domenica 31 maggio 2020

La Ballata dell'Usignolo e del Serpente


Eccoci arrivati alla fine del viaggio, con la recensione sul prequel della trilogia principale. Ringrazio Beatrice , Yelenae Oscar Vault per la bellissima esperienza.

  • Titolo: Hunger Games -La Ballata dell'Usignolo e del Serpente
  • Titolo originale: Hunger Games - the Ballad of songbirds and Snakes
  • Autrice: Suzanne Collins
  • Traduttori: S. Brogli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804722663
  • Pagine: 480
  • Editore: Mondadori

Trama

L'AMBIZIONE LO NUTRE, LA COMPETIZIONE LO GUIDA, MA IL POTERE HA UN PREZZO

È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.


Analisi e recensione

 Spesso si abusa della parola "psicopatico". Talvolta nel linguaggio comune si intende semplicemente un criminale con atteggiamenti violenti, ma, secondo il giornale delle Scienze Psicologiche "State of Mind", uno psicopatico è una persona dotata di un fascino superficiale, in grado di dare sempre la risposta giusta (o quella che le persone si aspettano), con una eccessivamente elevata opinione di sé, che mente e manipola il prossimo con facilità, che prova affetto in modo superficiale ma, soprattutto, è caratterizzato da una mancanza di empatia e disprezzo per le emozioni e bisogni altrui. Stando a questo concetto, Coriolanus, detto Corio, Snow, è uno psicopatico. 
Le vicende raccontate all'interno de La Ballata dell'Usignolo e del Serpente si concentrano in un lasso di tempo di due mesi, durante i diciotto anni del protagonista, che hanno definito irreversibilmente la sua personalità. Il futuro presidente di Panem è un giovane ambizioso, rampollo di una famiglia nobile ormai decaduta che non fa che lamentarsi di quanto il mondo sia ingiusto e di quello che il mondo gli deve esclusivamente in virtù del suo nome. Non pensa che, dopo una guerra, tutti, non soltanto lui, vivano una condizione di indigenza e che il concetto di nobiltà di nome sia ormai sorpassato. No, lui è Coriolanus Snow e, anche se a uno stato ancora embrionale, dato che è un ragazzo molto giovane, si intravedono già la sua arroganza e ambizione.
Per tirarsi fuori dalla sua condizione di povertà, Corio fa affidamento esclusivamente sul suo fascino, nonostante non gli manchino mai le occasioni per fare la cosa giusta: è circondato da brave persone che tentano di indicargli la retta via, eppure lui ha la straordinaria capacità di farsi influenzare da quelle che lo trasformeranno nello spietato tiranno che abbiamo già conosciuto nella trilogia principale. Proprio per questo motivo, forse, la Collins ha deciso di narrare gli eventi in terza persona, atttraverso un narratore extradiegetico con focalizzazione interna, poiché l'unico punto di vista mostrato è quello di Snow, e di rendere la narrazione priva di impatto emotivo (a parte il finale), proprio per rendere l'idea di quanto Coriolanus sia freddo e calcolatore. Parlando della struttura del romanzo, possiamo dire che formi un anello assieme alla trilogia principale, perché inizia esattamente come gli altri: con una mietitura. Ma non solo, nel primo capitolo del libro c'è già tutto quello che, nel terzo libro, costituirà la disfatta di Capitol City e che caratterizza Snow come personaggio: l'ambizione, l'autocontrollo, le rose. Viene persino citato il Corso, dal quale arriverà la sua sconfitta, a rimarcare la struttura circolare della storia di questo personaggio, che inizia esattamente dove finisce. Uno degli espedienti narrativi più efficaci utilizzati dall'autrice in questo prequel è senza ombra di dubbio quello di descrivere l'ambientazione e le emozioni del personaggio attraverso gli odori, per vari motivi. Innanzi tutto, l'uso del colore, predominante nella trilogia, non sarebbe stato altrettanto d'impatto, perché se Katniss si trova catapultata in un mondo colorato fatto di boschi, di fuoco, di feste con vestiti e acconciature improponibili, per poi sfociare nel grigio del Distretto 13, Coriolanus, invece, si trova in una Capitol City che non somiglia per niente a quella della protagonista: sembra più la Sarajevo coperta di macerie degli anni Novanta, che il Paese dei Balocchi. Concentrarsi sui suoni, invece, non avrebbe fatto capire altrettanto efficacemente il motivo per il quale Snow odi tanto il 12; in particolare, non è un amante della musica e ci sono dei suoni che lo disturbano. Per cui, la scelta perfetta per caratterizzare il personaggio è stata la via degli odori: essi possono celare (come farà il nostro presidente nella trilogia pricipale, quando nasconde l'odore del sangue sotto quello delle rose), far ricordare qualcosa di molto bello o molto brutto, come il portacipria o il cuioio.
  In un mondo in cui tutto è ancora in divenire e in cui lo stesso Snow è in divenire, il suo obiettivo primario è quello di ripristinare lo status quo ante guerra. Per questo è un tipo machiavellico, sempre con una maschera calata sul viso e pronto a dire agli altri quello che vogliono sentire, tutto al fine di riottenere l'antico privilegio della sua famiglia. Fondamentalmente, è questo che lo differenzia da Katniss, la quale, nella vita, ha la sola ambizione di non morire di fame e di essere lasciata in pace. Tuttavia, ci sono anche delle analogie tra i due personaggi, altrimenti avrebbero avuto dei problemi a comunicare all'interno della trilogia. Ad esempio, entrambi odiano gli sprechi: nel terzo libro  Il Canto della Rivolta Snow dice "Deve sapere una cosa di me, signorina Everdeen: odio gli sprechi". La Ballata dell'Usignolo e del serpente ne spiega il motivo, ovvero che avendo Snow vissulto la guerra e la fame conosce il valore delle cose. Inoltre, entrambi utilizzano spesso i servizi del mercato nero, sono due pragmatici, ma a Katniss mancano l'ambizione, il machiavellismo e l'arroganza di Snow. Lui, però, odia La ragazza di Fuoco sin dal primo momento ed è in questo libro che abbiamo le risposte, ad esempio, per il fatto che la ragazza di fuoco segue lo stesso piano che lui fa seguire a Lucy. Comunica con lei persino nello stesso modo in cui Katniss e Haymitch comunicano nell'arena, ovvero attraverso l'acqua. Per Coriolanus, gli eventi della trilogia, saranno una sorta di costante déja vu. 
In questo libro, ci troviamo nella decima edizione degli Hunger Games, in cui gli studenti dell'Accademia vengono coinvolti come mentori. A Coriolanus viene assegnata Lucy Gray, la ragazza del 12 che canta come un usignolo e si serve di serpenti come arma. Gli Hunger Games pongono gli studenti davanti a delle questioni morali di una certa importanza e, verso la metà del libro, il protagonista sarà quasi sulla retta via, grazie all'amore di sua cugina Tigris (se il nome vi suona familiare c'è un motivo) e della ragazza del 12. A influenzarlo negativamente sarà la professoressa Gaul, la quale avrà un posto di rilievo nella formazione in negativo del personaggio, nel suo futuro modo di eliminare gli avversari politici, ma soprattutto gli insegnerà a essere infido come un serpente (anche qui, se vi suona familiare c'è un motivo). Il suo modo di governare, quando sarà presidente, sarà basato su quello che gli ha insegnato la Gaul, poiché, nonostante le persone positive attorno a lui, come la cugina o l'amico Seanius cerchino di fargli capire quanto sia sbagliato mettere dei bambini in un'arena, affinché si uccidano a vicenda e quanto sia stupido che la gente muoia di fame, ma che ci sia un'emorragia di denaro per uno show televisivo, lui sceglie la via facile, sceglie di credere che l'umanità debba essere tenuta sotto controllo con il pugno di ferro, perché senza ordine non siamo che bestie (sul concetto di ordine in scienza della politica si potrebbe parlare per ore, ma chi scrive non vi odia fino a questo punto). Insomma, Suzanne Collins si rivela nuovamente una grande conoscitrice della politica e del mondo romano, infatti non mancano i latinismi e i richiami alla Roma antica; Snow stesso sembra essere stato ispirato da Nerone, che, si dice, avvelenasse i suoi ospiti durante le feste.
Il potere che Snow otterrà in futuro, sarà frutto della sua freddezza e delle sue convinzioni sul potere e degli eventi vissuti al 12, che forgeranno inesorabilmente la sua personalità. 
La Ballata dell'Usignolo e del Serpente è una storia splendidamente costruita dal punto di vista strutturale e risponde a molte questioni che erano state lasciate aperte nella trilogia. Tuttavia, per motivi comprensibili, manca dello stesso pathos, poiché il personaggio principale deficita della forza vitale di Katniss. Indubbiamente, per avere un quadro completo della vicenda, si rivela utile e gli appassionati lo ameranno incondizionatamente.
Grazie per essere passati dal blog e aver sostenuto quest'avventura.
Gli Snow si posano in cima.

martedì 19 maggio 2020

Falce


Eccoci con un nuovo review party, questa volta si tratta dell'anteprima di Falce, che uscirà nelle librerie per Oscar Vault il 19. Ringrazio i blog Eynys Paolini Books e La libreria di Yely per questa iniziativa.

Trama


Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l'umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori.
A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un'immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti.
Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare.
Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l'efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere "spigolato". In termini meno poetici: ucciso.
Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.

Recensione e commento

Questo romanzo distopico va un po' in controtendenza rispetto a molti dello stesso genere: in Falce non c'è stata alcuna guerra nucleare, nessun virus letale, nessuna apocalisse zombie. Al contrario, l'umanità ha prosperato al punto da aver raggiunto l'immortalità e il progresso tecnologico ha conquistato picchi tali da aver sostituito i governi. Nonostante l'umanità si sia illusa di aver sconfitto la Natura, la verità è che dalla legge di Lavoisier non si scappa: niente si crea da solo. Al fine di garantire la sopravvivenza della specie, alcuni eletti designati devono togliere la vita in un mondo in cui la morte per "cause naturali" è stata quasi del tutto sconfitta, dal momento che le risorse sono limitate. Tuttavia, se questo aspetto avesse esclusivamente dei risvolti positivi, non ci troveremmo davanti a un romanzo distopico. Tanto per cominciare, grazie al progresso tecnologico, che ha raggiunto un livello tale in cui praticamente nulla è perfettibile, il Thunderhead rappresenta quello che i politologi chiamano WOMP (World Order Model Project), ovvero una sorta di governo mondiale. Il Thunderhead è onnisciente e garantisce giustizia e benessere, ma non può interferire con l'operato delle falci, il che può facilmente diventare un problema, nel momento in cui il controllore non è controllato. In un mondo in cui non esiste un governo propriamente detto, non esiste nemmeno la democrazia, in cui i poteri dello Stato si bilanciano e si controllano a vicenda e questo aspetto non può che avere delle conseguenze.

Alcune fan art su falce by Kate Wheeler
Andando con ordine, la prima metà del libro, un po' più lenta, approfondisce il world building e si sofferma su questioni filosofiche che vanno da Kierkegaard a Nietzsche, come quando si tocca il tema del ruolo della falce, sottolineando che è proprio colui che non vuole quel potere a esserne veramente degno. Ma soprattutto, quando si vive in eterno, come si fa a dare un senso alla propria esistenza? Se, come diceva Nietzsche, il senso della vita è dare un senso alla vita, come si fa a vivere una vita sensata in un mondo in cui non c'è nulla da cambiare, niente da perfezionare e non esiste nemmeno il dolore? Chiaramente, in Falce gli incidenti capitano (la gente inciampa e va sotto un camion, viene spinta giù da un palazzo o ci si butta spontaneamente solo per cercare facili emozioni), ma quello che manca sono le conseguenze: la natura umana non è cambiata, la volontà di fare del male esiste, ma ci si è solo abituati a vivere intorpiditi e depensanti grazie alla situazione di benessere. In questo contesto in cui la vita è eterna, la morte non smette di fare paura, solo che, a differenza dell'era mortale, quando arrivava spesso senza preavviso ed era una promessa mantenuta con tutti, qui, la fine arriva ammantata di colori vivaci e bussa alla porta. Quando si parla di Era Mortale, spesso lo si fa con un tono di superiorità e tuttavia, si percepisce una chiara nota di invidia per quel mondo in cui l'essere umano era sì destinato a perire, ma proprio da questa consapevolezza era spinto a vivere la propria vita al massimo. Anche la religione, nel passato, ricopriva un ruolo rilevante nella società, che talvolta forgiava la civiltà proprio sulla base di un credo. Qui, per quanto si millanti perfezione, niente ha davvero un fine, persino la religione, che nel passato veniva considerata l'oppio dei poveri, dal momento che prometteva la fine delle tribolazioni a chi soffriva e persino la vita eterna, in Falce è qualcosa di totalmente assurdo che sfocia nel ridicolo per vari motivi. Primo fra tutti perché manca una divinità vera e propria, in secondo luogo, perché è una religione che non dà alcun conforto. Eppure questo fa capire che, per quanto l'essere umano sia immortale, non è diventato eterno, poiché se la durata della vita non ha limiti, le cose da fare, invece, sì, ed è per questo motivo che, nonostante non si faccia che vantarsi della perfezione del nuovo sistema, dall'altro lato si guarda con nostalgia a un passato in cui si viveva davvero. Ciò è un chiaro richiamo al concetto di vita estetica di cui ha scritto Kierkegaard, per il quale la continua ricerca del piacere genera noia. A questo punto, il lettore non può che domandarsi cosa sia rimasto di umano nel mondo di Falce, dal momento che le coscienze sono ottenebrate. Per gli animali, non è importante la sopravvivenza dell'individuo, ma quella della specie. Ora che la sopravvivenza della razza umana è certa, la domanda è cosa distingua l'umanità dagli animali, dal momento che l'unica differenza è la coscienza e la capacità di prevedere le conseguenze degli eventi (se ce ne sono). I protagonisti, per fortuna, sono diversi e sentono la gravità del ruolo di togliere una vita (ed è questo il motivo per cui vengono scelti.
Maestro Faraday by dess-mid

Il loro mentore, Maestro Faraday, è un uomo retto che insegna loro molto bene la differenza tra bene e male, ma la libertà spesso genera angoscia e scopriranno che quella della falce non è un'esistenza semplice.
Per quanto riguarda l'ordine delle falci, nonostante prendano il nome di eminenti scienziati o uomini politici che hanno fatto la storia, si comportano un po' come un ordine religioso del passato, con una gerarchia interna e delle regole. Dieci, per la precisione, come i comandamenti, però, purtroppo, la natura umana è troppo volubile e complessa per essere imprigionata da dieci semplici regole che possono essere soggette a interpretazione. Lo studio dell'etica e della morale sarebbe appena sufficiente a scalfire la superficie della complessità della vita e della morte, mentre dieci regole non bastano a fermare chi ha voglia di annientare il prossimo con ogni mezzo. A proposito dei nomi presi dalle falci a seguito della loro nomina, essi dicono molto sulla personalità di chi li ha scelti: Goddard, ad esempio, è stato uno scienziato statunitense pioniere della missilistica (capirete il motivo di questa precisazione dopo aver letto il libro), oppure Marie Curie è stata una scienziata che ha combattuto per tutta la vita non solo per la conoscenza, ma anche per ciò in cui credeva come essere umano.
Passando al libro in sè, richiama diversi distopici e fantascientifici che si sono già visti: Delirium, di Lauren Oliver, lo ricorda per la struttura, mentre in altre parti ci sono riferimenti che potrebbero essere paragonati ad alcuni passaggi di Illuminae ed espedienti di trama che hanno fatto rivivere Hunger Games. I personaggi, forse, avrebbero meritato più spazio, perché, nonostante i numerosi spunti di riflessione offerti dal narratore onnisciente extradiegetico, il lettore non vi si affeziona particolarmente. Tuttavia, va detto che Citra e Rowan hanno entrambi una formazione, poiché la prima, all'inizio del libro, ha dei dubbi su molte cose ed è solo una ragazzina con la lingua lunga, mentre nel corso della narrazione diventa sicura e indirizza meglio la sua indignazione. Dall'altro lato, Rowan è un po' più fragile e la sua crescita avrà degli alti e bassi. Alcuni espedieti di trama sono un po' prevedibili e già sperimentati in altre serie dello stesso genere, ma la scorrevolezza della prosa e la narrazione serrata contribuiscono a renderlo nel complesso un libro piacevole, che avrebbe potuto risultare pesante a causa dei temi forti trattati.

Fonti:
 Fabio Fossati "Introduzione alla politica mondiale", Angeli, 2018 (terza edizione).
Abbagnano-Fornero "La Filosofia", Paravia, 2013

lunedì 18 maggio 2020

Hunger Games - Il Canto della Rivolta

  • Titolo: Hunger Games - Il Canto della Rivolta
  • Titolo originale: Hunger Games - Mickingjay
  • Autrice: Suzanne Collins
  • Traduttori: F. Paracchini - S. Brogli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN:  9788804716716
  • Pagine: 420
  • Editore: Mondadori

Trama

Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta all'Arena degli Hunger Games. Due volte. Sembra un sogno... Invece è un incubo. Katniss è  in pericolo. E con lei tutti coloro a cui vuole bene. Tutti coloro che le sono vicini. La sua famiglia, i suoi amici più cari, tutti gli abitanti del Distretto. Perché la sua ultima vittoria ha offeso le alte sfere, a Capitol City. E il presidente Snow ha giurato vendetta. Ora che la scintilla si è trasformata in un ardente fuoco di rivolta, alla Ghiandaia Imitatrice non resta che spiccare il volo verso la libertà. Ma il prezzo da pagare sarà alto. Comincia la guerra. Quella vera. Al cui confronto l'Arena sembrerà una passeggiata.


+++CONTIENE SPOILER+++

Recensione e analisi

Katniss è fuggita dall'Arena assieme ad altri vincitori e si rifugia in un posto quasi leggendario: il Distretto 13, che si pensava fosse stato distrutto nella guerra nucleare contro Capitol City.
Il colore, come spesso accade, è portatore di tematica anche in questo caso, poiché dai colori dell'arena, dal verde dei boschi tanto amati da Katniss e dal rosso del fuoco, il lettore si trova catapultato in un mondo grigio. Sono grigi i vestiti ed è grigio il cibo, che viene razionato in modo che sia appena sufficiente per arrivare al pasto successivo; ciò è in netto contrasto con lo sfarzo, l'opulenza e lo spreco di Capitol. Ma, per la prima volta in settant'anni, esiste una vera possibilità di combattere alla pari contro Capitol City e il Presidente Snow. Questo non significa che sarà un cammino facile, perché per prima cosa bisogna superare molti traumi e ricucire delle ferite, come recuperare Peeta, che è stato fatto prigioniero e torturato e ha subito un lavaggio del cervello. Peeta continua a essere un personaggio interessante, perché, nonostante tutto quello che ha passato, dal primo libro, sino alla tortura subita nel terzo, resta comunque fedele a sé stesso, preferisce essere tenuto legato e sotto tiro che essere un pericolo per gli altri, a differenza di Gale, che, invece, agisce letteralmente come un terrorista, come dimostra, ad esempio, l'espediente della doppia esplosione (la prima uccide i civili e la seconda i soccorritori. Modus operandi tipico del terrorismo). Gale non esita a utilizzare tattiche opinabili, convinto che il fine giustifichi sempre i mezzi, pur sacrificando ciò che c'è di più sacro al mondo, ovvero le vite umane. Anche in questo caso ci sono diversi personaggi che si immolano per il bene superiore, come Finnick, che a Capitol City è stato spesso venduto come giocattolo sessuale al miglior offerente ed è a conoscenza di molti segreti scabrosi sul regime. Mettendosi a nudo e raccontando quello che ha subito lui, uno dei vincitori più amati, molti a Capitol City cominceranno a farsi delle domande sul loro amato Presidente.

Un ruolo decisivo in questa guerra è ricoperto dai mass media, che in un regime di stampo autoritario/totalitario come questo, sono sempre monopolizzati dallo Stato per mantenere il potere. Quindi, la guerra, oltre che di tipo tradizionale con fucili e pistole, diventa anche mediatica, poiché non solo il Distretto 13 riesce a trasmettere i propri messaggi attraverso i mezzi di cominicazione di massa, ma anche perché parte delle uccisioni e delle battaglie viene mostrata in televisione, con lo scopo di esercitare il terrore.
Il lieto fine, se poi ce ne sarà uno, non arriva con la presa degli obiettivi tattici, né con la fine della guerra, perché la transizione verso il pluralismo è complicata: il presidente Snow è stato catturato e condannato alla pena di morte, anch'essa simbolica e mediatica e a seguito della sua dipartita la Coin si propone di mantenere il potere perché il popolo non è ancora pronto per la democrazia. In questo frangente Katniss deve prendere una decisione difficile, perché un golpe nel golpe potrebebbe esclusivamente alla sostituzione di un dittatore con un altro, senza che vengano concesse tregua e pace al popolo, che continuerebbe a non essere sovrano.
Katniss ha avuto un salto di crescita, ne Il Canto della Rivolta e si evince soprattutto da come cominci a essere assertiva, decidendo per sé stessa e smettendo di essere un semplice volto per la rivoluzione. Il suo ruolo sul campo di battaglia è spesso e volentieri decisivo e finalmente prende una decisione anche in materia amorosa.
Uno degli elementi che contribuiscono a rendere autentico questo libro è il finale dolceamaro: ciò che maggiormente ha caratterizzato Katniss per tutta la durata della trilogia è stata la sua voglia di essere lasciata in pace e provvedere alla sua famiglia. Come deve essersi sentita dopo l'uccisione della sorella che aveva fatto di tutto per salvare? In fondo, tutto è partito proprio da Prim e dalla voglia di proteggerla. Sotto questo punto di vista, tutto è stato inutile: sì, il regime è caduto, ma la sua famiglia si è sgretolata. La protagonista, che non ha mai avuto una visione idilliaca sulla vita, perde definitivamente ogni speranza di felicità duratura, anche dopo la fine della guerra, perché gli incubi non se ne andranno mai.
La Collins, in questo ultimo capitolo della saga, ha reso perfettamente l'idea di come la guerra influenzi la vita di tutti coloro che la incrociano anche senza combattere sul campo di battaglia e di come le cicatrici non smettano mai di tormentare i protagonisti. Il suo stile diretto non è eccessivamente particolareggiato, il che non rende la lettura morbosa e tuttavia il dolore dei protagonisti si sente perfettamente, anche perché sono ben approfonditi e caratterizzati. 
Questo libro non smette di grondare sangue, perché la guerra nessuno vince, tutti perdono qualcosa.
 Hunger Games è una trilogia splendida, che resta nel cuore di chi la legge e va bene per chiunque voglia leggere un libro che faccia riflettere ma che permetta al lettore di addormentarsi senza avere gli incubi.


Questa era l'ultima tappa del review party prima della recensione del prequel, che avverrà il 29 maggio. Grazie di essere stati con me e possa la fortuna sempre essere a vostro favore.


Fonti:
Gianfranco Pasquino, Nuovo Corso di Scienza Politica

sabato 16 maggio 2020

Hunger Games - La Ragazza di Fuoco

Siamo già alla seconda tappa del review party a tema Hunger Games organizzato da Eynys Paolini Books per Oscar Vault, oggi dedicata alla recensione e analisi de La Ragazza di Fuoco.




  • Titolo: Hunger Games - La Ragazza di Fuoco
  • Titolo originale: Hunger Games - Catching Fire
  • Autrice: Suzanne Collins
  • Traduttori: F. Paracchini - S. Brogli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804716723
  • Pagine: 384
  • Editore: Mondadori 


Trama

 Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all’ultimo, persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva? Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, l’implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua famiglia e dall’amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Capitol City, che Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all’altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l’uno dell’altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita…

Recensione e analisi

 Una cosa vera dei regimi dittatoriali è che prima o poi cadono tutti. Le persone si stancano di limitarsi a esistere e decidono di dare un senso alla propria vita. E a volte anche alla propria morte, dal momento che alcuni si sacrificano volentieri per il bene superiore. Perché, in effetti, Katniss non sarebbe arrivata fino alla fine se non fosse stato per le persone che l'hanno aiutata, anche fino all'estremo, sacrificando sé stessi per un ideale più alto.


In questo secondo volume della trilogia ritroviamo i protagonisti di Hunger Games, che sono riusciti a sopravvivere all'Arena, ma questo non significa che le loro vite siano tornate alla normalità, anzi, sono state brutalmente stravolte, infatti Katniss continua ad avere come unica ambizione nella vita quella di essere lasciata in pace, eppure il Presidente Snow non ha intenzione di smettere di tenerla d'occhio, perché il suo gesto di sfida ha dato inizio a delle rivolte in tutti i distretti. Questo costringe lei e molti altri a indossare una maschera, ed è proprio questo uno dei temi affrontati all'interno di Hunger Games -  La Ragazza di Fuoco: nessuno può permettersi di essere sè stesso, i propri sentimenti, le proprie paure e il proprio vero io deve essere accuratamente nascosti, se si vuole sopravvivere, ma come abbiamo già detto, a questo punto la sopravvivenza non basta più. Come insegnano i peggiori bulli l'unione fa la forza e in questo caso sono i buoni a complottare per rovesciare il regime, solo che per farlo molti di loro devono indossare una maschera: Finnick si maschera dietro al suo bell'aspetto per essere adorato dalle folle mentre raccoglie segreti scabrosi, alcuni devono infiltrarsi ai vertici del potere e mostrare di essere dei galoppini di Capitol City e gli stessi Katniss e Peeta devono fingere amore e tenere in piedi la messinscena. Tuttavia, il Presidente Snow conosce la verità e decide di rispedire Peete e Katniss nell'Arena, per soffocare il fuoco della rovoluzione sul nascere, con scarso esito, perché è proprio grazie al tour della Vittoria precedente e alla consapevolezza che molti dei loro beniamini moriranno, che il popolo lascia trasparire la propria indignazione troppo a lungo repressa.
Questo è il momento in cui il regime comincia a perdere il controllo sul popolo: un regime autoritario (anche se questo è un po' ibridato con il totalitarismo) basa la sua esistenza sulla figura del leader, il quale non è abituato a rendere conto del suo operato, dal momento che non esistono competizione e pluralismo non ha una responsabilità verso l'elettorato (perché non ce n'è uno) e per mantenere questo potere esercita il regime del terrore. Il leader, in questo caso Snow, non incontra limiti nell'esercizio del suo potere perché viene agevolato per paura o per calcolo dalle persone che lo circondano. Secondo alcuni politologi, l'esercizio del terrore avviene per tutta la durata del regime (persistenza del terrore), non solo prima che questo si consolidi; ciò è ben visibile nel primo libro, quando nessuno nei Distretti può avere un'esistenza pienamente serena, ma se lì si trattava più che altro di terrore psicologico, qui siamo davanti a quello fisico, estrinsecato in fustigazioni in piazza e giustizia sommaria e, infine, in un'altra edizione degli Hunger Games per sbarazzarsi di alcuni pericolosi oppositori politici.
Lei è Katniss, e voleva solo  cacciare scoiattoli.
La maschera viene giù solo alla fine, quando il libro si chiude con il colpo di scena finale, perché la guerra non si accontenta di poche vite umane, ma cerca di distruggere tutto quello che trova, sconvolgendo anche le vite di chi non c'entra niente con le vicende dei protagonisti ed è sempre vissuto nella paura.
Lo stile di Suzanne Collins è identico al primo libro, con pochi fonzoli, una predilezione per la paratassi, il che contribuisce a rendere un libro nel complesso veloce e scorrevole, anche perché non punta sulla lunghezza. Rispetto al primo capitolo, Katniss appare un po' più passiva, poiché le macchinazioni che la vedono protagonista sono spesso orchestrate alle sue spalle e lei rischia talvolta di diventare una marionetta nelle mani sia di Snow, sia della resistenza. Ma sappiamo bene che le cose sono destinare a cambiare nel terzo capitolo della trilogia.
Il cast dei personaggi, inoltre, è molto allargato, perché oltre ai beniamini del primo libro, abbiamo anche i nuovi vincitori, come l'affascinante Finnick, la combattiva Johanna, la dolce Mags, i geniali e provvidenziali Wirees e Beetee. Tutti loro hanno un'importante funzione, senza di loro la storia non starebbe in piedi e il lettore non saprà chi di loro amare maggiormente.

Vi aspetto sempre qui per le altre tappe del review party, rispettivamente:

Il Canto della Rivolta 18 maggio

La ballata dell'usignolo e del serpente (romanzo prequel) 29 maggio.

 

giovedì 14 maggio 2020

Hunger Games

Bentornati, cari lettori. Quella di oggi è una recensione particolare, perché è la prima volta che quesrto blog partecipa a un review party. Staremo assieme oggi, poi il giorno 16 maggio e infine il 18 per la recensione dell'ultimo libro della trilogia. Verrà recensito anche il prequel, gentilmente offerto da Oscar Vault, il giorno 29 maggio.
 Cominciamo con quest'avventura. 


  • Titolo: Hunger Games
  • Titolo originale: Hunger Games
  • Autrice: Suzanne Collins
  • Traduttori: F. Paracchini - S. Brogli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804716709
  • Pagine: 418
  • Editore: Mondadori
 Trama

 Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. E il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.



Recensione e commento
 
Se c'è una cosa per cui sono molto utili i romanzi distopici è mostrare quanto è facile che il passato sia solo una profezia dell'avvenire. Questo succede con Hunger Games che è ambientato in un futuro prossimo, successivo a una guerra che ha minacciato di sterminare l'umanità. In questo contesto, si instaura una dittatura che accentra il potere e divide il resto dello Stato in province. Queste ultime, oltre a fornire le materie prime e semilavorate di cui ha bisogno lo Stato centrale, una volta all'anno devono pagare dei tributi umani, incaricati di combattere fino alla morte in un'arena. Qui, Suzanne Collins si dimostra una grande conoscitrice sia della Storia romana, sia della scienza della politica,
poiché i riferimenti all'Impero Romano sono numerosi e sparsi anche nei più piccoli dettagli, non ultimo, appunto, il combattimento dei gladiatori nell'arena. Oltre a questo, va detto che le parole di Giovenale, riprese poi anche nel terzo libro, "panem et cercenses", ovvero "pane e divertimenti", è uno dei metodi utilizzati dai regimi per mantenere un minimo di consenso popolare ed evitare rivolte. Ci troviamo di fronte non a una dittatura di stampo romano, ma a un regime autoritario, poiché la mobilitazione popolare non è volontaria, come accade in democrazia, ma forzata, attraverso, appunto, gli Hunger Games, che sono una delle rare occasioni in cui le adunanze pubbliche sono possibili. L'esercizio del potere ha una forte componente personalistica, poiché il Presidente Snow non rende conto a nessuno del suo operato, dal momento che non ha un elettorato da soddisfare. Gli Hunger Games vengono utilizzati per mantenere il consenso attraverso il tipico esercizio del terrore (sebbene non tutti i politologi concordino sull'esistenza di questo meccanismo all'interno di regimi già consolidati). Quello che è certo è che in Panem sono in pochi coloro i quali possono permettersi di non avere paura.
La protagonista di questo romanzo, diventato cult, è Katniss, una ragazza che non ha tempo per la paura del regime, la sua preoccupazione principale è riempire lo stomaco alla sua famiglia, motivo per il quale, disobbedendo alla legge, diventa cacciatrice di frodo in giovane età . Dover pensare alla sopravvivenza prima di tutto il resto, la trasforma in una persona pragmatica, che ha di meglio da fare che preoccuparsi della dittatura, con un lista di priorità ben definita. Ciò si rispecchia molto chiaramente nello stile dell'autrice, privo di fronzoli e molto diretto. Gli eventi si dipanano in modo lineare e senza salti temporali degni di nota, tuttavia, questo non significa che la narrazione sia banale, dal momento che, più che la forma, è importante il contenuto. Per quanto riguarda i personaggi, la nostra protagonista non farà tutto da sola, ma sarà circondata da persone meno disilluse, più idealiste di lei che combatteranno, anche senza armi e in modo sottile, al suo fianco;
a cominciare da Peeta, che, in una situazione in cui ventiquattro persone dovrebbero ammazzarsi a vicenda, fa una dichiarazione d'amore pubblica, compiendo un gesto rivoluzionario, oppure Cinna, lo stilista che farà in modo che il Distretto 12 diventi improvvisamente appetibile e amato dal pubblico. Perché se c'è una cosa sicura, è che i regimi dittatoriali, prima o poi, cadono e la scintilla, in questo caso, è rappresentata da una ragazza che si è rifiutata di morire quando le è stato ordinato e da un gruppo di persone che, invece di odiarsi, hanno mostrato solidarietà le une con le altre. La stessa Katniss compie una sorta di dichiarazione d'amore partecipando agli Hunger Games, perché prende il posto di sua sorella Prim a cui non vuole togliere l'infanzia e l'innocenza.
Se pensate che il mondo di Hunger Games sia lontano dal nostro, sappiate che non è così: soltanto il 5,7% della popolazione mondiale vive sotto regimi democratici completi e se credete che gli Hunger games siano qualcosa di lontano, pensate a come i regimi non democratici, soprattutto nella fase di instaurazione, mostrino la violenza di cui sono capaci anche attraverso i mass media, in modo che sia ben chiaro il concetto "chi si mette contro di noi, riceverà questo trattamento", pensate a come il leader aizzi i propri seguaci verso chi dissente, in modo via via più evidente; ma non è solo questo: il cinema, i giornali, la televisione sono sempre più pervasi di violenza, anche quando fanno cronaca, basti pensare a tutti i dettagli morbosi e non necessari che vengono divulgati dalla stampa con la scusa di fare informazione, soltanto per fare sensazionalismo e saziare la curiosità voyeuristica del
pubblico. Vedere un cadavere, vedere la violenza mostrata in prima pagina non ci sconvolge più come dovrebbe, ma anzi ha creato una dipendenza che rischia di minacciare la nostra tolleranza nei confronti di ciò che è sbagliato. In una situazione in cui la violenza viene spettacolarizzata, persone come Haymitch, Katniss e lo stesso Peeta, portano addosso i traumi di quello che succede quando si varca la linea rossa e si toglie la vita a qualcuno, senza, per altro, un motivo valido, e portano addosso questi traumi proprio perché decidono di restare fedeli a sé stessi, spezzarsi, ma non piegarsi davanti a Snow, né alla sua nozione di "ordine". Hanno preferito la propria sopravvivenza, è vero, hanno giocato d'astuzia, ma non hanno mai mentito a sé stessi né hanno tratto piacere da quello che hanno fatto, il che li rende ancora sani di mente, sebbene traumatizzati.
Questa scintilla di onestà, dopo 70 anni di regime, è la goccia che fa traboccare il vaso in tutto lo Stato e forse, la ragazza di fuoco, riuscirà, suo malgrado a cambiare le cose.

Vi aspetto sempre qui per le altre tappe del review party, rispettivamente:
La ragazza di Fuoco 16 maggio
Il Canto della Rivolta 18 maggio

La ballata dell'usignolo e del serpente (romanzo prequel) 29 maggio.


Fonti:
https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/02/01/solo-57-delle-popolazione-mondiale-vive-democrazie-complete/
Gianfranco Pasquino, Nuovo Corso di Scienza Politica

martedì 5 maggio 2020

Fairy Oak - L'Incanto del Buio



  • Titolo: Fairy Oak - L'incanto del Buio
  • Autrice: Elisabetta Gnone
  • Lingua originale: italiano
  • Codice ISBN: 9788841857830
  • Pagine: 348
  • Editore: De Agostini
Trama
 Fairy Oak, nella Valle di Verdepiano, è un antico villaggio incantato, cresciuto attorno a Quercia, il grande albero fatato da cui prende il nome. A Fairy Oak i Magici della luce e del buio hanno stretto alleanza e vivono in armonia con i Nonmagici, tanto che non è facile distinguere gli uni dagli altri. Ma il tempo della pace sembra destinato a finire, perché un antico nemico è tornato in cerca di rivincita. Il Signore del Buio vuole governare il mondo nell'oscurità e per farlo deve distruggere l'altra metà del magico potere, la luce. La difesa è affidata ai Magici, che già in passato sono riusciti a respingerlo, ma il Nemico si insinua tra loro e l'antica alleanza vacilla. La speranza è nelle giovani mani di Vaniglia e Pervinca, le streghe gemelle, simbolo vivente dell'alleanza. Continua così, tra mille avventure, il racconto di Felì, la fatina luminosa a cui e affidato il difficile compito di proteggere le streghe gemelle di Fairy Oak. I libri della Quercia sono realizzati nel massimo rispetto dell'ambiente in carta interamente riciclata secondo gli standard del Forest Stewardship Council. Età di lettura: da 8 anni.

Recensione e commento

Fairy Oak è senza ombra di dubbio una delle saghe italiane più amate, ambientata in un piccolo villaggio dove Magici e Nonmagici vivono pacificamente, mescolandosi gli uni agli altri. Questo mondo fatto di torte lasciate sui davanzali e legno massello profumato viene utilizzato dall'autrice per mandare dei mesaggi al pubblico; infatti, di fondo, quello su cui la vicenda si incentra è la tolleranza verso il diverso. Ai bambini viene ripetuto fino allo sfinimento che devono avere empatia per il prossimo e capire che l'altro non è una minaccia solo perché è fuori dall'ordinario, ma non sempre gli adulti mettono in pratica lo stesso insegnamento, perché quando le cose vanno male ci si mette spesso gli uni contro gli altri, dimenticandosi del vero nemico. In questo frangente, la cultura e la scolarizzazione sono fondamentali, perché solo con la conoscenza la paura viene distrutta ed è per questo Tomelilla insegna Storia alle sue nipoti e vuole che loro indaghino sul proprio passato, affinché non ripetano gli stessi errori.
I messaggi positivi non si fermano qui, e vanno dal "non spettegolare" al "non tradire gli amici. 
Recensire questo libro non è semplice, perché nonostante sia rivolto a un pubblico molto giovane, banalizzare i temi che tratta sarebbe un errore. Non è mai troppo presto per insegnare ai bambini la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è facile.
Come già accennato, l'uguaglianza è uno dei temi centrali all'interno della trama, non per niente ci sono due protagoniste gemelle con poteri speculari e non per questo si amano di meno; Magici e Nonmagici vivono una vita pacifica, dimostrando che la convivenza tra persone con usi e costumi diversi è possibile e costituisce un arricchimento culturale. Tuttavia, in una situazione di difficoltà, questo libro fantasy mostra qualcosa di tremendamente reale, ovvero come il proprio vicino venga improvvisamente guardato con sospetto appena le cose escono dall'ordinario. In realtà siamo tutti sulla stessa barca, ma troppo spesso l'egocentrismo offusca il nostro giudizio e ci dimentichiamo che ciò che ci rende simili è che siamo tutti diversi.
Infine, vale la pena parlare dell'aspetto grafico del libro in sé, che non solo al suo interno contiene delle illustrazioni stupende che contribuiscono a immergere il lettore in un mondo magico, ma anche la copertina interna dell'edizione rigida ricorda un libro antico, di quelli che si trovano nelle vecchie biblioteche, con le pagine ingiallite. La carta è riciclata, il che le conferische un grigiore grezzo che si sposa perfettamente con l'atmosfera rustica e accogliente di Fairy Oak.
Uno splendido libro per ragazzi, che si capisce meglio da adulti.

Damsel

Titolo: Damsel Titolo originale: Damsel Autrice: Evelyn Skye Traduttrice: Valentina Zaffagnini Lingua originale: inglese Codice ISBN: 98881...