lunedì 18 settembre 2023

La Notte e la sua Luna

Allora, senza indugi ringrazio Beatrice per aver organizzato l’evento e l’editore per la copia omaggio. Ora passiamo alla ciccia.
  • Totolo: La Notte e la sua Luna
  • Titolo originale: the Night and its Moon
  • Autrice: Piper CJ
  • Traduttrice: Serena Tardioli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804766179
  • Casa editrice: Mondadori
Trama 


Farleigh non è solo un orfanotrofio, anche se è questo che la chiesa vorrebbe far credere alla gente. Ma Nox e Amaris, cresciute insieme e unite da un legame speciale, sanno bene che dietro all'istituto c'è molto altro. Chiunque, là dentro, è merce in vendita, acquistabile dal miglior offerente. Così, quando la maîtresse di un famigerato bordello di una città lontana offre una cifra importante per portarsi via Amaris, creatura eterea e affascinante, Nox decide di opporsi e di prendere il suo posto, mentre Amaris fugge sulle montagne, patria di misteriosi assassini. Da questo momento, entrambe assumeranno una nuova identità e condurranno vite separate, senza mai dimenticarsi, però, l'una dell'altra. Anzi, non si fermeranno davanti a nulla per riuscire a riunirsi. Ma la minaccia della guerra incombe sul loro mondo e le due ragazze verranno inevitabilmente trascinate in un conflitto tra umani e Fae. Costituiranno alleanze inedite, sperimenteranno poteri che non pensavano di possedere, facendosi forti di un legame che né il tempo né la distanza potrebbero mai spezzare: il destino del loro mondo è nelle loro mani e nel legame che le unisce.


Recensione e commento 


Allora, ho moltissime cose da dire su La Notte e la sua Luna, molte delle quali riguardano il contesto e la sensibilità personale.

L’autrice Piper CJ

Cominciamo da qualcosa di esterno ma intrinsecamente legato al romanzo che ho saputo quasi per caso grazie alle storie che ho postato su Instagram: l’autrice, C. J. Piper, originariamente ha autopubblicato il romanzo in patria, questo perché sottoporlo a un editore l’avrebbe costretta a un processo di editing che lei non era disposta ad accettare in quanto, a detta sua, la storia è troppo personale per accettare dei compromessi. E poiché la storia è troppo personale, a quanto pare è stato impossibile per lei anche accettare le critiche nelle recensioni, poiché numerosi profili sui social son stati chiusi per segnalazioni di massa dopo che alcune creator hanno portato alla luce tematiche delicate (trovate ulteriori informazioni qui e qui, ringrazio Micol per avermi aperto gli occhi sulla questione). Inoltre, pare che numerosi snodi di trama, così come alcune dinamiche interpersonali siano prese pari pari dalla saga di The Witcher (riporto questa notizia come un sentito dire perché sono solo al secondo libro della serie di Sapkowski, ma non ho motivo di metterla in dubbio), storia che l’autrice ha più volte dichiarato di avere particolarmente a cuore.

Ora, questa premessa per me è stata doverosa a prescindere dalla qualità del libro in sé, perché per voi potrebbe fare la differenza per decidere se supportare o no quest’autrice in base ala vostra sensibilità e alla vostra etica personale, cosa che trovo sacrosanta. Ma passando oltre, com’è questo libro?

Al di là dei vari drammi che hanno circondato la sua pubblicazione, ho trovato qualche problemino a livello di tematiche che mi ha fatto storcere il naso. Tanto per cominciare, l’ipersessualizzazione dell’unica poc all’interno del libro, che si prende le punizioni corporali umilianti per proteggere l’amica bianca come la neve (praticamente identica a Geralt di Rivia ma femmina), tanto che alla fine dell’adolescenza viene venduta a un bordello e viene costretta al mestiere della prostituta. Qui per me è arrivato il primo problema (che pensavo avesse a che fare con la mia sensibilità, ma confrontandomi con altre persone ho visto di non essere stata la sola a fare certe considerazioni), ovvero che la pratica della prostituzione all’interno di un lupanare venga fatta passare come emancipatoria quando parte da presupposti innegabilmente schiavisti e tragici, oltre che colonialisti, dal momento che il suo corpo viene oggettificato proprio in quanto esotico ed è esattamente il motivo per il quale viene comprata e venduta senza che possa avere voce in capitolo. Ah, guarda caso si chiama Nox.

Amantis, il surrogato femminile di Geralt di Rivia, invece, segue l’arco di formazione maschile per eccellenza, ovvero abbraccia la via delle armi e diventa una guerriera. Ovviamente tra mille difficoltà, in quanto “prima” del suo genere a seguire questo percorso e dimostrandosi più brava dei maschi per poter essere accettata dal gruppo e presa sul serio. 

Geralt di Rivia. Tanto valeva mettere una foto sua

Eppure, se devo essere onesta fino in fondo, ho fatto fatica a mettere giù questo libro, una volta cominciato, per quanto dalla parte centrale in poi si sia molto seduto e gli eventi abbiano iniziato a scarseggiare. Inoltre, prima di venire a conoscenza del fatto che molte fossero siano prese da The Witcher, ero molto contenta di essere incappata in una lettura con le creature magiche che non fosse una copia carbone delle storie a tema Fae che vanno di moda in questo periodo, ma a questo punto immagino di dover fare un passo indietro.

Per cui sono un po’ confusa. Da un lato la lettura è stata complessivamente piacevole, per quanto ricca di problemi, dall’altro lato trovo difficile rimanere indifferenti davanti alle tematiche all’acqua di rose, ai comportamenti poco professionali dell’autrice e ai plagi in stile fanfiction. Al netto di queste considerazioni, solo voi siete in grado di decidere se questa lettura valga i vostri soldi e il vostro tempo.

venerdì 15 settembre 2023

La Biblioteca di Sangue e Inchiostro

 Ciao, bellezze! Senza indugi ringrazio Beatrice, come sempre, per aver organizzato l’evento, e l’editore per la copia omaggio. Forza, cominciamo!

  • Titolo: La Biblioteca di Sangue e Inchiostro
  • Titolo originale: Ink Blood Sister Scribe 
  • Autrice: Emma Törzs
  • Traduttrice: Federica Aceto
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804769033
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


La famiglia Kalotay è da generazioni custode di una collezione di libri molto speciali: volumi rari e antichissimi, sulle cui pagine sono stati trascritti, con un inchiostro a base di erbe e sangue, incantesimi di ogni tipo. Ci sono quelli che permettono di attraversare i muri o manipolare oggetti, e quelli in grado di mettere a rischio la vita delle persone: veri e propri libri magici, che le sorelle Joanna ed Esther sono state educate a rispettare e proteggere. È stata proprio la magia, però, a separare le due ragazze: Esther ha trascorso gli ultimi anni spostandosi da un luogo all'altro, cambiando continuamente lavoro, nel disperato tentativo di evitare l'incantesimo mortale che ha ucciso sua madre. Joanna invece è rimasta sola nella grande casa di famiglia, tra i boschi del Vermont, nascosta da una barriera di scudi invisibili che le consentono di proteggere la biblioteca ma che, al tempo stesso, la condannano alla solitudine più assoluta. Fin da piccola riesce a identificare i libri magici grazie a un ronzio che sente scorrere nelle vene ogniqualvolta si trova davanti al loro inchiostro speciale, e dopo la morte del padre ha dedicato la sua intera esistenza allo studio e alla conservazione dei preziosi volumi. Le cose però prendono una piega inaspettata: nell'ultimo anno, infatti, Esther ha trovato rifugio in una piccola base di ricerca in Antartide e l'incontro con Pearl, di cui si è perdutamente innamorata, l'ha convinta a mettere radici e a sfidare la maledizione da cui per anni ha tentato di fuggire. Quando alcune macchie di sangue appaiono sulla superficie degli specchi della base di ricerca capisce che dal destino è impossibile scappare: Esther sa che qualcuno sta venendo a cercarla, mentre Joanna e la sua collezione sono in pericolo. Le due sorelle devono lottare per sopravvivere e, per farlo, sarà necessario svelare i segreti che i loro genitori hanno tenuto nascosti per tutta la vita: segreti che attraversano secoli e continenti e che potrebbero mettere in pericolo la loro stessa esistenza.


Recensione e commento


La Biblioteca di Sangue e Inchiostro
è esattamente il tipo di romanzo di cui sentivo il bisogno in questo periodo. Vi anticipo già che se siete alla ricerca di un libro dal ritmo serrato, mozzafiato e ricco di scene da cardiopalma, non è la lettura che fa per voi al momento.

Anzi, La Biblioteca di Sangue e Inchiostro si contraddistingue per il suo ritmo lentissimo, cosa che a me non dispiace, ma per voi potrebbe risultare pesante, perché si tarda ad arrivare al punto in cui effettivamente succede qualcosa e la trama comincia a stringersi. Eppure, è un libro che ho trovato maturo sia per i contenuti, per quanto privo di scene erotiche, che al giorno d’oggi sembrano imprescindibili, sia per la psicologia delle protagoniste, nelle loro malinconia e solitudine, nella voglia incontenibile di avere un luogo da poter chiamare “casa” o di persone per riempirla. La maturità dei contenuti si riflette anche nella prosa, che non è contraddistinta da uno stile semplicissimo, ma che mi è risultato molto elastico perché segue il flusso di coscienza delle due sorelle, per cui a volte deve partire dalla fine di un ragionamento per poi mostrare il quadro generale, come succede ad esempio nelle descrizioni, che non consistono in un’enumerazione di caratteristiche, ma in un insieme di dettagli che all’inizio risultano incomprensibili perché solo dopo averli elencati la voce narrante ci dirà a quale oggetto appartengono, rendendo ovvia la conclusione solo a posteriori. Ecco, non vi consiglio di fare questa lettura prima di andare a dormire perché potrebbe conciliarvi il sonno velocemente (oppure, al contrario, se soffrite di insonnia mi sento di incoraggiarvi particolarmente).

Per quanto riguarda le due protagoniste, due sorelle, Joanna ed Esther, è facile immedesimarsi con entrambe, così come trovare elementi di biasimo che le riguardino. Da un lato è naturale comprendere le motivazioni che le muovono, ma dall’altro si vorrebbe intervenire razionalmente per riportarle sulla diritta via o dare loro una scrollata per superare dei limiti personali del tutto psicologici. 

Pic by: fancytreemedia

Altro elemento che ho particolarmente apprezzato è il sistema magico, intrinsecamente legato ai libri, ma all’interno del quale non si può ottenere l’impossibile: ciò che si può fare con la magia si limita al ragionevole e né la magia né i libri sono imbattibili. Anche l’ambientazione riserva sorprese, perché di primissimo impatto è sembrata più adatta a un contesto fantascientifico che a un fantasy basato sul potere dei libri e della famiglia, ma qui l’autrice utilizza lo stesso espediente registico che usa per le descrizioni, ovvero ci mostra qualcosa così da vicino da renderlo indistinguibile per poi allargare il campo solo in un secondo momento.

Se devo trovare una pecca, in sostanza è quello che ho detto all’inizio, ovvero la lentezza, che è eccessiva nella prima parte per poi tramutarsi in un susseguirsi di eventi nella seconda parte che in alcune circostanze diventano ovvi per chi legge proprio perché la penna dell’autrice ha tardato un po’ troppo a farli arrivare.

In conclusione, La Biblioteca di Sangue e Inchiostro è un libro estremamente nelle mie corde, lento e autunnale, ma non eccessivamente ricco di avvenimenti. Se siete alla ricerca di una lettura con questo spirito non potete farvelo scappare. Sconsigliato, invece, per chi cerca qualcosa di veloce e disimpegnativo per staccare la spina dopo una lunga giornata di lavoro.

martedì 12 settembre 2023

Gli Dei di Giada e Ombra

 Ciao, bellezze! Con l’inizio di settembre tornano anche gli eventi in occasione delle nuove uscite. Per quella di cui vi sto per parlare devo ringraziare, oltre all’editore per la copia omaggio, anche la mia amica Beatrice che organizza sempre. E ora bando alle ciance!

  • Titolo: Gli Dei di Giada e Ombra
  • Titolo originale: Gods of Jade and Shadow
  • Autrice: Silvia Moreno-Garcia
  • Traduttore: Maurizio Bertocci
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804757931
  • Casa editrice: Mondadori

Trama

L'età del jazz è all'apice del suo splendore, ma la diciottenne Casiopea Tun non ha tempo da dedicare allo swing; è troppo impegnata a spazzare i pavimenti nella dimora del ricchissimo nonno nel Sud del Messico. Desidera da sempre una vita diversa, lontana da quel polveroso villaggio: una vita che sia davvero solo sua. Un sogno, però, che pare irrealizzabile fino al giorno in cui, aprendo per caso un baule di legno custodito nella camera del nonno, libera inavvertitamente lo spirito del Signore delle Ombre – il dio maya della morte –, che le chiede di aiutarlo a riconquistare il trono usurpato dal fratello. Se Casiopea fallirà nell'impresa, andrà incontro alla morte. Se invece riuscirà, il suo sogno potrà finalmente avverarsi. Assieme a questo dio incredibilmente bello, e armata unicamente della propria intelligenza, la ragazza intraprende una fantasmagorica avventura che la condurrà nelle foreste dello Yucatán, nella sfavillante Città del Messico e, più oltre ancora, fin negli abissi dell'Oltretomba maya.


Recensione e commento

Dopo la delusione di Sole Nero ero ancora alla ricerca di un romanzo che utilizzasse un po’ meglio la cornice delle varie tradizioni native americane e devo ammettere che Gli Dei di Giada e Ombra in parte mi ha soddisfatta.

Partiamo con il premettere che come romanzo è abbastanza leggero e non ha la pretesa di essere un capolavoro, tuttavia, per quanto il canovaccio che segue sia abbondantemente già sfruttato (la cenerentola con un grande sogno, orfana di padre, di sangue misto e della quale un essere immortale millenario, del quale lei si fida ciecamente senza troppe indagini, si innamora al primo sguardo), ci sono delle cose molto interessanti, sebbene non possa dirvele tutte nel dettaglio perché molte di loro riguardano il finale. Diciamo, per stare sul generale, che sembrava che la storia andasse verso la risoluzione del conflitto tramite l’annientamento del nemico e invece Casiopea, la protagonista, insegna via via, una tappa del viaggio alla volta, al coprotagonista che non può andare in giro a uccidere le persone come più gli piace, per quanto male gli abbiano fatto. 

Come accennavo prima, per quanto ogni quest venga portata al termine al primo colpo, in fretta e senza troppe difficoltà, il finale mi è piaciuto tantissimo e ammetto di aver apprezzato l’arco di formazione di Casiopea che all’inizio aveva la psicologia di un animale chiuso in gabbia, scontroso e diffidente, per poi aprirsi al mondo e alle opportunità senza farsi controllare da nessuno, ma anche con più calma e più distacco, prendendo le cose meno sul personale.

Per quanto riguarda la cornice della tradizione maya, non è particolarmente approfondita o ingombrante, ma è interessante guardarla nella prospettiva del cambio di punto di vista: ci troviamo negli anni Dieci del Novecento, in un momento storico, quindi, in cui la cultura europea ha da moltissimo tempo sovrastato e soggiogato quella del luogo ed è soltanto tramite il ritorno alle sue radici che Casiopea può davvero fare pace con sé stessa, dato che tutto quello che pensa di avere di sbagliato è frutto della cultura bianca, mentre nella sua cultura di origine lei sarebbe una persona ricca di pregi.

In conclusione, Gli Dei di Giada e Ombra è un romanzo rassicurante, non estremamente innovativo, ma in grado di intrattenere senza scossoni, eppure in grado di regalare qualche gradita sorpresa sul finale. Se avete ancora qualche giorno di mare in questo settembre è un libro adattissimo. 

mercoledì 30 agosto 2023

Engaged - Il Libro di Renzo

  • Titolo: Engaged - Il Libro di Renzo
  • Autore: Beppe Roncari
  • Codice ISBN: 9788820074623
  • Casa editrice: Sperling&Kupfer
Trama


Da secoli impegnati in una partita senza esclusione di colpi tra Bene e Male, l'angelo Mumiah e il demone Belial stanno assistendo al rogo di Giordano Bruno, nella speranza di impossessarsi del famoso Libro segreto scritto dal filosofo nolano, custode di un grandissimo potere. Quando il volume, però, sparisce nel nulla, cominciano una ricerca forsennata che li conduce fino a Lecco e che si intreccia con la vita di due giovani: Renzo e Lucia. Promessi sposi in procinto di coronare il loro sogno d'amore, diventano pedine nella partita a scacchi tra l'angelo, che cerca in ogni modo di aiutarli, e il demone, che si serve di don Rodrigo e dei suoi bravi per impedirne le nozze. Chi dei due la spunterà? E soprattutto chi dei due riuscirà a mettere le mani sul Libro di Giordano Bruno? Beppe Roncari ci consegna una riscrittura audace e innovativa de I Promessi Sposi, nella quale, oltre ai personaggi tradizionali che tutti noi abbiamo studiato a scuola, compaiono angeli e demoni che, lottando tra loro su un piano temporale ulteriore e fantastico per la supremazia sul mondo terreno, vanno a intervenire nel destino dei protagonisti.


Recensione e commento

L’autore Beppe Roncari
Se mi seguite da un po’ saprete che non ho peli sulla lingua quando si tratta di dire quello che penso di un libro, anche se ho ricevuto la copia in omaggio dall’editore (grazie, Sperling&Kupfer). Eppure questa volta o dico davanti a testimoni: è così che si scrive un retelling e se quelli italiani sono tutti così, direi che posso anche smettere di leggere quelli importati dall’estero perché Engaged - Il Libro di Renzo è una bomba. Ma andiamo con ordine.

Engaged - Il libro di Renzo è un romanzo che non sbaglia un colpo. Mi sono impegnata per cercare un difetto da inserire nella mia classica lista dei pro e dei contro quando prendo appunti in vista della recensione sul blog, ma non ne ho trovati. Tanto per cominciare si vede chiaramente che da parte dell’autore c’è stato uno studio matto e disperatissimo sulle opere originali e non si è accontentato di ricerche su Wikipedia e testi scolastici di base, ma veri e propri studi sul campo, su luoghi e persone. Sottolineo sulle opere e non l’opera perché Engaged non tiene in considerazione solo I Promessi Sposi, ma anche la precedente versione del romanzo manzoniano Fermo e Lucia. Il concetto di retelling in generale a me piace tantissimo perché si presta ad allargare il pubblico di una storia già di per sé universale, ma in questi anni ho letto tantissimi romanzi di questo genere scritti da persone che non meritavano minimamente di accostarsi alla grande opera che si apprestavano a modificare. Roncari no, Roncari ha studiato al punto da aver mantenuto intatte le scene iconiche del romanzo originale (e ce ne sono, sono una delle poche fortunate a non aver odiato questa lettura scolastica obbligatoria), ma sa anche quali sono gli elementi tanto detestati quando si affronta questo romanzo sui banchi di scuola ed è quindi in grado di rendere il romanzo più fruibile per il pubblico contemporaneo. Non ci sono le lunghe descrizioni manzoniane di paesaggi, persone, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale, anzi, le sue sono efficacissime ma stringate, così come le informazioni di carattere politico o nozionistico, che vengono trasmesse tramite discorsi diretti fluidi e credibili o in circostanze in cui sia necessario avere una determinata conoscenza, senza mai sfociare nell’ infodump. Ci sono state alcune trovate stilistiche che per me sono state geniali: nel romanzo di Manzoni lui stesso come voce narrante afferma che il libro che sta scrivendo è frutto di un rimaneggiamento di una manoscritto anonimo, al quale ha apportato delle modifiche perché secondo lui non interamente adatto al pubblico o contenente qualcosa che non andasse raccontato. Ecco, Engaged si comporta come se fosse l’opera originale scritta da Anonimo e che I Promessi Sposi sia  il retelling. Questo espediente nello specifico mi ha strappato un sorriso perché funziona benissimo e perché è stato Manzoni stesso a rendere disponibile questo appiglio di cui Roncari ha subito approfittato. 

E questo era lo stile. Passando alle tematiche, posso solo dire che una bastian contraria come me, che anche di recente si è accanita contro libri pseudo-inclusivi che fingevano di voler sensibilizzare su delle tematiche senza riuscirci, non ha assolutamente niente da criticare. Infatti, la molteplicità di eventi che coinvolgono i personaggi del romanzo è vastissima naturalmente include temi delicatissimi a carattere sociale come le disuguaglianze sociali tra nobili e gente comune, lo strapotere della Chiesa cattolica, la condizione delle donne e delle minoranze nel periodo storico in cui si muovono, l’epidemia e l’aumento del prezzo del pane, elementi che vengono presi dal romanzo originale ma che abbiamo vissuto anche noi molto di recente. Ogni tema è trattato da ogni angolazione possibile e raccontato senza retorica e senza giudizi, indice che lo studio dell’autore non si è limitato al campo letterario, ma si è esteso anche a quello psicologico del suo pubblico, di come andrebbero raccontate certe dinamiche alle menti giovani e di come fare agire i personaggi di conseguenza. A questo proposito, nessuna delle loro personalità appare stereotipata, non ci sono dei tropes narrativi riconoscibili o degli archetipi triti, il che contribuisce a rendere imprevedibile la trama, ma anche a sentire vivide le persone che agiscono. Per esempio, Renzo è tendenzialmente un ragazzo per bene, ma sia la giovane età, sia il carattere istintivo lo portano a pensare di agire in modo drastico, quando non addirittura violento, per quanto poi il pensiero non si traduca in fatti. Lucia, invece, è dapprima una bambina normale senza sovrastrutture, che si arrampica, corre, suda, si sporca, per poi crescere e diventare una ragazza timida ma non nel modo classicamente inteso che la vorrebbe posata e ritrosa con i rossori sulle guance. La sua è una timidezza che la porta in un primo momento a non fidarsi, chiudersi e diventare scontrosa, per poi aprirsi e rivelarsi. Non è un fiorellino di campo che necessita di protezione, quanto, come succede spesso alla sua età, una ragazza che si sente un po’ in gabbia, non totalmente a suo agio nella sua pelle e pertanto diventa irrequieta.

Per quanto riguarda Rodrigo potrei spendere fiumi di parole per lui. Poiché la narrazione di Engaged inizia da molto prima rispetto a quella de I Promessi Sposi abbiamo molto tempo per conoscere lui, Renzo e Lucia, come si sono incontrati, come abbiano interagito in gioventù e come fosse il loro ambiente famigliare. Rodrigo è un cattivo, il questa storia, ma non è il cattivo. È il frutto di quello che gli è stato fatto, di quello che gli è stato inculcato da un padre manipolatore ed emotivamente immaturo che gli ha insegnato che essere veri uomini corrisponde a comportarsi da prepotenti e ha associato la mascolinità all’immagine che gli altri devono farsi di lui. Per quanto Rodrigo cresca fisicamente e diventi un giovane adulto, in lui resta un ragazzino spaventato e non amato, e spesso si sente parlare suo padre attraverso di lui, nel modo in cui i genitori riempiono di sé stessi i propri figli, un retaggio che è difficile da scrollarsi di dosso. A mio parere personale, il modo in cui ci viene raccontato Rodrigo è il modo giusto di fare il tifo per un cattivo: nessuna delle sue azioni abbiette viene mai giustificata, non è il classico cattivo definito moralmente grigio negli young adult del momento che viene giustificato anche se invade la Polonia solo in virtù del suo bel l’aspetto. No, il tifo che ho fatto per Rodrigo non è stato per il suo aspetto, né per i suoi traumi, né per il gusto di farlo, ma perché è una persona che ha smarrito la strada a cui genuinamente si augura di ritrovare sé stessa e poter diventare migliore, accettando anche la responsabilità delle sue azioni.

Non è il solo ad avere questo tipo di dualismo che si traduce paradossalmente in tridimensionalità: moltissimi altri personaggi del romanzo sono così e Roncari è stato bravissimo a mostrare che si può essere persone cattive pur essendo schierate dalla parte giusta e anche quanto una persona possa essere intrinsecamente buona, ma tenere comunque dei comportamenti sbagliati dovuti alla propria indole, al contesto sociale, al periodo storico (ad esempio, mostrandoci con quanta facilità i genitori picchiassero i figli e lo considerassero normale).

Trama e sistema magico, poi, sono intrinsecamente legati, ma in modo inaspettato. Seguitemi un attimo: il sistema magico non ci viene spiegato, ma è comunque estremamente comprensibile perché è basato sul folklore, sulla religione e sulle superstizioni dell’Italia del tempo, per cui i personaggi che agiscono nella storia non reputano la magia come magia, ma come dati di fatto. In pratica Roncari prende tutto questo sistema di credenze e immagina un mondo in cui ognuna di esse è vera, esattamente come si pensava che fosse in quel periodo. Nel Seicento era comune reputare che ci fossero gli angeli e i demoni e che si muovessero tra di noi, che una persona potesse essere posseduta, che le streghe fossero reali, i lupi mannari esistessero e la Provvidenza avrebbe provveduto. Sono concetti che per cultura non abbiamo bisogno ci vengano spiegati, per cui la voce narrante (Anonimo, onnisciente) non appesantisce la narrazione dicendoci cose che sappiamo già. A differenza del sistema magico estremamente intuitivo, è la trama a riservarci il mistero, perché per quanto i protagonisti cerchino di andare avanti normalmente con le loro vite, le motivazioni di chi muove i fili e li fa agire a loro insaputa sono spesso imperscrutabili anche a chi legge, perché il nostro caro Anonimo è avaro di informazioni e gli piace tenerci sulle spine con la sua narrazione incalzante.

Non avendo niente di cui lamentarmi pur avendoci provato ed essendo tanto entusiasta di questa lettura in ogni singolo aspetto non posso che eleggerlo a membro della mia classifica personale dei libri migliori dell’anno e non vedo l’ora di leggere il secondo romanzo, in uscita a settembre. 

martedì 22 agosto 2023

I Chiostri di New York

  • Titolo: I Chiostri di New York
  • Titolo originale: The Cloisters
  • Autrice: Katy Hays
  • Traduttrice: Paola Moretti 
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817174312
  • Casa editrice: Rizzoli 
Trama


Per Ann Stilwell passare l’estate a lavorare per il Metropolitan Museum of Art di New York è un sogno che si avvera. Ma il destino scompagina i suoi piani quando per un disguido si vede assegnata a una sede distaccata del Met: il Cloisters, una serie labirintica di chiostri spagnoli ricostruiti lungo le rive dell’Hudson, rinomato per la sua collezione di arte medievale e per un giardino ricco di piante medicinali. La giovane studentessa trova ad accoglierla Patrick Roland, l’eccentrico direttore del museo, e Rachel Mondray, la sua magnetica e ricchissima assistente. Da subito i due la coinvolgono nelle loro ricerche sulla storia della divinazione, e Ann sembra disposta a tutto pur di entrare nelle loro grazie. Ma tra gli incunaboli della biblioteca, mentre la curiosità accademica muta pian piano in ossessione, Ann scoprirà qualcosa capace di incrinare gli equilibri: un mazzo di tarocchi italiani risalente al Quattrocento, da secoli ritenuto perduto, in grado, secondo Patrick, di aprire una visione sul futuro a chi sa leggerlo. Mentre segreti e mire personali trascinano i tre studiosi in un gioco mortale di seduzioni e prevaricazione, Ann dovrà fare una scelta: credere in un destino già scritto o diventarne l’unica artefice. Tra relazioni tossiche, arcani maggiori e codici miniati, Katy Hays mette in moto un meccanismo letterario spietato; un esordio brillante che racconta il lato oscuro della nostra fame di conoscenza, in una New York sospesa tra modernità e occulto.


Recensione e commento

 I Chiostri di New York è una delle letture più rinfrescanti che ho fatto quest’estate, mi ha tenuto compagnia per qualche giorno ed è stato molto facile e piacevole stargli dietro.

Nonostante molte delle cose che dirò possano apparentemente sembrare dei difetti, nel complesso del libro e nel loro contesto non lo sono. Innanzitutto, l’atmosfera dark academia non sfocia, come succede in moltissimi altri libri dello stesso genere, in una copia raffazzonata e taroccata di Dio di Illusioni. Infatti, la scrittura lineare e l’argomento accademico non eccessivamente approfondito rendono il libro sia facile da seguire, che molto meno pretenzioso di quanto ci si potrebbe aspettare da un romanzo ambientato in ambito accademico. I Chiostri di New York non è l’imitazione di qualcos’altro e, a dispetto di tutto, questo per me è un grosso pregio.

Con questo non intendo dire che si tratti di un romanzo frivolo, ma solo che è una lettura più finalizzata a intrattenere che a educare, anche perché non senza una dose di sana tracotanza da parte mia, prendo sempre con una certa sufficienza i libri scritti su mitologia, materie classiche di vario tipo e Storia dell’arte usciti da penne statunitensi. Non per chissà quale pregiudizio, ma perché spesso non aggiungono nulla all’esperienza di base che può avere una persona nata e cresciuta in Europa, che potrebbe trovare addirittura banali determinate svolte, come mi è successo varie volte leggendo libri su temi del genere. Ecco, nonostante I Chiostri di New York si basi talvolta su alcune premesse traballanti per quanto riguarda i presupposti accademici (Masaccio non è esattamente una figura minore del Rinascimento italiano, come affermato dalla voce narrante), in questo romanzo più che infastidirmi, la cosa ha suscitato in me un’empatia mai provata in romanzi simili e più pretenziosi: qui non dico di esserci passata sopra, ma ho più che altro sentito tantissimo la voglia di bellezza di una protagonista cresciuta in una società basata sull’utilitarismo e sullo stacanovismo. Mi ha fatto molto riflettere che per me l’ambientazione in un chiostro sia sembrata banale, poiché ho pensato che in qualsiasi borgo italiano ne esista uno simile, ma poi ho realizzato che è proprio questo il punto! Abbiamo ormai sviluppato un’assuefazione alla bellezza e consideriamo normale tutto ciò che dovrebbe provocarci stupore, un po’ come ha detto varie volte Laini Taylor, una delle mia autrici preferite, che viene in Europa ogniqualvolta cerchi ispirazione per un nuovo romanzo, perché per lei viviamo già in un’ambientazione fantasy a nostra insaputa.

Per quanto I Chiorstri di New York non sia un libro cervellotico o che cerca di dire troppe cose e per quanto io mi sia detta che non dovevo cercare di attribuire troppi significati quando palesemente l’autrice non intendeva mettercene, mi sono poi detta che il significato non è qualcosa che si trova, ma qualcosa che si dà. E quindi eccomi qui, a dare un significato sia al flusso di coscienza relativo alla bellezza delle opere d’arte che non necessariamente devono avere un’utilità, sia a fare delle riflessioni su come lo spietato mondo accademico e la grande città abbiano trasformato una brava ragazza di provincia in una protagonista sempre più moralmente grigia. 

Per quanto riguarda la parte thriller, essa non è particolarmente sorprendente, anzi, per chi ha familiarità col generà sarà facile capire il finale, eppure la parte interessante è proprio la scoperta graduale della moralità dei personaggi, il loro svelarsi poco a poco nelle loro luci e ombre e nel modo che hanno di trascinare con sé Ann. 

I Chiostri di New York potrebbe non essere il libro della vostra vita, eppure in un certo senso il suo non essere ingombrante lascerà spazio alle vostre riflessioni e alla vostra emotività: è un romanzo che funge un po’ da specchio, in cui potrete vedere quello di cui avete bisogno, come è successo a me in questo agosto emotivamente impegnativo.

mercoledì 2 agosto 2023

Cursed Crowns

Ciao, amori miei! Iniziamo senza indugi ringraziando Ambra per aver organizzato questo review party e l’editore per aver fornito la copia omaggio. Bando alle ciance. 

  • Titolo: Cursed Crowns
  • Titolo originale: Cursed Crowns
  • Autrici: Catherine Doyle & Katherine Webber
  • Traduttrice: Sara Marcolini
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 988804768951
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Wren e Rose, regine gemelle, hanno rivendicato il trono di Eana, ma non tutti sono contenti che le streghe siano tornate al potere e la rivolta è prossima a scoppiare. Rose, razionale e diplomatica, decide di intraprendere un tour reale per assicurarsi la fedeltà dei sudditi e vincerne la paura, ma la mente e il cuore di Wren sono altrove: la nonna Banba, rapita dal crudele re Alarik, è prigioniera a Gevra e lei intende liberarla a qualunque costo. Ancora una volta i fili del destino porteranno le sorelle a dividersi. Vittima di un'imboscata, Rose verrà salvata da un misterioso sconosciuto, che condurrà lei e l'affascinante guerriero Shen Lo nel deserto, alla ricerca del perduto Regno Baciatodalsole, per ritrovare il quale Shen potrebbe essere la chiave. Wren, impavida e avventata, muoverà invece verso le gelide terre del Nord, dove nemmeno l'amore per Tor la dissuaderà dallo stringere un patto mortale con il re di Gevra, non sapendo che l'incantesimo che lui esige da lei potrebbe avere conseguenze irreparabili... Mentre un'antica profezia incombe, a Palazzo infuria la ribellione e le sorelle dovranno riunirsi. Le loro vite, e il futuro di Eana, dipendono da questo. Età di lettura: da 12 anni.

Recensione e commento

 Il bello delle aspettative è anche il loro problema: possono essere disattese. Se dal primo libro, Twin Crowns, non mi aspettavo granché e si è invece rivelato un gioiellino, qui mi aspettavo di leggere qualcosa che fosse sullo stesso livello qualitativo ma temo che questo secondo libro soffra un po’ della sindrome del libro di mezzo.

Sfortunatamente, si percepisce chiaramente che questa serie era stata originariamente pensata come dilogia e successivamente tramutata in trilogia. Cursed Crowns, infatti, presenta un’involuzione psicologica delle protagoniste, che in numerosissime circostanze agiscono fuori parte. Wren, la forte, coraggiosa e pungente Wren, qui diventa improvvisamente insicura e piagnona, così come la sorella Rose, invece di proseguire l’arco di formazione iniziato nel primo libro, fa dei passi indietro e torna agli abituali vizi da dama di corte, per quanto si redima un po’ sul finale, e anche le sue interazioni con il coprotagonista maschile ne risentono: lei e Shen Lo passano il tempo a punzecchiarsi e bisticciare come bambini, per quanto poi vada a finire tutto a burro e alici. Per quanto riguarda Tor, invece, è relegato a macchietta, agisce completamente sullo sfondo e si potrebbe quasi rimuovere senza fare danno all’intreccio.

Il registro in parte corregge un difettuccio del primo libro, quello di avere un target ibrido, in parte risulta ancora più lacunosa. Twin Crowns appariva libro per ragazzi per tono e registro, ma young adult per psicologia delle protagoniste e dinamiche interpersonali. Qui viene fatto un passo indietro (qualitativamente, non nel senso del target) e ci troviamo definitivamente davanti a un romanzo per ragazzi, ma perdiamo completamente la verosimiglianza del primo libro, che aveva una trama a prova di bomba e un ritmo ben cadenzato. In questo secondo volume i colpi di scena sono telefonati quando non tirati per i capelli e viene meno uno dei presupposti del primo libro: il tema della sorellanza. Infatti, le due sorelle riunite, qui si dividono per motivi futili e vivono due trame parallele che si incontreranno di nuovo solo alla fine per qualcosa che non ha nulla di innovativo e che, come molte altre parti del romanzo, appare un’involuzione. Una delle sottotrame dedicata a una delle gemelle riguarda la repressione del dissenso politico, espresso tramite il lancio di pericolosissimi (sarcasmo) pomodori, attraverso l’uso della violenza. La regina, davanti alle perplessità espresse dai suoi sudditi, non si mette in dubbio come sovrana e non compie delle scelte diplomatiche, preferendo dapprincipio radunare un esercito per essere in grado di affogare nel sangue la possibile rivolta. Viste le premesse, forse il dissenso era legittimo e questo in particolare è l’elemento che mi ha più infastidita perché mi è sembrato un movente narrativo molto debole e soprattutto discutibile. Troppi avvenimenti della trama si sviluppano senza un perché o un per come, in modo poco organico: in netta contrapposizione alla verosimiglianza di Twin Crowns, Cursed Crowns è invece un po’ la fiera del deus ex machina, condita con scene cliché e storie d’amore sviluppate alla maniera che va di moda adesso.

In sostanza, Cursed Crowns aveva in mano tutte le carte per fare poker, ma purtroppo non mi sento di dire che sia all’altezza del primo. La sindrome del libro di mezzo si fa sentire e spero che i difetti di questo volume vengano colmati nel terzo, che tuttavia non ho la certezza di leggere. 


sabato 29 luglio 2023

Scholomance - La Cerchia d’Oro

Buongiorno, amori miei! La stesura di questa recensione è stata una vera maratona, quindi cominciamo subito dopo aver ringraziato Francesca per aver organizzato l’evento dedicato a questo libro e la casa editrice per averci fornito il file in anteprima. 


  • Titolo: Scholomance - La Cerchia d’Oro
  • Titolo originale: Scholomance - The golden Enclaves
  • Autrice: Naomi Novik
  • Traduttrice: Simona Brogli
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804731627
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Non ero più alla Scholomance. Avevo liberato gli studenti e imprigionato tutti i nefasti al posto nostro, dopodiché avevo separato la scuola dal mondo con quei mostri famelici stipati dentro, destinandoli a un eterno sgranocchiarsi reciproco. Ora, quindi, potevo dormire senza pensieri, fare qualsiasi cosa e andare in qualsiasi luogo volessi. Ed era lo stesso per chiunque altro, dall'ultimo ragazzino che avevo guidato fuori dalla Scholomance a tutti quelli che non avrebbero mai dovuto frequentarla. Fatta eccezione per Orion, scomparso nell'oscurità. Fuggire dalla Scholomance sembrava un sogno impossibile, invece, in qualche modo, si è avverato per El e i suoi compagni di classe, anche se alla ragazza è costato molto caro. Oltretutto il mondo non è affatto diventato un posto sicuro per tutti i maghi, anzi. La pace e l'armonia sono ancora un traguardo lontano per le cerchie di ogni Paese. Perché qualcuno ha raccolto il progetto di distruggerle una volta per tutte e lo sta portando avanti con fermezza. A questo punto, dopo tanta fatica fatta per uscirne, l'unica soluzione per El sembra proprio tornare indietro, trovare un modo cioè per rientrarci, alla Scholomance.


Recensione e commento


Prima di stendere la bozza della recensione che state leggendo sono andata a rivedere quelle dei due libri precedenti (le trovate qui) per vedere quale fosse nel dettaglio il mio parere. Ora che sono alla fine del viaggio posso dire una sola cosa. Naomi Novik è un genio.
Il mio parere sul primo romanzo, Scholomance, era molto tiepido, quasi neurale, tanto che avevo inserito questo titolo tra quelli dei libri che mi sono piaciuti ma che non rileggerei. Invece ora, dopo aver concluso la trilogia, so che ci vorrò tornare un giorno. Ma andando con ordine, provo a raccontarvi perché. 

Ho già detto varie volte che la trilogia di Deadly Education non è un romanzo pigliatutti e lo ribadisco: mentre leggevo mi capitava di pensare che El, la protagonista, fosse simile a Greta Thumberg: non per questioni ideologiche, ma perché è impossibile non avere un’opinione su di lei, nel bene o nel male non vi dimenticherete mai di lei una volta chiuso il libro. Per me personalmente è stato un piacere ritrovarla qui, con una psicologia sempre coerente e in linea con quella che già abbiamo visto nei due libri precedenti, sempre sarcastica e pungente, arrabbiatissima come solo un’adolescente può essere (questo in particolare è il tratto della sua personalità che ho trovato più credibile. Io da adolescente ero SEMPRE arrabbiata e come me tantissime ragazze che conoscevo. Altro che protagoniste ya naïve). El, però, non è il solo motivo per il quale la serie di Scholomance potrebbe non fare al caso vostro: per quanto in questo terzo libro ci sia più azione, è comunque vero che per arrivarci bisogna passare per i lunghissimi passaggi di infodump che riguardano il sistema magico, il quale ci viene raccontato in ogni singolo dettaglio, ogni singolo incantesimo e ogni brandello di sortilegio vengono sviscerati anche per pagine e pagine, la qual cosa a mio gusto personale va bene così (nel caso di questa serie nello specifico, ma non vale universalmente) anche perché Naomi Novik riesce a rendere le spiegazioni colloquiali, una conversazione tra El e chi legge.

Ma qui arriva quello che a mio avviso è un rischiosissimo colpo di genio da parte dell’autrice: il fatto che ci abbia raccontato il sistema magico in modo maniacale, così nel dettaglio, in modo ossessivo nei primi due volumi serve per fare in modo che la società creata all’interno della storia sia interpretabile alla luce del sistema magico senza che la voce narrante debba imboccare chi legge. Non so se mi sono spiegata adeguatamente, ma riprovo: il sistema magico nei primi due libri era TUTTO e ci è stato presentato in modo così dettagliato che le implicazioni del suo funzionamento nella società ci appaiono così ovvie che l’autrice non ha bisogno di spiegarci cosa dobbiamo pensare di una determinata dinamica perché ci ha fornito degli strumenti infallibili per arrangiarci da noi. E io apprezzo. Se c’è qualcosa che mi rende indigesto un libro è l’ingerenza della voce narrante in come io debba interpretare quello che leggo, voglio essere lasciata libera di formarmi la mia opinione in base a quello che mi è stato detto, senza essere imboccata e Novik riesce nell’intento. In modo contorto e rischioso, ma ci riesce. Rischioso perché la struttura della trilogia è fatta al contrario, perché è come se prima ci raccontasse i principi filosofici su cui si fonda una società e soltanto dopo ci portasse a viverci dentro. Insomma, soltanto alla fine avremo gli strumenti per valutare a posteriori elementi che si presentano nel primo o nel secondo libro. In questo modo, però, Novik ha sicuramente scremato tantissimo il pubblico, poiché il primo volume non era particolarmente accattivante, e moltissime persone si saranno scoraggiate nell’attesa che lei venisse al punto qui, nel terzo libro. Io mi vanto di essere una persona paziente e sono contenta di aver perseverato nella lettura di questa trilogia che per me è andata in crescendo, anche se in modo poco canonico (adoro!), forse perché sono una persona che ama essere stupita, e ho infatti apprezzato che anche gli eventi prevedibili fossero collocati in una posizione tale da renderli interessanti e verosimili, magari in punti della storia non centrali. 

E quale sarebbe il punto, alla fine della fiera? Sono un sacco, i punti, tanto che sembriamo nella settimana enigmistica e se li uniamo viene fuori il disegnino di un animaletto, che in questo caso è un fauciomaco. Tanto per cominciare, la società magica è uno specchio della nostra, con le solite dinamiche di potere e quant’altro, solo che a volte per vedere i nostri problemi abbiamo bisogno di analizzarli in modo astratto e il fantasy aiuta moltissimo in questo. In La Cerchia d’Oro troviamo una condensazione del capitalismo individualista: ognuno per sé, decenni spesi a lavorare come schiavi per avere il minimo indispensabile per sopravvivere e anche quando ci si trova dalla parte fortunata del mondo ce la si racconta come se fosse una gran bella cosa avere a mala pena di che mangiare, un tetto sulla testa e poche ore per dormire prima di tornare al lavoro. Allo stesso tempo, ci si trova in un momento storico in cui si comincia a comprendere che un sistema di questo tipo non è sostenibile e ha delle conseguenze, ma come al solito, la parte potente del mondo non si assume la responsabilità di aver sfruttato i deboli e anzi, impedisce loro di raggiungere un livello di benessere anche vagamente simile ricorrendo agli stessi metodi usati da loro secoli prima, perché sarebbe globalmente troppo pericoloso. Insomma, tutti pensano sempre di meritare di meglio, ma nessuno è mai disposto rinunciare anche soltanto a un brandello di privilegio e il mondo individualista che ci era stato presentato alla Scholomance, una scuola esclusivamente finalizzata al creare competenze spendibili sul mercato del lavoro magico e non alla creazione di persone complete sotto ogni punto di vista, qui arriva all’ennesima potenza e ci mostra tutte le esasperazioni di un mondo che è come una coperta che viene tirata troppo da una parte o dall’altra. La protagonista nell’arco della serie recrimina più volte a sua madre di non aver mai voluto far parte di una cerchia che sarebbe stata in grado di tenerle entrambe al sicuro, ma con il progredire della storia non solo El comprende le ragioni di sua madre, una donna gentile, mai oppressiva, che le lascia spazio per crescere, esprimersi e ribellarsi, ma arriva anche a stimarla e condividere la sua opinione: non è mai giusto venir meno ai propri principi in nome di ciò che fa più comodo così come non è giusto sacrificare i figli altrui per salvare i propri.
Per cui si comincia la costruzione di un mondo diverso, più giusto ed equo, tuttavia anche in questo caso in modo disilluso e senza idealismo, perché la distruzione dello status quo è sì inevitabilmente giusta sul lungo termine, ma come ogni crisi che si rispetti crea dei disastri inenarrabili alle vite di chi lo vive sul momento, richiede un’enorme fatica e soprattutto è molto complesso smantellare un qualsiasi sistema che per quanto disfunzionale sta comunque marciando: rimuovere uno solo dei suoi ingranaggi rischia di far crollare l’intero castello di carte, anche se si regge sul nulla. Insomma, Naomi Novik ha usato un sistema magico manualisticamente dettagliato per sbatterci in faccia le conseguenze del colonialismo (soprattutto quello inglese), l’ipocrisia di un’istruzione elitaria basata sulla competitività e una società che racconta di quanto ti stia proteggendo mentre è lei stessa ad aver creato i mostri che ti divorano. 

Quindi, nonostante El sia una protagonista sempre arrabbiata che potrebbe addirittura meritare il vostro disprezzo e nonostante la brutalità di un mondo che letteralmente può mangiarti, ho percepito la saga di Scholomance nel suo complesso come un inno alla gentilezza, al guardare le cose che riteniamo normali da un’altra prospettiva e renderci conto che sono sbagliate, dopodiché smettere di farcele andare bene solo perché ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. 

Forse avrete capito che Scholomance come serie mi è piacuta tantissimo, ma non la consiglio tout court, dovete tentare e vedere se faccia al caso vostro. Per me vale la pena provare e vi invito ad andare a vedere le recensioni delle altre donzelle affinché possiate avere gli elementi per valutare se imbarcarvi in questa lettura fortemente politica e divisiva. 

Se avete letto l’articolo fino a qui veramente chapeau, vi voglio bene, grazie mille 💜

La Notte e la sua Luna

Allora, senza indugi ringrazio Beatrice per aver organizzato l’evento e l’editore per la copia omaggio. Ora passiamo alla ciccia. Totolo: La...