lunedì 23 novembre 2020

Il Diavolo tra mitologia e cristianesimo

Bentornati sul blog! La tappa di blog tour di oggi è dedicata al diavolo come figura mitologica. In fondo all'articolo troverete la lista con tutti i blog partecipanti e senza ulteriori indugi cominciamo questa breve carrellata.

Nonostante il cristianesimo non sia la prima religione monoteista in ordine cronologico, è solo con la sua comparsa che ha origine la figura del Diavolo come lo intendiamo oggi.
Ma andiamo con ordine.
La parola "diavolo" deriva dal latino "diabŏlus", preso dal termine greco Διάβολος,, colui che divide, calunniatore, accusatore, poiché nell'atica Grecia denotava appunto un diffamatore. A partire dal III secolo a.C questo termine venne utilizzato per tradurre l'ebraico Śāṭān nella Septuginata con il significato di nemico, colui che si oppone, accusatore in giudizio, contraddittore (qui inteso come avversario, nemico di Dio). Nell'antica Grecia un demonio era un'entità soprannaturale neutra e pertanto poteva essere sia portatrice di bene che di malvagità. Tuttavia, nonostante non avesse le stesse personificazioni odierne, il dialusmo tra bene e male esiste da tempo immemore, come nello zoorastrismo, ma anche nel buddhismo, in cui è presente Mara, una figura simile a quella del diavolo tentatore e rappresenta la morte della vita spirituale. 
Dal web
Nella religione ebraica non esiste un corrispettivo del diavolo: nel libro di Giobbe appare il termine ha-satan, che sarebbe una qualifica, non un nome proprio, e denota un angelo sottoposto a Dio e consiste nel capo accusatore della Corte Divina. Quindi non è malvagio, ma indica a Dio le cattive azioni dell'umanità. Nel cristianesimo, secondo i cattolici, il diavolo è un'entità spirituale malvagia contrapposta a Dio ed è noto con il nome di Satana o Lucifero, ma anche altri nomi presi da entità pagane a seguito dell'imposizione del cristianesimo come religione dominante. Per i cristiani, Satana odia l'umanità e la creazione e opera inganni e menzogne affinché l'uomo rompa il proprio legame con Dio. Soprattutto a partire dal Concilio di Trento, al Diavolo è dato un fortissimo potere su questo mondo, in particolar modo sulla morte, tanto che secondo San Giovanni "tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno e il Signore si è incarnato per distruggere le opere del Maligno".

 

 

domenica 22 novembre 2020

I soldi fanno la felicità? Come la vita delle persone viene condizionata dal denaro


Nel romanzo di Orwell Fiorirà l'aspidistra (qui trovate la recensione) il protagonista non pensa ad altro che al denaro e a come la sua vita sarebbe diversa se ne possedesse, ma al tempo stesso non vuole rinunciare alla sua arte e svendersi per soldi. 
Secondo i calcoli di daniel Kahneman e Angus Deaton, i soldi fanno la felicità fino a un reddito di 75 mila dollari all'anno. Un incremento del conto in banca non apporta alcun beneficio sulla felicità. Facendo un passo indietro e scomodando gli psicologi, si può spiegare perché ciò avvenga: non è il possesso dei soldi a fare la felicità, ma come li si spende. Si è scoperto che, contrariamente alle aspettative, le persone preferiscono comprare beni materiali, che esperienze, poiché si ha la sensazione che gli oggetti durino di più di un viaggio o una vacanza, ma poiché agli oggetti ci si abitua, anche perché si ha l'erronea convinzione che saranno lì per sempre. Questo porta al cosiddetto "adattamento edonistico", per cui si tende ad abituarsi agli oggetti materiali. Le esperienze, invece, soddisfano una parte molto più profonda della nostra psiche, ci danno un'idea di connessione e formano l'identità individuale. D'altro canto, esistono cose che il denaro non può comprare, soprattutto il tempo: in molti prefeiscono comprare una macchina lussuosa e superaccessoriata per andare al lavoro a due ore da casa, piuttosto che prendere una casa più vicina all'ufficio e utilizzare il tempo risparmiato per fare qualcosa che porti valore alla propria vita.
Un dato allarmante è quello che riguarda lo zip code, ovvero il codice di avviamento postale negli Stati Uniti: questo codice indica quanto una persona probabilmente vivrà. Questo per un calcolo molto semplice e logico, dal momento che chi abita nei quartieri migliori vivrà più a lungo. Nelle aree delle città più disagiate, dove risiede soprattutto la popolazione di colore, l'aspettative di vita scende di almeno trent'anni, soprattutto per gli uomini che rischiano di morire in sparatorie o più semplicemente non sono in grado di pagarsi le cure mediche, qualora ne abbiano bisogno. Nelle aree a maggioranza nera i servizi sanitari sono carenti e la qualità dell'aria è pessima; sono le stesse aree più colpite dal COVID-19 perché la popolazione viene testata con minor frequenza e dove i morti sono più numerosi a causa della marginalizzazione.
In sostanza, il protagonista del romanzo orwelliano non è che non riesca a comprarsi la felicità, ma non riesce ad avere la vita che desidera, tuttavia è questo il punto: il compito dell'artista è quello di fare arte soprattutto quando nessuno vuole stare a sentire e l'esperienza della privazione gli fornirà un punto di vista inatteso sul mondo.

Fonti:

 



giovedì 19 novembre 2020

Il Mago di Oz e l'impatto che ha avuto sulla cultura LGBTQI+


  • Titolo: Alice, Dorothy & Wendy
  • Autori: Lewis Carroll, Frank L. Baum, James Matthew Barrie
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804723493
  • Pagine: 540
  • Editore: Mondadori
 
Descrizione 
 
 Alice e le sue avventure nel favoloso Paese delle Meraviglie, di là e di qua dallo specchio. Wendy, l'amica di Peter Pan che per molti lettori è la vera eroina dei romanzi con il bambino che non vuole crescere. Infine Dorothy, la piccola protagonista portata da un tornado nel fantastico mondo di Oz. Tre ragazzine curiose e audaci, al centro di tre grandi classici che, ciascuno a suo modo, hanno saputo celare sotto le spoglie del racconto di fantasia messaggi e metafore della vita. Questo libro è l'occasione per rileggere i tre romanzi - Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, Peter Pan e Il Mago di Oz -, cogliendone la grande modernità.
 
Recensione e articolo di approfondimento 

Il Mago di Oz è un classico della letteratura per ragazzi, ma questo non è mai sinonimo di scarsa qualità, anzi, spesso parlare ai più piccoli significa dover svolgere un lavoro di semplificazione ma mai di banalizzazione. Baum ne Il Mago di Oz ci riesce benissimo e crea dei personaggi in cui tutti i lettori, grandi e piccini che siano, non hanno difficoltà a immedesimarsi. Abbiamo un leone codarto, uno spaventapasseri senza cervello, un uomo di latta senza cuore e una bambina che non riesce a trovare la strada di casa. Tutti loro ripongono una fiducia spropositata in qualcun altro, appunto il mago, fiduciosi che sarà lui a risolvere i loro problemi, che troverà un cuore per il già compassionevole e dolce uomo di latta, un cervello per l'incredibilmente ignegnoso Spaventapasseri e il coraggio per il prode Leone, che non è privo di paura, ma non si lascia mai vincere da essa. Se c'è un merito che il mago ha, è quello di aver mostrato loro che tutti, Dorothy compresa, avevano già quello che stavano cercando o le doti per ottenerlo, anche se non credevano in sè stessi a sufficienza da accorgersene. Il mago di Oz veicola il messaggio "la risposta alla tua domanda è dentro di te" (ma non conclude con "però è sbagliata" come avrebbe detto Guzzanti). Non stupisce che questo libro tanto amato dai bambini e con uno dei colpi di scena più soprendenti della letteratura per ragazzi, abbia avuto un forte impatto anche sulla cultura di una comunità a lungo calpestata nel corso della storia: quella LGBTQ+. A influenzarne la storia è stato soprattutto il film del 1939 con Judy Garland, in cui una ragazzina sogni di vivere in un posto che non sia grigio e spento come casa sua, dove nessun adulto si cura di lei né le dà l'affetto di cui avrebbe bisogno. La prima canzone del film è la famigerata Somewhere Over the Rainbow, cantata anche durante il primo Pride della Storia, nel 1969, in cui la protagonista sogna un posto in cui possa finalmente essere sé stessa e felice; è facile capire che la comunità LGBTQI+ si sia subito immedesimata sia in lei che negli altri personaggi pittoreschi e singolari, non conformi all'archetipo del maschio alfa, dal momento che abbiamo un leone che crede di essere pavido, un uomo di latta che piange sempre uno spaventapasseri che di sicuro non brilla per la sua prestanza fisica. Poiché negli anni dell'uscita del film gli omosessuali non potevano essere particolarmente espliciti, poiché l'omosessualità era legalmente perseguita, iniziarono a riferirsi l'un l'altro come "gli amici di Dorothy", in modo che potessero alludere al proprio orientamento senza che le persone presenti capissero a cosa si stessero riferendo. Judy Garland stessa è divetata un'icona gay, dal momento che frequentava bar per omosessuali, così come erano omosessuali, suo padre, due dei suoi mariti e il suo mentore. Se a rappresentare il movimento c'è una bandiera che racchiude i colori dell'arcobaleno c'è un motivo: per molti la rivolta di Stonewall a seguito della morte dell'attrice rappresenta un arcobaleno dopo il temporale. Gilbert baker non ha mai spiegato come gli sia venuta l'ispirazione per la creazione di questo stendardo, dopo l'assassinio di Harvey Milk, ma è proprio al mago di Oz che gli esperti lo riconducono. La comunità LGBTQI+ ha subito maltrattamenti e indicibili ingiustizie e persecuzioni nel corso della storia e persino dopo la liberazione dai campi di sterminio e di concentramento, molti prigionieri omosessuali non vennero liberati, ma continuarono a scontare la pena per il reato di "indecenza". Non stupisce che dopo tutta questa sofferenza, la comunità avesse bisogno di unirsi sotto un simbolo che non richiamasse gli inenarrabili soprusi subiti, come il triangolo rosa, ma che richiamasse un futuro migliore, pieno di colori, migliore del presente come il meraviglioso regno del Mago di Oz.

Per saperne di più:

martedì 17 novembre 2020

Fiorirà l'aspidistra


Quando ci si approccia a un romanzo orwelliano, bisogna essere preparati a ricevere un pugno allo stomaco. 
Ogni. Singola. Volta. 
Con George Orwell difficilmente si incappa in metafore o similitudini perrché, secondo il suo pensiero artistico, gli eugemismi servivano a celare la verità. Eric Arthur Blair eliminava una parola ogni volta che era possibile, non ne utilizzava mai una lunga al posto di una corta o una straniera se esisteva un corrispettivo nella sua lingua. Il risultato di queste regole, che egli stesso è pronto a infrangere qualora si riveli utile per scrivere qualcosa di decente, è uno stile estremamente diretto e tagliente, finalizzato a rendere impossibile fraintendere il messaggio che l'autore vuole veicolare.
Sebbene questo romanzo sia ancora lontano dalla piena maturità di 1984, gli intenti dell'autore e le sue capacità sono già lì, sotto gli occhi di tutti. Se si legge questo libro dopo il saggio Lettaratura palestra di libertà, in cui l'autore non solo racconta parte della sua vita, ma anche cosa significhi per lui la scrittura, l'approccio a questo libro è quasi doloroso, poiché i tormenti del protagonista, soprattutto dal punto di vista economico, sono quelli che l'autore, come essere umano, ha vissuto veramente. Infatti, è ragionevole ritenere che i flussi di coscienza di Gordon, che pensa a quanti soldi ha in tasca, a quanto debba farseli durare e cosa debba fare per riuscirci, siano quelli di uno squattrinato, giovane Orwell.
Conoscendo la biografia di Eric Blair si scopre che è stata proprio la sua condizione di indigenza, iniziata negli anni trascorsi in Birmania, ad aver plasmato il suo pensiero e i suoi nuclei tematici come autore. Non è solo questo che traspare da Fiorirà l'aspidistra, perché George Orwell riversa anche il suo disprezzo per l'ipocrisia e le menzogne, in modo quasi embrionale rispetto a quanto farà successivamente: in questo romanzo denuncia la schiavitù del denaro, a cui volenti o nolenti tutti gli esseri umani sono soggetti e di come il compito di un artista sia anche quello di fallire, quello di farsi dire "no" dagli editori perché il libro non è vendibile, ma è proprio così che si diventa artisti, perché il compito dell'artista è quello di fare arte anche quando nessuno vuole stare a sentire. In particolare, si vede che Eric Artur Blair si scaglia contro il materialismo che investe anche il campo della letteratura, dal momento che per lui, scrivere e leggere non sono esperienze eclusivamente estetiche (anche, ma non solo), ma talvolta, e soprattutto, politiche, ovvero con l'intenzione di spingere il mondo verso una determinata direzione, come sottolinea anche in Letteratura palestra di libertà. George Orwell è un autore che ha davvero creduto in un mondo migliore reso possibile dalla letteratura e che ha preso il suo suo ruolo di scrittore seriamente, ma qui (e in altri scritti) non è sicuro che la letteratura vada di pari passo con il denaro: possedere un libro materialmente non significa averlo assorbito, perché per lui non è un mero oggetto, ma qualcosa da vivere, un fine per raggiungere un mezzo, più che qualcosa da impilare e accumulare, perché ha un valore intrinseco che prescinde da quello economico. Negli anni in cui, come il suo personaggio, Orwell ha lavorato in libreria, ha perso la passione per i libri, vedendo quante persone effettivamente appassionate vi fossero; quasi a nessuno interessava il libro inquanto opera, per il suo contenuto. Era sempre un regalo per qualcun altro o un oggetto di arredamento, da esporre, il che privava il libro del suo valore intriseco, della potenza della storia che conteneva. Su questo Orwell è stato profetico tanto quanto lo è stato in altri romanzi, poiché il capitalismo non è di certo andando migliorando col tempo e col senno di poi mette ancore più tristezza leggere questa storia, perché basta fare un giro sui social network per constatare quanto il materialismo sia più che mai vivo e vegeto, anche quando si parla di letteratura. Fa molto riflettere il suo pensiero diguardo ai libri: lui, uno degli scrittori che hanno lasciato un segno nella storia, preferisce farsi prestare i libri, piuttosto che possederli. Preferisce avere il loro contenuto, più che la loro forma e non si fa mai abbindolare dall'estetica, sia stilistica che esteriore. Il modo in cui Orwell riesce a essere profetico anche in questo campo è quasi agghiacciante. Chi sa cosa avrebbe pensato della comunità bookstagram (di cui fa parte anche chi sta scrivendo questo articolo), in cui spesso un libro è un mero oggetto decorativo in una bella foto. Non bisogna tuttavia pensare che all'interno di Fiorirà l'aspidistra il protagonista sia un eroe dedito alla vita monastica per nobiltà o che sia guidato da buoni sentimenti verso il prossimo, anzi. Gordon prova tantissimo risentimento verso una società materialista, da cui si sente abbandonato ma dalla quale vuole, al tempo stesso, estraniarsi.
Più si parla di questo autore e più si trovano nuovi spunti di discussione. Leggetelo e basta, leggete Orwell perché è un autore che cambia la visione che il lettore ha del mondo. 



lunedì 16 novembre 2020

Presentazione de Il peggiore dei mondi possibili

 Bentornati sul blog, cari lettori, oggi state veramente attenti a ciò che vi mostrerò, perché siamo dinanzi a una raccolta di romanzi che porta il nome di uno dei più grandi autori della prima metà del 1900. Prima di dirvi di chi sto parlando, voglio darvi alcuni indizi: si tratta di un grande giornalista e opinionista politico, che ha fatto della scrittura non solo la sua massima espressione, ma anche un mezzo di discussione del contesto sociale e politico in cui è vissuto e che ha criticato a lungo. Nato in India nel 1903, viene ricordato come il re del genere distopico e autore di opere come la “La fattoria degli animali” e, il più acclamato, “1984”: non avete ancora capito di chi sto parlando? 
 
 Siamo dinanzi a GEORGE ORWELL 
 

La Mondadori ha voluto rendere omaggio a questo grandissimo autore attraverso una raccolta di sue opere che portano il lettore a conoscere Orwell da più punti di vista: eccovi, quindi, “IL PEGGIORE DEI MONDI POSSIBILI”, che racchiude al suo interno, nell’ordine: 
 
- Fiorirà l’aspidistra; 
- Omaggio alla Catalogna;  
- Una boccata d’aria
- La fattoria degli animali;
- 1984.
 
Cinque opere che hanno cambiato la percezione dello stesso Orwell, che l’hanno portato a interrogarsi sul mondo circostante, da diversi punti di vista. Un insieme di romanzi che conducono il lettore verso una profonda conoscenza di Orwell, come mai era stato possibile. Parola dopo parola, lo scrittore ci permette di conoscere il suo pensiero, molto spesso critico, verso un contesto sociale ormai lontano, almeno temporalmente, dal nostro.  
 
Ma cosa rende speciale questa raccolta? 
 
 Una copertina sui toni del panna, che vede rappresentati un insieme di elementi che andremo a riscoprire all’interno dello stesso libro. Tutto si veste da contorno per il vero protagonista della grafica: il nome dell’autore e il titolo dell’opera, che vengono inseriti in stampatello maiuscolo, forse a enfatizzare l’importanza della stessa, in questo motivo oleografico che sicuramente dal vivo renderà questa raccolta un motivo di vanto nella libreria dei più appassionati al genere. All’interno della raccolta possiamo trovare un ripetersi di illustrazioni, molto particolari, che hanno l’intento di rappresentare quelli che sono i temi principali toccati dall’autore all’interno delle sue opere: troviamo il Grande Fratello, visto in “1984”, il capitalismo, la psicopolizia, ma anche, la depressione, la nostalgia e altri elementi, che hanno rappresentato la scrittura dell’autore.
E poi... ci ritroviamo immersi nel mondo letterario e ogni romanzo viene accolto dal lettore, preceduto da una recensione che apre così le porte a ciascun libro.
 
Titolo: Il peggiore dei mondi possibili 
Autore: George Orwell
 Casa Editrice: Mondadori 
Collana: Draghi 
 Pagine: 936 
Prezzo: 25,00  
Data di uscita: 17 Novembre 2020
 
 
TRAMA Fiorirà l’aspidistra, Omaggio alla Catalogna, Una boccata d’aria, La fattoria degli animali, 1984: con queste cinque opere, tra il 1936 e il 1948, George Orwell è andato delineando un panorama sociale, politico e narrativo che si è nutrito insieme di suggestioni biografiche, grandi eventi storici, immaginazione letteraria, diventando uno dei grandissimi autori del Novecento. Questo volume li raccoglie, fornendo inoltre un agile profilo dell’autore e una curiosa sezione di giudizi critici dei contemporanei, a volte sorprendenti.
 
 Oggi, però, sono qui anche per presentarvi il BLOG TOUR e REVIEW PARTY che mi vede partecipante: l’obiettivo è quello di percorrere la strada che ci porterà a conoscere passo dopo passo le opere più belle e importanti di George Orwell. Io e le altre partecipanti vi racconteremo ognuna un romanzo, analizzandone la tematica trattata, approfondendo quello che è il contesto in cui è stato scritto e quello che lo stesso Orwell ha voluto dirci attraverso le sue parole.  
 
Cosa aspettate? 
 
 Io vi aspetto il 22 novembre con la mia tappa intitolata I soldi fanno la felicità? Come la vita delle persone viene condizionata dal denaro e che spero vi piaccia; domani 17 Novembre, invece, tutti a leggere le nostre recensioni!!! 
 

 

mercoledì 11 novembre 2020

Enola Holmes e il caso della dama sinistra

Bentornati sul blog, gentili lettori. Il libro di cui parliamo oggi è un graphic novel, gentilmente offerto da De Agostini, per il review party organizzato da Francesca (come al solito, qui trovate il suo blog). Vi lascio anche la recensione del volume precedente, nel caso l'aveste mancata (Enola Holmes e il caso del marchese scomparso)

  • Titolo: Enola Holmes e il caso della dama sinistra
  • Titolo originale:Les Enquetes d'Enola Holmes. L'affaire Lady Alistair
  • Autrice: Serena Blasco
  • Traduttore: Giovanni Zucca
  • Lingua originale: francese
  • Codice ISBN: 978-8851183271
  • Editore: DeAgostini
 Trama
 
 Astuta, brillante e incredibilmente ingegnosa. Ecco Enola: la giovane apprendista investigatrice della famiglia Holmes Gli affari di Enola Holmes a Londra vanno alla grande: ha persino inaugurato sotto falso nome un vero e proprio ufficio persone scomparse! Sì, ci sarebbe ancora quel piccolo problemino da risolvere con Sherlock - lui vuole trovarla e riportarla a casa, in campagna - ma Enola è decisa a non farsi mettere i bastoni tra le ruote da nessuno... nemmeno dal suo fratellone! Immaginate però la sua sorpresa quando a bussare alla porta dell'ufficio è proprio il fido socio di Sherlock, il dottor Watson, in cerca del suo aiuto. Lady Cecily Alistair, un'aristocratica ragazza di quattordici anni è sparita nel nulla. Non ci sono segni di effrazione alle porte e nessuna richiesta di riscatto. Enola non perde tempo e comincia a indagare ma non immagina nemmeno quale sorpresa la aspetta! Età di lettura: da 12 anni.
 
Recensione e commento

Questo secondo volume comincia in medias res, e troviamo Enola impegnata a risolvere un nuovo mistero, sempre piena di risorse, ma in questa vicenda è decisamente più consapevole delle proprie capacità, poiché non soltanto riesce a destreggiarsi nelle situazioni più ostiche, ma riesce addirittura a pianificare con astuzia le vie di fuga, i modi di difendersi e anticipa le situazioni in cui potrebbe trovarsi in pericolo; i suoi travestimenti sono efficaci quanto quelli del suo fratello più famoso, Sherlock. 
Enola pensosa
In questo secondo capitolo continuiamo a vedere una ben costruita ambientazione storica, poiché ci sono dei riferimenti al movimento femminista, questa volta più pregnanti rispetto al volume precedente, e comincia ad affacciarsi anche il comunismo e il movimento per i diritti del lavoratori. Attraverso questa storia, in modo delicato e in punta di piedi, l'autrice mostra al lettore un mondo fatto di lotte sindacali contro le ingiustizie in cui si può essere esclusivamente dalla parte dei poveri o dei ricchi, di chi vuole cambiare o di chi intende mantenere lo status quo. Non si vedono solo manifestazioni di piazza, ma anche persone che vivono per strada, ammassate negli angoli, lontani dalla gente ben vestita, costrette a riscaldarsi per mezzo di stracci imbevuti di alcol e incendiati. Enola è consapevole di tutte le ingiustizie che le si presentano davanti, da quelle a cui sono sottoposte le donne del suo genere, a quelle subite dalle persone dei ceti sociali inferiori, ma anche da chi è vittima di uno stereotipo creato da una superstizione. Enola si dimostra cresciuta, dotata di un forte spirito di iniziativa professionale, ma sempre guidato da una spiccata etica morale. 
Jill McBain da C'era una volta il West
Dal punto di vista della forma, i disegni sono eseguiti con la stessa tecnica del volume precedente, dal tocco quasi acquerellato, il tagio è spesso e volentieri cinematografico, tanto da citare alcune inquadrature di film molto famosi, e sono presenti anche alcuni spaccati che mostrano il funzionamento degli oggetti o l'interno degli edifici, proprio per far meglio comprendere al lettore in modo rigoroso, ma anche flessibile, in cui funziona la mente geniale di Enola.

Tenebre e Ossa


Su questo blog era stata già pubblicata la recensione di questo libro in lingua originale (qui), ma l'uscita in italiano è una buona occasione per fare il punto della situazione chiarire alcuni elementi che potrebbero confondere il lettore. 
La Grisha Trilogy ha avuto una storia un po' travagliata in Italia, poiché il primo volume, con il titolo di
 Prima edizione per Piemme
Tenebre e Ghiaccio
, era stato già pubblicato nel 2013 da Piemme, ma, non avendo riscosso molto successo, la serie era stata abbandonata fino a quando i diritti non sono stati acquistati da Mondadori. Quando leggerete questa trilogia (perché la leggerete, la leggerete eccome) dovete tenere conto di tre cose: la prima, la seconda e naturalmente la terza. La prima è che Tenebre e Ossa è letteralmente il romanzo d'esordio di Leigh Bardugo, il che ci porta alla seconda premessa, ovvero che, se avete letto Sei di Corvi e Il Regno Corrotto, il livello sarà leggermente inferiore dal punto di vista della trama. Il terzo punto che il lettore si deve ricordare è che non soltanto la trilogia è antecedente dal punto di vista della pubblicazione, ma anche come cronologia interna dell'universo Grisha, perché qui vengono svelati alcuni retroscena che in Sei di Corvi e Il Regno Corrotto vengono toccati marginalmente e, sebbene le due storie siano molto tranquillamente fruibili in maniera indipendente, al lettore attento non sfuggiranno i dettagli che si ripercuotono da una serie all'altra.
Alina Starkov. Dal web
In questo, Leigh Bardugo è semplicemente leggendaria: non soltanto crea dei personaggi e delle storie estremamente verosimili, ma quello che più di tutto cattura nei suoi libri è l'ambientazione sotto ogni aspetto. Lei cura ogni dettaglio, dalla mitologia, alla religione (entrambe trattate in due volumi ancora inediti in Italia in cui vengono raccolti tutti i miti, le leggende e le vite dei santi raccontati nelle varie saghe), ma anche dal punto di vista linguistico e architettonico. Tutto è estremamente coerente e le lingue di ispirazione nordica vanno di pari passo con palazzi dallo stile russo e paesaggi boscosi e innevati.
Se avete già letto Sei di Corvi (o ancora meglio, La Nona Casa) dovete un po' ridimensionare le vostre aspettative, non perché la storia non sia bella, ma perché, essendo ormai vecchia di quasi dieci anni, il lettore si è abituato a certi espedienti di trama che potrebbero, nel 2020, risultare un po' vetusti e desueti. Al di là di ciò, questa storia ha tutto ciò che ci si aspetta da uno ya, non soltanto il romance, ma anche e soprattutto la ricerca di sé stessi e la crescita personale, che nei romanzi di questa autrice è sempre estremamente verosimile e a tratti commovente. Se avete seguito la diretta che ha fatto in occasione del Lucca comics (trovate qui il link se volete recuperarla) lei stessa ha parlato di come per i suoi personaggi i traumi subiti funzionino come un'occasione di riscatto e un modo per creare legami con il prossimo e, facendosi aiutare, crescere diventando altro dalla propria ferita, che resta sempre lì, senza però caratterizzare l'esistenza di una persona. In questo romanzo troverete anche questo: personaggi che cercano la loro strada e si discostano dall'etichetta che la società ha affibbiato loro e l'eterna lotta tra Lato Oscuro e Lato Chiaro della Forza, per così dire, alla costante ricerca di un equilibrio, perché in entrambi i casi, si rischia di rimanere accecati.
Ricapitolando: dovete leggere questa serie, ma nel farlo dovete tenere conto del periodo in cui è stata scritta, della cronologia interna dell'universo Grisha e del fatto che Leigh Bardugo ha avuto una crescita semplicemente spaventosa come artista, dal momento che questa a questa prima opera ne seguiranno altre di valore addirittura superiore. 
 


martedì 10 novembre 2020

A Caccia del Diavolo


  • Titolo:In Fuga da Houdini
  • Titolo originale: Escaping from Houdini
  • Autrice: Kerri Maniscalco
  • Traduttrice: Maura Dalai
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804728115
  • Editore: Mondadori
Trama 

Audrey Rose Wadsworth e Thomas Cresswell sono giunti in America, una terra audace, sfrontata, brulicante di vita. Ma, proprio come la loro Londra adorata, anche la città di Chicago nasconde oscuri segreti. Quando i due si recano alla spettacolare Esposizione internazionale, scoprono una verità sconcertante: l'evento epocale è minacciato da denunce di persone scomparse e omicidi irrisolti. Audrey Rose e Thomas iniziano a indagare, per trovarsi faccia a faccia con un assassino come non ne hanno mai incontrati prima. Scoprire chi sia è una cosa, ben altra faccenda è catturarlo, soprattutto all'interno del famigerato Castello degli Orrori che ha costruito lui stesso, un covo di torture labirintico e terrificante. Riuscirà Audrey Rose, insieme al suo grande amore, a porre la parola "fine" anche a questo caso? O soccomberà, preda del più subdolo avversario che abbia mai incontrato?
 
Recensione e commento

Il terzo capitolo della serie di Kerri Maniscalco, In Fuga da Houdini (vi lascio qui la recensione), si era concluso con un cliffhamger che lasciava presagire che qualcosa di interessante sarebbe successo in questo capitolo conclusivo della saga.
Sfortunatamente così non è stato: se nei libri precendenti abbiamo visto, anche marginalmente, i nostri protagonisti impegnati in indagini e misteri, anche soltanto sullo sfondo, mentre la loro storia d'amore prendeva forma, qui ormai è esclusivamente il romance a farla da padrone, perché Audrey Rose non ci parla più di quanto pensi di essere sveglia e intellettualmente superiore, ma racconta esclusivamente delle sue nozze imminenti e dei preparativi. Di quanto sia incredibilmente innamorata della sua metà, Thomas, che, ci tiene a farcelo sapere ogni tre parole, è suo pari e mai e poi mai la prevalica, e sembra lettarlamente di leggere una telenovela, più che un romanzo che dovrebbe avere il crimine e il mistero come soggetti. Qui le descrizioni di omicidi e cadaveri sono marginali e molto diluite nell'intreccio, concentrate tutte nella parte finale del romanzo, mentre la descrizione di tutti i vestiti e i cosmetici che Audrey Rose tanto ama trova tantissimo spazio. In effetti, la protagonista non ha avuto la crescita sperata e anzi, subisce un'involuzione: il tentativo dell'autrice di infarcire di femminismo questa saga è miseramente fallito sin dal primo libro e non è riuscita a correggere il tiro nemmeno a posteriori, dal momento che non solo Audrey Rose abbandona le sue mire professionali per fare la mogliettina di Thomas, ma anche perché si sposa addirittura a un'età più giovane della media delle mogli del periodo (l'accuratezza storica continua a latitare). Tutti i tentativi di spiegare al lettore che lei e Thomas sono anime affini, suonano più come delle giustificazioni verso sé stessa che delle reali motivazioni che l'hanno spinta a una scelta ponderata. Audrey Rose non è diversa da altre protagoniste che si sdilinquiscono per il primo belloccio che passa e anzi, tutti i tentativi di dimostrare il contrario sono stiracchiati e forzati.
Per il resto, la trama è un susseguirsi di cliché da soap opera. Letteralmente. Tale personaggio è morto, oh, no, non è morto. Vuoi sposarti? Non puoi sei già sposato. Manca solo il gemello cattivo all'appello, ma forse sarebbe stato troppo anche per Kerri Maniscalco. Un punto a favore, che senza dubbio rappresenta una svolta positiva, è ch ein questo caso, per quanto marginali siano, le indagini portano davvero all'assassino, e non è quest'ultimo a farsi avanti da solo per dei motivi incomprensibili.
Nel complesso, è una saga che si fa leggere, ma non vi ci approcciate se avete vogli di qualcosa storicamente accurato, o informato dal punto di vista del femminismo, o ancora se volete una storia che vi sorprensa. La saga che vede Audrey Rose e Thomas come protagonisti è consigliabile a tutte quelle persone che amano il romance o che hanno voglia di rilassarsi senza doversi impegnare con una lettura complessa.  
 

 

giovedì 5 novembre 2020

Il Viaggio di Halla

 Bentornati sul blog, gentili lettori. Il libro di cui parleremo oggi è Il Viaggio di Halla, di Naomi Mitchison. Come sempre, ringrazio infinitamente Rossella per aver organizzato questo epico evento e la casa editrice Fazi per avvermi omaggiata della copia digitale.


 

  • Titolo: Il Viaggio di Halla
  • Titolo originale: Travel Light
  • Autrice: Naomi Mitchison
  • Traduttrice: Donatella Rizzati
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8893256902
  • Pagine: 180
  • Editore: Fazi
Trama
 
 Un classico della letteratura fantasy del Novecento scaturito dalla penna di una scrittrice tutta da riscoprire, grande amica e prima lettrice di J.R.R. Tolkien. Questa è la storia di Halla, figlia di un re che decide di abbandonarla nei boschi. Qui viene accudita dagli orsi e poi cresciuta dai draghi sulle montagne rocciose; ma il tempo dei draghi, minacciati dagli odiosi e crudeli esseri umani, sta per finire. Odino, Padre di tutte le cose, offre ad Halla una scelta: vivere alla maniera dei draghi, accumulando tesori da difendere, o viaggiare leggera e attraversare il mondo con passo lieve? Iniziano così le fantastiche avventure della ragazza, che girovagherà alla scoperta di nuove terre e antiche leggende, in mezzo a creature incredibili, luoghi misteriosi e magie dimenticate. La sua conoscenza di tutti i linguaggi, sia quelli umani che quelli animali, la aiuterà ad andare oltre le apparenze, ma anche a mettere in discussione ciò in cui ha sempre creduto, mentre affronta, una dopo l'altra, le nuove sfide sul suo cammino. Mitchison ci prende per mano e ci conduce in una favola senza tempo, dove le divinità dei miti nordici convivono con i personaggi della letteratura fantasy per mostrare il valore di comprensione e tolleranza.
 
Recensione e commento
 
Smaug a guardia del suo tesoro, da "Lo Hobbit"
Nonostante questo testo sia stato pubblicato in Italia per la prima volta nel 2020, la sua prima uscita in lingua originale risale al 1952. Di questo libro si sarebbe dovuto parlare di più, perché forse è il testo di cui avremmo avuto bisogno da bambine: non è perfetto, certo, ma del resto nessuna opera lo è, ed è proprio ciò che rende particolare una storia, ma, pur con tutti i suoi difetti, leggere di Halla fa un po' stringere il cuore per la nostalgia di un'infanzia che molte di noi non hanno conosciuto. Halla non è la damigella in pericolo che ha bisogno di essere salvata, ma non è nemmeno il tipo di eroina che si "mascolinizza" (ovvero, prende su di sé tutta una serie di tereotipi letterari tradizionalmente attribuiti ai personaggi maschili, come l'attitudine al combattimento o l'aggressività*) per emanciparsi. Non ha paura di sporcarsi i piedi o lasciare che i suoi capelli si annodino, se questo le serve a ottenere quello che vuole, nè le interessa se i suoi vestiti sono sgualciti. Molte bambine non hanno potuto vivere questa esperienza e se l'espressione "non giocare perché sudi e ti sporchi" vi suona familiare, forse questo libro avrebbe parlato proprio al vostro cuore. Ciò di cui le importa, in realtà, muta durante la narrazione, in cui non vediamo un vero e proprio approfondimento della psicologia dei personaggi, proprio perché la storia è narrata a tratti sotto forma di favola, altre di mito. Vediamo Halla pensare di essere prima un'orsa, poi un drago, e non avere nessun problema a passare da un modo di agire a un altro, anzi, per lei la forma mentis più complicata è quella degli esseri umani, poiché vi è un sovvertimento del topos letterario, dal momento che essendo lei stata allevata da un drago, vede gli eroi come invasori e i draghi come i buoni che tengono i tesori al riparo dalla dilapidazione che gli umani metterebbero in atto. I riferimenti al mito nordico, con Odino, le Valchirie e Valhalla, e poi alla Storia e al cristianesimo sono molteplici e interessanti da approfondire anche dal punto di vista temporale e tuttavia il passaggio da una mitologia all'altra, da un paesaggio innevato a uno caldo e arido, fa subire anche una battuta d'arresto alla narrazione, che verso la metà del libro rallenta considerevolmente. Che a lei piaccia chiamarlo così o meno, quello che Halla compie è un vero e proprio viaggio dell'eroe, in cui scopre sé stessa, cosa vuole per il suo futuro e impara a "viaggiare leggera" (cosa questo voglia dire, sta al lettore) e per quanto il finale possa a tratti far storcere il naso, poiché potrebbe risultare frettoloso o non particolarmente adatto a un pubblico odierno, è senza dubbio il tipo di scelta che una bambina vorrebbe avere al posto del canonico, ma fin troppo noioso "...e vissero per sempre felici e contenti".
Il Viaggio di Halla non è un libro perfetto, ma forse è proprio questo sovvertimento di molti degli schemi narrativi classici che ve lo farà amare.
 
 
*Se vi interessa approfondire il tema, qui vi lascio un articolo di Moedisia sull'archetipo dell'amazzone e qui l'arco di trasformazione delle eroine.


A cosa servono le Persone?

Titolo: A cosa servono le Persone? Titolo originale: Leeva at Last Autrice: Sara Pennypacker Illustratore: Matthew Cordell Traduttore: Paol...