- Titolo: The Inheritance Trilogy - La Successione
- Titoli originali: The hundred thousand kingdoms/The Broken Kingdoms/The Kingdom of Gods
- Lingua originale: inglese
- Traduzione di: Giulia Lenti & Benedetta Tavani
- Codice ISBN: 9788804800910
- Casa editrice: Mondadori
mercoledì 21 maggio 2025
The Inheritance Trilogy
mercoledì 14 maggio 2025
Il Pianeta dell’Esilio
- Titolo: Il Pineta dell’Esilio
- Titolo originale: Planet of Exile
- Autrice: Ursula K. Le Guin
- Traduttore: Riccardi Valla
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788804798521
- Casa editrice: Mondadori
mercoledì 7 maggio 2025
Cadavere squisito

- Titolo: Cadavere squisito
- Titolo originale: Cadáver exquisito
- Autrice: Agustina Bazterrica
- Traduttrice: Francesca Signorello
- Lingua originale: spagnolo
- Codice ISBN: 9791280495600
- Casa editrice: Eris
mercoledì 30 aprile 2025
Out on a Limb
- Titolo: Out on a Limb - Un Amore in bilico
- Titolo originale: Out on a Limb
- Autrice: Hannah Bonam-Young
- Traduttrice: Laura Scipioni
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788817181432
- Casa editrice: Rizzoli
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La copertina della versione indie Secondo me è carinissima |
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mercoledì 5 marzo 2025
Ritrovato e Perduto
- Titolo: Ritrovato e Perduto
- Titolo originale: The found and the lost
- Autrice: Ursula K. Le Guin
- Traduzione: Teresa Albanese, Pietro Anselmi
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 978-8804798514
- Casa editrice: Mondadori
Trama
Recensione e commento
Non ho amato ogni singolo racconto o romanzo breve di questa raccolta, ma quelli che ho amato mi sono entrati indelebilmente dentro. Partiamo con ordine.
In quest’antologia si spazia tantissimo con i generi di cui Le Guin ha scritto: ci sono racconti storici, altri allegorici, allucinatori e deliranti, altri ancora, invece, sono tratti dalle Leggende di Terramare, mentre altri sono parte del ciclo fantascientifico dell’Ecumene per concludere con storie e romanzi brevi che non sono parte di nessuna saga.
Ciò che più ho preferito della scrittura di Le Guin, come sempre, è la capacità di approfondire e al tempo stesso esprimere i concetti con sintesi sconfinata. Ad esempio, in La Questione di Seggri avrebbe potuto essere molto più dicotomico se fosse stato scritto da un’altra penna, ma Le Guin è riuscita a trattare il ribaltamento dei ruoli di genere senza trasporre gli stereotipi di genere in modo simmetricamente invertito. Anzi, l’autrice riesce a raccontare di un mondo in cui il rapporto tra donne e uomini è di 16:1, per cui gli uomini sono rari, tenuti in gran conto per la riproduzione e per questo hanno tutti gli onori ma non tutti i privilegi. Non hanno libertà, dato che la libertà comporta scelte e responsabilità. Vengono chiusi in dei castelli in cui restano esclusivamente tra di loro fino al raggiungimento della maturità sessuale, ovvero il momento in cui sono venduti ai bordelli nella speranza di fecondare una donna e ricevere più soldi. In questo bellissimo racconto, in cui ci viene mostrata un’ambientazione approfondita con poche pennellate, e tramite il punto di vista individuale dei personaggi assistiamo a ciò che non è che l’inizio di una lotta che porterà alla parità tra i generi, un percorso lungo, faticoso e formato tappe da raggiungere nel corso dei secoli.Alcuni racconti sono stati crudi e scioccanti, come Liberazione di una Donna, in cui viene affrontato il tema dello schiavismo e dell’ oppressione. Anche qui, i termini il tono sono tutto fuorché retorici: siamo a cavallo di una rivoluzione che, anche in questo caso, ci viene raccontata attraverso un punto di vista individuale. Infatti, tutto il contesto precedente al sovvertimento dello status quo è presentato tramite gli occhi dell’allora inconsapevole protagonista, nata schiava ma che tra le schiave è privilegiata poiché il suo aspetto canonicamente attraente le risparmia il lavoro pesante e la rende animaletto domestico della nobiltà. Grazie al suo flusso di coscienza magistralmente descritto ci rendiamo conto di quanto sia sbagliato quello che vive ogni giorno nella sua vita fatta di abusi che lei non percepisce come tali perché è talmente immersa in un mondo abituato allo schiavismo da non vederci nulla di male. La rivoluzione porta sì la consapevolezza, ma anche il dolore di perdere quel poco di privilegio che si aveva, quel briciolo di sicurezza e agio non tanto materialmente parlando, quanto in termini di vita conosciuta. Smettere di essere schiava e prendersi la propria libertà non è semplice perché non basta aprire le porte della gabbia per poter scappare: sopravvivere consiste nell’accontentarsi di essere oggetti, ma vivere davvero comporta un grado di sforzo difficile da accettare per l’intera fetta di popolazione che è stata assoggettata per generazioni.
Le Guin non è mai banale nemmeno quanto scrive romanzi brevi su argomenti apparentemente abusati. Esistono, infatti, moltissime altre storie che raccontano di un seme di umanità che si chiude in una navicella spaziale in viaggio per secoli in attesa di approdare su un nuovo pianeta da abitare. Eppure, come sempre, il suo punto di vista mi ha stupita e ha mostrato lati della psiche umana che non avevo preso in considerazione. Paradisi perduti ci racconta di un’umanità che ha imparato a considerare il viaggio stesso lo scopo della sua esistenza, molto più della destinazione. È un romanzo sull’interrogarsi. In questa storia, la navicella spaziale su cui abitano gli umani è diventata il mondo intero, al punto che gli abitanti si domandano quanto abbia senso per loro portare a termine un viaggio che è stato pensato e programmato cinque generazioni prima. L’umanità che abita la Discovery comincia a considerare il viaggio l’essenza stessa dell’esistenza, che ha importanza inquanto tale, a prescindere dalla destinazione. Parla di un’umanità diversissima da quella che è coraggiosamente partita dalla Terra e che ha ormai paura di rischiare. La nuova sfida è reimparare ad avere a che fare con pericoli, incognite e dissensi, oltre al trovare la risposta di quale sia il senso della propria vita: se sia il viaggio un viaggio senza meta o la destinazione per cui tale viaggio è stato intrapreso. Questa è stata decisamente la storia che mi è piaciuta di più di tutta la raccolta e mentre ne scrivo ho già voglia di rileggerla.Se avrete la pazienza di aspettare, oppure deciderete di saltare i racconti che non vi convincono, poiché in una raccolta di tredici storie non tutte possono fare al caso vostro, troverete sicuramente qualcosa nelle vostre corde: la penna di Le Guin spazia in registri e generi al punto che Ritrovato e Perduto costituisce un catalogo delle sue abilità e saprà indirizzarvi verso le opere della sua produzione che vanno bene per voi.
mercoledì 15 gennaio 2025
L’ultima Ora tra i Mondi
- Titolo: L’ultima Ora tra i Mondi
- Titolo originale: The last Hour between Worlds
- Autrice: Melissa Caruso
- Traduttrice: Veronica La Peccarella
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9791259676290
- Casa editrice: Fazi
È questo che intendo dire quando affermo che L’ultima Ora tra i Mondi è un romanzo adulto: non per la sola età della protagonista e nemmeno, come viene spesso frainteso questo target, con la presenza di sesso e violenza espliciti, anche perché in questo libro non ce ne sono. No, L’ultima Ora tra i Mondi è un romanzo adulto perché Kembral parla, agisce e si comporta come un’adulta, e lo sarebbe anche se la figlioletta appena nata non esistesse proprio. I suoi problemi e il modo di affrontarli sono da persona adulta che non ha tempo per i drammi inutili, deve pensare a un’altra creatura, è divisa tra maternità e carriera, che sembrano inconciliabili, e deve al più presto risolvere una situazione che mette in pericolo la vita di molte persone, senza che in questa circostanza si faccia guidare dagli ormoni per il bel tenebroso di turno, che in questo caso non c’è affatto.
L’originalità della storia non si ferma qui, anche il worldbuilding e il sistema magico sono dei grandi punti di forza. All’inizio ho pensato in maniera prevenuta che fossero entrambi una scopiazzatura dell’Attraversaspecchi, ma per quanto ci siano delle somiglianze, in realtà le strade intraprese nelle due storie sono completamente diverse. Melissa Caruso riesce nell’intento di creare un sistema magico così dettagliato da fare apparire le vicende estremamente logiche e sensate, anche se per arrivare a questo risultato l’inizio del libro è stato un pochino macchinoso perché alcune informazioni andavano per forza date tutte assieme. Passato quel momento, il libro scorre via senza intoppi, anche quando non era semplice. Una delle possibili difficoltà consisteva proprio nel worldbuilding, dal momento che tutta la trama, o quasi, si sviluppa all’interno della stessa stanza, sono pochissime le situazioni in cui le protagoniste escono da essa o addirittura dall’edificio. Questo espediente avrebbe potuto risultare claustrofobico, ma poiché la trama consiste nel degenerare via via sempre più in profondità di questi echi che sono livelli diversi e mutevoli della realtà, allora la stanza, la casa, la città cambiano e chi le abita assieme a loro.
Anche l’uso della violenza, che è presente, serve a risolvere un conflitto momentaneo ma non quello trainante, dato che per problemi complessi servono soluzioni complesse. In numerose situazioni, infatti, Kembral dice nel suo flusso di coscienza di avere voglia di sfoderare la spada, ma di essere consapevole che questo non risolverebbe le cose.
Sono felicissima che L’ultima Ora tra i Mondi sia stata la mia prima lettura conclusa nel 2025, senza nemmeno farlo di proposito ho cominciato con un romanzo ambientato proprio a capodanno. L’arco di formazione dell’eroina, la sua costruzione solida e il fatto che sia una storia tanto ponderata e senza buchi me lo hanno reso molto caro.
mercoledì 8 gennaio 2025
A Dark and Drowning Tide
- Titolo: A Dark and Drowning Tide - Un’oscura marea
- Titolo originale: A Dark and Drowning Tide
- Autrice: Allison Saft
- Traduttrice: Federica Beltrame
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788809920095
- Casa editrice: Giunti
Ho parlato di A Dark and Drowning Tide nelle mie storie su Instagram varie volte e per ciascuna di esse ho sempre ricevuto dei messaggi in privato da parte di persone che mi dicevano di non essere state in grado di portare a termine la lettura. Da persona che invece ce l’ha fatta, credo di aver trovato delle spiegazioni e hanno tutte a che fare con la sospensione dell’incredulità che traballa troppo, per una serie abbastanza vasta di motivi.
Il primo che mi viene in mente, per esempio, è che è tutto estremamente blando, sbiadito. Saft nella sua scrittura cerca di essere sintetica, ma purtroppo quella è una dote che appartiene a penne più esperte e profonde, per cui la mancanza di dettagli si traduce non in una scultura creata con pochi colpi di scalpello, quanto in un bassorilievo abbozzato che ci racconta di personaggi, ambientazione e sistema magico che non sono né macchiettistici, né caratterizzati. Ed è proprio questo fenomeno, secondo me, che si traduce in una serie di conseguenze a cascata: a noi che leggiamo non interessa praticamente nulla di quello che ci viene raccontato, non ci affezioniamo a nessuna delle figure in scena e non ci coinvolge emotivamente neanche in minima parte il loro viaggio pieno di peripezie. In questo romanzo che parla di acqua che scorre e del suo potere trasfigurativo manca completamente l’immersione. Non c’è un motivo che ci porti a fare il tifo per le protagoniste e per la loro causa, nonostante la situazione politica complessa e precaria del regno in cui vivono non abbiamo abbastanza ragioni per credere nella loro causa, che è quella dell’unificazione, preferendola a quella dell’indipendenza di ciascuna provincia. Anche l’antagonista non ha abbastanza carisma da catturare l’attenzione, perché anche in questo caso la pecca maggiore è proprio quella della mancanza di immersione.
La cosa più apprezzabile è stata proprio la storia d’amore tra le due ragazze, anche se mi ha convinta solo sul finale, perché lì ho iniziato a percepire la chimica di una coppia che a me pare male assortita. Si volva creare il classico mix di persone che riescono ad amarsi nonostante le differenze caratteriali e di classe, ma anche in questo caso mi è parso che Sylvia, la più privilegiata delle due, non fosse in grado di comprendere a pieno il disagio di Lorelei, letteralmente costretta a vivere in un ghetto in quanto ebrea (anche se non è questo il termine che viene usato, ma è costante il riferimento alle tradizioni ebraiche, ai luoghi di culto e al folklore), per cui anche nell’affrontare la loro love story manca qualcosa.
Come recensione può sembrare molto negativa, ma in realtà il peggior difetto di A Dark and Drowning Tide è quello di non avere una vera e propria identità né nei pregi né nei difetti, purtroppo è una lettura che passa inosservata, che si dimentica più che lasciare una sensazione di disappunto. Non è brutto in senso stretto, ma è un romanzo per il quale abbassare le proprie aspettative.
mercoledì 11 dicembre 2024
Il Mondo della Foresta
- Titolo: Il Mondo della Foresta
- Titolo originale: The Word for the World is Forest
- Autrice: Ursula K. Le Guin
- Traduttore: Riccardo Valla
- Codice ISBN: 9788804757467
- Casa editrice: Mondadori
Trama
Recensione e commento
I temi di ambientalismo e diversità sono quanto mai presenti in Il Mondo della Foresta, al punto che sono arrivata a capire che non era lei avanti sui tempi, ma noi estremamente in ritardo. Infatti, in questo romanzo, lei stessa ammette di non aver resistito alla tentazione del pulpito e di farci la morale, per una volta, e, senza mai sfociare nella banalità, ci racconta di un mondo in cui non puoi mangiare i tuoi soldi, una volta che hai bruciato tutti gli alberi e inquinato tutte le acque. Questo romanzo scritto e pubblicato in piena guerra del Vietnam ha sicuramente delle similitudini con la realtà, primo fra tutti l’uso del napalm, la forte presenza della foresta sia come tratto culturale che come elemento strategico in guerra, e di un popolo che in essa riesce a nascondersi al punto da considerarla il mondo intero.
Ci viene mostrato come gli umani si concentrino sempre e solo sulle differenze e mai sulle cose in comune, infatti, come spesso accade nella fantascienza di Le Guin, abbiamo esseri umani che sono stati impiantati sui vari pianeti e lì hanno seguito percorsi evolutivi diversi, ma sono sempre la stessa cosa, anche se adattata a una natura diversa. In questo contesto, l’autrice ci mostra le sfaccettature del razzismo, le sue ipocrisie e i suoi bias, perché i nativi vengono considerati umani o non umani a seconda di ciò che fa comodo all’oppressore: quando si tratta di farli lavorare come asini da soma allora sono facilmente identificabili come animali, ma quando c’è da violentare le donne allora sono abbastanza umane da andare bene. Allo stesso tempo, mentre tutto ciò che viene commesso in prima persona viene considerato legittimo, sacrosanto o quantomeno giustificabile, il pensiero che possa accedere qualcosa di simile a parti inverse diventa insopportabile e disgustoso. Al rapporto tra le due fazioni presenti nel romanzo viene attribuita moltissima della retorica ancora oggi presente nella dialettica razzista, soprattutto per quanto riguarda la cultura e le differenze fisionomiche che nulla hanno a che fare con il pensiero o le capacità.
Sono 160 pagine davvero pregne e personalmente la cosa che amo di più di Le Guin è che non si perda in chiacchiere, perché riesce sempre a delineare anche in un solo paio di battute di un discorso diretto tutto quello che ci serve estrapolare per farci un pensiero nostro. Ed è infatti in questo modo che ci viene raccontato dell’inadeguatezza della politica, perché i politici dei vari enti internazionali e interplanetari sono lì a parlarsi tra di loro, a chiedere tregue, a dire che devono parlare prima con i loro superiori, ma nessuno si prende la briga di trattare con la popolazione locale o di fare a lei delle promesse.
Anche i personaggi sono altrettanto complessi per quanto delineati in pochissimo spazio, solo uno di loro è completamente malvagio, mentre gli altri sono umani e quindi un mix di bontà e cattiveria. Persino il personaggio più positivo è inconsapevolmente sessista, non perché intenda esserlo, quanto perché è nato e cresciuto immerso in quel tipo di società e questo è chiaro dalle cose che dice in merito al suo rapporto con le donne.
Non sono sicura di essere stata sufficientemente convincente, ma non credo che Le Guin abbia bisogno di troppe presentazioni. Non ho mai letto un suo libro pensando “Questo lo ha scritto perché aveva la rata del mutuo”, anzi, ogni sua parola, ogni sua frase è sempre necessaria e la vivo come un arricchimento. Il Mondo della Foresta non fa eccezione, è un libro efficace e all’avanguardia che dovremmo recuperare tuttɜ per sapere quanto tempo abbiamo avuto per cambiare le cose e invece non lo abbiamo fatto.
In 160 pagine è riuscita a criticare l’invasione del Vietnam, la scarsa attenzione verso l’ambiente sia dell’opinione pubblica, sia della politica, che resta indifferente anche davanti ai genocidi. Se dopo cinquant’anni dalla prima pubblicazione non è cambiato nulla allora temo che non fosse lei a essere troppo avanti ma noi troppo indietro.
venerdì 29 novembre 2024
La seconda Lingua madre
- Titolo: La Seconda Lingua Madre
- Titolo originale: La segunda lengua materna
- Autrice: Flor Canosa
- Traduttrice: Rosa Ricciardi
- Lingua originale: spagnolo
- Codice ISBN: 9791281937024
- Casa editrice: Future Fiction
Not Quite Dead Yet
Titolo: Not Quite Dead Yet Titolo originale: Not Quite Dead Yet Autrice: Holly Jackson Traduttore: Paolo Maria Bonora Lingua originale: ing...

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Titolo: Il Mondo di Roccanon Titolo originale: Roccanon’s World Autrice: Ursula K. Le Guin Traduttore: Riccardo Valla Lingua originale: ...
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Titolo: Lucifero - Angels before Man Titolo originale: Angels before Man Autore: Rafael Nicolas Traduttrice: Naomi Toffalori Lingua origi...
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Titolo: Cadavere squisito Titolo originale: Cadáver exquisito Autrice: Agustina Bazterrica Traduttrice: Francesca Signorello Lingua origin...