mercoledì 29 luglio 2020

Death Metal


  • Titolo: Death Metal
  • Autore: Tito Faraci
  • Lingua originale: italiano
  • Codice ISBN: 978-88566290444
  • Editore: Piemme
Trama
 Immaginate di essere in viaggio con i vostri amici su un fantastico furgoncino Westfalia che perde olio ed è scomodo da morire. State andando al concerto del secolo: i mitici Tiamat suonano a un festival death metal, in un paesino disperso nella campagna dell'Oltrepò pavese, e voi siete stati chiamati per fargli da spalla... Be', non esageriamo: Lorenzo, Stefano, Matteo, Barbara e Walter, ovvero gli Snake God Hunters, sono solo capitati in scaletta prima dei loro idoli, ma saliranno comunque sullo stesso palco ed è il giorno migliore della loro vita. Sono partiti all'alba dalla Puglia e non ne possono più di viaggiare, ma il problema non è questo. Il problema è che si sono persi nella nebbia, lungo un fiumiciattolo che nemmeno è segnato sulle mappe, e c'è un camionista impazzito che li incalza e fa di tutto per buttarli fuori strada. È a questo punto che tutto comincia ad andare storto...
 
 Recensione e commento

Rileggere i libri che abbiamo amato da ragazzi non è sempre una buona idea, un po' come quando rivedi le commedie degli anni Novanta che ti facevano ridere e ti accorgi che sono piene di battute sessiste e razziste. Questa rilettura è un po' una via di mezzo, perché, sebbene non ci siano nodi particolarmente problematici, una visione adulta è assai diversa da quella giovanile, ma andiamo con ordine.
Death Metal è un libro un po' alla Stephen King, ambientato nella realtà ma con degli avvenimenti paranormali che segnano la vita dei protagonisti sin da giovane età. Uno dei lati positivi di questo romanzo è senza dubbio l'ambientazione, che si evolve nel corso della narrazione, perché si passa dall'assolata Puglia alla nebbiosa Malacarta, andando in un crescendo di oppressione e oscurità non solo mentale, ma anche fisica. Inoltre, il linguaggio della voce narrante, che è extradiegetica, ma a volte mostra il punto di vista dei personaggi, dà spesso la sua opinione riguardo gli eventi che si susseguono, spesso in modo sarcastico e tagliente, senza risparmiarsi scurrilità e crudezza dove necessario. Per quanto riguarda la storia in sè, sicuramente è ben costruita, con colpi di scena disseminti al momento giusto, sebbene, talvolta ci siano dei climax che non portano da nessuna parte. Tuttavia, questa non è una lettura sgradevole, solo poco impegnativa, che avrebbe potuto risultare migliore con una maggiore cura sotto certi aspetti, primo fra tutti, la caratterizzazione dei personaggi: in questo caso, l'autore è stato un po' pigro, perché vi sono delle potenzialità altissime, che però vengono rovinate dalla sloppy writing. Tito Faraci aveva la possibilità di scrivere di cinque ragazzi che si ritrovano a vivere avventure più grandi di loro senza ridurli a degli stereotipi, perché, per quanto ciascuno di loro abbia una personalità, essi sono tutti rappresentati come spesso i metallari vengono rappresentati dai media, ovvero ragazzi con un passato difficile fatto di violenze e sarebbe anche ora di sfatare questo mito dell'uomo nero che il metal si porta dietro da decenni. Perché se è vero che il metal viene vissuto come un culto, con venerazione delle band da parte dei fan, dall'altro è vero anche che è sempre stato sottoposto ad attacchi da parte dei moralisti come il PMCR o la Chiesa, fin troppo ingiustamente, come è stato fatto notare anche da Ronnie James Dio quando venne rilasciato l'album benefico Hear'N Aid "Siamo quelli che non hanno voluto a 'Usa for Africa'".
Ronnie James Dio, Ladies and Gentlemen
Da parte di qualcuno che dimostra di conoscere così a fondo la cultura metal, parlando perfino del NWOBHM, e che riesce a far comprendere il linguaggio e i modi dei metallari ci si aspettava qualcosa di più di personaggi macchiette. La nota più stonata risulta indubbiamente il personaggio di Barbara, che, non volendo rappresentare l'archetipo della donzella indifesa, è stata trasformata in uno stereotipo al contrario, quindi non una persona con delle sfumature, come chiunque altro, ma una ragazza che finge forza e a cui vengono attribuite tutte le caratteristiche che generalmente in questo tipo di romanzo sono tipicamente maschili. Chiariamoci, non è un male che ci sia un rovesciamento del ruolo di genere, è un problema che l'intento non sua riuscito, poiché la forma è maggiore del contenuto, come se fosse troppo ingombrante per la personalità di Barbara, che alla fine della storia risulta molto banalizzata.
In ogni caso, a parte qualche pecca, Death Metal non è un libro brutto o da cestinare, anche perché il suo intento non è quello di educare il lettore, quanto di intrattenerlo e, anche se in certe parti scade un po' nel banale, questo è senza dubbio riuscito. Anche il messaggio di fondo è positivo, poiché vi è la classica analogia del viaggio come formazione e crescita ell'eroe che deve affrontare delle prove non tanto per raggiungere uno scopo, quanto, in questo caso, per liberarsi del male subito e non farsene influenzare, non diventare malvagi a propria volta. Per essere finalmente liberi.
Death Metal è il libro che fa per voi se siete alla ricerca di una lettura estiva avvincente, ma non frivola, specialmente se vi piace lo stile un po' paranormale e se siete appasionati di metallo pesante.

giovedì 23 luglio 2020

Il Portale degli Obelischi

 Bentornati, cari lettori, oggi sul blog trovate la tappa dedicata al Portale degli Obelischi, dopo esserci occupati de La Quinta Stagione. Per questo Blog Tour ringrazio ancora Beatrice e Yelena per averlo organizzato e la Oscar Vault per la collaborazione.




  • Titolo: Il Portale degli Obelishi
  • Titolo originale: The Obelisk Gate
  • Autrice: N. K. Jemisin
  • Traduttori: Alba Mantovani
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804713975
  • Pagine: 444
  • Editore: Mondadori
Trama
La Stagione della fine si fa sempre più buia, mentre la civiltà sprofonda in una notte senza termine. Essun ha trovato un luogo dove rifugiarsi, ma soprattutto ha trovato Alabaster, sorprendentemente ancora vivo; ha inoltre scoperto che è stato lui, ormai in procinto di trasformarsi in pietra, a provocare la frattura nel continente e a scatenare una Stagione che forse non terminerà mai. E ora Alabaster ha una richiesta da farle: deve usare il suo potere per chiamare un obelisco. Agendo così, però, segnerà per sempre il destino del continente Immoto. Nel frattempo, molto lontano, anche Nassun, la figlia perduta di Essun, è forse approdata in un luogo dove sentirsi a casa, dove coltivare la sua straordinaria dote di orogenia, per diventare sempre più potente. Ma anche Nassun dovrà compiere scelte decisive, in grado di mutare il futuro del mondo intero.




 Recensione e commento

Abbiamo lasciato le tre protagoniste nel romanzo precedente e qui ci ritroviamo in compagnia di Essun. Il Portale degli Obelischi presenta le caratteristiche tipiche del romanzo di mezzo di una trilogia, perché, sebbene alcune domande abbiano finalmente risposta, risulta comunque una transizione in corso, poiché resta lo spazio per chiarimenti nel futuro terzo libro della saga. Inoltre, se fino a questo punto l'autrice aveva mantenuto un tono quasi scientifico nella narrazione, qui entra in gioco la magia, che non era stata nominata nel primo libro. Questo pone numerosi quesiti sul suo funzionamento che al momento non trovano risposta. Nuovi personaggi vengono introdotti, in questo secondo capitolo, ed Essun, la nostra protagonista, non compie sempre scelte con le quali il lettore si trova a empatizzare: la sua crescita subisce una battuta d'arresto, rappresentata anche dalla fine momentanea del sul viaggio, la tipica metafora della crescita dell'eroe; finché Essun viaggiava, aveva uno scopo, ora che si è fermata non sa più chi è, deve ricostruirsi e rimettere insieme i pezzi.

All'interno di questi libro non viene approfondita solo la sua personalità, ma anche quella di altri personaggi, per niente marginali, che hanno avuto a che fare con lei e che non la vedono sempre di buon occhio, come ad esempio Nassun, sua figlia, una bambina che ha avuto un'infanzia difficile proprio a causa di sua madre, la quale l'ha sempre sottoposta a un'enorme pressione psicologica per frenare i suoi impulsi di orogena. Non è chiaro, quindi, il motivo per il quale Essun, le cui scelte sono spesso egoiste e poco condivisibili, abbia voluto riprodursi ed esporre a un'esistenza così pietosa un essere umano che non le aveva chiesto di essere messo al mondo. Essun non è una protagonista perfetta, un angelo del focolare e una donna immacolata, ma una persona dura, forse fin troppo, persino con i suoi figli, allo scopo di renderli più forti, quando i bambini non avrebbero bisogno di altro se non essere amati e che sono stati trascinati dalla smania della madre di ricercare la normalità sociale. Questo non significa che Il Portale degli Obelischi sia un brutto libro, solo particolare e difficile da inquadrare tanto quanto lo era il primo capitolo (vi lascio qui la recensione e l'articolo di approfondimento).
Sullo sfondo resta sempre la questione della disparità sociale dei rogga, ma che è un barlume di speranza per un possibile rovesciamento della situazione sociale.
Nel terzo capitolo si spera di avere un finale con i fiocchi, degno di questa saga così interessante e originale e che Essun abbia finalmente la crescita che merita.

Qui trovate le date degli altri splendidi blog!

giovedì 16 luglio 2020

La società in La Quinta Stagione, di N. K. Jemisin

Per la priva volta su questo blog, compare una tappa di Blog Tour. Questo articolo si concentrerà sulla società all'interno del romanzo (trovate qui la recensione).
Intanto ringrazio Beatrice e Yelena per aver organizzato il blog tour e il review party per conto della Oscar Vault.
Nel banner di seguito trovate le date e i blog delle altre tappe

Già nella recensione di ieri abbiamo sottolineato la natura castale della società in cui si ambienta questo romanzo: in un mondo costantemente impegnato a sopravvivere, dove da un momento all'altro si potrebbe dover fuggire e combattere per la sopravvivenza, non esistono cognomi, ma nomi d'uso che denotano immediatamente quale sia la funzione e l'utilità di una persona, in modo tale che possa essere d'aiuto all'intera società e avere più facilità nell'essere accolta in una nuova comunità (com). Come nella società indiana, però, ci sono anche dei fuori casta. Quelli che in India vengono chiamati "intoccabili", qui sono i "rogga", ovvero la "N word" con cui vengono denotate le persone "orogene", quelle che sentono gli spostamenti tettonici e hanno il potere di controllare la terra. La cosa curiosa è, e qui l'autrice diventa sottile nella sua critica, che i rogga, gli orogeni, sono di fatto le uniche persone in grado di tenere il continente al sicuro e salvare milioni di vite, e invece vengono letteralmente cacciati, uccisi e i più fortunati resi schiavi in una gabbia dorata, costretti a riprodursi come animali da accoppiamento per creare nuovi esemplari, mentre i meno fortunati vengono letteralmene trattati come oggetti, ridotti a niente più che un corpo che soffoca istintivamente le scosse di terremoto. Gli orogeni sono necessari alla sopravvivenza della specie e della civiltà, eppure non vengono nemmeno trattati come persone senzienti: hanno con sè sempre un Custode pronto a rintuzzare i loro istinti e a ricordare loro che non sono in grado di decidere per sè stessi il proprio destino. I bambini scelti per essere addestrati al Fulcro, il luogo in cui gli orogeni vivono e si allenano, vengono privati persino del loro nome, oltre che di ogni loro avere e dei ricordi della propria famiglia. Se vi ricorda qualcosa, tipo lo schiavismo delle persone di colore, c'è un motivo.
Su Sanze ci sono varie città, dette com, in cui comanda l'élite, sulla base della dottrina, una sorta di religione dogmatica i cui principi sembrano essere studiati per la sopravvivenza dell'umanità, anche a costo di essere spietati. In questo frangente, l'umanità riesce a dare il peggio di sè, perché le uniche materie considerate degne di essere studiate e approfondite sono quelle che hanno a che fare con la terra e la sopravvivenza diretta, tutto il resto, come l'astronomia, una scienza che sul lungo termine porta tantissime applicazioni pratiche, sono considerate alla stregua di ciarlataneria. La società che vive al tempo della storia si considera migliore di quelle precedenti, di cui si è persa ogni testimonanianza, a parte dei reperti senza contesto, poiché non sono riuscite a sopravvivere, mentre lei resiste ancora e per questo motivo persevera nella schiavitù degli orogeni e nel seguire ciecamente la dottrina, senza questionare minimamente o pensare che forse esiste un modo di fare le cose diversamente. Di farle meglio.
Tuttavia, non ci sono solo qualità negative in questa società: la fluidità di genere è un fatto per cui nessuno si sconvolge, nè alza un sopracciglio, così come esistono il poliamore, la bi/omosessualità. Tali aspetti sono talmente normalizzati che l'autrice non si prende la briga di fare alcuno spiegone, a riguardo, non ha bisogno di dire che è normale, per renderlo normale: lo rende normale attraverso la normalità, grazie al fatto che nessuno abbia bisogno di spiegazioni o giustificazioni.
Inoltre è difficile inquadrare temporalmente le vicende perché da un lato il lettore vede capanne e primordialità, mentre dall'altro ci sono oggetti della teconologia più avanzata e corrente elettrica.
Spegare La Quinta Stagione  è praticamente impossibile. Va semplicemente letto e vissuto, soprattutto perché le informazioi vengono fornite al lettore lentamente, in modo frammentario e il mondo gli viene srotolato davanti con calma per avere un senso solo alla fine.


Buona lettura!

mercoledì 15 luglio 2020

La Quinta Stagione

 Benvenuti, cari lettori, in questa nuova tappa di review party organizzato da Beatrice e Yelena per Mondadori Oscar Vault.
Buona lettura!



  • Titolo: La Quinta Stagione
  • Titolo originale: The Fifth Season
  • Autrice: N. K. Jemisin
  • Traduttori: Alba Mantovani
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804710288
  • Pagine: 516
  • Editore: Mondadori  

  Trama

È iniziata la stagione della fine. Con un’enorme frattura che percorre l’Immoto, l’unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare.
L’Immoto è da sempre abituato alle catastrofi, alle terribili Quinte Stagioni che ne sconquassano periodicamente le viscere provocando sismi e sconvolgimenti climatici. Quelle Stagioni che gli orogeni sono in grado di prevedere, controllare, provocare. Per questo sono temuti e odiati più della lunga e fredda notte; per questo vengono perseguitati, nascosti, uccisi; o, se sono fortunati, sono presi fin da piccoli e messi sotto la tutela di un Custode, nel Fulcro, e costretti a usare il loro potere per il bene del mondo.
È in questa terra spezzata che si trovano a vivere Damaya, Essun e Syenite, tre orogene legate da un unico destino. 

Recensione e commento

 
L'autrice
Ci sono alcuni libri che non sono incasellabili in alcun genere. La Quinta Stagione è uno di questi, perché presenta caratteristiche del fantasy, della distopia, ma anche del romanzo allegorico, dal momento che la società castale viene utilizzata per trattare molte tematiche come il razzismo, l'omosessualità, lo sfruttamento minorile. In particolare, su questo troverete un articolo più approfondito domani.
Ne La Quinta Stagione il lettore si trova in un mondo costantemente in bilico e sempre preparato all'Apocalisse poiché il continente su cui l'umanità sopravvive è costantemente sottoposto a terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche che possono causare quinte stagioni (ovvero periodi di inverno lunghissimi in cui sopravvivere diventa quasi impossibile) che possono durare millenni. A parte questo, il resto del romanzo è davvero complesso e richiede delle spiegazioni: le protagoniste del libro sono tre, una bambina, una donna e una donna più grande, che sono in qualche modo collegate. In questo frangente, la scrittura, già molto evocativa e iconica, di N. K. Jemisin risulta particolarmente efficace, poiché adatta lessico e stile narrativo a ognuna delle tre personalità. Ad esempio, Damaya è una bambina, per cui si esprime nel modo semplice e diretto tipico dell'infanzia, pur essendo stata sbattuta in un mondo disumanizzante come il Fulcro, in cui gli orogeni vengono spersonalizzati e sfruttati sin da bambini; Syen è una donna sui trent'anni costretta a seguire delle ferree convenzioni sociali, ma proprio a causa di questa costrizione, il suo flusso di coscienza è ricco di scurrilità. Infine Essun è una donna sui quarant'anni con due figli e un marito. Su di lei sappiamo quasi esclusivamente questo perché con un espediente narrativo estremamente registico, l'autrice fa immedesimare il lettore raccontando la vicenda alla seconda persona singolare, come se fosse il lettore a vivere la vita di Essun, come una soggettiva in un videogioco.
Quindi la vediamo agire, ma per capirla davvero bisogna arrivare alla fine del viaggio, forse perché nemmeno lei sa chi è davvero. 
Molti sono i personaggi all'interno di questa saga, alcuni hanno molto peso nella vita delle tre protagoniste, ma è difficile dire con certezza quali saranno rilevanti anche per i seguiti di questo libro così enigmatico, che si chiude tragicamente, ma lascia spazio per sviluppi successivi nei prossimi libri in cui, si spera, i personaggi continuino a crescere e vengano date delle risposte a domande lasciate ancora insolute.

venerdì 10 luglio 2020

Il Mare Senza Stelle

 Bentornati! Come saprete se siete lettori di questo blog, oggi è la data della prima recensione de Il Mare Senza Stelle, organizzato per gentile concessione della Fazi da questo blog e da Giorgia, Rossella e Ylenia.




  • Titolo: Il Mare Senza Stelle
  • Titolo originale: The Starless Sea
  • Autrice: Erin Morgentern
  • Traduttrice: Donatella Rizzati
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8893256360
  • Pagine: 624
  • Editore: Fazi
 Trama

Zachary Ezra Rawlins è uno studente del Vermont che un giorno trova un libro misterioso nascosto fra gli scaffali della biblioteca universitaria. Mentre lo sfoglia, affascinato da racconti di prigionieri disperati, collezionisti di chiavi e adepti senza nome, legge qualcosa di strano: fra quelle pagine è custodito un episodio della sua infanzia. È soltanto il primo di una lunga catena di enigmi. Una serie di indizi disseminati lungo il suo cammino - un'ape, una chiave, una spada - lo conduce a una festa in maschera a New York, poi in un club segreto e infine in un'antica libreria sotterranea. Là sotto trova ben più di un nascondiglio per i libri: ci sono città disperse e mari sterminati, amanti che fanno scivolare messaggi sotto le porte e attraverso il tempo, storie bisbigliate da ombre. C'è chi ha sacrificato tutto per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per preservare questo prezioso archivio, e chi invece mira alla sua distruzione. Insieme a Mirabel, un'impetuosa pittrice dai capelli rosa, e Dorian, un ragazzo attraente e raffinato, Zachary compie un viaggio in questo mondo magico, attraverso miti, favole e leggende, alla ricerca della verità sul misterioso libro. Ma scoprirà molto di più.


"Chiusa una porta, si apre di nuovo,
perché in genere è così che funzionano le porte"
-Albert Einstein
Recensione e commento

Se avete amato La Chimera di Praga e Il Sognatore, questo libro vi farà rivivere le stesse emozioni (se non l'avete fatto disonore su di voi, disonore sulla vostra mucca!).
Immagine di rosiethorns88
Il Mare Senza Stelle parla di come a volte, per trovarsi, sia necessario perdersi e di come ciò che ci è destinato, trovi sempre il modo di raggiungerci; è letteralmente un libro che parla di libri e si rivolge ai lettori. Per alcuni potrebbe essere il classico libro che capita al momento opportuno della propria vita e che sembra parli di sè, un po' come succede al protagonista, Zachary Ezra Rawlins, il quale si ritrova, per caso, raccontato dentro a un libro. Già soltando dopo queste prime righe si potrebbe scrivere un fiume di parole, perché le riflessioni aperte dall'autrice sono molte, innanzi tutto, come nel suo precedente romanzo, Il Circo della Notte (vi lascio qui la recensione) è un'esortazione a vivere la propria storia e a vedere la magia anche nelle cose più ordinarie, perché a volte la quotidianità ci ingoia e non si vede più la bellezza che pervade ogni cosa. A questo punto ci sono varie riflessioni da fare, che scaturiscono dalla struttura stessa del libro, che consiste in storie che sono all'interno di storie che sono all'interno di storie: ognuno di noi è parte di una storia, ma spesso siamo troppo passivi, troppo in balia degli eventi per rendercene conto e perdiamo di vista il libero arbitrio, la consapevolezza che siamo noi gli artefici del nostro destino, anche quando il buio, la paura, sembra troppo fitto, noi abbiamo sempre la capacità e la possibilità di essere la nostra stessa luce, anche se non riusciamo a vederla. Per quanto riguarda la questione delle storie come protagoniste, vengono presi in esame diversi supporti, non soltanto i libri. In questo sono d'aiuto i videogiochi e i GDR, in cui è il giocatore a prendere delle decisioni e a modificare la storia a suo piacimento: l'autrice dimostra di non essere schizzinosa nei confronti di qualsiasi supporto multimediale, per lei la sola cosa che importa è fare arrivare un messaggio, con qualsiasi mezzo e, al giorno d'oggi, i videogiochi possono farlo assieme ai libri, l'importante è che una storia sia rilevante per chi la vive, soprattutto perché modificarla la rende propria. Le storie trovano sempre il modo di arrivare alla persona a cui sono destinate, specialmente i libri, per questo, per chi scrive, questa lettura è stata molto emotiva, dal momento che è arrivata proprio al momento giusto.  Ogni storia è importante, nonostante i libri non contengano cose, luoghi o persone, ma solo parole, che cambiano a seconda di come il lettore le interpreta e le elabora, rendendole importanti per sè. Proprio per questo motivo, come ne Il Circo della Notte, anche in questo caso i personaggi sono volutamente sbozzati e non eccessivamente caratterizzati, proprio perché l'autrice vuole mantenere l'atmosfera onirica e magica ed entrare nel dettaglio ucciderebbe questo clima: ogni libro è diverso per ogni lettore, che quindi vedrà ogni personaggio in modo differente. Non c'è, dunque, da stupirsi che venga delegata al lettore la responsabilità di farsi un'idea sui personaggi.

Ai simboli principali contenuti all'interno del libro è stata gia dedicata una tappa qui, ma vale comunque la pena specificare alcune cose: l'ape, di cui si è già parlato, costituisce anche visivamente un riferimento importante, perché vola di fiore in fiore, senza un apparente senso, ma lei sa qual è il suo scopo, che la porterà alla produzione del miele. Allo stesso modo, la narrazione salta da una storia all'altra in un modo che sembra sconclusionato, ma, come è tipico della Morgentern, solo alla fine si giungerà a cogliere il senso totale del libro. Dopo il suo primo romanzo, questo non è di certo un espediente nuovo, ma è comunque quello che il lettore si aspetta. Sotto questo punto di vista, alcuni accorgimenti sono un po' triti: le porte che conducono a nuovi mondi sono qualcosa di già visto nella letteratura fantastica (come nella già citata Chimera di Praga), e l'atmosfera onirica a cui ci ha abituati è leggermente meno presente proprio a causa delle scene di vita quotidiana. Tuttavia questo non deve indurre il lettore a pensare che il libro sia scontato o banale, perché in ogni caso, anche gli espedienti già visti sono resi più freschi e in qualche modo interessanti. I riferimenti alla precedente opera dell'autrice sono numerosi seppur delicati, non entrano di prepotenza nella trama, sono solo delle piccole chicche per il lettore affezionato a cui non sfuggiranno le citazioni di mazzi di carte, immancabili alberi coperti di candele, oggetti bianchi e neri con un tocco di rosso. C'è anche il simbolo dell'orologio, che è molto presente, ma la cui funzione è assai diversa rispetto a quella de Il Circo della Notte, in cui rappresentava il modo in cui le persone entrano in contatto e lasciano la propria impronta sugli altri e sulle cose che costruiscono, mentre ne Il Mare Senza Stelle indica l'irrilevanza del tempo, come perda importanza per un lettore quando si trova dentro la storia e la vive.
Una menione speciale va riservata senza ombra di dubbio alla traduzione, che è stata svolta dalla stessa traduttrice de Il Sognatore e che riesce a rendere perfettamente l'idea e persino i giochi di parole della versione originale.

Il Mare Senza Stelle è una lettera d'amore verso i libri, verso le storie, ma più di tutto, è un'esortazione a vivere, perché le storie vanno sicuramente salvaguardate, ma mai tenute sotto chiave.
Non lasciate vincere l'oscurità e siate la vostra stella.


giovedì 9 luglio 2020

L'ape, la spada e la chiave: alcuni simboli de Il Mare senza Stelle

 Bentornati! L'articolo di oggi è una tappa di un blog tour organizzato da questo blog, assieme a Rossella, Giorgia e Ylenia grazie alla casa editrice Fazi. Sul banner potete trovare le altre date con tappe interessantissime e recensioni in anteprima.


Erin Morgentern è senza ombra di dubbio un'autrice che ama cospargere le sue opere di simboli e allegorie. In questo articolo, per questioni di spazio, per non annoiare il lettore e per non svelare troppo, verranno trattati solo i principali, ovvero l'ape, la spada e la chiave.
Questo libro dal sapore onirico è una sorta di lettera d'amore verso la letteratura e le storie in generale, che sopravvivono in un mondo chiamato Il Mare Senza Stelle. Qui ci sono tre tipi di persone, a salvaguardia di questo luogo: i guardiani, gli adepti e i custodi.
L'ape è il simbolo degli adepti, i quali rinunciano volontariamente alla propria voce per dedicare interamente la loro vita alle storie degli altri, rinunciando, quindi, a raccontare la propria. Il simbolo dell'ape è marchiato a fuoco sul loro petto. A una prima analisi, non appare ben chiaro perché, ma con il progredire della storia, il lettore acquisisce qualche indizio: per i Greci (ma non solo) e per Platone, nella Dottrina della Trasmigrazione delle anime, esse rappresentano le anime dei defunti, soprattutto dei giusti, destinate a reincarnarsi. Anche nella Divina Commedia Dante associa le api al movimento delle anime. Questo è un dettaglio non irrilevante, considerando, appunto, che la reincarnazione è uno dei temi presenti all'interno del romanzo. Ma non è l'unico significato che il folklore attribuisce alle api, che sono considerate anche dispensatrici di sapienza ultraterrena, eloquenza e intelligenza ed elezione di personaggi divini , perché animali cari a Ermes, dio della conoscenza, basti pensare ad Achille e Pitagora, i quali, si dice, furono nutriti con il miele, così come Zeus quando era bambino; le sue ali connettono con il piano cosmico: in India, il ronzio delle api è connesso alla profezia oracolare femminile e all'uso dei mantra, infatti il sacro OM correttamente intonato ricorda un suono molto simile. Questo canto, quindi, è collegato all'omphalos, il centro, il grande alveare, sede della vibrazione ronzante della vita. Quello che, però, all'interno de Il Mare Senza Stelle, risulta più evidente, è il paragone con l'operosità delle api, dal momento che sono animali che dedicano tutta la vita alla produzione del miele, così come gli adepti  consacrano tutta la loro vita alle storie, abbandonando i vizi. Le operaie, infatti, non si riproducono e si occupano unicamente della produzione del miele e, sebbene questa sia una leggenda metropolitana, si dice che le api non sarebbero in grado di volare, ma lo facciano grazie alla forza di volontà, dimostrando, quindi, quanto i sogni possano avverarsi, se ci si crede abbastanza. Anche nel Mare Senza Stelle viene prodotto il miele con le storie, proprio perché gli adepti devono trarre la magia dalla conoscenza e renderla qualcosa di alto e puro.
Il secondo simbolo, che appare anche in copertina assieme agli altri due, è la spada,
che nell'immaginario comune rappresenta la forza sotto vari apetti: indica la capacità di imporsi, inoltre è un simbolo fallico e rappresenta la volontà divina, ma, soprattutto, la dualità, la differenza tra bene e male, la giustizia. Anche qui, ritorna il collegamento alla reincarnazione, perché per molti è dotata di anima, motivo per il quale i cavalieri davano nomi femminili alle loro spade, per questo, nel romanzo, ogni spada tatuata sul petto dei guardiani è diversa: perché ogni anima è unica. Inoltre, si pensava che costituisse il prolungamento della parte migliore di sè perché strumento con significato e scopo che viene concesso al cavaliere solo dopo un lungo cammino attraverso il quale deve dimostrarsi degno di tale onore. In Giappone in ogni katana c'è un kami che protegge la vita e dà la morte e la forguiatura stessa della spada è un procedimento lunghissimo che porta, però, a pregevoli risultati. All'interno de Il Mare Senza Stelle è il simbolo dei guardiani, incaricati di proteggere, ma ha anche un alto valore simbolico all'interno delle storie inglobate all'interno della narrazione. Più di ogni altra cosa, la spada all'interno del romanzo rappresenta la responsabilità e la protezione, che può, proprio a causa della dualità di questo oggetto, facilmente tramutarsi in eccesso di zelo e quindi si soffoca invece di proteggere, si rinchiude invece di salvaguardare, si taglia invece di far crescere. Serve il giusto equilibro per essere portatori della spada.

Il terzo simbolo che appare impresso sulla copertina (ma non di certo l'ultimo che vedremo nel libro della Morgentern) è la chiave, impressa sul petto dei custodi. Anche qui, il folklore si è sbizzarrito nell'attribuzione di vari significati, poiché, soprattutto in passato, era un regalo che veniva consegnato al compimento dei 21 anni, la maggiore età, in cui si poteva essere considerati "portatori di chiavi", ovvero persone responsabili. Ancora oggi, in occasione di eventi importanti, un ciondolo a forma di chiave è considerato un regalo appropriato, come nel caso di una laurea o del compimento dei diciotto anni, proprio perché viene considerata l'accesso a nuovi orizzonti e nuove avventure. Vi sono, poi, dei significati più letterali attribuiti a questo simbolo, come la capacità di rivelare cose prima nascoste, ad esempio le porte della Baia. Inoltre, in Oriente è considerato un simbolo di buon auspicio perché consente di aprire barriere fisiche e spiritutali, permettendo l'accesso a ricchezze di ogni tipo, come il Mare senza Stelle. Ogni custode ha una chiave e una soltanto, per custodire solo una cosa per volta, come missione della propria vita. C'è il costante riferimento al mistero e alla rivelazione: può essere il simbolo della libertà, ma, anche in questo caso come in quello della spada, esiste la dualità, poiché può anche consentire di imprigionare. In sostanza, più che l'oggetto in sè, è importante l'uso che se ne fa e il potere che gli viene attribuito. Anche in questo caso, troviamo dei riferimenti alla sopravvivenza dell'anima, perché nell'antico Egitto, la chiave di Ankh simboleggia la chiave della vita, che consente l'accesso al regno dei morti, l'unione tra Cielo e Terra. In letteratura, collocare una chiave in un luogo fiabesco indica la scoperta di segreti preziosi, proprio come accade ne Il Mare Senza Stelle, in cui si passa da un livello all'altro dell'esistenza, passando dal piano materiale della quotidianità a quello quasi onirico della biblioteca sotterranea. La chiave può rappresentare la netta chiusura verso l'esterno, per questo è un oggetto prezioso da affidare esclusivamente a chi è meritevole.

Se volete scoprire altri simboli, non vi resta che leggere Il Mare Senza Stelle e gli altri articoli nelle prossime tappe.


Fonti:

  Ape:
 http://www.latelanera.com/misteriefolclore/misteriefolclore.asp?id=332
 https://www.cavernacosmica.com/simbolo-e-significato-ape/
 https://www.inchiostronero.it/il-simbolismo-lape/

 Spada:
https://online-psicologo.eu/interpretazione-dei-simboli-psicologia/simbolo-della-spada/
http://www.larosarossa.eu/new/index.php?option=com_content&view=article&id=973%3Asimbolismo-della-spada&catid=126&Itemid=229

 Chiave:
https://www.cavernacosmica.com/simbolo-della-chiave/
https://www.copiaoriginale.it/post/tatuaggi-la-chiave
https://www.monolitum.com/simbologia-della-chiave/

Photos by:
https://www.penguinrandomhouse.ca/the-starless-sea

Zoo City

Titolo: Zoo City Titolo originale: Zoo City Autrice: Lauren Beukes Traduttrice: Giorgia De Santis Lingua originale: inglese Codice ISBN: 978...