martedì 27 giugno 2023

Davenport

 Buongiorno, splendori! Spero che stiate trascorrendo una buona estate. Per la recensione di oggi, come al solito ringrazio la mia amica Beatrice che ha organizzato e l’editore per aver fornito il file. Senza ulteriori indugi, cominciamo!

  • Titolo: Davenport
  • Titolo originale: The Davenports
  • Autrice: Krystal Marquis
  • Traduttrice: Carla Storti
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804743446
  • Casa editrice: Mondadori

Trama

Chicago, 1910: i Davenport sono una delle pochissime famiglie nere a godere di un'immensa ricchezza e di uno status sociale elevato. Una fortuna creata con coraggio e intraprendenza dal capostipite William, un ex schiavo che anni prima è fuggito al Nord e ha finito col fondare la Davenport Carriage Company determinando per sé e i suoi figli un destino ricco di opportunità. Immerse in un mondo sfavillante fatto di palazzi imponenti, vestiti magnifici, balli sfarzosi e pregiudizi duri a morire, le giovani della famiglia sono alla ostinata ricerca della propria strada. C'è Olivia, la sorella maggiore, pronta a compiere il suo dovere sposando un uomo perbene e che tutto si aspetta tranne che un incontro imprevisto faccia vacillare le sue certezze. C'è Helen, la minore, più interessata a riparare automobili che a innamorarsi e mettere su famiglia. Poi, accanto a loro, c'è Amy-Rose, l'amica d'infanzia delle due ragazze e ora diventata la loro cameriera personale, che sogna di aprire un'attività in proprio e di sposare l'uomo di cui è innamorata da sempre. Infine Ruby, la migliore amica di Olivia, spinta dalla famiglia a conquistare il cuore di un ragazzo proprio mentre qualcun altro sta già iniziando a conquistare il suo. Ispirata dalla vera storia di C.R. Patterson, Marquis punta il riflettore su un periodo spesso trascurato della storia afroamericana. Con una scrittura fresca e vivace, tratteggia l'esistenza piena di sogni, sfide ed emozioni di quattro giovani donne appassionate e coraggiose, determinate a prendere il controllo della propria vita per diventare protagoniste della loro storia (anche d'amore).


Recensione e commento

Le aspettative per Davenport erano relativamente alte perché prometteva di essere un romanzo incastonato in una cornice storica con delle premesse interessanti. Non sono molte, infatti, le famiglie di ex schiavi neri che negli anni Dieci del Novecento potevano vantare benessere economico e prestigio sociale. Eppure, a conti fatti e dopo aver fatto sedimentare la lettura per alcuni giorni, ho come la sensazione che si sia trattato di un’occasione sprecata, sotto molti aspetti.

Tanto per cominciare, Davenport è il primo libro di una saga familiare composta da due libri, il che costituisce un difetto nella misura in cui il finale arriva annacquato e stiracchiato in modo da avere un numero di pagine più corposo rispetto all’effettivo contenuto della storia. Inoltre, per quanto l’intento del romanzo fosse quello di raccontare qualcosa di leggero e rilassante, nel complesso la lettura si è rivelata più che altro noiosa, anche nei suoi tentativi di dare una svolta frizzante. Nello specifico, moltissime dinamiche interpersonali vanno avanti seguendo i copione delle telenovelas che guardano le nostre nonne, quelle in cui si ascoltano per caso mezze conversazioni che vengono fraintese e dove prima si ama tantissimo un personaggio, ma poi si finisce con un altro. 

In effetti, il trope più ricorrente in Davenport è quello del triangolo amoroso: ogni singola persona che interviene, tramite il solito espediente dei capitoli multi-pov, è invischiata in un triangolo amoroso in cui vorrebbe scegliere X, ma alla finisce con Y. È comprensibile l’intento di creare una simmetria nelle dinamiche, ma facendo intervenire troppi personaggi che seguono lo stesso copione e per i quali le vicende vanno a finire sempre nello stesso modo, l’idea è quella di prevedibilità e noia. Come già detto, la sensazione complessiva è quella di aver letto la sceneggiatura di una soap opera, ma la grande differenza è che il mezzo scritto richiede un grado di attenzione maggiore rispetto alla passività della tv, che può restare accesa per ore a fare da sottofondo ad altre attività e per la quale la ripetitività è finalizzata a non perdere il filo di puntate tutte rassomiglianti. Con il mezzo scritto non si ha questo potere. 

I personaggi in sé, poi, sono chi più chi meno, degli stereotipi anche abbastanza macchiettistici (e non so come conciliare il fatto che siano ispirati a persone realmente esistite), per quanto l’autrice tenti in diverse occasioni di trattare temi socialmente impegnati, quali il peso delle aspettative parentali su rampolli della famiglia, sui quali grava la responsabilità di sposarsi per interesse; la ricerca della propria strada in un Paese razzista in cui i pochi diritti guadagnati rischiano di essere strappati via; la lotta per l’equità sociale ancora così lontana. Non tutti i personaggi mi sono piaciuti, alcuni, fatti passare per positivi, per me sono delle persone che avrebbero bisogno di un bagno di umiltà e di una scala per poter scendere in sicurezza dal proprio piedistallo, cosa che ha contribuito a infastidirmi non poco nella misura in cui l’arco di formazione di due protagoniste si intreccia a quello di personaggi così negativi che vengono invece raccontati come voce della ragione. 

Per quanto riguarda la sottotrama sulle lotte e le proteste per i diritti civili, essa rappresenta una parte davvero marginale di un romanzo che è dichiaratamente un romance, per cui se siete alla ricerca di un libro che tratti questo tema in modo approfondito e senza filtri non è questo il caso. 

Noticina di demerito per la resa in italiano: siamo nel 1910, un periodo nel quale tra estranei ci si dà del Lei. Punto. Senza se e senza ma. Ebbene, alcuni paragrafi sono troppo confusionari, poiché nello stesso dialogo si passa dal tu, al Lei, al Voi senza nessun motivo comprensibile, da una battuta all’altra. Il tu non viene mai concesso, viene preso e basta, senza mai chiedere, in un momento storico in cui si dava del Voi persino ai propri genitori, fratelli e sorelle, per cui non è minimamente verosimile che la serva si permetta di dare del tu alla padrona e addirittura chiamarla per nome, così come tra estranei non si partiva dandosi del tu come facciamo noi oggi. Credo sia l’elemento che alla lunga mi ha infastidito di più, perché mi spezzava quel minimo di sospensione di incredulità che riuscivo a ottenere con tanta concentrazione. 

So di essere stata abbastanza negativa, fino a questo momento, ma mi conoscete, preferisco essere molto precisa quando racconto le mie impressioni. In realtà Davenport non è un libro problematico o disfunzionale, salvo alcune parti, solo un po’ noioso e un po’ privo di mordente, ma con una buona idea di fondo che meritava di essere sviluppata meglio. È un libro da ombrellone che non si prende troppo sul serio, per quanto avrebbe potuto essere meglio di così.

Leggerò sicuramente il secondo, per vedere se alcuni difetti verranno limati e se le voci protagoniste avranno un arco di formazione che mi soddisfi di più.

martedì 20 giugno 2023

I Viaggiatori del Binario 5

 Ciao, bella gente! Oggi vi parlo di un libro che ho ricevuto in omaggio dalla casa editrice grazie alla mia amica Bea che ha organizzato l’evento, quindi ringrazio immensamente entrambe. 

  • Titolo: I Viaggiatori del Binario 5
  • Titolo originale: The People on Platform 5
  • Autrice: Clare Pooley
  • Traduttrice: Stefania Bertola
  • Codice ISBN: 97888804748397
  • Casa editrice: Mondadori 
Trama


Ogni giorno alle 8.05 Iona Iverson prende il treno per andare al lavoro e percorre dieci fermate, da Hampton Court alla stazione di Waterloo, accompagnata dal suo cane, Lulu. Ogni giorno vede le stesse persone, su cui fa ipotesi e che conosce solo per i soprannomi che lei stessa gli ha affibbiato. Naturalmente, non parlano tra loro. Da pendolare esperta, infatti, Iona sa che sul treno ci sono regole precise che tutti dovrebbero seguire: - Avere un lavoro a cui recarsi. - Non consumare cibo caldo. - Essere pronti a ogni evenienza. - Non parlare mai con gli sconosciuti. Ma una mattina uno dei passeggeri, che Iona ha soprannominato "Chic ma Sessista", rischia di strozzarsi con un acino d'uva proprio davanti a lei. Sarebbe morto se non fosse stato per il tempestivo intervento di "Sospettosamente Simpatico", ossia Sanjay, un infermiere che gli pratica la manovra di Heimlich. Questo singolo evento dà il via a una reazione a catena, e un gruppo di persone che non hanno quasi nulla in comune se non i loro spostamenti quotidiani scopre che un incontro casuale può trasformarsi in molto di più e che parlare con gli sconosciuti può insegnarci qualcosa sul mondo che ci circonda e su noi stessi. Ma quando la vita di Iona inizierà a crollare, i suoi nuovi amici saranno presenti nel momento del bisogno?


Recensione e commento 

Avevo proprio bisogno di una lettura come I Viaggiatori del Binario 5, leggera, defaticante e che non sfocia mai nel problematico.

La trama è semplice: Iona vede le stesse persone tutte le mattine sul treno che prede per andare al lavoro, ma la tipica educazione londinese prevede un certo grado di distacco, per cui non interagisce mai con nessuno finché non capita un evento che le unirà inesorabilmente. Da quel momento in avanti si creerà tra loro un’amicizia autentica fondata sull’aiuto reciproco e sulla crescita personale, proprio perché i presupposti di questa relazione si poggiano sul non aspettarsi nulla in cambio per il tempo del viaggio che si condivide prima di separarsi.

L’ambiente del treno è interessante perché è un una certa misura democratico e consente di venire a contatto con persone di età e ceto sociale diverso, per cui gli archi di formazione saranno tutti completi e diversissimi. Uno di quelli che ho maggiormente apprezzato è stato quello di Piers, il classico agente di borsa pieno di sé convinto di dover essere l’uomo che non deve chiedere mai, ma che a un certo punto è costretto a venire a contatto con le proprie fragilità e fronteggiare tutte le bugie di cui si è autoconvinto. Lui è sicuramente il protagonista per cui ho tifato di più, perché ha davvero cercato di diventare una persona migliore, ma sicuramente anche voi troverete qualcuno con cui empatizzare, data la varietà umana presente in I Viaggiatori del Binario 5. L’adolescente Martha alle prese con il bullismo, l’estrosa quasi sessantenne Iona che si cimenta con un mondo che cambia, l’infermiere Sanjay così empatico da non riuscire a distaccarsi dai suoi pazienti o la dolce Emmie che subisce mobbing al lavoro. Insomma, I Viaggiatori del Binario 5 parla di vite diverse che si sfiorano e rischiano di non toccarsi mai, se non fosse per Iona, e mostra come qualsiasi persona sia sempre alle prese con i propri drammi personali, anche se dall'esterno non si vedono. Anzi, sono soprattutto le persone che lo mostrano meno a soffrire.

Eppure, la varietà di temi trattati non appesantisce mai una narrazione dal tono leggero e punteggiato di sarcasmo inglese. Sia chiaro, non è che i temi siano trattati in modo superficiale, solo non vengono mai veramente approfonditi e non perché siano banalizzati, ma perché andare a fondo non è l’intento del libro e anzi, se fosse stato fatto avrebbe costituito un difetto perché avrebbe minato la leggerezza di un libro che è una coccola a lieto fine, un ottimo modo di staccare la spina.

Se siete alla ricerca di un libro che vi tenga compagnia per un paio di giorni in modo piacevole, I Viaggiatori del Binario 5 è sicuramente adatto. Tra l’altro, nel mio caso mi è servito proprio a riempire il tempo durante i ritardi di Trenitalia!

venerdì 16 giugno 2023

Le Bugie della nostra Vita

 Buongiorno, o buona sera, bellezze! Oggi vi porto una lettura a tema per il mese del pride. Ringrazio di cuore la mia amica Franci per aver organizzato e la casa editrice per la copia omaggio.


  • Titolo: Le Bugie della nostra Vita
  • Titolo originale: Дни нашей жизни
  • Autore: Mikita Franko
  • Traduttore: Corrado Piazzetta
  • Lingua originale: russo
  • Codice ISBN: 9788804771524
  • Casa editrice: Mondadori

Trama


Mikita ha solo cinque anni quando muore la sua mamma. Da quel momento, va a stare dallo zio Slava, nella casa in cui il giovane abita insieme al compagno, Lev. La convivenza non parte col piede giusto, ma piano piano i tre diventano una vera famiglia. I problemi cominciano con l'inizio delle scuole elementari, perché per nessun motivo Miki dovrà raccontare il loro segreto. Nessuno dovrà mai sapere che è stato cresciuto da una coppia gay. Nella Russia di Putin, infatti, la diffusione di questo dettaglio metterebbe a rischio il loro nucleo famigliare. A lungo andare, però, questa girandola di bugie travolge Miki portandogli via la spensieratezza. Crescendo, diventa un adolescente rabbioso, aggressivo, cade in depressione. Quando poi si rende conto di essere attratto dai ragazzi, gli sembra di vivere un incubo: sta diventando la prova vivente di quanto sostiene la propaganda del regime, ovvero che le coppie omosessuali crescono figli omosessuali. Ci vorrà tempo, e tanti fallimentari tentativi di innamorarsi delle ragazze, prima che Mikita faccia pace con se stesso e con la propria sessualità...

Le bugie della nostra vita è un romanzo intenso che punta dritto al cuore raccontando senza ipocrisie una storia estremamente attuale con uno stile fresco e brillante che regalerà al lettore non poche risate.


Recensione e commento

Per il mese del pride mi sembra giusto portarvi anche una lettura a tema sul blog, per cui l’occasione di leggere Le Bugie della nostra Vita è capitata a fagiolo.

Le Bugie della nostra Vita non è il solito libro scritto da una donna etero che feticizza una coppia gay per farla sembrare carina e coccolosa per compiacere il pubblico, anzi, è un romanzo fortemente politico, ambientato e persino pubblicato in Russia, cosa che per me è di per sé sufficiente a definirlo coraggiosissimo. 

Manifestazione sulla piazza Rossa.
Dal 2013 viene ufficialmente punita “la promozione
tra i minori delle relazioni non tradizionali”

Protagonista della storia è Miki, un bambino che, persa sua madre, viene adottato dallo zio, che se ne prede cura assieme al suo compagno, per quanto sia qualcosa che non può mai e poi mai essere dichiarato all’esterno delle mura domestiche. Poiché, come tanti fenomeni contemporanei, anche Le Bugie della nostra Vita è nato sul web, la natura di ogni capitolo è episodica e ciascuno di loro racconta, in ordine cronologico, un aneddoto della vita di Miki. Attraverso i suoi occhi e la sua crescita noi percepiamo quanto il suo cervello diventi via via ipervigile a causa della paura di essere strappato da una famiglia che non è perfetta ma che lo ama, viviamo tutto il dramma della sua infanzia quando scopre di non potersi mai effettivamente aprire e raccontarsi se non nella versione studiata e concordata con i suoi genitori adottivi. L’entrata nell’adolescenza, poi, è la parte più traumatica perché si tratta della fase della vita in cui si crea conflitto con i propri genitori e si cerca la propria identità altrove, cosa che Miki non può fare, proprio perché non può realmente confidarsi o raccontare cosa gli passi per la testa, cosa che in numerose occasioni rischia di consumare dall’interno un ragazzino sensibile e introspettivo come lui. Anche la sua famiglia viene raccontata senza filtri e senza ipocrisie: i suoi genitori sono intrinsecamente delle brave persone, ma con i loro spigoli, i difetti caratteriali che possono rendere difficile una convivenza, specie quando, citando il libro, l’unica alternativa russa è quella tra violenza e altra violenza e quando si deve avere a che fare con la propria e altrui omofobia interiorizzata. Non si può accusare Le Bugie della nostra Vita di tokenismo, dato che tutte le persone rappresentate sembrano vere nel loro essere tante cose alla volta, non tutte buone e non tutte cattive.

L’autore

Con uno stile molto semplice, che cambia prosa e sintassi in base all’età del protagonista, Mikita mi ha smosso tantissime riflessioniche, ad esempio la compassione per un ragazzino normale che si trova a soffrire per il semplice trovarsi in un Paese in cui l’omofobia è talmente istituzionalizzata, con la scusa di pensare al benessere di bambini, che situazioni come la sua devono essere portate avanti in clandestinità perché l’esistenza di persone appartenenti alla comunità LGBTQAI+ non è nemmeno presa in considerazione. Insomma, Mikita ha a che fare con uno Stato che si trincera dietro alla retorica del “bisogna pensare ai bambini” e pertanto vieta la “propaganda gay”, ma il solo risultato che ottiene è quello di lasciare ai margini persone come lui, senza nemmeno contemplarne l’esistenza.

Unico difetto di questo libro scorrevole e gradevole anche nel suo essere schierato è che la sua natura episodica in certe parti sfocia in piccole contraddizioni oppure chiude alcune cose un po’ frettolosamente.

Sicuramente, Le Bugie della nostra Vita è un libro che merita davvero di essere letto, specialmente in questo mese del pride perché ne racchiude innegabilmente l’essenza dato racconta le reali istanze della comunità di cui parla.

mercoledì 14 giugno 2023

Cardospina - La Casa Errante

 Comincio col ringraziare la mia amica Alessia per avermi fortemente voluta per questo evento e la casa editrice per la copia omaggio.


  • Titolo: Cardospina - La Casa Errante
  • Titolo originale: Thistlefoot
  • Autrice: GennaRose Nethercott
  • Traduttrici: Valentina Daniele & Barbara Ronca
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804775935
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Isaac e Bellatine Yaga sono cresciuti girovagando per l'America con il teatro di marionette di famiglia. Da quando Isaac ha mollato tutto e se n'è andato, i due fratelli hanno perso completamente i contatti. Lui è diventato un abile artista di strada, guadagnandosi il titolo di Re Camaleonte grazie alla strabiliante capacità di riprodurre le sembianze esatte di chiunque sia tra il pubblico, incantando – e talvolta derubando – i suoi spettatori. Bellatine, invece, aspira a una vita tranquilla e senza sorprese, e si dedica anima e corpo al suo lavoro di ebanista. Anche lei ha un dono straordinario che vuole tenere nascosto: le sue mani possono dar vita a oggetti inanimati. Quando una lettera li avvisa che devono ritirare una grossa eredità al porto di New York, i due fratelli si riuniscono e non riescono a credere ai propri occhi. Ad attenderli, infatti, c'è Cardospina, una casetta di legno appena arrivata da un piccolo villaggio dell'Europa dell'Est. Al posto delle fondamenta ha due zampe di gallina, forti e irrequiete, e restare ferma proprio non le piace: guai a chi provi a trattenerla in un luogo contro la sua volontà. Cardospina si muove, parla, racconta storie e forse anche qualche bugia, e ricostruisce la vita di Baba Yaga, leggendaria antenata dei due fratelli, e il terribile destino che un secolo prima si è abbattuto sul suo villaggio. A bordo della casa parlante, Isaac e Bellatine si mettono in viaggio per riportare un'ultima volta in scena lo spettacolo di famiglia, ma presto scopriranno di non essere soli: un oscuro nemico ha attraversato l'oceano per mettersi sulle loro tracce, un'ombra dal passato che non si fermerà finché non avrà cancellato tutti i ricordi di Cardospina. Ma si può uccidere un ricordo? Intrecciando fantastico, folklore e memoria storica, GennaRose Nethercott dà vita a un romanzo originale e commovente, una fiaba contemporanea che celebra le storie e il loro immenso potere di spiegare e tenere vivo il passato.


Recensione e commento

Avevo bisogno di una lettura che finalmente trattasse una storia nuova e non la solita trama trita e ritrita, già letta centinaia di volte. Specifico intanto che Cardospina - La Casa Errante non è un fantasy romance, il che potrebbe scoraggiarvi se siete nella fetta di pubblico che cerca una storia d’amore molto centrale nella trama, o al contrario farvi piacere nella misura in cui non ne possiate più di amori a prima vista e protagoniste overpowered.

Cardospina non è un romanzo privo di difetti, ma per essere un esordio mi tolgo tanto di cappello, specialmente per il significato pregnante espresso sia attraverso le vicende raccontate, sia attraverso l’uso di simboli. La prosa, inoltre, è estremamente matura e curata nei minimi dettagli, l’uso di similitudini e figure retoriche di vario tipo è convincente. 

Per quanto riguarda l’ambientazione, il mondo è molto simile al nostro, al punto da condividerne gli eventi storici, specialmente le guerre mondiali e tutto ciò che riguarda l’antisemitismo, come i pogrom, ma a differenza del mondo primario, Cardospina è governato dal realismo magico, per cui le case possono reputare necessario sviluppare delle zampe di pollo per scappare nella misura in cui lo ritengano opportuno per sfuggire alle persecuzioni. La casa in questione è in origine appartenente a Baba Yaga che in questa storia avrà la sua redenzione, non più strega divoratrice di bambini, ma madre ebrea disposta a tutto pur di salvare le sue figlie. Anche la Storia viene rivisitata sotto certi aspetti, non nel senso che viene cambiata o piegata a esigenze di trama, quanto che si mescola sia con il folklore dell’est Europa, sia con la cultura e mitologia ebraica. È proprio la casa a chiamarsi Cardospina: questa dimora ha un nome perché anche lei è una delle voci protagoniste della storia, tanto da avere un proprio pov nel quale si dichiara più volte narratrice inattendibile quando testimonia alcune vicende del passato, per le quali si prende la licenza di edulcorare ammantandole di una patina fiabesca o cambiando versione più volte. 

Gli altri protagonisti sono Isaac e Bellatine Yaga, fratello e sorella di discendenza ebraica che si ritrovano uniti dopo un lungo periodo di rapporti tesi e costellati di non detti. Entrambi hanno dei poteri dei quali si vergognano: Isaac non riesce a stare fermo nello stesso luogo e non riesce a indossare la sua personalità per troppo tempo, incarnando l’archetipo dell’ebreo errante destinato a non avere una terra e a dover costantemente nascondere la propria natura, mentre sua sorella ha delle mani in grado di dare la vita, cosa che la spaventa e che rinnega. Il messaggio di fondo, relativo al ricordare la storia, raccontarla e vivere la propria vita con la consapevolezza di tutto il sangue che è stato versato per ottenere quel livello di benessere, è bellissimo e presente sin dal primo capitolo del libro, con chiari riferimenti alla Storia, specialmente alla prima Guerra Mondiale, al periodo dei pogrom in Ucraina e con solo piccoli accenni impliciti all’enorme tragedia umana della seconda Guerra Mondiale, che personalmente sono quelli che mi hanno fatto rabbrividire più di tutti gli altri. Le parte più emozionanti sono proprio quelle raccontate dalla casa, che in quanto luogo è più longeva degli esseri umani che la abitano e può testimoniare molti più fatti, senza dimenticarli come succede alle persone con il passare del tempo e delle generazioni. Insomma, alcuni luoghi, con la loro Storia, parlano più di tutte le persone che vi abbiano messo piede. 

Un aspetto che mi ha particolarmente colpita di Cardospina - La Casa Errante è che ogni singolo elemento introdotto ha un proprio ruolo nell’intreccio e sul lungo termine nulla viene mai lasciato al caso, per quanto in questo frangente arrivino i difetti dettati dall’ inesperienza: non si può recriminare a questo romanzo di non avere una struttura, ma il suo problema è nella gestione del ritmo. Ho letto alcune parti con il fiato sospeso, totalmente rapita e incapace di staccare gli occhi dal libro, ma in altre parti la narrazione ha rallentato repentinamente e sembrava che si stesse andando troppo per le lunghe. Ho riscontrato questo difetto anche sul finale, quando sembra che finalmente la storia si stia esaurendo e si stia stringendo a imbuto e invece mancano ancora cinquanta pagine per arrivare alla resa dei conti. Per quanto la chiusura mi abbia commossa e in certi punti mi abbia fatto accapponare la pelle, la parte immediatamente precedente mi ha un po’ sfiancata nella lettura, elemento che a mio avviso ha fatto perdere un po’ di potenza al finale. Questo succede un po’ in tutto il romanzo, in cui gli episodi presi singolarmente sono interessanti e ben raccontati, ma è come se messi tutti assieme in qualche modo si sfilacciassero e diventassero un po’ confusionari quando guardati complessivamente. 

Insomma, Cardospina - La Casa Errante è un libro molto interessante e molto fuori dai canoni della letteratura mainstream di questo periodo. Potrebbe non essere necessariamente una lettura leggera, ma se vi sentite dell’umore giusto potrebbe davvero essere significativa. 

martedì 6 giugno 2023

My Killer Vacation

 Ciao, bellezze! Per la recensione di oggi ringrazio tantissimo la mia amica Beatrice per aver organizzato l’evento e la casa editrice Mondadori per averci fornito il file. Ore cominciamo!

  • Titolo: My Killer Vacation
  • Titolo originale: My Killer Vacation
  • Autrice: Tessa Bailey
  • Traduttrice: Valentina Chioma
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 97888047773993
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Tutto quello che desidera Taylor, una giovane insegnante annoiata da giornate sempre uguali e senza sorprese, è trascorrere una vacanza esclusiva nella soleggiata Cape Cod insieme al fratello Jude, con in testa un unico pensiero: l'abbronzatura. Certo, non può immaginare che a pochi minuti dal suo arrivo nella villa da sogno che ha affittato (e che, nota bene, le è costata anni di faticosi risparmi) incapperà in un cadavere con un proiettile conficcato in fronte. No, questo non è decisamente nei piani. Né lo è ritrovarsi tra i piedi Myles, un rozzo ex detective e ora cacciatore di taglie, assoldato dalla sorella del morto per fare luce sull'omicidio e possibilmente catturare l'assassino. Uno talmente pieno di sé da rifiutare, con aria infastidita, la gentile offerta di Taylor di dare una mano a risolvere il caso. Un atteggiamento inaccettabile, perché prima di tutto lei non è disposta a ricevere un no come risposta, inoltre ne sa a bizzeffe di omicidi visto che ha passato un'infinità di ore ad ascoltare podcast true crime. E poi, chi meglio di una maestra di seconda elementare sopravvissuta all'insegnamento in tempi di pandemia può districare situazioni complesse al limite dell'impossibile? Dopotutto, forse, la vacanza di Taylor non è rovinata come sembra. Anzi, chissà?, questa piccola deviazione rispetto ai programmi potrebbe portarle persino qualcosa di più interessante (ed eccitante?) del previsto, quel brivido che le manca da molto, troppo tempo nella vita.


Recensione e commento

Avevo proprio bisogno, dopo un periodo stressante e impegnativo, di una lettura che alleggerisse un po’ le mie giornate e allentasse un po’ la tensione.

Sulla carta, My Killer Vacation era il romanzo giusto, dalla trama in quarta di copertina sembrava un giallo estivo, da portare in spiaggia e leggere con calma sotto l’ombrellone, ma purtroppo temo di essere fuori target. Infatti, questo romanzo è adatto a un pubblico che ama lo spicy e che legge molte storie d’amore, ma, per quanto mi aspettassi la love story, vista la copertina, la sua centralità e la quantità di scene spinte non era presagibile dalla sola lettura della trama in quarta di copertina. Complice la mancanza di professionalità e la volgarità nel parlare del protagonista maschile, cioè colui che dovrebbe condurre le indagini perché pagato per farlo, assieme a una gestione della trama un po’ ingenua ho fatto fatica a trovarlo un libro godibile, per quanto questo sia un mio problema, viziato dal mio gusto personale. 

La parte thriller, in effetti, non è predominante all’interno dell’intreccio, ma My Killer Vacation non parte dal presupposto di essere un libro che si prende sul serio, dal ritmo serrato o che tenga con il fiato sospeso come farebbe Carrisi, è un libro che si prefigge di essere rilassante e che consenta di dimenticare un po’ le fatiche quotidiane.

Quindi, se fate parte della fetta di pubblico che apprezza le storie d’amore e i libri che contengono scene molto esplicite, My Killer Vacation può essere il libro perfetto da portare con voi sotto l’ombrellone quest’estate. Se invece cercate un giallo incalzante e personaggi a tutto tondo, meglio ripiegare su altro. 

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...