due dei migliori amici del Cavaliere Oscuro. Riuscirà finalmente a porre fine al ciclo di sangue e follia che unisce questi due nemici iconici prima che arrivi alla sua fatale conclusione? E quando verranno finalmente rivelate le terribili origini del Principe Pagliaccio del Crimine, la linea sottile che separa la nobiltà di Batman dalla follia del Joker verrà spezzata una volta per tutte? Introduzione di Tim Sale e postfazione di Brian Bolland.

Recensione e Analisi

In occasione dell'uscita al cinema di Joker, diretto da Todd Phillips, non si poteva non pubblicare una breve analisi su questo capolavoro del fumetto supereroistico americano.
Ci troviamo davanti a Brian Bolland e Alan Moore, e già qui non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Ma andiamo con ordine.
Dopo Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, di Miller, il personaggio di Batman è stato rilanciato proprio da The Killing Joke che rinnova e rinfresca il personaggio. Viene, quindi, scritta una storia di Batman che approfondisce il personaggio di Joker, a cui viene dedicata una lunga introspezione, alternando la narrazione su due linee temporali, passato e presente; il passaggio da una linea temporale all'altra è mostrato dall'uso del colore, brillante per il presente e seppia, con dettagli rossi, per le sequenze precedenti. Per quanto il lettore possa capire, non è detto che il racconto relativo alla vita precedente di Joker sia autentico, dato che le sue origini sono da sempre misteriose e lui stesso, persino all'interno di questo fumetto, non ha idea di cosa gli sia successo per portarlo alla follia: quella a cui assistiamo è una delle tante ipotesi sulla nascita di questo personaggio. Vediamo un Joker che si chiama Jack (da cui prenderà ispirazione il Joker di Tim Burton, interpretato da Jack Nicholson), a cui succede una cosa orribile che lo fa impazzire. Tuttavia, non possiamo essere sicuri di questa versione, prima di tutto perché siamo davanti al racconto di un pazzo, e poi perché Joker stesso all'interno del fumetto dice "se proprio devo avere un passato, lo preferisco a scelta multipla! ah ah ah!" ed è proprio questa la cosa affascinante e terrificante del personaggio, ovvero, che non si conoscano le sue vere origini e i motivi che lo spingono a fare quello che fa. La sua teoria è che basti
avere "una brutta giornata" per fare impazzire anche la più razionale delle menti. A tal proposito, per dimostrare la sua teoria, nella linea temporale principale irrompe in casa del commissario Gordon, spara alla figlia, rapisce l'uomo e fotografa Barbara mentre le fa cose indicibili (su quali siano queste cose, il dibattito è ancora aperto), nella speranza che queste azioni facciano impazzire il commissario. Nonostante alcuni non concordino, grazie a questa scena è possibile anche capire che The Killing Joke è in continuity, poiché vediamo che la figlia di Gordon perde l'uso delle gambe e diventa impossibile per lei continuare a essere Batgirl: diventa Oracle, cominciando una nuova evoluzione del suo personaggio (cancellata poi dal reboot new 52 del 2011).

Joker è assimilabile al Don Chisciotte, infatti, nella sua pazzia, elabora delle teorie che nella sua testa hanno perfettamente senso e, proprio perché agisce al di fuori della società, può permettersi di dire ciò che tutti pensano, ma nessuno ha il coraggio di dire. Può permettersi di sottolineare le ipocrisie e le fragilità della società moderna, ma in particolare americana, perché è la stessa società che lo ha portato alla pazzia. Joker, nella sua follia, ha ragione.
Il tema del doppio è forse quello più importante all'interno della storyline, poiché vediamo che i due, Batman e Joker, non sono poi così diversi, dato che entrambi sono il frutto di una brutta giornata, la goccia che fa traboccare il vaso: Joker è il risultato della morte della moglie incinta e Batman della morte dei genitori; inoltre, L'Uomo Pipistrello non è esattamente "normale" nel senso comune del termine: chi si vestirebbe da pipistrello per combattere la criminalità a mani nude? Jack e Bruce sono due facce della stessa medaglia e Joker glielo fa notare. In questo fumetto, più che il combattimento tra bene e male, è interessante il rapporto che esiste fra i due uomini: Batman che gli tende la mano, offrendosi di aiutarlo per non farlo sentire più solo, e Joker che all'inizio vorrebbe accettare, ma poi con la barzelletta dei due pazzi in manicomio* si tira indietro impaurito, e sappiamo che la storia ricomincerà da capo, con Joker che scappa e Bruce che lo insegue, in un'escalation distruttiva. Questo meccanismo si capisce non tanto dalle parole dei personaggi, quanto dalla struttura ad anello della narrazione: la storia si apre con la pioggia battente e i fari di una macchina in lontanaza e si chiude allo stesso modo.
Come è già stato detto, siamo davanti a uno dei prodotti che ha maggiormente influenzato il Joker anche cinematografico, da quello di Tim Burton, la cui storia è, per certi aspetti, simile a quella di The Killing Joke (ad esempio per la scelta del nome del personaggio), a quello di Ledger, il quale racconta ogni volta una versione diversa del modo in cui "si è procurato quelle cicatrici". Anche il più recente film su Joker mostra delle chiare influenze, e addirittura cita l'opera di Moore e Bolland, quando dice "ho avuto una brutta giornata", ma i riferimenti sono numerosi.
Insomma, c'era bisogno che un blog amatoriale pubblicasse una recensione su una storia sulla quale sono stati scritti fiumi di parole da critici ben più importanti? No, ma ne sentivo il bisogno, perché ho avuto una brutta giornata.



*"Questa situazione. Mi ricorda una barzelletta... Ci sono questi due tizi in un manicomio... e una notte, una notte decidono che sono stanchi di vivere in un manicomio. Decidono che cercheranno di fuggire! Così, salgono sul tetto e, dall'altra parte, vedono i palazzi della città distendersi alla luce della luna... verso la libertà. Il primo salta sul tetto vicino senza alcun problema. Ma il suo amico, il suo amico non osa compiere il balzo. Perché... perché ha paura di cadere. Allora il primo ha un'idea... e dice "Ehi! Ho preso la torcia elettrica con me! Illuminerò lo spazio tra i due edifici. Così mi raggiungerai camminando sul raggio di luce!". M-ma il secondo scuote la testa. E d-dice... Dice "Co-cosa credi!? Che sia pazzo? Quando sarò a metà strada la spegnerai!""
La barzelletta che racconta Joker rappresenta in realtà lui e Batman e mostra tutta la sua insicurezza e paura di essere lasciato solo, per questo non accetta l'aiuto di Bruce Wayne.


Si ringrazia Jack95tp per la consulenza tecnica e le correzioni.

giovedì 13 febbraio 2020

Gemina



  • Titolo: Gemina
  • Titolo originale: Gemina
  • Autori: Amie Kaufman, Jay Kristoff
  • Traduttore: Luca Fusari
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804678885
  • Pagine: 659
  • Editore: Mondadori

Trama

 Hanna sapeva che traslocare in una stazione spaziale ai confini della galassia sarebbe stato un brutto colpo per la sua vita mondana. Nessuno però le aveva detto che sarebbe potuto costarle la vita. La saga di «Illuminae File», cominciata con le peripezie di Kady ed Ezra, prosegue a bordo della stazione spaziale Heimdall, dove due nuovi protagonisti dovranno affrontare le conseguenze di una seconda offensiva BeiTech. Hanna è la viziatissima figlia del capitano della stazione, Nik il rampollo di una famigerata famiglia di criminali. Alle prese con la vita di bordo nella stazione spaziale più noiosa della galassia, i due non possono certo immaginare che Kady Grant e la Hypatia sono in viaggio verso la Heimdall con la notizia dell'invasione di Kerenza. Quando una squadra d'assalto della BeiTech invade la stazione, Hanna e Nik saranno costretti a collaborare per difendere quella che è ormai diventata la loro casa. A complicare tutto, la presenza di predatori alieni che fanno fuori l'equipaggio un uomo alla volta. Hanna e Nik capiranno presto che in gioco non c'è soltanto la propria sopravvivenza: nelle loro mani hanno il destino di tutti i passeggeri della Hypatia, e forse dell'universo intero. Tranquilli, però. Hanno tutto sotto controllo. Almeno sperano.


 Recensione

 Il secondo capitolo degli Illuminae files non è allo stesso livello del primo libro, tuttavia questo non significa che sia brutto, anche perché mantenere lo stesso standard era molto difficile, se non impossibile. Nonostante ciò, molte caratteristiche restano immutate, come, ovviamente, la struttura e la forma del libro, ma anche lo stile, che resta molto divertente, giovane e pungente. Rispetto al primo è meno incalzante, il libro si riesce a chiudere con più facilità senza essere rosi dalla curiosità di sapere "cosa succede dopo", però si nota anche una maggiore crescita dei protagonisti, diversi da quelli di Illuminae, infatti, Hanna, da ragazzina viziata, abituata a schioccare le dita e avere tutto servito su un piatto d'argento, impara a combattere con astuzia, non solo per sè stessa, ma per tutto il suo popolo. Niklas è un personaggio molto più sfaccettato, perché è il tipico eroe in formazione: la sua situazione non è delle più favorevoli, ma diventa una persona diversa dopo le peripezie che dovrà compiere per salvarsi la vita. Lui è la dimostrazione di quanto le persone più improbabili possano essere coloro che cambiano il mondo (nel caso Tolkien non fosse già abbastanza esaustivo su questo tema). La sensibilità di Niklas lo porta a voler cambiare sé stesso e quindi la sua prospettiva sul mondo, poiché, pur essendo nato in una famiglia di criminali, ha ben chiaro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato ed è disposto a rischiare la sua vita per questo. In fondo, è ben consapevole che questa sia la storia di chi non c'entrava niente e si è trovato nel mezzo.

I colpi di scena sono un po' prevedibili e sono presenti alcuni cliché fantascientifici già abbondantemente esplorati sia dalla letteratura che dal cinema, tuttavia la narrazione non è necessariamente banale.
Ora resta solo da vedere cosa succederà in Obsidio, quando finalmente i protagonisti dei primi due libri dovrebbero incontrarsi. Le aspettative sono alte, dato che sia Hanna che Kady hanno un carattere spigoloso, quindi le cose potrebbero andare o molto bene o molto male. 
Se vi è piaciuto Guida Galattica per Autostoppisti questa serie fa per voi

martedì 11 febbraio 2020

Il Circo della Notte


  • Titolo: Il Circo della Notte
  • Titolo originale: The Night Circus
  • Autrice: Erin Morgenstern
  • Traduttore: Marinella Magrì
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8817055031
  • Pagine: 460
  • Editore: Rizzoli

Trama 

 Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l'insegna in bianco e nero che dice: "Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all'aurora". È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l'umana fantasia dispiega l'infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l'albero dei desideri, il giardino di ghiaccio. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all'unico scopo di dimostrare una volta per tutte l'inferiorità dell'avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l'uno dall'altra: l'amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.

"Questa non è magia. Questo è come funziona il mondo,
 e pochissime persone si fermano a osservarlo"

 Recensione e Analisi

Se questo libro fosse un quadro, andrebbe osservato da lontano: l'autrice ha dipinto i personaggi e l'ambientazione con pennellate veloci, come un quadro impressionista che visto da troppo vicino sarebbe incomprensibile. Infatti non ci sono descrizioni interminabili dei luoghi o monologhi introspettivi, il lettore deve farsi da solo un'idea dei protagonisti, senza essere imboccato dal narratore (un narratore molto particolare, onnisciente, extradiegetico. Forse). Solo alla fine sarà chiaro cosa pensare di alcuni personaggi e cosa pensare della storia in generale, che non è tipicamente lineare e decisamente non comune: il mondo creato all'interno di questo libro ricorda un po' Imaginaerium dei Nightwish, un mondo di illusione dove tutto ciò che al di fuori è impossibile, all'interno diventa normale e naturale; inoltre, per gli appassionati, non mancheranno i riferimenti al Fantasma dell'Opera.
Sono i desideri, di ogni tipo, a tenere in moto la magia che lo anima: il desiderio del direttore di fare qualcosa di unico, il desiderio degli artisti di lavorare in un posto magico e il desiderio dei visitatori di dimenticare i limiti della vita quotidiana. Ma soprattutto, il desiderio di Marco e Celia l'uno verso l'altra. Loro, infatti, sono impegnati per trent'anni in una sfida ma finiscono con l'innamorarsi e non sanno come uscire dall'impasse.

Celia Bowen by Sunnirin on DeviantArt

I temi trattati durante la narrazione sono vari e molteplici: c'è il rapporto tra genitori e figli su diversi livelli. Abbiamo due figure paterne che non esitano a mettere a rischio la vita dei propri figli per dimostrare di essere i maestri di magia migliori, e che non tollerano che Marco e Celia possano scegliere da soli il proprio cammino. Anche Bailey è sottoposto a un tipo di pressione simile, con il padre che pretende che rilevi la fattoria di famiglia e passi la vita a raccogliere mele e pascolare pecore, e la nonna che preferirebbe vederlo laureato ad Harvard. Anche le storie che mutano possono costituire un esempio di crescita come quella di un figlio che si estrania dal genitore: le storie nascono con un nucleo centrale, ma mutano nel tempo e necessitano di famigliarità per diventare quello che sono e adattarsi alle circostanze. Esiste un altro caso che potrebbe essere considerato come rapporto genitore-figlio: quello dei due protagonisti con il circo in sè. Se nei primi due casi, i padri sono soffocanti e dispotici, Marco e Celia sono così orgogliosi di quello che hanno creato, che non sono disposti a distruggere Le Cirque de Rêves per la loro sfida. Infatti, alla fine assistiamo alla mutazione del circo in qualcosa di meraviglioso e indipendente, in cui i due protagonisti hanno lasciato la loro impronta, come due genitori con l'educazione dei propri figli, ma senza influenzarne il funzionamento. Tale evoluzione è metaforicamente mostrata attraverso la ricorrente figura dell'albero, che, tipicamente, simboleggia la vita. Le radici partono da terra, ma crescendo, i rami se ne allontanano, così come i figli diventano altro dai genitori. Marco utilizza infiniti disegni di alberi intricati per estrinsecare la sua magia, Bailey si arrampica sui rami più alti del suo albero preferito quando si sente solo, lo stesso posto dove custodisce i suoi oggetti più cari. Anche per entrare al circo
e diventarne parte, Bailey si arrampica e salta da un albero, per lasciare tutto quello che conosce e lanciarsi verso una nuova vita ignota. La figura dell'albero non manca nemmeno per quanto riguarda la relazione tra Celia e Marco, che affidano i loro desideri, i loro sogni, all'albero dei desideri. Anche il mito dell'albero di Merlino  ha un ruolo importane e metaforico e sta a indicare diversi fattori, come il bisogno dell'artista di creare qualcosa che lo renda immortale, eterno e per innalzarsi al di sopra del piano materiale. All'interno della narrazione esiste anche il richiamo al colore verde, come filo conduttore che unisce i due amanti: gli occhi grigio-verdi di Marco diventano sempre più verdi, perché lui passa dall'essere ordinario a straordinario (esattamente come l'aspetto di Celia, che passa dall'essere insignificante a bellissima), la prima volta che i due si incontrano Celia indossa un vestito verde, così come la livrea da maggiordomo di Marco quando si scambieranno il primo bacio. Il colore in generale è portatore di tematica, all'interno de Il Circo della Notte. Il circo in sè è monocromatico, si distende esclusivamente su scale di nero e bianco perché si tratta di una dimensione onirica (molte persone sognano in bianco e nero). Sulle tonalità del grigio si sposta anche il signor Alexander, il "padre" di Marco, che ha la prodigiosa abilità di passare inosservato, incarnando la famosa personalità del "grey man" tipica delle spie, che hanno la capacità di non farsi notare ogni volta che vogliono. Qualcosa, in un certo senso, contraddittoria, per un personaggio che vive nell'inimmaginabile e nella magia.

The Night Circus by boudica

Per riconnettersi al mondo onirico, i rêveurs, ovvero i sognatori, sono innamorati del circo al punto da seguirlo in tour come delle groupie e per riconoscersi tra loro si vestono su scale di grigio (fino ad arrivare al bianco o al nero), ma indossano sempre degli accessori rossi, il colore della passione. Loro sono, in un certo senso, quelli che hanno capito meglio l'essenza del Circo della Notte, perché ne vedono la straordinarietà pur non conoscendone la meccanica, ed è qui che entra di nuovo in gioco la tematica del ruolo dell'artista nella società: mostrare al mondo quello che ha esattamente sotto il naso, ma che non si ferma mai a osservare, sia per il terrore dell'ignoto, sia perché alla persona media è sufficiente esistere, senza fermarsi a contemplare quanto la sua stessa vita sia commovente, miracolosa e sbalorditiva. Sarà Widget a farsi carico di questa falla nel sistema, nella sua tenda degli odori in bottiglia, in cui le persone sperimentano cose che hanno già vissuto e affrontare sè stessi, perché se c'è una cosa che questo libro insegna, è che la magia deve essere costantemente tenuta in vita e più persone desiderano, più l'incanto si fa potente. I desideri, in effetti, sono onnipresenti durante la lettura, e vengono richiamati costantemente. Hanno addirittura un simbolo tutto loro: le candele, o le stelle (desiderare, da "de-sidera", delle stelle. Desiderare ci rende parte dell'universo), sia perché iconograficamente il fuoco ha sempre simboleggiato il desiderio, anche fisico, sia perché desiderare significa sperare, vedere la luce. La speranza esiste sempre, sia per quanto riguarda i protagonisti (tanto che hanno addirittura un albero dei deideri, coperto di candele), che desiderano poter, un giorno, stare assieme, sia per i visitatori del circo, che vi si recano per staccare dalla realtà e leggere il proprio destino fra le stelle. 
Non sarà difficile immaginare che anche l'amore sia uno dei temi centrali di questi strabiliante romanzo, ma non solo in senso romantico. Sì, c'è la storia tra Celia e Marco, che si corteggiano per decenni, ma esiste anche l'amore fraterno, l'amore per un'idea, qualcosa di astratto, ma soprattutto l'amore per le cose che si fanno con le proprie mani e che in qualche modo prendono la forma di chi le ama e spende il suo tempo e le sue energie per plasmare.
Ciò viene simboleggiato in due modi: con gli orologi, che sono formati da ingranaggi che si incastrano e che hanno uno la forma dell'altro, esattamente come le persone che passano molto tempo assieme e finiscono per assomigliarsi (esattamente come il circo finisce con l'assomigliare ai suoi protagonisti), ma anche da un personaggio: Tsukiko. Tsukiko è una contorsionista giapponese ed è proprio questa la chiave di lettura del personaggio, dato che nella cultura di questo paese esiste la tradizione di aggiustare gli oggetti rotti con l'oro, rendendoli unici nel loro genere e preziosi, ma esiste anche la convinzione che un oggetto assorba in qualche modo l'essenza vitale di chi lo ha amato e utilizzato a lungo, con amore. Per questo, per lei, è impossibile staccarsi dal circo così come lo è per tutti gli altri.
Il Circo della Notte è un inno ai sogni e al libero arbitrio, nonostante non manchino i riferimenti alla legge di attrazione (o di Murphy che dir si voglia) e un'esortazione a non considerare i propri desideri irrilevanti rispetto alla realtà.

lunedì 10 febbraio 2020

Regina di Ossa

  • Titolo: Regina di Ossa
  • Titolo originale: Cadaver & Queen
  • Autrice: Alisa Kwitney
  • Traduttore: Roberto Serrai
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN:  978-8809870185
  • Pagine: 336
  • Editore: Giunti

Trama

 Quando Elizabeth Lavenza si iscrive a Ingold, prima e unica studentessa di Medicina, capisce subito che dimostrare quanto vale a compagni e professori sarà cosa ardua. Così quando s'imbatte in un bio-meccanico difettoso - una delle creature che la scuola sta riportando in vita, usando cadaveri di giovani uomini allo scopo di addestrare un esercito di soldati-automi da spedire in guerra - si offre di ripararlo per farsi notare. Ma questo bio-meccanico sembra aver conservato ricordi, sentimenti... e una coscienza. Elizabeth scopre che si tratta di Victor Frankenstein, brillante studente di Ingold deceduto in circostanze misteriose, e ne è pericolosamente attratta. Si ritrova così invischiata in una rete di segreti, intrighi e oscuri esperimenti che paiono implicare la Regina Elisabetta.




Recensione 

Le aspettative riposte in questo retelling erano alte: Mary Shelley non è un'autrice facile con la quale misurarsi. Sfortunatamente, questo libro non è all'altezza. Non aveva di certo la pretesa di diventare un classico come Frankenstein, ma di sicuro non ci va nemmeno vicino.  Regina di Ossa ci prova a trattare certe tematiche, come la questione femminile nell'Ottocento, quando le donne erano considerati bianchi angeli del focolare, troppo fragili e stupide per studiare materie scientifiche come la medicina, ma lo fa in maniera così superficiale da risultare frivola. Esistono romanzi rivolti a un pubblico molto giovane che trattano di questo tema, come Miss Charity o L'Albero delle Bugie, che vanno molto più in profondità, pur avendo anche loro la propria trama da seguire. Questo non succede con Regina di Ossa, in cui la protagonista reagisce con frustrazione infantile all'oppressione a cui è costretta, piuttosto che con combattività.
Così come in Frankenstein, uno dei temi del romanzo è senza dubbio l'etica nella scienza e fin dove sia giusto spingersi in nome della conoscenza, ma anche questo argomento, che sarebbe molto attuale anche nel mondo contemporaneo, quando si parla di clonazione, eutanasia e accanimento terapeutico, si risolve in una bolla di sapone. A questo proposito, viene trattato anche il rapporto che la persona comune ha nei confronti della scienza, verso la quale nutre sentimenti ambivalenti: da un lato tutti sanno di avere bisogno del progresso scientifico, dei medici dalla mente razionale, per i quali fare esperimenti è necessario, ma d'altro canto, per molti l'incomprensibile fa paura e per questo non esitano ad armarsi di forconi e torce quando qualcosa, per loro, è "demoniaco". Tale diffidenza nei confronti della scienza è molto interessante, perché è un tema presente nel mondo moderno, basti pensare ai terrapiattisti, agli antivaccinisti o ai malati di cancro morti perché, non fidandosi della medicina occidentale classica, hanno preferito rivolgersi a metodi alternativi. Oggi i forconi e le torce sono spesso virtuali, poiché i social network, che avrebbero dovuto aiutare il processo democratico, hanno anche dato la parola anche agli imbecilli, come sosteneva Umberto Eco, e rispetto al passato, nonostante tutti i secoli che sono passati, il popolo spesso ha ancora difficoltà a rapportarsi con fenomeni che non hanno una soluzione semplice e immediata. Non è che l'autrice non tocchi questi temi così importanti e su cui si potrebbe discutere per ore, è che lo fa banalizzandoli e privandoli della profondità che meritano.
Frankenweenie by Tim Burton

Anche la protagonista, che dovrebbe essere emancipata, intelligente e frustrata da una società maschilista che non le dà spazio, ha sempre bisogno della cavalleria per uscire dalle situazioni difficili, è un personaggio molto passivo e spesso in balia degli altri e per questo motivo, nonostante la mole di pagine non sia corposa, la lettura risulta abbastanza lenta. Al di là della protagonista e di Victor, gli altri personaggi sono macchiettistici e agiscono sullo sfondo, sebbene l'autrice lasci intendere che da un momento all'altro potrebbe esserci un colpo di scena, che poi non avviene mai. La cornice storica è ben fatta, ma, anche qui, poco approfondita e un po' scontata per il modo in cui viene integrata nella trama. Insomma, questo romanzo con del potenziale, si rivela un grande "vorrei ma non posso" che lascia il lettore con un senso di inadeguatezza e insoddisfazione che non rendono possibile considerarlo un libro brutto, solo non abbastanza bello, che forse è anche peggio.

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...