mercoledì 5 febbraio 2025

Lucifero - Angels before Men

  • Titolo: Lucifero - Angels before Man
  • Titolo originale: Angels before Man
  • Autore: Rafael Nicolas
  • Traduttrice: Naomi Toffalori 
  • Lingua originale: inglese 
  • Codice ISBN:
  • Casa editrice: Giunti
Trama


In un paradiso eterno, l'angelo più bello e giovane di tutti, Lucifero, lotta con la vergogna e la timidezza, in cerca della sua vera identità. La compagnia degli altri angeli e la vicinanza del Creatore sono sterili palliativi per la sua anima incerta, in una pace solo momentanea. Fino a quando l'amicizia speciale che instaura col potente arcangelo Michele scombina inesorabilmente l'ordine di ogni cosa: le dolci carezze, la complicità esclusiva e la devozione impura che nutrono l'uno per l'altro scateneranno le ire di un Dio geloso e vendicativo .
Lucifero, punito nella carne e nello spirito, comprende allora una verità fondamentale: se è riuscito a creare qualcosa di nuovo – il peccato – significa che esiste del divino anche in lui. E che il potere può essere sovvertito. Anche a costo della sua condanna.


Recensione e commento

DISCLAIMER: POTREBBE URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ SE CREDETE IN DIO

Stravolgente completamente le vostre aspettative su questo libro, perché Lucifero - Angles before Man non è il libro che credete. Non è un romantasy e non contiene i trope che pensate, anzi, è un romanzo coraggiosissimo che affronta temi spinosi in cui la storia d’amore è abbastanza marginale e funzionale a raccontare altre cose.

Ma andiamo con ordine. Tutta la prima parte di Lucifero è estremamente esistenzialista, parte dalla sua creazione da parte di Dio che gli realizza un corpo e lo manda poi a vivere tra gli altri angeli nel Paradiso. In questa fase, Lucifero pone domande, si interroga sulla sua natura, su quella degli angeli e del Paradiso stesso, non ricevendo mai risposte e sentendosi dire che si preoccupa eccessivamente perché il Paradiso è perfetto e deve solo goderselo. In effetti, per tutta questa frazione di libro, il Paradiso è praticamente un’utopia, dove non ci sono mai problemi veri, gli angeli lavorano per hobby, poiché l’eternità è lunga da affrontare, e nessuno di loro ha dei difetti caratteriali insopportabili pur avendo delle psicologie chiare e delineate. Solo che quando si scrive di un’utopia, allora il conflitto deve necessariamente rientrare dalla finestra. La finestra è proprio Lucifero, perché il conflitto non è fuori, ma interiore al personaggio, che cerca lo scopo della sua esistenza, che non si accontenta della monotonia e che è sempre alla ricerca di qualcosa. In questa fase noi che leggiamo non proviamo antipatia per Lucifero, bensì tenerezza, perché la sua irrequietezza non è quella del giornalista d’inchiesta che con convinzione va all’assalto, ma quella di un bambino impaurito che cerca conferme e poi di un adolescente che insegue la sua strada e non trova una guida.

Man mano che si procede con la lettura, poi, ci si sente via via più a disagio nel Paradiso, perché, come in tutte le utopie, a un certo punto si sente che qualcosa non va. In Paradiso esiste l’esperienza del dolore. Gli angeli si feriscono, si tagliano, possono subire danni fisici e tuttavia guariscono sempre. Eppure, proprio questo fa sorgere delle domande al protagonista: perché esiste il dolore? Da qui parte una catena di considerazioni, anche inconsce, di Lucifero che attribuisce la maggior parte di questa sofferenza al corpo. Dio poteva lasciare che gli angeli fossero puro spirito, invece li dota di un corpo che è soggetto al dolore e non riesce a darsi una spiegazione. Mentre portavo avanti la lettura mi sono accorta, inoltre, che in questo Paradiso esiste il contrappasso. Infatti, Lucifero è l’angelo più bello di tutti, viene ammirato e apprezzato per la sua bellezza, spesso in modo superficiale, ma lui non riesce a sopportare il suo corpo, non solo non apprezza la sua bellezza, ma fa fatica anche solo a guardarsi allo specchio, così come non apprezza nemmeno l’esperienza dei corpi degli altri. Come il suo caso, ci saranno altri contrappassi, sempre piccoli, quasi nascosti, proprio perché sono quella scheggia di crudeltà che è stata celata nel creato in modo che non ci si possa mai godere pienamente quel che si ha.

La relazione d’amore, sulla quale il marketing ha fatto leva, è funzionale alla crescita personale di Lucifero e a mostrarci un rapporto che non sia disfunzionale. Michele, ci viene detto appena appare in scena, è orgoglioso e questo ci viene raccontato come un difetto. Ma cosa dovrebbe essere l’orgoglio se non consapevolezza del proprio valore? Grazie alla relazione con lui, Lucifero impara ad apprezzare sé stesso e smette di odiarsi. A questo proposito, penso sia doveroso fare una precisazione, perché probabilmente da quanto ho scritto finora non è comprensibile: in tutta questa parte del libro c’è solo pura innocenza, non esiste il sesso e non esiste l’amore romantico come lo intendiamo noi umani. Tutto è estremamente pulito e vissuto in modo tenero, quasi infantile, tanto che per quattrocento pagine non c’è nemmeno una parolaccia.

Eppure, nonostante questo, la loro relazione, innocente e dolce, è comunque un rapporto favorito rispetto a quello che i due hanno con Dio. Qui casca l’asino. Dio è un personaggio che appare in scena, non ci viene raccontata la sua fisicità, ma sappiamo quasi tutto su alla sua psicologia. Dio vuole che gli angeli siano modesti, quindi non va bene che siano consapevoli dei propri pregi, e vuole essere adorato sopra ogni cosa, ne deriva che sia molto contrariato dal fatto che Lucifero e Michele si amino in modo privilegiato. Alla sua prima apparizione, e per molto tempo ancora, Dio sembra il leader di una setta, si fa versare da bere, imboccare il cibo, gli angeli cantano per lui e vuole essere adorato. L’amore che Lucifero, in modo apparentemente spontaneo ma in realtà frutto di una manipolazione emotiva, gli dona va in una sola direzione, in contrapposizione a quello con Michele, che invece viaggia su un doppio binario, orizzontalmente, poiché è un dare e avere. Dio appare manipolatorio, narcisista, a tratti sfuggente. Dà e toglie a suo piacimento, è il genitore che rinfaccia al figlio di averlo messo al mondo, è il mentore che parla con frasi criptiche, è il padrone consapevole che il cane non lo morderà perché gli dà da mangiare. Dio è il manipolatore insicuro che usa il pugno di ferro appena sente che sta perdendo la presa sulla sua vittima eppure ha una reputazione tale che tutti lo definiscono infinitamente buono, anche quando è lui per primo a compiere il male. Perché è lui che lo ha creato.

La sua figura, comunque, si presta a varie stratificazioni di significato delle quali quella letterale non è sicuramente da sottovalutare, perché ci fa domandare perché Dio venga considerato buono quando lui ha creato tutto, incluso il male, e quando non esita a punire in modo agghiaccianti quelli che lo contrariano, come succede numerose volte anche le Vecchio Testamento. Le domande continuano, perché viene mostrata anche l’assurdità di proibire cose che sono possibili proprio perché i mezzi per compierle ci sono stati forniti da lui, tipo il libero arbitrio. Perché avere la possibilità di disobbedire se quando succede arriva il diluvio universale? Quanto sono effettivamente libere le nostre scelte e quelle degli angeli se la dicotomia è lasciare la gabbia aperta ma uscirne equivale a morte certa? In questo senso, sicuramente Dio può rappresentare anche semplicemente i dettami religiosi e i suoi dogmi. Del resto la Bibbia è un testo pieno di contraddizioni scritto nel corso di migliaia di anni da centinaia di uomini diversi, per cui, dato che la volontà di Dio è inconoscibile (ammettendo che esista), allora queste contraddizioni sono della religione, più che sue. Infine, Dio rappresenta chiunque detenga un enorme potere: lui può letteralmente togliere la voce a chi dice cose che non gli piacciono o che lo danneggerebbero, e che se venissero raccontate comunque, la sua reputazione è ferrea al punto che tutti faranno victim blaming. “Lo conosciamo, lui è infinitamente buono, non farebbe mai una cosa del genere! Sicuramente sei tu che lo hai provocato, devi averlo portato all’esasperazione, prima di te non era mai successa una cosa simile, per cui la colpa è per forza tua”. Sostituite il nome“Dio” con quello di qualsiasi uomo potente dalla facciata intonsa accusato di molestie e il gioco è fatto.

E infatti, proprio dopo un terribile evento che Lucifero subisce per mano di Dio, la sua psiche si spacca definitivamente. Lucifero si dissocia e c’è dissonanza tra le sue azioni e il modo in cui lo fanno sentire, tra quello che vuole e che crede di volere. A supporto di questo, anche la prosa comincia a diventare frammentata, la sintassi si distrugge via via e il flusso di coscienza dice tutto e il contrario di tutto. Alla fine, Lucifero non inventa niente: non inventa i peccati, quelli esistevano già, il suo merito è quello di renderli evidenti e dare un nome a ciascuno di loro, mostrando il fondo di crudeltà che è sempre esistito, perché alla fine per chi è un Paradiso, se non per Dio, affinché sia lui a fare ciò che vuole?

Lucifero è il libro che non vi aspettate, è coraggioso e fuori dagli schemi. Nell’approcciarvi a questa lettura stravolgete completamente le vostre prospettive e date un’occhiata ai trigger warning. È sicuramente una lettura divisiva, ma mai gratuitamente blasfema. Gli sarebbe bastato veramente poco per essere sfacciato e sopra le righe, ma Nicolas Rafael ha preferito un approccio morigerato che degenera solo alla fine, quando la vittima mette in atto un circolo vizioso da cui non riesce a uscire per dare senso al suo trauma. 

8 commenti:

  1. Una bellissima recensione, davvero! La aspettavo solo per vedere se avevamo colto le stesse sfumature ed è stato proprio così. Io non ho mai smesso di provare una sorta di pietà per Lucifero, a dire la verità, perchè il suo sfasamento non è altro che il frutto di un abuso psicologico attuato proprio da colui che avrebbe dovuto amarlo e proteggerlo (Dio), ma che invece sembra essere solo un'entità estremamente narcisista e alla quale piace essere venerata senza nemmeno ricambiare, come se gli fosse tutto dovuto. Ho apprezzato anche il cambio di prosa dal momento in cui succede quella cosa orrenda a Lucifero, perché l'inserimento di parolacce e frasi quasi sconnesse contribuisce a rendere più veritiero e frenetico il suo processo di "mutamento" . Non è un romantasy come hanno voluto farci credere, ma mooolto di più!

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    1. Sono finalmente riuscita a trovare un modo per rispondere ai commenti (blogger mi remava contro). Anche io ho apprezzato un sacco che venisse mostrato quanto sia contraddittorio tutto quello che viene detto su dio, che è infinitamente buono è onnipotente. Mi è piaciuto un sacco che Lucifero avesse solo scelte obbligate e fosse perdente a prescindere. Mi sta venendo già voglia di rileggerlo

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  2. Premesso che secondo me questo libro alla Giunti non lo hanno neanche letto, devo dire che questa lettura è stata proprio una bella scoperta di inizio anno, e ti ringrazio ancora una volta per avermi influenzata a dargli una chance.
    Oltre a essere d'accordo con tutto quello che hai detto, volevo anche parlare di un personaggio che compare appena eppure mi ha colpita tantissimo: Uriel (SPOILER da qui in poi).
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    Quando Uriel viene introdotto, noi lo vediamo dal punto di vista di Lucifero e quasi ci arrabbiamo con lui che è l'unico non affascinato dal nostro protagonista (mentre a noi viene naturale provare una tenerezza infinita per Lucifero, soprattutto nei primi capitoli). Andando avanti Uriel sembra sempre di più un "difensore dell'ordine costituito", pensiamo che difenda la struttura di potere esistente perché lo avvantaggia. Poi in poche pagine scopriamo la sua storia e capiamo che lui difende l'ordine perché, mentre Lucifero è avvolto da dubbi, lui sa con certezzache Dio non è bontà infinita e perché, ben prima di Lucifero, sa ben di non potersi aspettare comprensione o misericordia dal creatore. Questo è un ribaltamento che mi ha lasciata senza parole (anche per come è costruito bene). Siamo di fronte a due personaggi (Lufer e Uriel) che se si parlassero onestamente potrebbero risolvere molti dei loro conflitti, eppure le loro storie e personalità sono costruite cosí bene che non solo il fatto che non si parlino a perfettamente senso, ma anzi non potrebbe essere diversamente.
    In generale, come ti ho già scritto altrove, ho amato la costruzione di tutti i personaggi secondari di questo libro (vorrei scrivere un saggio breve su ognuno degli arcangeli). Il protagonista da solo è già scritto cosí bene che il valore del libro sarebbe alto solo con lui, però il fatto che anche i personaggi di contorno abbiano le loro personalità e motivazioni costruite cosí bene (e raccontate, non spiegate didascalicamente come tanti libri oggi tendono a fare) per me dà un valore aggiunto al'intero progetto.

    Spero di non aver sproloquiato troppo, avevo davvero l'esigenza di parlare di questo testo!

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    1. Ho scritto molte note a piè di pagina sulla mia copia del libro riguardo a Uriel, molte delle quali riguardano lo scontro generazionale. Sembra un po’ uno scontro tra boomer e millennial. Uriel, pieno di traumi, si barrica dietro il “noi abbiamo sofferto quindi anche voi dovete passare la stessa cosa”, mentre Lucifero cerca risposte, cerca un senso di comunità che non trova mai davvero, neanche quando viene fuori quello che gli è successo. Uriel nasconderebbe tutto sotto il tappeto solo per mantenere uno status quo che secondo lui è la cosa migliore al momento, Lucifero preferisce rompere tutto perché è la sola scelta che gli rimane da fare. Avrebbero dovuto davvero parlarsi e magari succederà nel prossimo libro. E comunque ho apprezzato un sacco anche il fatto che i secondari ( più che altro nella prima parte sono tutti super caratterizzati e distinguibili gli uni dagli altri ma non hanno dei veri e propri difetti caratteriali)

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    2. Il conflitto generazionale è un'ottima chiave di lettura! Ammetto che non ci avevo pensato ma ha molto senso (non so perché per il primo commento non mi faceva loggare e ora sì)

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    3. In più di un’occasione ho scritto a margine “ok, boomer”, perché il livello mi sembrava quello. Anche perché viene specificato che è stato il primo a essere creato e quindi ha molto questo atteggiamento da “io sono più vecchio di te, quindi so tutti, datti una svegliata”, mentre Lucifero è il più giovane e preferisce sovvertire lo status quo

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  3. Ecco, tu hai saputo esprimere meglio di me quello che questo libro vuole trasmettere. Sapevo che la tua recensione sarebbe andata molto in sintonia con il mio pensiero. Sono proprio contenta di averlo letto e sarà un libro su cui riflettere per tanto altro tempo ancora

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    1. il 2025 è iniziato da un mese e io ho già trovato una delle mie letture preferite

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