mercoledì 28 settembre 2022

Victories Greater than Death - La Pietra di Talgan

 Bando alle ciance e andiamo subito a cominciare, ringrazio tanto la mia amica Franci per aver organizzato questo evento e Fanucci editore per avermi inviato una copia omaggio di questo libro. Come sapete, la cosa non influisce mai sul mio giudizio.


  • Titolo: Victories Greater than Death
  • Titolo originale: Victories Greater than Death
  • Autrice: Charlie Jane Anders
  • Traduttrice: Leonarda Grazioso 
  • Lingua originale: inglese 
  • Codice ISBN: 978-8834742969
  • Casa editrice: Fanucci Editore
Trama

Tina Mains non è un'adolescente comune. Ha un lume di salvataggio interplanetario nel petto, e trascorre ogni giorno di vita sulla Terra in trepidante attesa che questo lume si attivi e che i suoi alleati alieni, che da piccola l'avevano nascosta sulla Terra per proteggerla, la vengano a prendere per riportarla nello spazio e permetterle di compiere il suo destino: sconfiggere un terribile nemico intergalattico e far trionfare la giustizia. In quest'ardua impresa spaziale, Tina potrà fare affidamento sulla sua migliore amica Rachael e su un equipaggio di alieni e terrestri determinato a portare a termine la missione, costi quel che costi. Riusciranno a salvare l'universo da ciò che lo minaccia e a ristabilirne l'equilibrio?

Recensione e commento

Prendete qualcosa da bere o qualcosa da mangiare, perché oggi starete con me per un po’.

L’autrice. 
Guardate che capelli! Andrebbe
d’accordo con Laini Taylor!
Ho tantissime, bellissime, cose da dire su questo romanzo. Un libro di cui si sentiva davvero il bisogno nella narrativa speculativa: qualcosa scritto da un’autrice adulta che prende sul serio le nuove generazioni, le ascolta e le rappresenta correttamente, senza giudicarle o sminuirle. Basta dare un’occhiata al curriculum vitae di Charlie Jane Anders per rendersi conto che non è una con cui si scherza facilmente, quando si parla di letteratura, dato che ha vinto premi non solo per la fantascienza, ma anche per la narrativa non speculativa e persino per la saggistica. Non esiste categoria che non sia stata correttamente rappresentata, con la giusta sensibilità, in Victories Greater than Death, e personalmente mi sono sentita abbracciata e compresa, finalmente vista, nonostante sia parte di una delle generazioni più derise di sempre. L’autrice è, infatti, magistrale nel ritrarre sia categorie umane tanto variegate e vivide da essere credibili e verosimili, ma dimostra una tale fantasia nel dipingere specie aliene che sono tanto assurde da sembrare vere. La comunità LGBTQI+ è ritratta senza retoriche né frasi fatte, ma con la naturalezza di un futuro che ha normalizzato la categoria di cui la stessa autrice è parte, per cui è ragionevole pensare che lei stessa sapesse come volesse essere ritratta in una storia. È stata la sua capacità di uscire da qualsiasi schema mentale, culturale o umano che fosse, che più mi ha piacevolmente stupita di questa lettura, perché, molto socraticamente, mette in dubbio ogni cosa che crede di sapere per certa, leggi della fisica e regole della prospettiva comprese. 

Naturalmente questo aspetto non tarda a farsi vedere anche nella caratterizzazione dei suoi personaggi, che non solo mostrano una diversità incredibile, ma cercano anche un arco di formazione diverso da quello a cui la narrativa di genere ci ha abituat3, un po’ come in effetti stanno facendo i millennial e la gen Z. Due generazioni stanche di lavori uguali a quelli dei loro genitori e dei loro nonni prima ancora e che, come le protagoniste e i protagonisti della storia, cercano di valorizzare qualità diverse da quelle semplicemente spendibili sul mercato. Ci sono persone portate per l’arte, la musica, i puzzle e ognuna di loro ha fronteggiato l’ingiustizia, il bullismo, l’indifferenza degli adulti incapaci di inquadrare il fenomeno nella giusta prospettiva, che si limitano a dire di non dare peso ai bulli e così facendo lasciano da sola la vittima. Anders parla di una generazione che ha perso la fiducia nelle istituzioni e con essa i punti di riferimento in un mondo che sta cambiando. Un mondo in cui esiste uno scollamento tra le aspettative sociali, che dicono come si dovrebbe essere e a quale standard corrispondere, e come si è veramente, meccanismo che crea un grande senso di colpa e di frustrazione. Per questo motivo è necessario che anche le forze militari e la classe politica siano riformate, meno rigide negli scopi e nelle gerarchie, oltre che nella risoluzione dei conflitti, che smettano di prendere di mira la diversità, invece di esaltarla, e che smettano di esportare la democrazia a suon di proiettili. 

Non stupisce che un romanzo indirizzato a questo tipo di pubblico voglia svincolarsi dalla dinamica in cui per vincere basta annientare il nemico: di annientamento del prossimo ne abbiamo abbastanza, noi puntiamo a rimediare agli errori del passato e creare qualcosa, invece di distruggere. C’è la ricerca di una terza via, svincolata dallo sterile dualismo delle creature umanoidi incapaci di vedere le sfumature e le vie di mezzo. Anders crea un mondo senza tante gerarchie e che non soffochi il libero arbitrio, né la creatività in nome dell’ uniformità.

“Va bene per te se ti abbraccio?”
Per aumentare il senso di identificazione dell3 lettor3 con la protagonista, di lei non viene mai fornita una descrizione fisica, per cui, nonostante sia psicologicamente molto ben caratterizzata, è facilissimo rivedersi in Tina, nel suo percorso e nelle sue difficoltà. Bellissimo il suo processo di transizione, dall’inizio, alla fine, anche nel rapporto con sua madre, una donna single, ma piena di amore, che non le tarpa le ali e che rappresenta un modello positivo di maternità, per quanto, purtroppo, la sua presenza sia fugace.

I temi sociali trattati sono tantissimi, non solo quelli appena menzionati, ma anche la presa di coscienza delle proprie colpe, delle conseguenze del colonialismo bianco, convinto della superiorità della specie portata avanti dall’eugenetica e che si fa carico di combattere per le minoranze anche se non si tiene conto della loro voce. Ho amato vedere che il cattivo avesse delle motivazioni per agire, avesse dei traumi e dei bias cognitivi, ma che nonostante ciò non sia stato glorificato né giustificato, e che rappresentasse tutto quello che di sbagliato esiste nella nostra società

Altro tema che viene affrontato benissimo, ma con grande naturalezza, è quello del consenso, non soltanto quando si parla di sessualità: anche soltanto per un semplice abbraccio viene chiesto il permesso. Nonostante esista sempre il conflitto, la società ritratta in Victories Greater than Death è utopistica e meravigliosa sotto altri aspetti, non soltanto quello appena citato: un mondo in cui una persona si presenta dicendo come si chiama e qual è il suo genere è un sogno per me. Un posto in cui tutto, dal consenso all’identità di genere, è così esplicito e semplice è spettacolare dal mio punto di vista, perché rende accessibili tutte le dinamiche sociali anche a chi spesso ha delle difficoltà. 

Il titolo del secondo romanzo

D’altro canto, menzione d’onore va fatta alla traduttrice, perché rendere il neutro per le persone, umane o aliene che siano, che non si identificano un un genere binario, non deve essere stata impresa facile. Nel romanzo non vengono utilizzati schwa, asterischi o chiocciole, che in genere, anche nel caso di altre case editrici, sono una scelta editoriale, più che di traduzione, per cui appare evidente che la traduttrice si è trovata davanti numerose sfide, quando ha dovuto decidere se rendere un concetto tramite una lunga e macchinosa perifrasi o decidere se attribuire un genere a un aggettivo. Ve lo confesso, in diverse parti sono andata a cercare come fosse la frase in lingua originale, ho fatto le pulci a ogni virgola, e devo dire che non si poteva fare miracoli: davvero Leonarda Grazioso ha fatto il massimo che poteva con quello che aveva, nessuna scelta è stata campata in aria, anche quando ha dovuto forzare un po’ le cose. Alla difficoltà linguistica nella resa di certi concetti ha pensato persino l’autrice, quando dà voce a ragazz3 parlanti lingue che contemplano genere e numero nell’aggettivazione e nei sostantivi e pertanto non si sentono correttamente rappresentat3. Per ovviare a questo problema viene introdotto un dispositivo di startrekkiana memoria che rende comprensibili tutte le lingue, in un universo che non contempla più la lingua straniera come una barriera invalicabile. L’estetica della fantascienza anni Sessanta-Settanta si fa sentire in varie situazioni, ma in modo innovativo, un po’ come se Anders avesse stilato un elenco di ciò che non andava nelle rappresentazioni passate e avesse preso la decisione di applicare delle modifiche per attualizzarle. 

Nonostante tutto quello che ho detto sui temi trattati, non dovete pensare che la lettura di Victories Greater than Death sia pensante, anzi, la prosa è molto colloquiale e umoristica, costellata di cultura pop, e che talvolta, quasi in modo cinematografico, guarda in macchina e rompe la quarta parete con chi legge, oltre al fatto che la narrazione, quasi episodica, è ritmata e veloce. Se proprio devo trovare un difetto, che dovete tirarmi fuori dai denti, è che a volte il nemico per attaccare aspetta che l3 protagonist3 abbiano finito di fare i loro discorsi, ma direi che possiamo passarci sopra (almeno, io posso).

Victories Greater than Death mescola la fantascienza classica a quella sociale, raggiungendo punte di tecnofantasy. Il primo libro di una dilogia che resterà nel mio cuore molto a lungo grazie alla qualità tecnica indiscutibile e alle emozioni che riesce a suscitare. Fanucci sta davvero facendo un gran lavoro per quanto riguarda la rappresentazione, non fatevi scappare questo titolo. 





4 commenti:

  1. Hai fatto un'analisi bellissima come sempre, si vede che il libro ti è proprio piaciuto, del resto è stata una lettura bellissima 😍

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  2. Bellissima analisi per un libro che merita assolutamente! ❤️

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  3. Una bellissima recensione per un libro che oltre agli aspetti più leggeri, rivela una profondità che fa piacere

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  4. Avevo già letto la recensione di Lovereadingmore e avevo capito che questo romanzo faceva per me, ora sono ancora più curiosa di leggerlo. La fantascienza è il mio genere preferito e proprio per questo sono molto esigente. Poi arrivo da Star Trek che già negli anni sessanta era una serie TV inclusiva e tra puntate, film, libri e fumetti ha veramente fatto il possibile per includere tutti... Insomma, se il romanzo non è scritto bene non gliela faccio passare liscia. E ultimamente devo dire che ho avuto difficoltà nel trovare opere ambientate nello spazio che fossero davvero meritevoli. Questo libro però potrebbe davvero essere la svolta, una nuova space opera scritta come si deve. Bellissima analisi ❤️

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