giovedì 23 giugno 2022

La Custode dei Peccati

  • Titolo: La Custode dei Peccati
  • Titolo originale: Sin Eater
  • Autrice: Megan Campisi
  • Traduttore: Alessandro Storti
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8842932482
  • Casa editrice: Nord
Trama

Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio. Ma la verità non si può tacere per sempre. Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all'unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d'intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre… Ispirandosi alla figura realmente esistita della Mangiapeccati, questo romanzo ci regala un'eroina modernissima, che rifiuta il ruolo impostole da una società che la umilia in quanto donna, e che grazie alla sua forza di volontà e determinazione riuscirà a cambiare il proprio destino.

Recensione e commento

La recensione di La Custode dei Peccati potrebbe anche intitolarsi “giudicare male un libro”. Incominciato prima del Salone del Libro di Torino e lasciato a metà, lo stavo apprezzando nel modo in cui si può apprezzare un libro carino ma nella media, ma una volta rientrata ho preferito leggerlo da capo per timore di aver dimenticato dettagli importanti. Non mi sono pentita di questa scelta, perché a una seconda lettura ho trovato molti elementi inglobati nella storia così bene da non sembrare nemmeno vagamente importanti e mi sono resa conto di quanto fosse stato facile giudicare la protagonista dall’alto della mia scolarizzazione e degli strumenti culturali che mi sono stati forniti per il semplice essere nata nel secolo giusto.

E mi sono sentita molto in colpa per questo, per averla classificata come protagonista stupida, invece di provare pietà sin dall’inizio per la sua condizione: May è una ragazza praticamente analfabeta, povera e decisamente svantaggiata, tanto da non aver mai nemmeno pensato di fare un mestiere diverso da quello della lavandaia, ed è una di quelle persone talmente buone e prive di malizia che alle volte rischiano di risultare credulone e ingenue. May è sola al mondo, ha perso tutte le persone che amava e, facendo parte del ceto sociale più svantaggiato, è facile capire che nessuno si curerà più di lei, se non per approfittartene.

La Custode dei Peccati è una figura sociale che associa un cibo specifico ai peccati che i morenti le confessano prima del trapasso, liberando così la loro anima e caricandone la propria. È una storia di intrighi, di omicidi attribuiti alle persone sbagliate, in cui May deve trovare soluzione, ma è anche un romanzo con due chiavi di lettura. Da un lato è un libro che intrattiene meravigliosamente, con le pagine che scorrono velocissime una dopo l’altra e in cui gli avvenimenti sono fitti e interessanti. Dall’altro, si può interpretare la storia sotto un altro profilo: è una storia di potere e divario sociale. In modo non dissimile da Jean Valjean dei Miserabili, May viene condannata a diventare una mangiapeccati per aver rubato un tozzo di pane per non morire di fame. Come una pallina su un piano inclinato, gli eventi non possono che andare peggiorando, sotto questo aspetto, perché la vita della mangiapeccati non è semplice. Dapprincipio pensa che non patirà mai più la fame, dal momento che le persone che hanno bisogno di confessare i propri peccati muoiono ogni giorno, ma in seguito ci si rende conto che a chi ricopre il suo ruolo viene tolto anche il nome, viene tolta la possibilità di parlare o anche solo di interagire con altri esseri umani, perché vi era la contraddittoria e illogica convinzione che una figura come la sua, considerata essenziale, fosse anche portatrice di malaugurio e maledizione.

 È questo che May rappresenta: quelle fasce di popolazione su cui la società si basa, ma che si rifiuta di vedere e di ascoltare perché sulla loro miseria si fonda il privilegio di altri. Non a caso, May non è più padrona nemmeno del proprio corpo, dal momento che mangia solo quando è una causa esterna a determinarlo. Le viene concesso di esistere solo affinché la società la sfrutti, facendole portare il peso dei propri peccati, senza che abbia nulla in cambio, nemmeno il piacere del cibo, che, da quel momento in avanti, viene associato esclusivamente a qualcosa di negativo. A May è affidato il compito che viene affidato a molte altre donne, anche nella realtà, ovvero quello di soffrire in silenzio, senza mai un lamento (vi invito ad andare a sentire quello che dice lhascrittounafemmina in questo video a riguardo). Il libro non parte dal presupposto di voler spiegare qualcosa o di trattare dei temi sociali in modo esaustivo, anzi: si ripropone solo di raccontare una di quelle storie che raramente vengono raccontate, perché ha come protagonista una persona che non ha la pretesa di essere un’eroina. La sua è la storia di una donna che potrebbe essere una qualunque di noi. È una storia che in qualche modo riguarda tutte noi ed è questa una delle parti che mi ha maggiormente fatta riflettere, perché in qualche modo sono abituata a pensare che l’inclusività sia appannaggio solo delle grandi storie, dei grandi avvenimenti, mentre lei non cerca di cambiare il mondo né vuole essere un’eroina, ma solo di fare il meglio che può con quello che ha e averla giudicata come una persona dalla mente chiusa a causa del suo livello culturale dovuto alla sua condizione sociale mi ha fatto mettere in discussione molti dei miei schemi mentali, ponendomi davanti alla realtà dei miei pregiudizi.

In questo romanzo, il cibo ha un ruolo trasformativo, come succede in molte storie sin dalla notte dei tempi nella narrativa, ma in questo caso è una trasformazione in negativo, per certi versi, perché è proprio avendo a che fare con gli esseri umani nei loro ultimi momenti sulla terra che May scopre chi sono veramente e perde lentamente la sua ingenuità. È vedendo le brutture che le persone commettono che comincia a mettere in discussione il sistema che la opprime e che le ha scagliato la prima pietra. Diventa via via più razionale e meno controllata dalla superstizione di cui il suo contesto storico è pervaso, ma a questo aumento di ragionamento critico, corrisponde anche un accrescimento di infelicità e di perdita di quell’innocenza che tanto avevo disprezzato all’inizio. Diminuisce la superstizione e si rende conto che persino credere in qualcosa è un atto di volontà, nulla si può dare per scontato. Si interroga specialmente quando a morire sono gli innocenti, come i bambini o le giovani donne, che non hanno ancora avuto il tempo di lasciare il segno del proprio passaggio nelle vite altrui e il cui unico merito è stato quello di ricoprire il ruolo di brave figlie. Persino Eva, a cui nell’ucronia della trama viene affidata la gestione dell’inferno, cambia il suo nome in base alla relazione con un uomo, nessuna si salva, sono tutte la figlia, madre o moglie di qualcuno.

In effetti, al centro del libro vi è la femminilità in ogni sua forma. May è schiacciata e destinata a portare il peso della coscienza altrui sulle spalle perché ha la sola colpa di non avere una rete di supporto, ma nemmeno la regina è esente dalle critiche sul suo modo di essere donna, perché per quanto potente sia, c’è sempre qualcuno che si sente in diritto di affermare cosa debba fare, come debba essere e persino la sua verginità è costante tema di discussione e pettegolezzo, nonostante, all’interno della trama, le sia considerata la vicaria di Dio in terra. 

È uno scontro tra femminilità diverse, e nonostante i molteplici significati che possono essere estrapolati da La Custode dei Peccati, si può decidere di leggerlo come puro intrattenimento ed è questa la sua forza, dal momento che permette un sostanziale allargamento del pubblico. È un romanzo che mostra, invece di spiegare ed è proprio per questo motivo che ognuno può interpretare questa storia e farla propria. Dal punto di vista tecnico è costruito meravigliosamente, si vede la formazione dell’autrice come drammaturga, perché la storia scorre via grazie a incastri perfetti, tappe simboliche ben delineate e una delicatezza inaudita per una storia tanto crudele.

In conclusione, La Custode dei Peccati è un libro ricco, estremamente colto per via delle ricerche dell’autrice, ma non intellettuale, il che è un pregio, perché non lo rende elitista perché può essere letto sia quando si ha voglia di un libro bello e coinvolgente, sia quando si ha voglia di una lettura che faccia riflettere. 

lunedì 20 giugno 2022

La Principessa delle Ceneri

 Buongiorno, bellezze! La recensione di oggi riguarda un libro che ho letto grazie alla casa editrice Fanucci, che mi ha dato anche la possibilità di organizzare un gruppo di lettura con recensione finale. Nel banner trovate le altre partecipanti, andate a sbirciare le loro recensioni.


  • Titolo: La Principessa delle Ceneri
  • Titolo originale: Ash Princess
  • Autrice: Laura Sebastian
  • Traduttrice: Francesca Bellacicco
  • Lingua originale: Inglese 
  • Codice ISBN: 978-8834742471
  • Casa editrice: Fanucci editore

Trama

Theodosia aveva sei anni quando il suo Paese fu invaso, e sua madre, la Regina del Fuoco, fu assassinata davanti ai suoi occhi. Dieci anni dopo, Theo ha imparato a sopravvivere ai continui abusi del kaiser e della sua corte nelle vesti della ridicola Principessa delle Ceneri. Poi, un giorno, il kaiser la costringe a fare ciò che non avrebbe mai immaginato. Con le mani insanguinate e persa ogni speranza di reclamare il suo trono perduto, si rende conto che sopravvivere non è più sufficiente: deve seppellire nel profondo la ragazza che era un tempo. Ma ha ancora un’arma: la sua mente è più acuta di qualsiasi spada e il potere non si ottiene solo sul campo di battaglia. Per dieci anni, la Principessa delle Ceneri ha visto la sua terra saccheggiata e il suo popolo ridotto in schiavitù. Non può più ignorare i suoi sentimenti e i suoi ricordi. Decide di giurare vendetta, orchestrando un complotto per sedurre e uccidere il figlio guerriero del kaiser grazie all’aiuto di un gruppo di ribelli volubili e dotati di poteri magici. Ma Theo non si aspetta di provare sentimenti per il principe… Costretta a fare scelte impossibili e incapace di fidarsi anche di coloro che sono dalla sua parte, Theo dovrà decidere fino a che punto è disposta a spingersi per salvare il suo popolo, e quanto di sé stessa è pronta a sacrificare per diventare regina.

Recensione e commento

La Principessa delle Ceneri è uno di quei romanzi che ho iniziato senza aspettarmi nulla, un po’ demoralizzata dalle letture mediocri di questo periodo. Invece è stato capace di stupirmi in positivo.

Theo e le sue cicatrici

Sebbene non sia una storia particolarmente innovativa, è un romanzo che riesce a convincere per via dello stile evocativo e del ritmo serratissimo delle vicende. In effetti, è un po’ la dimostrazione del fatto che qualsiasi storia, se raccontata bene, può essere interessante e uno dei punti favorevoli è sicuramente la psicologia della protagonista: Theo parte svantaggiata, è una principessa schiacciata da un regime occupazionale, psicologicamente abusata e nonostante ciò riesce a essere ingenua e a fidarsi delle persone sbagliate in più di un’occasione. Ma se in un altro libro questo avrebbe dato fastidio, qui invece funziona bene, per il semplice motivo che la sua ingenuità le costa sempre caro quando le si ritorce contro e impara ben presto che esiste una sostanziale differenza tra l’essere una buona politica e l’essere una brava persona. Le due cose difficilmente vanno di pari passo, specialmente quando si deve decidere della vita altrui, come tocca fare alle regine delle città sotto occupazione come lei, ma effettivamente, alla fine del romanzo, la sua formazione come personaggio sarà innegabile. In poche parole, Theo non è una protagonista overpower, anzi, sbaglia e spesso in modo eclatante, ed è giusto così. 

Eppure, qualche difettuccio c’è, ma è dato più che altro dall’inesperienza dell’autrice, ad esempio, la prima parte del romanzo è più descrittiva e costruisce le relazioni tra personaggi, mentre la seconda metà è decisamente più veloce e incalzante. Poi ci sono anche alcune (troppe) botte di fortuna che non sono sempre verosimili al cento percento, eppure nel complesso si riesce a mantenere la sospensione dell’incredulità, se si evita di porsi troppe domande. A parte questo, probabilmente con un po’ di esperienza in più, una narrazione in terza persona con narratore extradiegetico, focalizzazione variabile e 5-600 pagine, La Principessa delle Ceneri avrebbe potuto essere, per via del suo intreccio, un ottimo epic fantasy, con tutti gli intrighi di corte che ci sono (anche se per il genere e il target, va benissimo così).

Molto apprezzabile è anche il modo in cui nella trama viene trattato il tema dell’appropriazione culturale: in La Principessa delle Ceneri esistono dei manufatti molto importanti per gli Astreani, perché intrinsecamente legati alla propria religione e molto difficili da ottenere, ma che vengono trattati come mero oggetto estetico da parte degli invasori. Allo stesso modo, esiste una visione darwinista della società, dal momento che Theo capisce in più di un’occasione che anche quando pensa di avere un rapporto alla pari con una persona kalovaxiana, in realtà la relazione non è vissuta allo stesso modo dalla controparte, che la vede, invece, come una selvaggia ammaestrata, un animaletto da compagnia e nulla di più.

Forse, La Principessa delle Ceneri non sarà un libro da 10 e lode, ma da sei e mezzo o sette sì, costituisce un esordio letterario di tutto rispetto e si intravede tantissimo talento che si spera possa essere sfruttato nelle prossime pubblicazioni dell’autrice. Un romanzo sicuramente consigliato, perché molto buono per il target a cui è rivolto e senza dubbio migliore di tanti libri molto più spinti e pubblicizzati (e di prezzo decisamente inferiore). Da tenere in considerazione per le letture di quest’estate.

mercoledì 15 giugno 2022

Io Sono Persefone

  • Titolo: Io sono Persefone
  • Autore: Daniele Colussi
  • Codice ISBN: 978-8817162227
  • Casa editrice: Rizzoli
Trama

 Il destino di Core, giovane dea, è già stato scritto: regnerà sulla natura, assicurando terreno fertile e raccolti abbondanti. E, soprattutto, non si innamorerà mai, rimanendo casta per sempre. È ciò che sua madre, Demetra, ha deciso per lei e che Core ha sempre creduto di desiderare. Ma il fato è imprevedibile, anche per una divinità dell'Olimpo. Durante una passeggiata tra i campi ai piedi dell'Etna, Core viene rapita: Ade, il sovrano degli Inferi ha scelto proprio lei come sua regina. Improvvisamente, la giovane dea si trova sola in un mondo tenebroso e sconosciuto, popolato da anime defunte e divinità mostruose: gli Inferi sono la sua nuova casa, e Persefone il suo nuovo nome. Fuggire, il suo unico obiettivo. Ma gli opposti esistono solo nella nostra mente, o almeno è ciò di cui vuole convincerla l'oscuro signore degli Inferi. Nel regno della morte, le certezze di Core, dea della vita e della fertilità, cominciano a vacillare. Tocca soltanto a lei, ora, scrivere il proprio destino e scegliere: a quale mondo appartiene davvero? Persefone è una protagonista senza tempo, alla ricerca, come tutti noi, della propria voce, in un viaggio nelle profondità degli Inferi e dell'animo umano. Età di lettura: da 12 anni.

Recensione e commento

 Io Sono Persefone è un libro su cui ho investito tante aspettative, ma che, a conti fatti, non solo non mi è piaciuto, mi ha proprio fatta arrabbiare.

Questo romanzo non è un retelling, perché non racconta una storia diversa rispetto a quella del mito greco, si ripromette, invece, di approfondire la figura di Persefone in prosa. Fallendo e fallendo in modo eclatante. I problemi che presenta sussistono sia in materia tecnica, sia dal punto di vista contenutistico, punto sul quale avrò moltissimo da dire, quindi meglio cominciare a parlare della forma.

Guardate la contentezza di Persefone quando viene rapita

Quando si scrive un romanzo di questo tipo, avere una conoscenza generale sui temi trattati non è sufficiente: non basta conoscere il mito per poterci scrivere un libro, bisogna avere consapevolezza di tutto ciò che su quel mito è stato detto in precedenza da studiosi più eminenti e che hanno fatto dello studio del mito la propria ragione di vita. In Io Sono Persefone manca la profondità sotto ogni aspetto: i personaggi sono macchiette stereotipate, a partire proprio dalla protagonista, che dovrebbe rappresentare l’archetipo greco della fanciulla che diventa donna e abbraccia il suo lato oscuro, accettandolo, dopo aver tanto sofferto. Persefone, qui, non ha una formazione di questo tipo, dal punto di vista psicologico. Sì, verso la fine un po’ ci prova, ma in modo assai poco credibile, frettoloso e infantile. Resta sempre infantile, anche quando dovrebbe essere diventata adulta. Oltre al fatto che la trama è debole, dal momento che non succede nulla di realmente degno di nota, se non la protagonista che passeggia per gli Inferi, passando per i Tartari e i Campi Elisi mentre interroga le anime. Il tutto costellato da un infodump che serve da sfoggio di cultura, ma non a mandare avanti la storia (anche perché non ce n’è una), oltre al fatto che spezza il già debole ritmo della trama. Forse, Io sono Persefone ha peccato di tracotanza, come si suol dire, dato che mancano un po’ di competenze per diventare romanzo degno di questo nome: le lunghe digressioni nozionistiche fanno capire che l’autore avrebbe potuto tranquillamente scrivere un buon libro divulgativo per ragazzi sulla mitologia in generale, ma come romanzo non funziona e basta. Anche a livello di prosa non ci siamo: segue la struttura di un tema scolastico non solo per il livello di informazioni che sembra voler inserire, ma anche per la costruzione delle frasi, che procedono molto per paratassi e che introducono sempre i nuovi personaggi con una breve descrizione fisica, seguita dai due punti, seguiti a loro volta dal nome del personaggio in questione. Sempre. Per parafrasare Aldo, Giovanni e Giacomo “Daniele, non è che siccome hai scritto un libro rivolto a un pubblico dodicenne allora lo devi scrivere come un dodicenne”. Questo significa non conoscere il proprio pubblico e sottovalutarlo. 

Ed è qui che arrivano le note veramente dolenti. Il mito di Persefone non mancava di certo delle potenzialità per essere trasformato in un romanzo commovente e profondo, ma questo non è stato possibile soprattutto per via del taglio di tutte le parti problematiche della trama, quelle più difficili da spiegare. Non si vede il rapimento della fanciulla e nell’intreccio si compie la scelta di non raccontare che è stata violentata da Ade con il benestare indifferente di Zeus (come se il padre degli dei non fosse uno stupratore a sua volta. Solo negli ultimi anni si sta cominciando a prendere coscienza della cosa. Perché fare un passo indietro riguardo al fatto che la mitologia sia costellata da violenze?). Il tutto condito con dei salti temporali che spezzano il già inesistente ritmo della storia: un momento Persefone è con sua madre, nella pagina dopo si trova negli Inferi da mesi. Sappiamo che è stata rapita, ma la cosa non ha nessun impatto emotivo perché la voce narrante non fa altro che dilungarsi in infodump invece di mostrare. La sensazione è che questa scelta derivi dal target a cui questo libro si rivolge e che si sia scelto di non parlare di certe cose per non impressionare i lettori. Ma è proprio la letteratura per ragazzi, invece, che dovrebbe farsi carico di approfondire temi sensibili e sgradevoli come la violenza sulle donne e la maternità soffocante, solo che per farlo è necessario usare un linguaggio adatto, non tagliare direttamente quello che è troppo difficile da raccontare.

L’unico Ade che rispetto

Ade, poi, figuriamoci, è un bravo ragazzo che salutava sempre, incompreso ed emarginato. È solo innamorato, suvvia! E non sa come esprimersi, ma non è mica un cattivo ragazzo! Insomma, il classico piattume non approfondito che costituisce il 90% dei bad boy dei romance scadenti. È sempre Persefone che esagera, che drammatizza, che fraintende, che non vuole capire e nemmeno vuole provarci.
 Chiariamoci, se Ade venisse mostrato così e il suo comportamento venisse problematicizzato all’interno del romanzo, sarebbe cosa buona e giusta. Invece no, tutto normale, l’unica che deve fare un passo indietro è Persefone. Lei è costante vittima di manipolazione emotiva da parte di chi pensa di saperla molto più lunga di lei, sia da parte di sua madre Demetra all’inizio, sia da parte di Ade da un terzo del libro in avanti, che non fa altro che dirle in modo velatamente passivo aggressivo, che lei è solo una ragazzina, che non sa cosa vuole e che lui vuole solo il meglio per lei, anche se lo ferisce molto che lei non voglia parlare con lui. Quindi, ricapitolando: la rapisce, la allontana dai suoi affetti, la tiene prigioniera (la violenta, ma a quanto pare è opzionale analizzare questa questione in un caso di violenza) e alla fine quella che si scusa è lei. E ripeto: la cosa non viene mostrata come problematica, viene anzi fatta passare come arco formazione di Persefone. Come se l’essersi messa in discussione ed essersi fatta venire la sindrome di Stoccolma fosse un traguardo per il suo personaggio. Persefone è l’ennesima (o forse a prima) donna non ascoltata, la vittima a cui non si crede e a cui si dice che ha frainteso, ha capito male, ne sta facendo una questione più grande del dovuto e che viene sempre delegittimata dei suoi sentimenti. All’interno del romanzo è possibile addirittura trovare frasi al limite del victim blaming, quali 
“Ti senti sola” 
“Sono sola” 
“Sei tu a volerlo”. 

Ade, perdonala se magari non ha molta voglia di intrattenere una conversazione educata con il suo aggressore. Insomma, l’ennesimo punto di vista non richiesto di un uomo che fornisce la sua prospettiva su un caso di violenza sulle donne. E la cosa mi fa veramente adirare, perché tutto quello che questo libro avrebbe potuto essere non si è solo tramutato in un libro mediocre, che sarebbe stato il meno, dato che al mondo non possono esserci solo capolavori, ma anzi, tramuta una storia già problematica in una ancora più problematica, sminuendone le tematiche e quel che è peggio è che sminuendole prova ad ammantarle di girl power poco credibile e francamente offensivo, quando è chiaro che stiamo parlando di una vittima.

In conclusione, ringrazio tantissimo Rizzoli per avermi dato la possibilità di leggere questo libro, ma non mi sento di consigliarlo.


Fonti:

Il Mito di Demetra e Persefone

Il Mito di Kore

Persefone, l’elisir di eterna giovinezza

Robert Graves, (20 febbraio 1992), I Miti Greci, Longanesi.

Si ringrazia Mauro Aresu per la consulenza in materia di mitologia greca.

martedì 7 giugno 2022

Ancora una Fermata

 Buongiorno, bella gente! Cominciamo subito col ringraziare Beatrice, che sempre organizza questi bellissimi eventi, e la casa editrice che mi ha permesso di leggere in anteprima il libro di cui parliamo oggi.


  • Titolo: Ancora una Fermata
  • Titolo originale: One Last Stop
  • Autrice: Casey McQuiston
  • Traduttrice: Martina Del Romano
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804750185
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

August Landry ha ventitré anni e ha trascorso gli ultimi cinque spostandosi da una città – e università – a un’altra. Cinica e disincantata, non si fida di nessuno e porta sempre con sé un coltellino svizzero perché, come le ha insegnato sua madre, “è meglio non farsi cogliere impreparate”. Quando decide di trasferirsi a New York, non ha grandi aspettative. Dopotutto è cresciuta pensando che non ci sia alcuna “magia” nella vita, che le storie d’amore tanto celebrate nei film non esistano e, soprattutto, che possiamo contare solo su noi stessi perché, in fondo, siamo soli al mondo. Mai e poi mai potrebbe immaginare che proprio nei suoi eccentrici coinquilini troverà la famiglia che le è sempre mancata e un posto da poter finalmente chiamare casa. E, soprattutto, che i suoi viaggi quotidiani in metropolitana diventeranno qualcosa di eccitante. Chi poteva pensare, infatti, che nella sua vita sarebbe piombata lei, Jane, la ragazza con la giacca di pelle nera che August incontra ogni volta che prende la linea Q. Jane, la parte migliore della sua giornata. Sarebbe davvero tutto perfetto se non fosse che la ragazza sembra incapace di scendere, da quel vagone della metro. Ma August non è una che si arrende facilmente e farà di tutto, compreso ciò che del suo passato aveva cercato di lasciarsi alle spalle, pur di “salvarla”. E forse salvare anche se stessa imparando che, alla fine, vale la pena iniziare a credere in qualcosa. E negli altri.

Recensione e commento

Uno dei buoni propositi per il 2022 è leggere libri al dì fuori della mia comfort zone. In questo progetto, rientra perfettamente Ancora una Fermata, che non è né letteratura fantastica, né per ragazzi: si tratta di un romance che mi ha piacevolmente stupita.

In qualche modo, mi sono sentita chiamare da questo titolo, e, per qualche motivo istintivo, sapevo che non avrei trovato le sdolcinatezze che tanto detesto. Questo è uno dei motivi principali che mi hanno permesso di godere di questa storia, senza che alzassi gli occhi al cielo o sospendessi la sospensione dell’incredulità (scusate il bisticcio di parole) ed è stato per me rassicurante vedere che non tutte le storie leggere e senza particolari velleità intellettuali sono problematiche. Non ci sono relazioni tossiche, maschi alfa possessivi o relazioni d’amore sbilanciate. Anzi, in Ancora una Fermata c’è molta rappresentazione ed è ben fatta (almeno, a me è sembrato così, se appartenete a qualche comunità e vi siete sentit3 mal rappresentat3 fatemelo sapere). Il tutto è credibile e non forzato, insomma, l’autorə non si è svegliatə la mattina pensando di dover mettere in una sola storia un gay, una bisessuale, una lesbica e una drag queen nella stessa storia. Semplicemente, nel clima variopinto, multiculturale ed eccentrico di New York questo mix funziona senza frizioni. In effetti, in questo senso, la città in sé svolge una funzione fondamentale, perché agglomera, fa incontrare le persone, eppure consente loro di perdersi quando vogliono farlo, o quando vogliono ricominciare da zero, come vuole fare August, che cerca di mantenere l’anonimato.

Ho molto apprezzato la caratterizzazione psicologica di tutti i personaggi: August, la protagonista, ad esempio, ha delle caratteristiche che sono peculiari della sua persona e della sua soltanto. La sua solitudine, la sua voglia di creare legami e trovare un qualsiasi tipo di amore sono papabili, nonostante il tono frizzante e giocoso del libro. Non è tutto rose e fiori, insomma. È un po’ come la vita, quando si prova a prendere sul ridere cose che proprio ridere non fanno.

Altra cosa che ho molto apprezzato a livello personale, sono le continue citazioni pop, che rendono la prosa e i dialoghi molto colloquiali e fruibili soprattutto alla generazione che stava vivendo l’adolescenza nel periodo di fulgido splendore di Twilight.

Una sorpresa che non mi aspettavo è stata la componente paranormale del romanzo e il relativo mistero da risolvere. Insomma, non riesco a stare lontana dal fantastico nemmeno quando ci provo, ma va bene così, si vede che è il mio destino, la mia vocazione e non me ne lamento. L’inserimento dell’elemento fantascientifico potrebbe risultare poco digeribile alle amanti del romance “classico”, ma fornisce a Casey McQuiston la scusa per raccontare la storia della comunità LGBTQI+ dagli anni Settanta ai giorni nostri, ruotando attorno alla città di New York e alla sua multietnicità. Davvero un lavoro ben fatto, un espediente letterariamente interessante e mai difficile da leggere.

Se andrete in spiaggia quest’estate, Ancora una Fermata è la lettura che state cercando.

mercoledì 1 giugno 2022

Cinder

  • Titolo: Cinder
  • Titolo originale: Cinder
  • Autrice: Marissa Meyer
  • Traduttrice: Maria Carla Dallavalle
  • Codice ISBN: 978-8804616788
  • Casa editrice: Mondadori

Trama

Cinder è abituata alle occhiate sprezzanti che la sua matrigna e la gente riservano ai cyborg come lei, e non importa quanto sia brava come meccanico al mercato settimanale di Nuova Pechino o quanto cerchi di adeguarsi alle regole. Proprio per questo lo sguardo attento del Principe Kai, il primo sguardo gentile e senza accuse, la getta nello sconcerto. Può un cyborg innamorarsi di un principe? E se Kai sapesse cosa Cinder è veramente, le dedicherebbe ancora tante attenzioni? Il destino dei due si intreccerà fin troppo presto con i piani della splendida e malvagia Regina della Luna, in una corsa per salvare il mondo dall'orribile epidemia che lo devasta. Cinder, Cenerentola del futuro, sarà combattuta tra il desiderio per una storia impossibile e la necessità di conquistare una vita migliore. Fino a un'inevitabile quanto dolorosa resa dei conti con il proprio oscuro passato.

Recensione e commento

Che meravigliosa sorpresa è stato questo libro! Sono anni che mi viene consigliato da persone di cui mi fido, eppure, per qualche motivo, non avevo aspettative molto alte e sono rimasta sorpresa in modo estremamente piacevole.

Cinder è un libro da intrattenimento e se questo per alcune persone significa che un romanzo sia senza pretese, questo non vale per la sottoscritta: se Marissa Meyer è riuscita a creare una storia senza significati metatestuali, ma con un intreccio avvincente, in cui tutto torna senza buchi di trama e con una protagonista che, una volta tanto, ha delle reali capacità e non è solo una Mary Sue, allora vuol dire che si può fare!

Uno degli elementi originali mancanti è la fata madrina, proprio perché Cinder non ne ha bisogno: lei si salva da sola, fa la meccanica e sa come aggiustare le cose ed è questa sua capacità a tirarla fuori dai guai. Non la magia, che qui non esiste perché siamo in un libro di fantascienza, non la fata madrina, non il belloccio di turno. Questo è l’unico richiamo alla fiaba che non c’è, ma non se ne sente la mancanza proprio perché rende Cinder un personaggio drasticamente meno passivo di Cenerentola e decisamente più interessante. L’innovazione che rende interessante questo retelling si estende anche al worldbuilding, che non viene descritto minuziosamente, ma chi legge percepisce perfettamente di trovarsi immers* in un futuro sovraffollato, con risorse naturali ed economiche limitate in cui il divario tra ricchi e poveri (non il gruppo musicale) è aumentato e presenta un’idea nostalgica di come qualche anno fa si immaginava il futuro, il tutto senza la traccia di infodump o spiegoni prolissi. In poco meno di 400 pagine l’autrice riesce a inserire un intreccio che esula dalla festa da ballo a cui Cenerentola vorrebbe andare, ma non può perché non ha un vestito, no, i problemi di Cinder sono ben altri, poiché si trova a vivere una pandemia (anche se con il senno di poi, sapendo come andrebbero fatte le cose, noi che leggiamo sappiamo che nel romanzo è stata gestita in modo un po’ ingenuo e poco efficace, ma di questa ingenuità l’autrice può essere perdonata) di una malattia incurabile e una guerra imminente con i lunari. Sono questi i problemi che deve affrontare e che le forniscono dei reali motivi per tenere dei segreti con il suo interesse amoroso nel libro (neanche a dirlo, il principe, ma sarebbe stato strano il contrario). Non è una ragazzina insulsa che ha paura di rivelare la propria cotta, non è una bellezza travolgente inconsapevole del proprio fascino e che ha paura di parlare con l’altro sesso, Cinder è ragionevole, razionale e molto equilibrata nelle sue reazioni. Anche la relazione con il principe Kai è molto ben gestita e diversa dai soliti cliché, tanto per cominciare perché non c’è il triangolo amoroso scemo, ma anche perché sembrano due adolescenti normali che si piacciono, senza drammi emotivi inutili o frasi teatrali alla Romeo e Giulietta. 

Un altro pregio è quello di non aver reso macchiettistiche la matrigna e le sorellastre, che non sono le vere cattive della storia, sono solo dei personaggi secondari ben costruiti che si comportano in modo ostile nei confronti di Cinder per dei motivi comprensibili, specialmente  la matrigna. Una donna che soffre per numerose ragioni e che non riesce a uscire dal suo loop di negatività, scaricandola, invece, sul prossimo.

Nota di demerito: l’editing a monte, qualcuno avrebbe dovuto far notare a Marissa Meyer che “vaccino” e “antidoto” non sono sinonimi. E poi, raga, nessuno scienziato al mondo degno di questo nome direbbe mai  le parole “germi” o “microbi”, sono usate solo sui detersivi per pavimenti, ma gli scienziati non le dicono, suvvia! (Ok, adesso mi calmo). Tuttavia, questa macchia sul curriculum dell’autrice non fa venire meno la coerenza interna della trama (anche se in questi casi la mia sospensione dell’incredulità ha vacillato, ma sono problemi miei) e si riesce tranquillamente a passarci sopra, dal momento che le pagine scorrono via con una facilità impossibile da credere.

Sono sicura che questa serie regalerà altre emozioni, perché se l’inizio è così preciso, coerente e avvincente, non può che andare a migliorare. Vi aggiornerò con le prossime letture.

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...