venerdì 30 ottobre 2020

La Rivincita - Gathering Blue


  •   Titolo: La rivincita. Gathering Blue
  • Titolo originale: Gathering Blue
  • Autrice: Lois Lowry
  • Traduttore: S. Reggiani
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8809751743
  • Pagine: 272
  • Editore: Giunti

 Trama

Ambientato in una comunità del prossimo futuro al pari di The Giver, in un villaggio dove ognuno pensa solo a se stesso e le persone con malattie o problemi fisici sono considerate inutili per la comunità e vengono lasciate morire, una ragazzina zoppa lotterà per conquistarsi il diritto di vivere. Ma, riuscendo a ricavarsi un posto all'interno di quella società, si renderà poi conto di come sia profondamente sbagliata e di quanto sia necessario cambiarla. Rifiuterà quindi l'occasione che a un certo punto le verrà offerta di scappare, e deciderà di fermarsi per iniziare a cambiare le cose dall'interno.


Recensione, analisi e commento

Fan art dal web
Secondo Margaret Mead, il primo segno di civiltà in una cultura non è la comparsa dell'aratro o la scoperta della scrittura: il primo segno di civiltà è un femore rotto e poi guarito, perché nel regno animale nessun sopravvive con una gamba rotta. Un femore rotto e poi guarito, invece, indica che qualcuno si è preso cura del ferito, al sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. Quella di la Rivincita - Gathering Blue è una società diametralmente opposta rispetto a quella del primo volume, The Giver (vi lascio qui la recensione), poiché qui non c'è una società tecnologicamente avanzata, al contrario c'è stata una regressione verso la preistoria, in una società spietata e crudele e priva di ogni misura di sostegno per i meno fortunati: gli anziani vengono lasciati a morire da soli, poiché sono considerati un peso inquanto non sono in grado di sostentarsi. Non c'è nemmeno l'esercizio dell'eutanasia, che invece era presente nel primo capitolo, così come manca del tutto il controllo delle nascite, dal momento che in una società così' primordiale un bambino in più è considerato ulteriore forza lavoro. In questo clima tanto ostile, una protagonista come Kira, con una disabilità fisica, deve combattere ancora più duramente per la sopravvivenza e per avere un posto nel mondo. Gli elementi che indicano una regressione dei costumi non finiscono qui, ad esempio, quando alcune persone muoiono a causa di malattie potenzialmente contagiose tutti i loro averi vengono bruciati, come durante le epidemie di peste, nella totale mancanza di cemento, come in opera preromana, o ancora nella perdita di conoscenze tecniche di ogni tipo, come quelle della lavorazione del vetro. 

La perdita di valori morali viene mostrata dall'autrice in molti modi efficaci: il più alto segno di prestigio al villaggio è il numero di cicatrici, perché in un mondo così cattivo, sopravvivere indica forza, o ancora, quando Kira entra nel palazzo del Consiglio, in cui il lettore riconosce una chiesa diroccata, e si inchina davanti a due pezzi di legno incrociati che per lei non significano niente. In questo nuovo ambiente entrano in gioco i temi chiave del libro, primo fra tutti il ruolo dell'artista: all'interno del Palazzo del Consiglio vivono felicemente confinati Thomas, Jo e infine Kira, i quali sono tutti artisti dotati di talenti straordinari, ma che vengono sfruttati dai governi per il mantenimento dello status quo. L'arco di crescita della protagonista la porterà a comprendere che la cultura, o meglio la sua assenza, viene utilizzata dalla classe dirigente per mantenere il popolo soggiogato, non soltanto mantenendo l'ignoranza, ma anche inventando nemici e capri espiatori, al fine di arricchirsi. Gli abitanti del villaggio vengono tenuti chiusi al suo interno a causa della paura di bestie misteriose, ma le azioni più abbiette saranno sempre compiute per mano degli esseri umani. Kira è un'abile tessitrice e se la mitologia di molte culture ci ha insegnato qualcosa, questo avrà un peso sul suo destino, nel momento in cui deciderà di prendere in mano il filo della sua vita e, di conseguenza, la sua libertà, elevando lo spirito umano grazie all'arte, che, per antonomasia, deve essere scomoda, al servizio della verità, più che del bello.

Pianta di guado. Dal web
Vitale, all'interno del libro, è l'utilizzo del colore. Nelle prime pagine del libro si legge di rossi, ocra, marroni, i colori delle pitture rupestri, quelli che i primi uomini hanno avuto a disposizione perché sono quelli della terra e del sangue. Kira, però, è alla ricerca del blu, il primo colore sintetico della Storia, la cui scoperta risale a circa il 3100 a.C. nell'Antico Egitto. Questa scoperta rappresenterebbe un'evoluzione tecnologica e di conseguenza progresso, proprio per indicare come Kira voglia altro, voglia di più di quello che c'è nel suo piccolo mondo. "Qualcuno lì ha il blu" è una frase che troviamo a pagina 113 e che indica proprio un posto migliore, più avanzato e che quindi un mondo migliore esiste al di là del piccolo villaggio autarchicamente chiuso in sé stesso in cui Kira è costretta. Un altro dei significati del blu ritratti nel libro è riscontrabile nella ninna nanna che viene cantata e che simboleggia la ricerca di una tranquillità che la protagonista non ha mai avuto, proprio a causa della sua menomazione in un mondo in cui non esiste la solidarietà. Il blu, in tutti i suoi significati di tranquillità, progresso, cambiamento, arriverà dal più insospettabile dei personaggi, attraverso una pianta moribonda e destinata a perire dopo la fioritura, proprio perché i valori più importanti della vita dell'individuo e dell'umanità in generale sono fragili e richiedono molta fatica, dedizione e amore. L'ultimo significato del blu si piò leggere nel titolo stesso: in inglese, la parola blue indica non soltanto un colore, ma anche uno stato d'animo di malinconia e depressione. Gathering blue, quindi, non indica soltanto la raccolta dei pigmenti per creare un nuovo colore, ma anche, per estenzione, l'unione dei deboli che diventano forti tutti assieme. 

Questa saga per ragazzi non è adatta soltanto ai più piccoli, tutti possono leggerla, perché è così ricca di simboli più comprensibili per una mente adulta. Recuperate questa serie molto sottovalutata, ne uscirete arricchiti.

mercoledì 28 ottobre 2020

La Nona Casa


  • Titolo: La Nona Casa
  • Titolo originale: The Ninth House
  • Autrice: Leigh Bardugo
  • Traduttrice: Roberta Verde
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804721871
  • Editore: Mondadori


 Trama

 Galaxy "Alex" Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent'anni, è l'unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l'impensabile. Ancora costretta in un letto d'ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov'è l'inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori: monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto "tombe" senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.


Fanart trovata su Pinterest

Recensione e commento 
  
Avere un arco di crescita come quello della signora Bardugo non è cosa da tutti: qui ci troviamo davanti a un adult che tratta tematiche di una certa rilevanza senza mai essere ripetitiva e senza mai ricordare i libri precedenti, se non per lo stile, che migliora di giorno in giorno, e lo schema narrativo.
Immagine dal web
Partendo da un'analisi preliminare del libro, la narrazione è in terza persona con focalizzazione interna, simile a Sei di Corvi (vi lascio qui la recensione), tuttavia nessuno dei personaggi ricalca qualcuno di quelli già creati in precedenza dall'autrice, anzi, sono tutti nuovi e con una personalità ben definita, soprattutto Galaxy, detta Alex, la protagonista. Galaxy è una ragazza con dei poteri paranormali, nello specifico riesce a vedere i fantasmi. Solo lei. Questo la porta, gradualmente, in una spirale autodistruttiva che finirà quasi con l'annichilirla, se non le venisse offerto il ruolo di Dante (è incredibile quanto la Divina Commedia continui a influenzare le opere letterarie ancora di oggi) all'università di Yale per la Lethe, un'organizzazione che pratica la magia. Potrebbe sembrare uno spoiler, ma stiamo parlando di quello che succede nelle prime dieci pagine, ed è importante specificarlo adesso, perché la trama sarà fitta di avvenimenti paranormali, che in realtà l'autrice utilizzerà come allegoria della realtà in cui viviamo, specialmente in quella statunitense, fatta di un capitalismo che schiaccia l'individuo, che non dà voce a chi non ha il potere del denaro. Il modo in cui Bardugo riesce ad affrontare la tematica del divario sociale è semplice, ma efficace: i fantasmi cercano sempre di comunicare, ma nessuno li ascolta. Non c'è nient'altro che desidererebbero più di vivere, eppure non ne hanno la possibilità. Esistono, ma nessuno li ascolta. Galaxy stessa, nonostante sia viva, era un'invisibile fino a poco prima di entrare a Yale e la sua unica ambizione nella vita era avere abbastanza denaro per arrivare al giorno successivo. Perché solo chi ha soldi da buttare può permettersi di sputarci sopra e non ammetterne l'importanza. Anche il mondo magico in cui ci immerge l'autrice non è un mondo meraviglioso, in cui la magia rende le cose migliori, ma anzi, è sempre al servizio del potente e del dio denaro. In questo contesto, la Lethe è un richiamo al fiume Lete molto conosciuto dai classicisti e in questo caso rappresenta la divisione tra "noi" e "loro", non sono tra i vivi e i morti, ma tra chi può e non può, tra chi ha tutto e chi non ha niente. Galaxy ha la capacità di comunicare con l'altra parte, perché lei stessa è metaforicamente un mix, una persona a cui non si possono affibbiare etichette: non si comprende bene quale sia la sua etnia e lei stessa non sa chi è, non usa nemmeno il suo vero nome, preferendo, invece, Alex. 
Immagine dal web
Ma le etichette e i nomi, in qualche modo, hanno un potere in questo mondo, perché indicano l'appartenenza a un gruppo e lei lotta spasmodicamente da tutta la vita per fare parte di qualcosa, riuscendoci veramente solo quando si accetterà davvero, in un arco di crecita che ribalterà i ruoli di Dante e Virgilio, quando sarà lei a salvare il mentore. In questo senso, è ricorrente la figura del serpente, che ha una simbologia ambivalente, poiché da un lato cambia pelle, il che indica la capacità di Alex di adattarsi alle situazioni, dall'altra, il serpente è un animale che morde e può essere pericoloso, se solo ne trova la forza. La sua formazione, mostrata anche attraverso il progredire delle stagioni, da inverno a estate, non sarà facile, perché Leigh Bardugo riesce a creare dei personaggi tremendamente veri, e nella realtà nessuno è perfetto, nemmeno la protagonista di questo libro che è spesso dilaniata da dubbi, dovendo decidere tra la sua integrità morale di individuo e il vil denaro, la vita tranquilla. La critica dell'autrice alla società in cui viviamo non si ferma qui, anzi, è appena all'inizio, poiché vi sono numerosi passaggi in cui viene spiegato in modo molto profondo e sfaccettato quanto, in questo mondo e nell'altro, contino solo le apparenze, solo quello che facciamo credere agli altri, perché spesso più  importante che essere è apparire. In questa circostanza, il topos letterario, ultimamente molto sfruttato nei libri usciti in questo periodo, del ballo in maschera, non risulta affatto scontato o fuori luogo, o trito, come invece è apparso in altri romanzi, poiché qui viene sfruttato a dovere: tutti indossiamo una maschera, quella che gli altri si aspettano o quella che noi ci aspettiamo che vogliano vedere, e fingiamo di divertirci, soprattutto quando non è così. Siamo costantemente alla ricerca di altro da noi stessi. Ma non solo dobbiamo apparire e divertirci: dobbiamo apparire più degli altri, divertirtci meglio degli altri, come un una costante gara con l'altro che non esiste in altro posto se non nelle nostre menti.
Un altro tema sul quale Leigh Bardugo si sofferma è quello dello stupro, soprattutto quello quasi endemico che avviene nei campus americani, i cui numeri sono spaventosi. Pur trattando questo tema con ferocia, senza mai risparmiare la crudeltà delle vicende al lettore, Bardugo non risulta mai volgare e soprattutto non fa mai passare la vittima come colpevole o il colpevole come vittima. Anche in questo caso, l'allegoria dei fantasmi risulta calzante, poiché Alex subisce delle cose, ma nessuno le crede, perché non ci sono le prove. In qualche modo, è sempre colpa sua, o di chi muore perché spacciava, o ancora di chi non riesce ad arrivare al giorno successivo per mancanza di soldi. In questo mondo, che non è poi così fantastico, ma anzi, è esattamente quello in cui viviamo, c'è sempre il Fiume Lete, questa linea tracciata che non consente sfumature nella realtà e divide tutto a metà come un campo di battaglia, un costante noi vs loro, un bianco e nero senza scale di grigio. Fa paura fermarsi a pensare a questa assurdità, per questo La Nona Casa è il libro che tutti dovremmo leggere, senza distinzioni tra "noi" e "loro", perché esiste solo un unico grande "noi", senza alcuna linea tracciata per terra a dividerci.
 
Se proprio si deve trovare una nota negativa in questo libro, essa non sta nel libro in sé, quanto nella traduzione che, sebbene sia in generale molto ben fatta, in alcuni punti lascia un po' a desiderare, a causa di traduzioni letterali o false friends tradotti male. A parte questo, anche in questo caso la Bardugo si dimostra una linguista eccellente. Già in Shadow and Bone e Sei di Corvi (vi lascio qui la recensione) aveva mostrato delle capacità linguistiche affatto trascurabili, ma in questo caso si cimenta persino con il ladino, ovvero un dialetto giudeo-spagnolo (così come altre lingue, ad esempio il latino) che dimostrano nuovamente l'unicità della protagonista e la sua impossibilità di entrare in una casella. Per nessuno, nemmeno nella realtà, è facile comprendere e accettare, che non rientrare in una casella è un vantaggio, una ricchezza, qualcosa che può cambiare il mondo.
La Nona Casa non è un libro facile, ma in qualche modo è un libro per tutti, che lascia allo stesso tempo arricchiti e svuotato una volta chiuso.
Ottimo lavoro, Leigh!

sabato 24 ottobre 2020

Dormire in un Mare di Stelle Vol. 2

 


 
  • Titolo: Dormire in un mare di stelle
  • Titolo originale: To Sleep in a sea of stars
  • Autore: Christopher Paolini
  • Traduttrice: Maria Concetta Scotto di Stantillo
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817149969
  • Editore: Rizzoli
 Trama
 È l'ultima missione nello spazio per la scienziata Kira Navárez. Semplici rilievi di routine su un pianeta non ancora colonizzato. Ma il giorno della partenza accade qualcosa di inatteso. Qualcosa di terribile. Spinta dalla curiosità, Kira si imbatte in un reperto alieno. Il terrore la invade quando il pulviscolo intorno a lei comincia a muoversi. Una guerra tra le stelle è alle porte, e Kira è trascinata nelle profondità della galassia in un'odissea di scoperte e trasformazioni. Lei ha dalla sua compagni formidabili e un coraggio immenso. Ma soltanto fidandosi davvero di se stessa potrà combattere per i propri simili e affrontare il suo prodigioso destino.
 
Recensione e commento
                
Che ritorno sulla scena, quello di Christopher Paolini! Non è più il ragazzino del tanto amato ma immaturo Ciclo dell'Eredità. Qui ci trovimo davanti a un autore che sa benissimo dove vuole far andare a parare la sua storia e che è capace di creare dei personaggi che sembrano venire direttamente fuori dalla pagina, tanto sono realistici, incluso il cervello di bordo, Gregorovich, che ai nostalcici ricorderà un mai dimenticato AIDAN (sì, sono lacrime quelle che vedete).
Immagine dal sito
dell'autore
Se il primo volume alternava vari ritmi, alcune volte lenti ed estenuanti, altre adrenalinici, qui è tutto frenetico e il lettore non riesce a riprendere fiato. I colpi di scena non mancano, spesso del tutto inaspettati e la storia presenta tutto quello che il lettore vuole in un libro così: viaggi interstellari, alieni, tentacoli, battaglie, ma questo non priva l'autore di dare spazio alle psicologie dei personaggi, che appaiono cresciuti rispetto al libro precedente. Kira stessa, per quanto fosse un'adulta matura che desiderava la stabilità emotiva ed economica, in questa seconda parte è costretta a diventare un'eroina per il bene dell'universo intero, non solo della specie umana. Non è solo questo suo aspetto ad apparire mutato e migliorato, poiché Kira non è mai stata il tipo di personaggio avventato che cerca il conflitto o si butta nella mischia senza combattere, ma qui la troviamo collaborativa eppure risoluta, determinata a raggiungere un'intesa con lo xeno. La protagonista non ne può più della distruzione che vede intorno a sè e scopre che questa è la chiave per creare qualcosa, proprio attraverso la comunicazione. Paolini è sicuramente
L'autore
uno di quegli autori che farebbe piacere avere come amici nella vita reale, dal momento che i personaggi che scrive sono così sensibili, adorabili, centrati e mai problematici (a meno che non sia voluto) che davvero viene voglia di conoscere la penna da cui sono fuoriusciti. Si può capire molto di una persona da quello che scrive e Christopher dà la sensazione di essere diventato un uomo timido, con dei valori precisi che sarebbe un ottimo amico. Dormire in un Mare di Stelle è perfetto sia per gli appassionati del genere sci-fi, ma anche per chi si approccia al genere, poiché non soltanto i personaggi presentano un'introspezione molto fuori dal comune, ma anche perché l'intreccio presenta caratteristiche del fantay classico, perfettamente amalgamato con tecnologia avanzata, alieni e missioni spaziali. 
Il viaggio con Kira non è sempre felice perché, come già detto anche nella recensione del primo volume, in Dormire in un Mare di Stelle il realismo non manca e la vita non regala sempre gioie. Eppure resterete incollati fino all'ultima pagina, a tifare per una protagonista davvero ben costruita in cui è difficile non rispecchiarsi. Va detto anche che il realismo non è sempre facile: creare un mondo che non esiste se non nella fantasia, potrebbe essere molto più facile rispetto a quello che compie l'autore con questo libro, ovvero scrivere di fantascienza rispettando le leggi della fisica e immaginando tecnologie che probabilmente un giorno esisteranno davvero. Poiché non tutti siamo ingegneri aerospaziali, Paolini alla fine del libro dedica ottanta pagine a un'appendice in cui spiega le sue ricerche fatte per scrivere il libro, oltre che un breve glossario sulle parole inventate e sulle sigle che sarebbe stato utile avere anche nel precedente volume, ma come già detto nella recensione precedente (che vi lascio qui) questa non è colpa dell'autore, dal momento che il libro è stato spaccando in due perché troppo voluminoso a causa della traduzione. Tuttavia, quella di farne due tomi appare una scelta vincente, poichè la lettura del primo, con il suo ritmo spezzato e i periodi di solitudine potrebbe scoraggiare il lettore. In questo modo, con una pausa, l'interesse rimane fresco e si arriva rinvigoriti alla fine della storia.
Ringrazio Alessandra per aver organizzato l'evento e la casa editrice per avermi omaggiata della copia in anticipo. Non fatevi scappare questo viaggio tra le stelle!

venerdì 23 ottobre 2020

Le Diecimila porte di January


Bentornati sul blog, cari lettori, anche oggi trovate una tappa di review party, organizzato da Ylenia e questa volta il libro in questione è Le Diecimila porte di January. Come sempre, ringrazio la casa editrice per aver fornito il libro in anteprima e andiamo subito a cominciare la recensione e analisi di questo libro delizioso. 

  • Titolo: Le Diecimila Porte di January
  • Titolo originale: The Ten Thousand Doors of January
  • Autrice: Alix E. Arrow
  • Traduttrice: Alice Casarini
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978880472864
  • Editore: Mondadori
 
 
 
 
 
Trama
 
Qui trovate gli altri blog partecipanti
Estate 1901. Un'antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto. Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti "di un valore singolare e unico", e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura... Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d'argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma. Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: "Le diecim por". Un libro che ha l'aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei...
 
Recensione e commento
 
Fanart dal web
Le Diecimila Porte di January è una storia apparentemente già vista, ad esempio con Il Mare senza Stelle (vi lascio qui la recensione), uscito solo due mesi dopo. La struttura e il tema sono simili, ma le somiglianze finiscono qui e paragonarli risulta ingiusto per entrambi, poiché differscono per stile e trama e ognuno è interessante a modo proprio. Tornando a Le Diecimila Porte di January, più si va avanti, più si rende conto che c'è di più di una storia già sperimentata, poiché, sebbene il lettore indovini con facilità la trama, non riesce a staccarsi. January è una bambina, ragazza, donna di colore in un mondo fatto da e per gli uomini bianchi, etero e benestanti. January è una creatura a metà in un mondo spaccato in due, diviso tra la modernità e il progresso; infatti la vicenda si svolge fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, quando i cambiamenti stavano sconvolgendo la civiltà occidentale e lentamente distruggendo ciò che era considerato inferiore. Il suo nome non è scelto a caso, infatto Giano Bifronte era il dio a guardia delle porte, con due facce per controllare sia l'entrata che l'uscita, ma è anche il guardiano della soglia, per definizione un luogo a metà. L'ambientazione storica è a dir poco accurata, ma non ingombrante: January, che è la nostra narratrice in prima persona, che spesso si rivolge al lettore in tono confidenziale, utilizza gli avvenimenti storici realmente accaduti per mostrarci come il suo fazzoletto di mondo cambia ai suoi occhi. January vede un mondo diviso fra "noi" e "loro", dove "loro" sono schiavi, mendicanti, persone con un colore della pelle diverso dal bianco, donne, immigrati, e "noi" sono quelli che comprano, o meglio rubano quello che vogliono. Harrow ci mostra efficacemente come i colonizzatori abbiano applicato in maniera del tutto arbitraria la teoria darwiniana della biologia alla società, in un modo che ha devastato le culture e ha fatto perdere ricchezza all'umanità a vantaggio dei pochi. Non pensate, però, che si tratti di un libro pesante o con un intento moraleggiante evidente: la prosa è molto poetica ed evocativa, all'autrice basta spesso un singolo aggettivo messo nella posizione giusta per descrivere un'intera situazione. Lo stile dell'autrice è spumeggiante e frizzante e riesce a dipingere January come una ragazza dall'apparenza tranquilla con un mare in tumulto dentro. Una ragazza in trappola che cerca una via d'uscita, un'alternativa alla gabbia dorata in cui vive e uno scopo alla sua esistenza da esotico oggetto ornamentale. Qui entrano in gioco le porte: come magistralmente mostrato dall'intreccio, in modo delicato e quasi onirico, esse rappresentano un cambiamento (ricordiamoci che siamo in un'epoca di rivoluzioni e stravolgimenti sociali di ogni tipo), ma anche, appunto, la distinzione, la separazione tra "noi" e "loro", l'alternativa che January cerca, la sua via di fuga, la sua strada.
Fanart dal web
La prima porta che la protagonista deve aprire è quella della sua prigione, quella gabbia dorata fatta di regole e costrizioni sociali che soprttuitto le donne erano forzate a seguire in una società ingiusta, ma spiccare il volo non è mai facile perché le porte sono sempre un'apertura verso l'ignoto, che può anche condurre verso orizzonti negativi. Ma January è anche la prova che l'incontro fra vari mondi (e questa è chiaramente una metafora) e che le parole sono potenti, anche in un universo in cui la forza è data dal denaro, dove con la giusta somma si può comprare la libertà delle persone, sia incatenandole e costringendole a raccogliere cotone, ma anche mettendole in manicomi, con la abusata scusa dell'isteria, quando diventano scomode. Il denaro inaridisce e spoglia le persone della propria essenza vitale, ma chi lo possiede intende mantenere il mondo così com'è, lo status quo è sempre tutto ciò a cui i potenti aspirano, proprio per mantenere la propria posizione: il mondo non è mai stato rivoluzionato da chi aveva tutto, ma da "loro", dagli altri, quelli che non appartenevano a nessuna cattegoria e che stanno dall'altra parte della linea tracciata per terra e che, alla fine, uniscono le forze e aprono una porta. Per questo le porte vengono chiuse. Nessuno ha mai detto che aprirle fosse facile, ma se così non fosse, January non sarebbe l'eroina di questa storia così delicata, a tratti commovente e senza ombra di dubbio imperdibile. 

mercoledì 21 ottobre 2020

In Fuga da Houdini

 Bentornati sul blog, cari lettori. La recensione di oggi riguarda il terzo titolo della serie di Kerri Maniscalco, che si concluderà a novembre con il quarto capitolo "a Caccia del Diavolo" e oggi ci occuperemo di In Fuda da Houdini. Ringrazio Beatrice per aver organizzato e la Oscar Vault per la copia omaggio.
 

  • Titolo:In Fuga da Houdini
  • Titolo originale: Escaping from Houdini
  • Autrice: Kerri Maniscalco
  • Traduttrice: Maura Dalai
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804728115
  • Editore: Mondadori

Trama
 
 Audrey Rose Wadsworth e il suo assillante compagno, Thomas Cresswell, si imbarcano sulla lussuosa RMS Etruria, diretti alla loro prossima meta, l'America. La settimana di spettacoli circensi che allieterà la traversata - compresa l'esibizione di un giovane e promettente artista della fuga - sembra la distrazione ideale prima del tetro incarico che li attende oltreoceano. Ma presto il viaggio si trasforma in un festival degli orrori quando, una dopo l'altra, giovani donne vengono trovate morte. Per Audrey Rose, il Circo al chiaro di luna - con i suoi numeri inquietanti e i personaggi grotteschi - si trasforma in un incubo e la fa tornare alla sua ossessiva ricerca di risposte. Gli indizi sull'identità di una delle vittime sembrano condurre a qualcuno a cui Audrey Rose vuole molto bene: riuscirà la ragazza a fermare il misterioso assassino prima del suo terrificante gran finale?
 
 Recensione e commento

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Tanto per cominciare, il titolo non sembra avere un riscontro nella trama, dal momento che le apparizioni Houdini sono talmente marginali da non avere impatto alcuno sulla vicenda narrata. In questo terzo capitolo (vi lascio qui la recensione del primo e del secondo libro) i due protagonisti, Thomas e Audrey Rose, si trovano a bordo di un transatlantico che da Liverpool si dirige verso New York e il viaggio dura una sola settimana. Oggi, nel 2020, con tutta la tecnologia possibile, attraversare l'Atlantico occupa almeno una settimana di tempo, senza fare scali, quindi risulta improbabile che nell'Ottocento tale viaggio durasse così poco. Gli anacronismi non si fermano qui, perché i due ragazzi, non sposati, vengono spesso lasciati da soli, in quanto lo chaperon tanto citato dalla protagonista, sarà quasi sempre assente, mentre Audrey rose sarà impegnata in un molto poco credibile triangolo amoroso, creato ad hoc per dare un po' di brio alla trama, ma in cui il lettore non casca nemmeno per un secondo. Infatti, la protagonista in questo terzo libro, ha un comportamento particolarmente incoerente, poiché non sa se voglia fare l'investigatrice o il medico legale: non la vediamo mai comportarsi da scienziata e pensa di essere una brava detective, ma spesso arriva a delle conclusioni senza un effettivo ragionamento a monte, oppure i ragionamenti che fa sono ovvi anche per il più disattento dei lettori. Un'altra incongruenza della sua personalità si riscontra nel suo atteggiamento con la vita circense: nel capitoli precedenti, Audrey Rose, per quanto sedicente femminista incallita e impegnata nel riscatto sociale delle donne, aveva paura di quello che le persone avrebbero pensato di lei se l'avessero vista a braccetto con Thomas, ma in In fuga da Houdini si mostra svestita su un palco scenico e si reca da sola nella stanza di un uomo, mentre con Thomas, per il quale ha già dichiarato più volte i suoi sentimenti, ha atteggiamenti molto più freddi in maniera immotivata. Anche il coprotagonista maschile, che nei libri precedenti era decisamente un punto a favore perché il più coerente tra i personaggi, con una personalità consolidata, qui sembra l'ombra di sè stesso; appare raramente e ci mancano le sue brillanti deduzioni e le sue battute. Non è il Thomas a cui il lettore si è affezionato e che teneva in piedi i libri precedenti.
Questo libro, al momento sembra il peggiore della saga, dal momento che anche la scrittura ha subito un peggioramento: sembra di leggere un armony, anche nei capitoli extra narrati da Thomas, dal quale ci si sarebbe aspettati arguzia e brillantezza.
Una elemento che salva questo terzo capitolo della tetralogia è il colpo di scena finale: per la prima volta la vicenda non ha una conclusione che permetta al lettore di chiudere il libro serenamente e dorvrà aspettare fino a novembre per sapere come finirà l'avventura di Audrey Rose e Thomas. 
 

 

lunedì 19 ottobre 2020

Dormire in un mare di stelle vol. 1

  • Titolo: Dormire in un mare di stelle
  • Titolo originale: To Sleep in a sea of stars
  • Autore: Christopher Paolini
  • Traduttrice: Maria Concetta Scotto di Stantillo
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817149167
  • Editore: Rizzoli
 Trama
 
 È l’ultima missione nello spazio per la scienziata Kira Navárez. Semplici rilievi di routine su un pianeta non ancora colonizzato. Il sogno di un futuro d’amore con Alan sta per realizzarsi. Ma il giorno della partenza accade qualcosa di inatteso. Qualcosa di terribile. Spinta dalla curiosità, Kira si imbatte in un reperto alieno. Il terrore la invade quando il pulviscolo intorno a lei comincia a muoversi.Una guerra universale è alle porte, e Kira è trascinata nelle profondità della galassia in un’odissea di scoperte e trasformazioni. Lei ha dalla sua compagni formidabili e un coraggio immenso. Ma soltanto fidandosi davvero di se stessa potrà affrontare il destino a cui è chiamata e combattere per i propri simili. Sarà il secondo volume di questa visionaria impresa di Christopher Paolini a svelare fino a dove si spinge il viaggio di Kira, quali conflitti dovrà superare il genere umano per sopravvivere, nel vasto mare di stelle. Il Volume 2 sarà in libreria a ottobre.
 
Recensione e analisi
 
Immagine dal web
Dormire in un mare di stelle è il primo romanzo di Paolini dopo la saga di Eragon, scritta durante la sua giovinezza. Il salto di maturità è immediatamente percepibile, non solo per l'età dei personaggi, che sono adulti a tutti gli effetti, ma anche per la maturazione della scrittura. La protagonista, Kira, è una scienzata, una xenobiologa che si occupa di studiare le forme di vita presenti su pianeti colonizzabili e in questo frangente è palpabile il tempo che l'autore ha passato a fare ricerche sul soggetto, poiché il libro è scientificamente estremamente accurato, non solo per quanto riguarda la biologia, ma anche la fisica e l'astrofisica. Questa accuratezza di sicuro non è un difetto, ma è innegabile che per alcuni lettori potrebbe rendere il libro difficilmente fruibile, ma una cosa va specificata: in originale, i volumi 1 e 2 erano un tomo unico, ma a causa della mole assulta dall'opera in traduzione, è stato lo stesso autore a chiedere che venisse spaccato in due volumi (dando anche indicazioni sul punto in cui operare tale divisione) e va specificato che nel secondo libro è presente una lunga e ricca appendice che specifica con chiarezza e dovizia di particolari tutto ciò che nel primo volume potrebbe risultare ostico o non chiaro, come gli acronimi, quindi forse sarebbe stato utile avere tale appendice anche nel primo libro. 
Nonostante si tratti di un libro fantascientifico, Dormire in un mare di stelle è estremamente introspettivo ed è impossibile per il lettore non empatizzare con Kira, una donna che di mestiere fa la scienziata e non è addestrata ad affrontare certe situazioni come invasioni aliene e guerre planetarie, e quindi, nonostante la razionalità tipica della sua professione, cade inevitabilmente in alcuni attimi di panico che la conducono, al contrario, a reagire in maniera irrazionale in maniera del tutto convincente e comprensibile, data la sua situazione. Tutti gli altri personaggi sono altrettanto ben costruiti, non c'è una sola macchietta o un peronaggio che, per quanto marginale, non lasci il suo segno nella trama.
Dal libro
Al di là dell'iperrealismo della storia, un altro elemento che potrebbe mandare in confusione il lettore e scoraggiarlo dal finire la lettura è il ritmo cadenzato dell'opera, poiché non è regolare, ma alterna frenesia e calma. Se fate fatica con i periodi di calma, più introspettivi che adrenalinici, provate a leggerli ascoltando Mountains di Hans Zimmer (alla fine dell'articolo troverete una playlist che potrebbe fare da sottofondo e potrebbe aiutarvi con la lettura).
Un'altra cosa che Paolini ha ideato magistralmente è la resa dei discorsi diretti attraverso mezzi di comunicazione non convenzionali, come gli effluvi, le comunicazioni radio e altri: l'autore inventa ad hoc una punteggiatura per rendere i discorsi diretti che non esiste in letteratura, ma funziona benissimo e rende il libro ancora più originale.
Un elemento assai interessante e su cui vale la pena spendere due parole, è come un universo futuristico scientificamente e tecnologicamente avanzato sia comunque dominato dalla religione, a volte anche dal fanatismo, e dalla mala politica, di cui l'umanità non è riuscita a sbarazzarsi. La religione ha paradossalmente dei tratti quasi razionali, come quando si adorano numeri o una civiltà più tecnologicamente avanzata. L'autore riesce a rendere reale un mondo che (ancora) non esiste perché nonostante cambino i tempi, nonostante mutino i confini e le società, gli umani sono sempre umani, con i loro difetti e i loro limiti. Vi sono, inoltre, alcuni elementi tipici del fantasy propriamente detto, più che della fantascienza, poiché i protagonisti dovranno recuperare oggetti forgiati da civiltà perdute o saranno visitati da sogni premonitori.
Dormire in un mare di stelle non è un libro per tutti ed è di certo impegnativo, al lettore niente viene reso facile, tuttavia è un libro che vale la pena leggere perché lo standard qualitativo è molto alto. Speriamo che resti così anche nel secondo volume.
 
Playlist Dormire in un mare di stelle (fatemi sapere se avete problemi a visualizzarla)

sabato 17 ottobre 2020

La porta nella narrativa fantastica

  

Bentornati sul blog, cari lettori, la tappa di questo blog tour su Le Diecimila Porte di January, organizzato da Ylenia, è dedicato alla porta, e alla sua evoluzione nel tempo, nell'universo della narrativa fantastica.
Quello della porta magica che conduce in posti nuovi e straordinari, sia in positivo che in negativo, è un tema assai caro alla letteratura di ogni epoca: nel terzo canto dell'Inferno dantesco ci troviamo davanti a una porta che ci intima di lasciare ogni speranza e che quindi, il mondo all'interno non sarà in nulla uguale a quello al di fuori di quella porta. Dante non è stato il primo, ma di sicuro non sarà neanche l'ultimo. Tra le opere di più recente (molto più recente) pubblicazione troviamo Il Mare senza Stelle di Erin Morgentern (vi lascio qui la recensione).
I due romanzi (le Diecimila porte di january e il mare senza stelle) vengono spesso paragonati per affinità di tematica, poiché in entrambi i casi abbiamo delle porte meravigliose che portano in posti sconosciuti e delle Storie che svolgono un ruolo fondamentale, sebbene i due libri non siano molto simili come struttura e giungano a conclusioni diverse. Quella della porta è comunque una notevole somiglianza che non priva nessuno dei due romanzi del proprio fascino. Sarebbe una grave mancanza non citare il famigerato Le Cronache di Narnia, di C.S. Lewis, dove, in modo quasi scientifico, il tempo e lo spazio sono relativi nei due universi separati dalla porta dell'armadio. 

Una volta varcata la porta niente è più come prima, l'ordinario diventa straordinario e la monotonia di una via grigia diventa meravigliosa. La stessa cosa accade con Alice nel Paese delle Meraviglie, dove una bambina annoiata viene scaraventata in un mondo colorato e allucinante, per niente vicino alla sua quotidianità.
Fra i libri contemporanei che trattano della tematica della porta, non possiamo non citare La Chimera di Praga di Laini

Taylor, in cui la porta conduce solo dove vuole il suo creatore e si apre solo al tocco di determinate persone. 
Nella narrativa, la porta non conduce sempre in luoghi dove il viaggiatore vorrebbe andare: Coraline avrebbe fatto meglio a non attraversare la porta magica e avrebbe dovuto dare ascolto ai suoi genitori, ma anche La Compagnia dell'Anello, quando dice amici ed entra attraverso la Porta di Dùrin non viene catapultata in un mondo fantastico e meraviglioso, ma dentro le miniere di Moria, dove si celeranno numerose minacce per i protagonisti. Del resto la porta è da sempre simbolo del confine tra il noto e l'ignoto, e non sempre il cambiamento è in positivo, ma un eroe deve avere il coraggio di compiere il suo viaggio, come farà la protagonista delle diecimila porte, January. 
Seppur non vere e proprie porte tangibili, anche i riti d'iniziazione sono delle porte metaforiche, poiché corrispondono a un cambiamento di stato del personaggio, e i libri in cui aprendo una porta il protagonista si trova non in un luogo nuovo, ma in una situazione nuova, che lo porterà a una formazione, sono impossibili da contare. 
Una delle evoluzioni della porta ci viene offerta sempre dalla letteratura fantastica, ma non propriamente fantasy: nella fantascienza sempre più autori ricorrono ai wormhole, 
ovvero "i buchi di verme" o "Punti di salto" grazie ai quali è possibile eludere la vastità dell'universo e, pur viaggiando a velocità FTL (faster thal light) arrivare da un punto all'altro del cosmo, altrimenti inesplorabile perché infinito. I punti di salto sono presenti nella trilogia di Illuminae, ma anche in altri fantascientifici come Dormire in un mare di Stelle e sono per ora stati teorizzati dalla scienza, ma esistono solo nella fantasia di scrittori e lettori. La porta offre, dunque, come per la protagonista, un'alternativa e un'opportunità di cambiare le cose, di esplorare e di vivere delle vite altrimenti mai contemplate.   
Se volete saperne di più e leggere altre tappe interessanti, qui trovate il banner con le relative date. Ci vediamo sempre qui sul blog per la recensione del romanzo!

 

 

martedì 13 ottobre 2020

Thunderhead


 Bentornati sul blog, cari lettori, il review party di oggi riguarda il secondo capitolo della trilogia della Falce (vi lascio qui la recensione del primo). Naturalmente, per la lettura in anteprima del romanzo bisogna ringraziare la casa editrice e Beatrice per aver organizzato l'evento.

  • Titolo: Thunderhead
  • Titolo originale: Thunderhead
  • Autore: Neal Shusterman
  • Traduttrice: Lia Tomasich
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804729754
  • Editore: Mondadori
 
Trama
 
In un mondo che ha sconfitto fame, guerre e malattie, le falci decidono chi deve morire. Tutto il resto è gestito dal Thunderhead, una potentissima intelligenza artificiale che controlla ogni aspetto della vita e della società. Tranne, appunto, la Compagnia delle falci. Dopo il loro comune apprendistato, Citra Terranova e Rowan Damisch si sono fatti idee opposte sulla Compagnia e hanno intrapreso strade divergenti. Da ormai un anno Rowan si è ribellato ed è fuggito, diventando una vera leggenda: Maestro Lucifero, un vigilante che mette fine alle esistenze delle falci corrotte, indegne di occupare la loro posizione di privilegio. Di lui si sussurra in tutto il continente. Ormai divenuta Madame Anastasia, Citra è una falce anomala, le sue spigolature sono sempre guidate dalla compassione e il suo operato sfida apertamente il nuovo ordine. Ma quando i suoi metodi vengono messi in discussione e la sua stessa vita minacciata, appare evidente che non tutti sono pronti al cambiamento. Il Thunderhead osserva tutto, e non gli piace ciò che vede. Cosa farà? Interverrà? O starà semplicemente a guardare mentre il suo mondo perfetto si disgrega?
 
 
Recensione e commento
 
 "Lo disse Foscolo, lo ribadisco: della vita il fulcro è il sepolcro"
Elio e le Storie Tese
 
Lo ribadisce anche Neil Shusterman in questo secondo capitolo della Trilogia della Falce che presenta senza dubbio alcuni pregi, ma anche tutti i difetti del romanzo di transizione all'interno di una trilogia. Come sempre, il dolce alla fine e cominciamo con la spiegazione di cose potrebbe non aver funzionato. Innanzitutto, per quanto la scrittura dell'autore sia evocativa e molto fluida, resta comunque distaccata e il lettore fa fatica a entrare in simpatia con i protagonisti, che difficilmente hanno un flusso di coscienza che ne spieghi i moti interiori. In questo contesto appare chiara un'altra cosa: Maestro Lucifero e Madame Anastasia non hanno un obiettivo da perseguire e questo limita molto il climax, praticamente assente se non nelle ultime pagine del romanzo, il cui si concentra il succo dell'intreccio. Tale mancanza di pathos si riflette in numerosi aspetti della trama, primo fra tutti la mancanza di formazione dei personaggi, soprattutto del Thunderhead, che, per chi ha letto Illuminae (vi lascio qui la recensione) continua a ricordare un AIDAN che non ci ha creduto abbastanza. Il Thunderhead è una IA, con una
art by kat_adara
coscienza propria, che controlla tutto all'interno dell'ambientazione e tutti sono convinti che sia onnisciente e onnipotente, ma non è così. Thunderhead, per quanto sia pomposo e autoreferenziale, ha numerosi limiti, non solo fisici, ma anche cognitivi, nonostante tutta la sua potenza di calcolo. Ciò, da un lato è funzionale all'intreccio, dall'altra crea dei buschi di trama, perché Thunderhead si contraddice, a volte tanto da arrivare al punto di rendere vana l'esistenza delle falci, senza cui non ci sarebbe il libro. Si definisce un'entità benevola, ma non è disposto a fare ciò che è necessario e, nonostante l'autorefernziale perfezione, sembra che nè il Thunderhead, né le istituzioni umane abbiano imparato niente dall'era mortale: esiste una separazione dei poteri tra falci e Thunderhead, così come esisteva una separazione tra poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, ma non esiste il controllo che le istituzioni del passato esercitavano l'una sull'altra per evitare che una sola prendesse il sopravvento e si instaurasse una dittatura. Chiaramente, l'effetto di  finta perfezione è voluto, altrimenti non ci troveremmo davanti a una distopia, ma troppe cose appaiono forzate, non per ultima la relazione amorosa tra i due protagonisti, che si amano fin da primo libro senza un apparente motivo e senza nemmeno il colpo di fulmine. Era un elemento che l'autore doveva mettere perché nei romanzi young adult è così, ma il loro rapporto, come il resto del libro, non ha una crescita e non ha un climax. Anche l'antagonista all'interno del romanzo appare fortemente polarizzato, poiché è cattivo perché è cattivo, non c'è una motivazione, non c'è una crescita e pertanto la sua caratterizzazione resta quella di una macchietta. A questo proposito, i colpi di scena non sono solo prevedibili, ma anche già utilizzati più volte all'interno della saga stessa. Una forzatura imperdonabile è Rowan: è un personaggio troppo over power. Riuscire a battere chiunque, falci esperte nell'arte di uccidere e persone che da anni si addestrano nel combattimento, dopo un solo anno di arti marziali è fantascienza pura, soprattutto se si considera che per diventare agente Nimbus (uno degli agenti del Thunderhead) serve un corso di cinque anni, mentre per decidere chi vive e chi muore ne basta uno solo. Qualcosa non torna.
Però non è tutto da buttare via, perché ci sono senza dubbio degli elementi positivi: se il primo libro verteva sull'importanza della morte e sulla naturalità della nostra finitezza, Thunderhead si concentra sul libero arbitrio e sulla libertà e in particolare su come, di fatto, non esista la vera libertà in questa vicenda. In un mondo in cui nessuno muore di fame e in cui un'entità paragonabile a una divinità dice cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ci si domanda quale sia il posto della libertà, dal momento che con la morte, se n'è andata anche l'essenza vitale e con l'uguaglianza è sparito il dissenso. In questo clima di piattezza, un personaggio, Greyson, spicca su tutti, perché è in grado di prendere la decisione corretta anche senza la guida di un'intelligenza artificiale e fa il bene anche quando non ne trae alcun vantaggio, a costo di farne le spese. Greyson è un personaggio che ha una crescita e che resta coerente con sé stesso, pur facendosi delle domande e mostrando un conflitto non solo con la società che lo circonda, ma anche con sé stesso. Greyson è funzionale a mostrare come nessuno all'interno della trilogia della Falce sia realmente padrone della propria vita, del proprio corpo, della propria morte. Non si può nemmeno decidere di morire, in Falce, non si può essere padroni della propria esistenza e il proprio corpo è sempre oggetto di pregiudizio, quando modificato esteticamente. La scrittura e lo stile di Shusterman sono piacevoli e il libro scivola via molto velocemente e anche il worldbuilding, per quanto alcune cose non tornino, è davvero ben fatto e magistralmente evocato con poche parole, senza prolissità. Infatti all'ambientazione viene riservato molto più spazio rispetto al primo capitolo e questo è positivo per il lettore, che riesce a farsi un'idea più chiara.
In soatanza Thunderhead presenta le probolematiche dei romanzi di transizione all'interno delle trilogie, ma offre sufficienti spunti per convincere il lettore a chiedersi cosa accadrà dopo e aspettare il capitolo conclusivo della saga, dove arriverà la resa dei conti.

martedì 6 ottobre 2020

Alla Ricerca del Principe Dracula

 

  • Titolo: Alla Ricerca del Principe Dracula
  • Titolo originale: Hunting Prince Dracula
  • Autrice: Kerri Maniscalco
  • Traduttrice: Maura Dalai
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804724148 
  • Editore: Mondadori
  Trama
 Dopo aver scoperto con orrore la vera identità di Jack lo Squartatore, Audrey Rose Wadsworth lascia la sua casa nella Londra vittoriana per iscriversi – unica donna – alla più prestigiosa accademia di Medicina legale d'Europa. Ma è davvero impossibile trovare pace nell'oscuro, inquietante castello rumeno che ospita la scuola, un tempo dimora del malvagio Vlad l'Impalatore, altrimenti noto come Principe Dracula. Strane morti si susseguono, tanto da far mormorare che il nobile assetato di sangue sia tornato dalla tomba. Così Audrey Rose e il suo arguto compagno, Thomas Cresswell, si trovano a dover decifrare gli enigmatici indizi che li porteranno all'oscuro assassino. Vivo o morto che sia.

Recensione e analisi
 La speranza che questa serie migliorasse nel secondo libro è stata, purtroppo, disattesa. La narrazione fa molta fatica a decollare ed è eccessivamente dilatata, poiché i pochi avvenimenti che accadono sono sparpagliati in un numero spropositato di capitoli e forse quattrocento pagine sono eccessive. Ancora una volta, il centro di questo libro non è in mistery e nemmeno la ricerca dell'assassino, quanto la storia d'amore tra Audrey Rose e Thomas, anche questa tirata eccessivamente per le lunghe, dal momento che si sono dichiarati nel libro precedente.
Nonostante un minimo miglioramento nello stile di scrittura, comunque è percepibile uno schema narrativo eccessivamente rigido e reso poco organico, poiché gli eventi non appaiono ben amalgamati, ma quasi divisi in compartimenti stagni e l'autrice mostra di non avere una buona padronanza del lessico perché ha difficoltà a trovare dei sinonimi per vocaboli banalissimi. Infatti, il romanzo pullula di ripetizioni delle parole "viscere" e l'immancabile e onnipresente sin dal primo capitolo della tetralogia "emozioni". Inoltre, il punto di vista storico presentato non è affatto accurato. L'autrice stessa ammette di essersi presa delle licenze storiche, ma tralasciando quelle da lei stessa sottolineate e cambiate per esigenze di trama, molte cose appaiono comunque fuori contesto: scoperte scientifiche di anni successivi qui vengono trattate come qualcosa di assodato e addirittura sentiamo la protagonista parlare di "benzina" come di qualcosa di uso comune. In quegli anni la benzina si stava appena ffacciando sul mondo, con un altro nome e la cosa non era di sicuro di pubblico dominio. Ma questo è solo un esempio banalissimo, poiché si potrebbe andare avanti per delle ore: vengono citate anche l'adrenalina, scoperta e isolata nel 1901, così come si parla di tecniche di rianimazione di quasi un secolo successive. Anche molte idee sono fuori contesto e a volte eccessivamente progressiste, così come avviene anche nel romanzo precedente, in cui si affibbiano delle idee degli anni Duemila a una protagonista che vive nell'Ottocento. Nonostante ciò, il lato femminista della saga continua a latitare, poché, dal momento che la protagonista vorrebbe diventare medico legale e dovrebbe, quindi, brillare per intelligenza e doti deduttive, la vediamo sempre come una donzella impaurita, in pericolo e che si sdilinquisce davanti a vestiti sbrilluccicosi. Ora, non c'è niente di male nell'amare la moda, ma il punto centrale della narrazione avrebbe dovuto vertere sull'indagine che avrebbe dovuto portare alla cattura dell'assassino, non sugli psicodrammi di Audrey Rose che si distrae mentre è alle calcagna di un potenziale sospettato perché una vetrina espone un bell'abito. Queste dinamiche sminuiscono il valore della lotta femminista di quegli anni e appare come un tentativo dell'autrice di non offendere nessuno. Ma quando si parla di diritti civili, non si può fare tutti contenti, bisogna prendere una posizione chiara, e mostrare una protagonista in balia degli eventi più preoccupata del suo aspetto (in un periodo in cui le donne non avevano altro che quello) che di catturare un pericoloso assassino a piede libero e guadagnarsi un posto in una prestigiosa accademia di medicina, non è prendere una posizione chiara. Come si è già accennato, in questa saga il romance ha più spazio e peso del mistery, poiché alla fine della narrazione l'assassino si fa avanti da sé (quindi non viene scovato grazie alle doti -inesistenti- della protagonista) e non ha nemmeno un reale movente. 
Comunque, non è tutto da buttare via, perché tutto sommato è un libro che intrattiene, ma se state cercando qualcosa di più pretenzioso, con azione e riflessioni profonde, di sicuro non è il libro giusto, se, invece, volete qualcosa di leggero e amate i libri d'amore, potrebbe fare al caso vostro, dal momento che, più che il mistero, in questa serie sembra essere centrale la storia d'amore tra i due protagonisti. Infatti, Thomas continua a essere il personaggio forte della saga che riesce in innumerevoli occasioni a far risaltare Audrey Rose. Un altro punto a fravore è senza dubbio l'estetica del libro: Oscar vault sa cosa vogliono i lettori dal punto di vista della grafica ed è in grado di darglielo. In sostanza, questa serie ha spaccato in due la critica, se desiderate leggerla è meglio farlo senza pregiudizi e vedere se fa per voi.

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...