mercoledì 30 agosto 2023

Engaged - Il Libro di Renzo

  • Titolo: Engaged - Il Libro di Renzo
  • Autore: Beppe Roncari
  • Codice ISBN: 9788820074623
  • Casa editrice: Sperling&Kupfer
Trama


Da secoli impegnati in una partita senza esclusione di colpi tra Bene e Male, l'angelo Mumiah e il demone Belial stanno assistendo al rogo di Giordano Bruno, nella speranza di impossessarsi del famoso Libro segreto scritto dal filosofo nolano, custode di un grandissimo potere. Quando il volume, però, sparisce nel nulla, cominciano una ricerca forsennata che li conduce fino a Lecco e che si intreccia con la vita di due giovani: Renzo e Lucia. Promessi sposi in procinto di coronare il loro sogno d'amore, diventano pedine nella partita a scacchi tra l'angelo, che cerca in ogni modo di aiutarli, e il demone, che si serve di don Rodrigo e dei suoi bravi per impedirne le nozze. Chi dei due la spunterà? E soprattutto chi dei due riuscirà a mettere le mani sul Libro di Giordano Bruno? Beppe Roncari ci consegna una riscrittura audace e innovativa de I Promessi Sposi, nella quale, oltre ai personaggi tradizionali che tutti noi abbiamo studiato a scuola, compaiono angeli e demoni che, lottando tra loro su un piano temporale ulteriore e fantastico per la supremazia sul mondo terreno, vanno a intervenire nel destino dei protagonisti.


Recensione e commento

L’autore Beppe Roncari
Se mi seguite da un po’ saprete che non ho peli sulla lingua quando si tratta di dire quello che penso di un libro, anche se ho ricevuto la copia in omaggio dall’editore (grazie, Sperling&Kupfer). Eppure questa volta o dico davanti a testimoni: è così che si scrive un retelling e se quelli italiani sono tutti così, direi che posso anche smettere di leggere quelli importati dall’estero perché Engaged - Il Libro di Renzo è una bomba. Ma andiamo con ordine.

Engaged - Il libro di Renzo è un romanzo che non sbaglia un colpo. Mi sono impegnata per cercare un difetto da inserire nella mia classica lista dei pro e dei contro quando prendo appunti in vista della recensione sul blog, ma non ne ho trovati. Tanto per cominciare si vede chiaramente che da parte dell’autore c’è stato uno studio matto e disperatissimo sulle opere originali e non si è accontentato di ricerche su Wikipedia e testi scolastici di base, ma veri e propri studi sul campo, su luoghi e persone. Sottolineo sulle opere e non l’opera perché Engaged non tiene in considerazione solo I Promessi Sposi, ma anche la precedente versione del romanzo manzoniano Fermo e Lucia. Il concetto di retelling in generale a me piace tantissimo perché si presta ad allargare il pubblico di una storia già di per sé universale, ma in questi anni ho letto tantissimi romanzi di questo genere scritti da persone che non meritavano minimamente di accostarsi alla grande opera che si apprestavano a modificare. Roncari no, Roncari ha studiato al punto da aver mantenuto intatte le scene iconiche del romanzo originale (e ce ne sono, sono una delle poche fortunate a non aver odiato questa lettura scolastica obbligatoria), ma sa anche quali sono gli elementi tanto detestati quando si affronta questo romanzo sui banchi di scuola ed è quindi in grado di rendere il romanzo più fruibile per il pubblico contemporaneo. Non ci sono le lunghe descrizioni manzoniane di paesaggi, persone, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale, anzi, le sue sono efficacissime ma stringate, così come le informazioni di carattere politico o nozionistico, che vengono trasmesse tramite discorsi diretti fluidi e credibili o in circostanze in cui sia necessario avere una determinata conoscenza, senza mai sfociare nell’ infodump. Ci sono state alcune trovate stilistiche che per me sono state geniali: nel romanzo di Manzoni lui stesso come voce narrante afferma che il libro che sta scrivendo è frutto di un rimaneggiamento di una manoscritto anonimo, al quale ha apportato delle modifiche perché secondo lui non interamente adatto al pubblico o contenente qualcosa che non andasse raccontato. Ecco, Engaged si comporta come se fosse l’opera originale scritta da Anonimo e che I Promessi Sposi sia  il retelling. Questo espediente nello specifico mi ha strappato un sorriso perché funziona benissimo e perché è stato Manzoni stesso a rendere disponibile questo appiglio di cui Roncari ha subito approfittato. 

E questo era lo stile. Passando alle tematiche, posso solo dire che una bastian contraria come me, che anche di recente si è accanita contro libri pseudo-inclusivi che fingevano di voler sensibilizzare su delle tematiche senza riuscirci, non ha assolutamente niente da criticare. Infatti, la molteplicità di eventi che coinvolgono i personaggi del romanzo è vastissima naturalmente include temi delicatissimi a carattere sociale come le disuguaglianze sociali tra nobili e gente comune, lo strapotere della Chiesa cattolica, la condizione delle donne e delle minoranze nel periodo storico in cui si muovono, l’epidemia e l’aumento del prezzo del pane, elementi che vengono presi dal romanzo originale ma che abbiamo vissuto anche noi molto di recente. Ogni tema è trattato da ogni angolazione possibile e raccontato senza retorica e senza giudizi, indice che lo studio dell’autore non si è limitato al campo letterario, ma si è esteso anche a quello psicologico del suo pubblico, di come andrebbero raccontate certe dinamiche alle menti giovani e di come fare agire i personaggi di conseguenza. A questo proposito, nessuna delle loro personalità appare stereotipata, non ci sono dei tropes narrativi riconoscibili o degli archetipi triti, il che contribuisce a rendere imprevedibile la trama, ma anche a sentire vivide le persone che agiscono. Per esempio, Renzo è tendenzialmente un ragazzo per bene, ma sia la giovane età, sia il carattere istintivo lo portano a pensare di agire in modo drastico, quando non addirittura violento, per quanto poi il pensiero non si traduca in fatti. Lucia, invece, è dapprima una bambina normale senza sovrastrutture, che si arrampica, corre, suda, si sporca, per poi crescere e diventare una ragazza timida ma non nel modo classicamente inteso che la vorrebbe posata e ritrosa con i rossori sulle guance. La sua è una timidezza che la porta in un primo momento a non fidarsi, chiudersi e diventare scontrosa, per poi aprirsi e rivelarsi. Non è un fiorellino di campo che necessita di protezione, quanto, come succede spesso alla sua età, una ragazza che si sente un po’ in gabbia, non totalmente a suo agio nella sua pelle e pertanto diventa irrequieta.

Per quanto riguarda Rodrigo potrei spendere fiumi di parole per lui. Poiché la narrazione di Engaged inizia da molto prima rispetto a quella de I Promessi Sposi abbiamo molto tempo per conoscere lui, Renzo e Lucia, come si sono incontrati, come abbiano interagito in gioventù e come fosse il loro ambiente famigliare. Rodrigo è un cattivo, il questa storia, ma non è il cattivo. È il frutto di quello che gli è stato fatto, di quello che gli è stato inculcato da un padre manipolatore ed emotivamente immaturo che gli ha insegnato che essere veri uomini corrisponde a comportarsi da prepotenti e ha associato la mascolinità all’immagine che gli altri devono farsi di lui. Per quanto Rodrigo cresca fisicamente e diventi un giovane adulto, in lui resta un ragazzino spaventato e non amato, e spesso si sente parlare suo padre attraverso di lui, nel modo in cui i genitori riempiono di sé stessi i propri figli, un retaggio che è difficile da scrollarsi di dosso. A mio parere personale, il modo in cui ci viene raccontato Rodrigo è il modo giusto di fare il tifo per un cattivo: nessuna delle sue azioni abbiette viene mai giustificata, non è il classico cattivo definito moralmente grigio negli young adult del momento che viene giustificato anche se invade la Polonia solo in virtù del suo bel l’aspetto. No, il tifo che ho fatto per Rodrigo non è stato per il suo aspetto, né per i suoi traumi, né per il gusto di farlo, ma perché è una persona che ha smarrito la strada a cui genuinamente si augura di ritrovare sé stessa e poter diventare migliore, accettando anche la responsabilità delle sue azioni.

Non è il solo ad avere questo tipo di dualismo che si traduce paradossalmente in tridimensionalità: moltissimi altri personaggi del romanzo sono così e Roncari è stato bravissimo a mostrare che si può essere persone cattive pur essendo schierate dalla parte giusta e anche quanto una persona possa essere intrinsecamente buona, ma tenere comunque dei comportamenti sbagliati dovuti alla propria indole, al contesto sociale, al periodo storico (ad esempio, mostrandoci con quanta facilità i genitori picchiassero i figli e lo considerassero normale).

Trama e sistema magico, poi, sono intrinsecamente legati, ma in modo inaspettato. Seguitemi un attimo: il sistema magico non ci viene spiegato, ma è comunque estremamente comprensibile perché è basato sul folklore, sulla religione e sulle superstizioni dell’Italia del tempo, per cui i personaggi che agiscono nella storia non reputano la magia come magia, ma come dati di fatto. In pratica Roncari prende tutto questo sistema di credenze e immagina un mondo in cui ognuna di esse è vera, esattamente come si pensava che fosse in quel periodo. Nel Seicento era comune reputare che ci fossero gli angeli e i demoni e che si muovessero tra di noi, che una persona potesse essere posseduta, che le streghe fossero reali, i lupi mannari esistessero e la Provvidenza avrebbe provveduto. Sono concetti che per cultura non abbiamo bisogno ci vengano spiegati, per cui la voce narrante (Anonimo, onnisciente) non appesantisce la narrazione dicendoci cose che sappiamo già. A differenza del sistema magico estremamente intuitivo, è la trama a riservarci il mistero, perché per quanto i protagonisti cerchino di andare avanti normalmente con le loro vite, le motivazioni di chi muove i fili e li fa agire a loro insaputa sono spesso imperscrutabili anche a chi legge, perché il nostro caro Anonimo è avaro di informazioni e gli piace tenerci sulle spine con la sua narrazione incalzante.

Non avendo niente di cui lamentarmi pur avendoci provato ed essendo tanto entusiasta di questa lettura in ogni singolo aspetto non posso che eleggerlo a membro della mia classifica personale dei libri migliori dell’anno e non vedo l’ora di leggere il secondo romanzo, in uscita a settembre. 

martedì 22 agosto 2023

I Chiostri di New York

  • Titolo: I Chiostri di New York
  • Titolo originale: The Cloisters
  • Autrice: Katy Hays
  • Traduttrice: Paola Moretti 
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817174312
  • Casa editrice: Rizzoli 
Trama


Per Ann Stilwell passare l’estate a lavorare per il Metropolitan Museum of Art di New York è un sogno che si avvera. Ma il destino scompagina i suoi piani quando per un disguido si vede assegnata a una sede distaccata del Met: il Cloisters, una serie labirintica di chiostri spagnoli ricostruiti lungo le rive dell’Hudson, rinomato per la sua collezione di arte medievale e per un giardino ricco di piante medicinali. La giovane studentessa trova ad accoglierla Patrick Roland, l’eccentrico direttore del museo, e Rachel Mondray, la sua magnetica e ricchissima assistente. Da subito i due la coinvolgono nelle loro ricerche sulla storia della divinazione, e Ann sembra disposta a tutto pur di entrare nelle loro grazie. Ma tra gli incunaboli della biblioteca, mentre la curiosità accademica muta pian piano in ossessione, Ann scoprirà qualcosa capace di incrinare gli equilibri: un mazzo di tarocchi italiani risalente al Quattrocento, da secoli ritenuto perduto, in grado, secondo Patrick, di aprire una visione sul futuro a chi sa leggerlo. Mentre segreti e mire personali trascinano i tre studiosi in un gioco mortale di seduzioni e prevaricazione, Ann dovrà fare una scelta: credere in un destino già scritto o diventarne l’unica artefice. Tra relazioni tossiche, arcani maggiori e codici miniati, Katy Hays mette in moto un meccanismo letterario spietato; un esordio brillante che racconta il lato oscuro della nostra fame di conoscenza, in una New York sospesa tra modernità e occulto.


Recensione e commento

 I Chiostri di New York è una delle letture più rinfrescanti che ho fatto quest’estate, mi ha tenuto compagnia per qualche giorno ed è stato molto facile e piacevole stargli dietro.

Nonostante molte delle cose che dirò possano apparentemente sembrare dei difetti, nel complesso del libro e nel loro contesto non lo sono. Innanzitutto, l’atmosfera dark academia non sfocia, come succede in moltissimi altri libri dello stesso genere, in una copia raffazzonata e taroccata di Dio di Illusioni. Infatti, la scrittura lineare e l’argomento accademico non eccessivamente approfondito rendono il libro sia facile da seguire, che molto meno pretenzioso di quanto ci si potrebbe aspettare da un romanzo ambientato in ambito accademico. I Chiostri di New York non è l’imitazione di qualcos’altro e, a dispetto di tutto, questo per me è un grosso pregio.

Con questo non intendo dire che si tratti di un romanzo frivolo, ma solo che è una lettura più finalizzata a intrattenere che a educare, anche perché non senza una dose di sana tracotanza da parte mia, prendo sempre con una certa sufficienza i libri scritti su mitologia, materie classiche di vario tipo e Storia dell’arte usciti da penne statunitensi. Non per chissà quale pregiudizio, ma perché spesso non aggiungono nulla all’esperienza di base che può avere una persona nata e cresciuta in Europa, che potrebbe trovare addirittura banali determinate svolte, come mi è successo varie volte leggendo libri su temi del genere. Ecco, nonostante I Chiostri di New York si basi talvolta su alcune premesse traballanti per quanto riguarda i presupposti accademici (Masaccio non è esattamente una figura minore del Rinascimento italiano, come affermato dalla voce narrante), in questo romanzo più che infastidirmi, la cosa ha suscitato in me un’empatia mai provata in romanzi simili e più pretenziosi: qui non dico di esserci passata sopra, ma ho più che altro sentito tantissimo la voglia di bellezza di una protagonista cresciuta in una società basata sull’utilitarismo e sullo stacanovismo. Mi ha fatto molto riflettere che per me l’ambientazione in un chiostro sia sembrata banale, poiché ho pensato che in qualsiasi borgo italiano ne esista uno simile, ma poi ho realizzato che è proprio questo il punto! Abbiamo ormai sviluppato un’assuefazione alla bellezza e consideriamo normale tutto ciò che dovrebbe provocarci stupore, un po’ come ha detto varie volte Laini Taylor, una delle mia autrici preferite, che viene in Europa ogniqualvolta cerchi ispirazione per un nuovo romanzo, perché per lei viviamo già in un’ambientazione fantasy a nostra insaputa.

Per quanto I Chiorstri di New York non sia un libro cervellotico o che cerca di dire troppe cose e per quanto io mi sia detta che non dovevo cercare di attribuire troppi significati quando palesemente l’autrice non intendeva mettercene, mi sono poi detta che il significato non è qualcosa che si trova, ma qualcosa che si dà. E quindi eccomi qui, a dare un significato sia al flusso di coscienza relativo alla bellezza delle opere d’arte che non necessariamente devono avere un’utilità, sia a fare delle riflessioni su come lo spietato mondo accademico e la grande città abbiano trasformato una brava ragazza di provincia in una protagonista sempre più moralmente grigia. 

Per quanto riguarda la parte thriller, essa non è particolarmente sorprendente, anzi, per chi ha familiarità col generà sarà facile capire il finale, eppure la parte interessante è proprio la scoperta graduale della moralità dei personaggi, il loro svelarsi poco a poco nelle loro luci e ombre e nel modo che hanno di trascinare con sé Ann. 

I Chiostri di New York potrebbe non essere il libro della vostra vita, eppure in un certo senso il suo non essere ingombrante lascerà spazio alle vostre riflessioni e alla vostra emotività: è un romanzo che funge un po’ da specchio, in cui potrete vedere quello di cui avete bisogno, come è successo a me in questo agosto emotivamente impegnativo.

mercoledì 2 agosto 2023

Cursed Crowns

Ciao, amori miei! Iniziamo senza indugi ringraziando Ambra per aver organizzato questo review party e l’editore per aver fornito la copia omaggio. Bando alle ciance. 

  • Titolo: Cursed Crowns
  • Titolo originale: Cursed Crowns
  • Autrici: Catherine Doyle & Katherine Webber
  • Traduttrice: Sara Marcolini
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 988804768951
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Wren e Rose, regine gemelle, hanno rivendicato il trono di Eana, ma non tutti sono contenti che le streghe siano tornate al potere e la rivolta è prossima a scoppiare. Rose, razionale e diplomatica, decide di intraprendere un tour reale per assicurarsi la fedeltà dei sudditi e vincerne la paura, ma la mente e il cuore di Wren sono altrove: la nonna Banba, rapita dal crudele re Alarik, è prigioniera a Gevra e lei intende liberarla a qualunque costo. Ancora una volta i fili del destino porteranno le sorelle a dividersi. Vittima di un'imboscata, Rose verrà salvata da un misterioso sconosciuto, che condurrà lei e l'affascinante guerriero Shen Lo nel deserto, alla ricerca del perduto Regno Baciatodalsole, per ritrovare il quale Shen potrebbe essere la chiave. Wren, impavida e avventata, muoverà invece verso le gelide terre del Nord, dove nemmeno l'amore per Tor la dissuaderà dallo stringere un patto mortale con il re di Gevra, non sapendo che l'incantesimo che lui esige da lei potrebbe avere conseguenze irreparabili... Mentre un'antica profezia incombe, a Palazzo infuria la ribellione e le sorelle dovranno riunirsi. Le loro vite, e il futuro di Eana, dipendono da questo. Età di lettura: da 12 anni.

Recensione e commento

 Il bello delle aspettative è anche il loro problema: possono essere disattese. Se dal primo libro, Twin Crowns, non mi aspettavo granché e si è invece rivelato un gioiellino, qui mi aspettavo di leggere qualcosa che fosse sullo stesso livello qualitativo ma temo che questo secondo libro soffra un po’ della sindrome del libro di mezzo.

Sfortunatamente, si percepisce chiaramente che questa serie era stata originariamente pensata come dilogia e successivamente tramutata in trilogia. Cursed Crowns, infatti, presenta un’involuzione psicologica delle protagoniste, che in numerosissime circostanze agiscono fuori parte. Wren, la forte, coraggiosa e pungente Wren, qui diventa improvvisamente insicura e piagnona, così come la sorella Rose, invece di proseguire l’arco di formazione iniziato nel primo libro, fa dei passi indietro e torna agli abituali vizi da dama di corte, per quanto si redima un po’ sul finale, e anche le sue interazioni con il coprotagonista maschile ne risentono: lei e Shen Lo passano il tempo a punzecchiarsi e bisticciare come bambini, per quanto poi vada a finire tutto a burro e alici. Per quanto riguarda Tor, invece, è relegato a macchietta, agisce completamente sullo sfondo e si potrebbe quasi rimuovere senza fare danno all’intreccio.

Il registro in parte corregge un difettuccio del primo libro, quello di avere un target ibrido, in parte risulta ancora più lacunosa. Twin Crowns appariva libro per ragazzi per tono e registro, ma young adult per psicologia delle protagoniste e dinamiche interpersonali. Qui viene fatto un passo indietro (qualitativamente, non nel senso del target) e ci troviamo definitivamente davanti a un romanzo per ragazzi, ma perdiamo completamente la verosimiglianza del primo libro, che aveva una trama a prova di bomba e un ritmo ben cadenzato. In questo secondo volume i colpi di scena sono telefonati quando non tirati per i capelli e viene meno uno dei presupposti del primo libro: il tema della sorellanza. Infatti, le due sorelle riunite, qui si dividono per motivi futili e vivono due trame parallele che si incontreranno di nuovo solo alla fine per qualcosa che non ha nulla di innovativo e che, come molte altre parti del romanzo, appare un’involuzione. Una delle sottotrame dedicata a una delle gemelle riguarda la repressione del dissenso politico, espresso tramite il lancio di pericolosissimi (sarcasmo) pomodori, attraverso l’uso della violenza. La regina, davanti alle perplessità espresse dai suoi sudditi, non si mette in dubbio come sovrana e non compie delle scelte diplomatiche, preferendo dapprincipio radunare un esercito per essere in grado di affogare nel sangue la possibile rivolta. Viste le premesse, forse il dissenso era legittimo e questo in particolare è l’elemento che mi ha più infastidita perché mi è sembrato un movente narrativo molto debole e soprattutto discutibile. Troppi avvenimenti della trama si sviluppano senza un perché o un per come, in modo poco organico: in netta contrapposizione alla verosimiglianza di Twin Crowns, Cursed Crowns è invece un po’ la fiera del deus ex machina, condita con scene cliché e storie d’amore sviluppate alla maniera che va di moda adesso.

In sostanza, Cursed Crowns aveva in mano tutte le carte per fare poker, ma purtroppo non mi sento di dire che sia all’altezza del primo. La sindrome del libro di mezzo si fa sentire e spero che i difetti di questo volume vengano colmati nel terzo, che tuttavia non ho la certezza di leggere. 


A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...