mercoledì 8 ottobre 2025

Vertigine

  • Titolo: Vertigine
  • Autrice: Beatrice Mautino
  • Codice ISBN: 9788804803614
  • Casa editrice: Mondadori 
 Quarta di copertina

Quando la malattia bussa alla nostra porta, ogni certezza sembra vacillare. Anche chi ha sempre creduto nella scienza si trova improvvisamente attratto da soluzioni facili, promesse miracolose, vie alternative. Mantenere la rotta quando si è in balia della paura è difficile e, nonostante tutte le migliori intenzioni, il rischio di cadere nel baratro delle illusioni è alto. Beatrice Mautino, biotecnologa e divulgatrice scientifica, ci accompagna in un viaggio tra le pieghe del complesso rapporto tra medicina, speranza e cura. Partendo dalla propria storia - da un evento che l'ha costretta a confrontarsi con la paura, la frustrazione e il peso delle emozioni - intreccia racconti di casi reali per mostrare le sfide e i dilemmi che emergono nella pratica clinica. Ci guida così tra le crepe del sistema, affrontando temi estremamente attuali come la fecondazione in vitro, la ricerca per combattere i tumori rari e le promesse spesso fuorvianti dei farmaci contro l'obesità. C'è chi lotta per una terapia mai testata e chi affronta la burocrazia con la speranza appesa a un filo. C'è chi promette cure quasi magiche e chi lavora in silenzio con metodo, tra successi e fallimenti. E poi ci siamo noi, protagonisti o spettatori, ammalati o caregiver, divisi tra la voglia di credere e la necessità di capire. Dalla tentazione delle scorciatoie alla responsabilità delle decisioni pubbliche, questo libro ci ricorda che la medicina, con tutti i suoi limiti e difetti, resta il miglior strumento che abbiamo. Perché affidarsi alla scienza è una pratica quotidiana fatta di domande difficili, prove solide e scelte consapevoli. Affidarsi alla scienza significa camminare sull'orlo del dubbio, nonostante il senso di vertigine che sembra toglierci il respiro, trovando un equilibrio fragile ma necessario per non smarrire la direzione.


Recensione e commento

Nel 2024 preparai la mia bella valigia e presi l’aereo per andare al Salone del libro di Torino solo per un evento: Beatrice Mautino e Dario Bressanini moderavano la presentazione del libro Non è mai morto nessuno di Alessandro Mustazzolu, un loro collega divulgatore che si occupa di microbiologia. Avevo un malloppo di libri da fare autografare ai tre scienziati al firmacopie, li seguivo da anni e per me era un’occasione unica che non potevo perdere. In quella situazione fu proprio Mautino a sorprendermi, perché pur avendo letto quasi tutta la sua produzione di letteratura divulgativa mi rimase impresso quanto fosse simpatica, ogni cosa che diceva riusciva a strappare una risata al pubblico con il risultato di aver reso estremamente piacevole quell’incontro, tanto che Mustazzolu, verso la fine della presentazione, disse “Usciamo da qui e andiamo a fare stand up”.

Questo lungo cappello introduttivo, molto diverso dalla natura impersonale e obiettiva che cerco di tenere in genere quando scrivo le recensioni, mi serve per fare capire quanto sia stato un pochino doloroso per me leggere Vertigine, un libro in cui Mautino, sempre lucida e sul pezzo, indaga l’abisso in cui può cadere persino la più scettica delle persone di scienza nei momenti di fragilità. Se da un lato sono perfettamente consapevole che ci siano giornate buone e cattive per chiunque e che non si può sempre ridere e scherzare, dal punto di vista puramente umano mi ha fatto sussultare il contrasto tra la giornata istruttiva ma esilarante che ho vissuto a Torino e la malinconia di fondo che ho letto nelle pagine di Vertigine.

Vertigine non è un libro pessimista, anzi, è un saggio che indaga la speranza, la mappa, ma che al tempo stesso la tratta come quello che è: una cosina piccola e fragile che rischia o di spezzarsi facilmente o di trasformarsi in illusione, se non vengono tenuti fermi alcuni punti. La sua dolorosa esperienza personale come caregiver di una persona cara alle prese con un tumore è usata come punto di partenza per raccontare le lungaggini del sistema sanitario, le diseguaglianze perpetrate dalla politica e la facilità con cui anche chi, come lei, ha una formazione scientifica avanzatissima possa trovarsi in enorme difficoltà quando un problema umano come quello che sta affrontando arriva a bussare alla porta. Mautino scardina alla radice lo stereotipo della persona di scienza asettica e insensibile che parla dalla cattedra, e utilizza l’empatia come strumento per essere ancora più efficace (lo aveva detto anche a Torino, durante la presentazione, quando aveva affermato che nel rapporto con il pubblico sui social cercava sempre un punto di contatto dicendo “A sedici anni anche io allungavo il mascara con l’acqua del rubinetto perché non sapevo che fosse pericoloso”). Conoscere bene la nostra interiorità, osservare con cura le nostre emozioni è importante per difenderci da chi conta sulla nostra ondata di indignazione o illusione per venderci qualcosa: anche in questo senso notare la nostra emotività è importante perché accorgerci per tempo di un coinvolgimento personale può essere vitale per non cadere nell’abisso. La sua capacità di analisi non si ferma al fenomeno “malattia” in sé, ma va ben oltre, indagando anche ciò che prova chi fronteggia i suoi stessi problemi o come debba sentirsi chi non ha le sue stesse risorse e questo serve a porre la scienza non su un piano sopraelevato ad appannaggio di poch*, ma al servizio della comunità, perché la malattia del singolo è un problema collettivo e come tale va affrontato, senza lasciare indietro nessun*.

Attraverso storie di scienziate e scienziati, ciarlatani e pazienti, Mautino fa i conti con il suo stesso rapporto con la scienza: averla scelta come professione (e forse è una vera e propria vocazione) non le impedisce di sentirsi delusa da un punto di vista umano quando non c’è una soluzione facile e veloce pronta per lei, cosa che razionalmente accetta, proprio perché ha contezza di come funziona il mondo della ricerca, ma allo stesso momento non sempre chi ha un problema subito ha il tempo di aspettare che la scienza sputi fuori una soluzione che potrebbe richiedere anni. Gli aneddoti che racconta servono a mostrare tentativi riusciti di forzare il sistema per migliorarlo, ma anche di grosse cantonate che sono costate vite e milioni e come distinguere le due cose tramite il metodo scientifico (tendenzialmente, se la narrazione è quella dell’eroe solitario che combatte il sistema con una cura miracolosa economica e facile c’è da darsela a gambe.). Ci sono anche episodi importantissimi che mantengono intatta questa speranza, la coccolano e la riparano dal vento per fare in modo che non si spenga.

In sostanza, da un punto di vista contenutistico Vertigine non è molto diverso da altri saggi: ci sono fatti, dati, spiegazioni a supporto di tesi e confutazioni varie. È il suo tono a differenziarlo da tutto il resto, perché grazie alla vicinanza che esprime con il pubblico diventa imperdibile per raccontare la scienza come materia umanissima e al servizio della società, senza mai cadere nel paternalistico, perché non c’è una sola persona nell’universo che sia immune dalla spietatezza dell’universo. Vertigine è breve ma intensissimo, inaspettatamente commovente e assolutamente da recuperare. 

giovedì 2 ottobre 2025

Il Fuso scheggiato & Lo Specchio rammendato




  • Titolo: Il Fuso scheggiato
  • Titolo originale: A Spindle splintered
  • Autrice: Alix E. Harrow
  • Traduttrice: Alice Casarini
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804757979
  • Casa editrice: Mondadori



  • Titolo: Lo Specchio rammendato
  • Titolo originale: A Mirror Mended
  • Autrice: Alix E. Harrow
  • Traduttrice: Barbara Ronca
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804757986



Trama il Fuso scheggiato

Zinnia Gray sta per compiere ventun anni. Un compleanno davvero speciale, anche perché è l'ultimo della sua vita. Rimasta vittima di una contaminazione chimica è affetta dalla nascita da una sindrome rara e misteriosa, la Malattia Generalizzata di Roseville. Se ne sa poco, se non che nessuna delle persone che ne hanno sofferto è arrivata ai ventidue anni. La sua migliore e unica amica, Charm, vuole che l'ultimo compleanno di Zinnia sia indimenticabile e le sta preparando una festa sensazionale, tutta in tema "Bella Addormentata" - la sua passione da sempre -, con tanto di torre e arcolaio. Ma quando Zinnia si punge il dito, succede qualcosa di totalmente inaspettato e la ragazza si trova catapultata in una serie di mondi paralleli, con un'altra bella addormentata desiderosa quanto lei di sfuggire a un destino che sembra già scritto.

Trama Lo Specchio rammendato


Zinnia Gray, di professione riparatrice di fiabe, ha finito di correre in aiuto di principesse addormentate. Dopo aver salvato decine di donzelle in pericolo, arso una cinquantina di arcolai, e dopo essersi ubriacata con decine di fatine buone e aver limonato con membri di famiglie reali di ogni ordine e grado, comincia a desiderare che tutte quelle fanciulle si diano una mossa e inizino a occuparsi da sole dei loro problemi di trama. Ma proprio quando pensa di non voler soccorrere nessun'altra principessa, si guarda in uno specchio e vede di rimando un volto che la fissa: è il viso del Male che la chiama. Perché ci sono tante persone intrappolate in storie che non hanno scelto: la Regina Cattiva di Biancaneve ha appena scoperto come si conclude la sua favola e ha disperatamente bisogno di un lieto fine. Ha bisogno che Zinnia la aiuti prima che sia troppo tardi per tutti. Ma cosa farà Zinnia? Accetterà la velenosa proposta della regina, risparmiando a entrambe la tortura delle scarpe di ferro arroventate, o tenterà un'altra strada?

Recensione e commento


In queste novelle di Alix Harrow troviamo alcune delle sue caratteristiche più famose e altre sperimentali, più o meno riuscite.

Le due novelle vanno lette in ordine perché sono cronologicamente collegate. Nella prima, Il Fuso scheggiato, la protagonista, Zinnia, convive con una malattia degenerativa incurabile che fa in modo che si immedesimi particolarmente con la protagonista de La Bella Addormentata e, per un caso fortuito, scopre che esistono infinge versioni della fiaba e che lei è una di esse. Aprendo un portale interdimensionale, finisce in un mondo secondario che ricalca l’immaginario disneyano in cui conosce la sua omologa di quell’universo e la aiuta a cambiare il corso degli eventi della sua storia. Nello strampalato viaggio che compiono assieme, le due ragazze imparano a conoscersi e volersi bene e interagiscono anche con la fata cattiva, colei che ha scagliato la maledizione su Primrose e qui appare chiaro che l’autrice aveva l’intento di dare una rivisitazione femminista alla trama: forse non tutte le maledizioni vengono per nuocere, a volte sono scagliate perché sono il male minore.
Nella seconda novella, Lo Specchio rammendato, invece, Zinnia aiuta la matrigna di Biancaneve a compiere un arco di redenzione e le dà la possibilità di tratteggiare sé stessa, scegliersi un nome ed essere altro oltre a “la matrigna-strega cattiva”. In questo secondo capitolo c’è moltissimo più ritmo e qualche inaspettato colpo di scena, perché anche Zinnia compie un arco che la porta a mettere in prospettiva la sua vita. 

Da un punto di vista puramente teorico sono tutte ottime idee e parzialmente sono riuscite: Zinnia è una protagonista scanzonata, ironica e sagace che grazie alla sua laurea in folklore ha gli strumenti per valutare la situazione fantastica che sta vivendo. Si parla di autodeterminazione e di cambio di paradigma nell’interpretazione dei comportamenti delle personagge, eppure, qui arriva anche qualche piccolo difetto, perché se da un lato la forma è stata adattata al contenuto più moderno, usando una prosa estremamente informale e cercando di tratteggiare i personaggi con una caratterizzazione più sfaccettata, dall’altro lato il contenuto straborda un pochino rispetto allo spazio che gli è stato dato. Infatti, le novelle assomigliano per struttura a dei romanzi, ma non c’è un numero adeguato di pagine per far sì che ogni elemento venga sviluppato adeguatamente. È un po’ come se la brevità fosse al tempo stesso un punto di forza e di debolezza perché sicuramente rende la lettura veloce e fruibile, ma anche troppo compressa per essere sempre confortevole.

In conclusione, Il Fuso scheggiato e Lo Specchio rammendato contengono messaggi importanti, qualche scena commovente e una prosa divertente e ironica. Qualche piccolo punto a sfavore c’è ma sono comunque libri disimpegnati da leggere in una piovosa domenica pomeriggio. 

mercoledì 24 settembre 2025

L’Ordine dei Mimi

  • Titolo: L’Ordine dei Mimi
  • Titolo originale: The Mime Order
  • Autrice: Samantha Shannon
  • Traduttrice: Egle Costantino
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804791911
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Oxford appartiene al passato, ma la Repubblica di Scion non è stata sconfitta e continua a darle la caccia con il suo occhio cui nulla sfugge. Per mantenere un appoggio nel mondo della criminalità a Paige non resta che tornare da Jaxon Hall, il suo vecchio datore di lavoro, tanto carismatico quanto feroce. Ma Paige obbedisce soltanto a se stessa adesso e neppure Jaxon potrà farla desistere dal denunciare la corruzione nel sindacato. E mentre lei progetta di impadronirsi della favolosa Corona della Rosa, entrambi i contendenti di un antico conflitto tramano per sfruttare il suo talento a proprio vantaggio. Il secondo volume della fortunatissima saga d'esordio di Samantha Shannon, ispirata ai miti greci di Pandora e Prometeo, che fonde distopia ed epic fantasy, in una nuova edizione completamente rivista dall'autrice.


Recensione e commento

L’Ordine dei Mimi inizia esattamente dove conclude La Stagione delle Ossa e se pensavamo che il peggio fosse passato è evidente che non avevamo ancora visto niente. Cerchiamo di analizzare con calma il secondo libro di questa serie che va in crescendo.

Per Page fuggire dalla prigione di Oxford, dove ha scoperto che il governo di Scion è in realtà una marionetta dei Refaim per combattere gli Elim ha costituito soltanto la punta dell’ iceberg. Qui la sua crescita è davvero esponenziale, le vessazioni che ha subito nel primo romanzo le sono servite per comprendere chi sia il vero nemico e soprattutto, grazie alla distanza che ha messo tra sé e la sua vita a Londra, si rende conto di essere stanca di scendere a compromessi e di non voler più vivere come una criminale.

Infatti è proprio su questo punto che batte tutta la narrazione: il sindacato nacque come associazione clandestina per dare rifugio ai veggenti, dato che Sion ha creato una forma di governo totalitaria che non accetta la magia, e ha concluso per diventare invece una vera e propria associazione mafiosa. Il sindacato ha creato una gerarchia tra i poteri dei veggenti e quindi ne taglia fuori moltissimi dalla piramide sociale, costringendo tantissime persone a vite marginalizzate: nonostante nascesse con l’idea di proteggerle ha finito invece con lo sfruttare la loro disperazione, fomentando una guerra tra poveri, forzando le persone a pagare il pizzo per avere protezione e riducendosi a una vita di criminalità invece che di solidarietà. Page non tollera più questa situazione, ne coglie le contraddizioni e tuttavia non riesce a cambiare vita, quantomeno non subito,  perché non ha alternative. Ha la nausea all’idea di chiedere un’altra volta il pizzo o di buttarsi in una rissa per il controllo sul territorio, ma non può trovarsi un lavoro normale poiché lo Stato persegue le persone dotate di magia e allo stesso tempo perché crede che il sindacato, se agisse con gli intenti per cui è nato, sia la sola arma da poter utilizzare per rovesciare il regime e combattere contro gli alieni.

Scalare la piramide sociale della criminalità diventa quindi paradossalmente fondamentale per Page, che ne ha bisogno sia per riorganizzarne le fila, sia per avere l’autorità e la credibilità per fare qualcosa di concreto: nessuno le crederebbe se, senza prove, raccontasse di essere stata rapita dagli alieni che sono al comando di un governo fantoccio e costretta a combattere contro degli altri alieni che si nutrono di magia. Mentre tutto ciò avviene, noi assistiamo ai suoi conflitti interiori che sono realistici e credibili, vediamo la sua frustrazione e il senso di impotenza e quello di ingiustizia che occasionalmente la porta ad agire in modo sconsiderato. Anche se a onor del vero Page ragiona cento volte prima di compiere un’azione che può mettere in pericolo la sua vita, quella altrui o la sua missione. Le scene di azione in cui si ricorre alla violenza ci sono e sono numerose, ma rispetto al primo volume sono portate avanti con intenti diversi perché anche in questo caso vediamo quanto Page sia cresciuta rispetto al primo romanzo, quanto il suo modus operandi era molto più orientato verso il mors tua vita mea. Qui la violenza viene utilizzata anche tanto, ma sempre circondata dal senso di colpa di non aver potuto fare diversamente. Un’altra evoluzione nella scrittura di Shannon si dimostra nell’assenza di plot armour attorno alla protagonista, che in La stagione delle Ossa veniva coccolata dall’autrice molto di più, mentre in L’Ordine dei Mimi deve cavarsela da sola senza dei ex machina, le prende da tutte le parti, si frattura, si ferisce, sopravvive con le sue forze, corre dei grossi rischi che le costano cari e, per quanto sia circondata da persone affidabili che le vogliono bene e sono disposte ad aiutarla, non sempre è nelle condizioni giuste per chiedere o ricevere aiuto. Per quanto riguarda le relazioni interpersonali, l’elemento che più ho apprezzato è lo slow burn, uno vero, come si deve, tra lei e il suo interesse amoroso. Nel primo romanzo avevamo visto solo un barlume di storia d’amore verso la fine e anche qui non se ne vede traccia per la maggior parte del libro. Infatti, quando i due parlano finalmente dei loro sentimenti in modo aperto, comunque ciò non diventa mai centrale perché il contesto in cui si muovono è talmente difficile che la lista delle priorità comprende tantissime altre voci che hanno la precedenza sulla loro storia. Se cercate un romance sicuramente questa serie non fa per voi, ma personalmente sto amando la loro relazione perché mi sta facendo languire proprio per l’assenza di fretta, nonostante il bisogno, e la mancanza di occasioni di viverla per i due protagonisti. Tutto questo mi fa tifare per loro molto più di quanto sarebbe successo se tutto fosse stato condensato in poche pagine in modo forzato.

La complessità della trama, che non è riassumibile in pochi punti, dato che gli intrighi e gli eventi sono tantissimi e coinvolgono una moltitudine variegata di personaggi, è specchio di un worldbuilding altrettanto complesso. Ho già nominato il fatto che esistono tre fazioni che al loro interno non sono omogenee: umani con poteri che sono in disaccordo tra di loro, umani senza poteri che sono altrettanto in disaccordo tra di loro, e per gli alieni la questione non migliora, poiché anche lì ci sono ribelli e collaborazionisti. Anche per questo è difficile riuscire a formare un fronte comune, dato che le lotte intestine non consentono di unirsi neanche davanti a un pericolo imminente che viene caparbiamente negato. In questo secondo romanzo della serie la parte fantascientifica è meno presente, mentre quelle fantasy e urban fantasy sono maggiormente trattate, ovviamente inquadrate nel contesto della distopia che Shannon ci sta raccontando. E infatti, questa Londra retrofuturista è quasi un elemento vivo: è la città che consente di tessere una rete grazie alla sua estensione, ma è sempre Londra che confina i veggenti negli unici posti che possono esplorare e li estromette da tutti gli altri. Il racconto che l’autrice fa di questa città le consente di costruire una enorme critica al colonialismo inglese. Infatti, i veggenti non sono i soli a essere stati messi alle periferie del sistema: anche gli immigrati, in particolare gli irlandesi, di cui Page stessa è parte, vengono perseguitati e costretti a soffocare una grossa parte della loro identità. Parlare gaelico è di per sé un atto sovversivo e per anni si è sforzata di non parlare la sua lingua madre. Ma in due occasioni sarà proprio questa parte di sé, quella che persino lei trascura e a cui non pensa mai, a salvarle la pelle. Anche l’esplorazione dei suoi poteri magici è una sonda che scende sempre più in profondità. Nel primo romanzo ci è stato presentato un sistema magico sfaccettato e fuori dal comune per la sua dovizia di particolari. Qui si va ancora più a fondo perché Page allena i suoi poteri come un’atleta olimpica, tanto che arriviamo a conoscere ogni virgola dei suoi doni con un realismo impareggiabile.
 
Se cercate una serie in cui tutto viene gestito sempre con criterio e con una struttura molto fuori dal comune rispetto a quelle contemporanee questa fa decisamente per voi. Il secondo libro non solo è all’altezza del precedente, ma addirittura superiore perché ne lima i difetti. Spero che il terzo libro arrivi presto da noi in Italia.




mercoledì 10 settembre 2025

Ambessa

  • Titolo: Ambessa - La prescelta del Lupo
  • Autrice: C. L. Clark
  • Traduttrice: Marta Lanfranco
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788842937302
  • Casa editrice: Nord
Trama

Guerriera, generale, madre. Ambessa Medarda è una donna da temere, discendente da una famiglia che ha fatto di tutto pur di ottenere la gloria. E anche lei ha guidato interi eserciti alla vittoria. Ha ucciso mostri leggendari. Ha compiuto innumerevoli sacrifici per risalire i ranghi. E adesso punta al trono dell’immenso Impero di Noxus.
Però, prima di poter realizzare quel sogno, deve diventare la leader del proprio clan e superare un ultimo ostacolo: suo cugino ed ex confidente, Ta’Fik. Lui solo conosce i segreti più oscuri di Ambessa. E sa che non può assolutamente permetterle di salire al trono.
Ben presto, questa lotta fratricida dà vita a una guerra feroce, combattuta sia sul campo di battaglia sia in privato, tra i vari membri della famiglia Medarda. Mel, la figlia di Ambessa, che aspira a diventare il braccio destro di cui sua madre ha bisogno, le mette a disposizione le proprie capacità, solo per vedersi cacciare via in malo modo, come fosse una ragazzina buona a nulla… o l’ennesimo pericolo da cui proteggersi. 
Accerchiata da nemici in agguato a ogni angolo e da traditori che tramano nell’ombra a ogni suo passo, Ambessa dovrà vivere in costante stato di allerta, guardandosi le spalle persino dalle persone a lei più care. Ma non si piegherà. Perché è disposta a mettere il mondo a ferro e fuoco, pur di ottenere ciò che le spetta.


Recensione e commento 

In questo ormai trascorso periodo estivo c’è stato un piccolo gioiellino ingiustamente passato inosservato. Forse perché si temeva potesse essere niente più che un gadget per la fanbase affezionata di League of Legends, invece posso confermare che è un prodotto che vive di vita propria e per di più contiene molti elementi di pregio ancora troppo rari nel fantasy mainstream.

Tanto per cominciare, l’autrice utilizza una prosa asciutta che si limita a narrare gli avvenimenti senza metterci troppo di sé e così facendo riesce a riassumere con poche parole anche gli elementi della trama e dell’ambientazione che ci serve conoscere anche se non abbiamo giocato il videogioco o visto la serie. Sicuramente per chi ha già usufruito del prodotto League of Legends in precedenza ci saranno tanti camei di personaggi già conosciuti e che qui vanno e vengono sullo sfondo. Il worldbuilding non si limita solo ai luoghi e alle creature, ma anche alla società in cui, per quanto ricalchi il modello militarizzato dell’antica Roma, non esistono ruoli di genere stabiliti o gerarchie razziali. Per questo motivo Ambessa e suo cugino possono farsi la guerra alla pari quando viene a mancare loro nonno e si crea un vuoto di potere.

Eppure, per quanto si tratti di un libro sulla guerra (anche se è più di questo, ma ci arriviamo fra un attimo) è meno violento di quanto si potrebbe pensare. Come ho già detto, la società è sì fortemente militarizzata ma nelle scene di scontri fisici e battaglie l’occhio che le descrive non diventa mai morboso né sfocia nella  pornografia del dolore, non si punta mai a scioccare e la guerra che scaturisce, vista con gli occhi di una persona che nel 2025 vede nei telegiornali cose di gran lunga peggiori, sembra perseguita persino con strumenti etici (non esiste lo stupro di guerra o la fame imposta sulla popolazione civile, per esempio), perché è limitata a chi combatte di professione e chiaramente le parti più avvincenti della narrazione sono quelle che si concentrano sulla tattica e sulla strategia. 

Ho detto che è un libro sulla guerra, ma ho parzialmente banalizzato, perché guardando le cose più da vicino appare per quello che è: una famiglia che si scanna per l’eredità di un parente morto. Quando si crea il vuoto di potere saltano fuori vecchi rancori covati per anni, mai affrontati a viso aperto e rinfacciati al momento di utilizzarli come vendetta. Quella di Ambessa è una famiglia disfunzionale, in cui è stato creato un ambiente competitivo mentre l’unità famigliare veniva professata solo a parole.

Forse, proprio per questo, la vera protagonista del libro non è tanto Ambessa, quanto la genitorialità. Partendo proprio da Ambessa, le protagoniste come lei mancano nel panorama fantasy ed è un po’ paradossale che per trovarne una sugli scaffali delle librerie sia stato necessario attingere al mondo dei videogiochi. Si tratta di una donna nera che ha passato i quarant’anni, con un marito e due figli, che vediamo combattere (ovvero fare quello che per lei è il suo lavoro) mentre è ancora incinta col pancione. Si divide, non sempre efficacemente, tra famiglia e carriera ed essendo una persona molto ambiziosa non potrebbe mai essere il tipo di madre che, stereotipicamente, sacrifica la sua vita per salvare quella del prescelto che porta in grembo. Ambessa non è un angelo del focolare, ma non è nemmeno una matrigna: ama i suoi figli del tipo di amore che può dare, per quanto per loro non sia sempre il tipo giusto, è estremamente umana e fallibile, ma questo fa di lei una persona vera (e questo non le trova alcuna giustificazione). E poiché proviene da una famiglia disfunzionale, in cui si sgomitava per una briciola di approvazione, alcune dinamiche sono talmente interiorizzate nella sua mente che non sempre riesce a fermarsi in tempo prima di applicarle anche con sua figlia e suo figlio, i quali sono completamente diversi da lei per inclinazioni e carattere e che lei cerca, nonostante tutto, di plasmare a sua immagine e di vivere attraverso di loro, proiettando le sue aspettative. Il suo arco di formazione come protagonista raggiunge il suo culmine proprio quando si mette in discussione come genitore, quando si accorge che i suoi figli cercano di compiacerla nel modo malsano in cui lei cercava di compiacere suo nonno. Infatti, ci sono vari modi di essere figli e figlie e saranno moltissime le occasioni all’interno del libro in cui avremo vari esempi di famiglia e di tutte le cose brutte che si possono fare per essa, sempre a spese della generazione più giovane, che è quella che viene mandata a morire. Il conflitto generazionale consiste proprio nello scontro tra chi vuole che si continui a fare come si è sempre fatto e chi invece vorrebbe fare spazio al nuovo, anche deponendo l’ascia di guerra e instaurando legami di sincero affetto con i vecchi nemici, perché ormai la nuova generazione ha perso l’interesse per i conflitti dei genitori (come succede, più in piccolo, quando le famiglie si scannano per l’eredità e alla fine fra cugini si fa la pace perché non è che il patrimonio fosse questo granché).

Ambessa è un romanzo che mi ha lasciato tantissimo e mi ha sorpresa in positivo. Lo stile asciutto e il ritmo incalzante lo hanno reso di facile lettura, ma sono gli argomenti trattati con profondità senza essere pesanti a conquistarmi completamente. Che abbiate giocato o no il videogioco resta una lettura godibile che mette un importante tassello per colmare delle parti che nel fantasy contemporaneo ancora mancano.

mercoledì 3 settembre 2025

The Thirteenth Child - La Tredicesima Figlia

  • Titolo: The Thirteenth Child - La Tredicesima Figlia
  • Titolo originale: The Thirteenth Child
  • Autrice: Erin Craig
  • Traduttrice: Sara Brescian
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788834746523
  • Casa editrice: Fanucci
Trama


Hazel Trépas ha sempre saputo di essere diversa dai suoi fratelli. Tredicesima figlia, fin dall’infanzia è stata promessa a uno degli dèi della Martissienes: Merrick, la Temutissima Fine. Quando, dopo anni di silenzio, Merrick finalmente si presenta alla porta della fattoria di famiglia, il destino di Hazel si compie. Il dio le comunica che diventerà una grande guaritrice, dalle abilità straordinarie. Per aiutarla, Merrick le concede in dono la capacità di dedurre all’istante la cura necessaria per ogni malato. Ma c’è un problema. Oltre a un potere fuori dal comune, Hazel riceve anche una condanna: riesce a vedere quando ogni speranza è svanita e la Morte ha reclamato uno dei suoi pazienti. Perseguitata dai fantasmi di chi ha dovuto lasciare andare, Hazel non desidera altro che fuggire dalle sue responsabilità. Ma il destino la conduce alla corte reale di Châtellerault, dove le viene chiesto di curare il re Marnaigne, colpito da una piaga misteriosa. È lì che conosce Leopold, lo sprezzante principe ereditario che nasconde un cuore sorprendentemente gentile. Alla corte, costretta a decidere se salvare o no un sovrano destinato a morire, Hazel affronterà la prova più difficile della sua vita. Cosa succede quando una mortale decide di sfidare la volontà della Morte?

Recensione e commento 

Tra i pregi della scrittura di Erin Craig c’è sicuramente quello di non produrre mai opere autocelebrative fatte in serie: sicuramente, che piaccia o meno, questa autrice non può essere accusata di riproporre sempre la stessa formula, per non sbagliare, ogni sua opera è sempre diversa dalle precedenti e questo finirà inevitabilmente per piacere a una fetta di pubblico e scontentarne un’altra. 

The Thirteenth Child - La Tredicesima Figlia è la quarta opera di Erin Craig, completamente staccata dagli universi di Piccoli Favori o di La Casa di Sale e Lacrime e si basa su una delle fiabe del focolare dei fratelli Grimm, quella di Comare morte, in cui il tredicesimo figlio di un contadino veniva adottato dalla Morte che ne fece un guaritore. Infatti, in questo romanzo cerca di sostenere la parte disturbante facendo leva sul body horror, piuttosto che sulle sensazioni di inquietudine date dall’emotività delle protagoniste, e questo funziona per la fetta di pubblico che prova ribrezzo a sentir parlare di fluidi corporei, pustole e malattie, ma lascia totalmente indifferente chiunque veda il malessere dei pazienti in modo più clinico e neutro che raccapricciante (questo dipende dalla sensibilità personale).

Il tema centrale, poi, è il rapporto con la famiglia: la famiglia d’origine della protagonista, disfunzionale e anaffettiva, che la fa crescere facendola sentire un fardello, contrapposta a Merrik, un dio della morte volubile, ma sinceramente affezionato alla protagonista Hazel, con la quale costruisce un rapporto padre-figlia non sempre idilliaco ma sicuramente autentico. Per quanto magica, l’intento di Craig è sicuramente quello di mostrarci una vita normale, con i suoi alti e bassi, le sue fasi e i suoi stalli, fatta di piccole gioie e a volte grandi dolori, ma per quanto io in genere apprezzi questo tipo di storie (mi viene in mente, per esempio, il titolo Ortica), qui forse si è tirato un po’ per le lunghe, sfoltire un po’ di pagine avrebbe aiutato con l’immersione emotiva, che a tratti era intensa, mentre altre volte mancava, soprattutto nella prima parte, concentrata moltissimo sulla descrizione di ambientazione e paesaggi. Sicuramente, l’intento dell’autrice era di mantenere la storia indeterminata e sospesa nel tempo, proprio come nelle fiabe, ma proprio per questo forse avrebbe dovuto prendersi meno spazio e venire al dunque prima, anche se ciò le ha dato l’occasione di creare, come sempre, un’ambientazione delineata con vividezza. Il tono cambia dopo la metà del romanzo e assistiamo alla crescita di Hazel anche grazie alle crisi e alle emergenze che deve affrontare, effettuando il passaggio di crescita da ragazza a donna. 

Se l’idea di base per il libro era buona, purtroppo per me la più grande nota di demerito va alla traduzione, è stato uno strazio leggere tutta la prosa al passato prossimo invece di un più classico passato remoto. Questo escamotage non ha fatto altro che allungare ulteriormente il numero di parole, rendendo il testo verboso e difficile da digerire anche per una contorta e disagevole consecutio temporum. Personalmente, ho concluso la lettura ricorrendo al testo in originale, perché la resa in italiano mi stava creando troppi problemi di concentrazione, dato che mi veniva da correggere ogni frase mentre la leggevo.

The Thirteenth Child - La Tredicesima Figlia è un romanzo peculiare come tutti gli altri usciti dalla penna di Erin Craig. Il suo sforzo nel non ripetersi mai è ammirevole e questo sarà per alcune un pregio e per altre un difetto. Non posso che consigliare di provare per farsi la propria idea.


venerdì 22 agosto 2025

Not Quite Dead Yet

  • Titolo: Not Quite Dead Yet
  • Titolo originale: Not Quite Dead Yet
  • Autrice: Holly Jackson
  • Traduttore: Paolo Maria Bonora
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817191081
  • Casa editrice: Rizzoli
Trama

Tra sette giorni Jet Mason sarà morta. Jet ha ventisette anni e sta ancora aspettando che la sua vita decolli. Il suo mantra è “lo farò più tardi”, pensando di avere tutto il tempo del mondo. Fino alla notte di Halloween, quando viene aggredita in casa sua da un intruso. L’attacco le procura un forte trauma cranico e il medico è certo che entro una settimana la lesione scatenerà un aneurisma mortale. Jet non ha mai pensato di avere dei nemici, ma ora vede tutti sotto una nuova luce: la sua famiglia, la sua ex migliore amica, ora sua cognata, il suo ex fidanzato possessivo… Le restano sette giorni, solo sette giorni per scoprire chi l’ha aggredita, e a mano a mano che le sue condizioni peggiorano, Jet si rende conto che l’unico di cui si possa fidare è il suo amico d’infanzia Billy. Ma questa assurda storia ha anche un risvolto positivo: per la prima volta nella sua vita è determinata a portare a termine qualcosa. Jet risolverà il suo stesso omicidio.


Recensione e commento

L’ultima fatica di Holly Jackson si intitola Not Quite dead Yet ed è un thriller che negli esiti si discosta un pochino sia dalla sua produzione precedente, sia da libri dello stesso genere.

Cominciamo col dire che non è una lettura priva di difetti: il primo capitolo ha tratti quasi dilettanteschi nel modo di fornire le informazioni, c’è un po’ di infodump nel presentare il cast di personaggi che si susseguono a rotta di collo uno dopo l’altro con tanto di background personale. Inoltre, alcuni di loro, protagonista inclusa, hanno nomi molto simili per grafia, lunghezza e suono, il che è qualcosa che si tende a evitare quando si scrive un romanzo, proprio per non correre il rischio di confondere, ma dando a Jackson il beneficio del dubbio ho pensato che potesse essere un indizio (un potenziale killer a cui è stato detto di uccidere una persona e invece si sbaglia e ne uccide un’altra, per esempio). A lettura finita mi duole affermare che non è così, era semplicemente un errore di editing (per quando non grosso come quello avvenuto con Il Ritorno di Rachel Price).

Per quanto riguarda la fretta nella stesura del primo capitolo, è un elemento perdonabile nell’ottica complessiva del romanzo, perché per come è stato concepito punta a darci un’infarinatura per poi partire a cannone nel secondo capitolo, srotolando una trama in cui, letteralmente, non c’è un minuto da perdere. Anche grazie al ritmo incalzante e all’immersione che riesce a creare i problemi di cui parlavo prima si vedono meno, perché si notano a posteriori, a libro chiuso, ma non si ha la freddezza di guardarli mentre si ha tutto il coinvolgimento emotivo che viene messo in campo.

Infatti, come sempre, Jackson è bravissima a creare tensione e farci sospettare di chiunque, per quanto a un certo punto il cerchio si stringa e diventi evidente chi sia il colpevole. Sotto questo aspetto, posso dire di aver trovato tutto relativamente verosimile, nell’ottica della finzione letteraria, ma non sono stata pienamente soddisfatta dal finale, che ha l’indiscutibile pregio di mantenere le promesse fino alla fine, ma è comunque mancata una spanna di coraggio in più per portarlo ancora oltre. 

Poi, trovo sempre molto apprezzabile il modo di Jackson di caratterizzare le sue protagoniste e gli altri personaggi: Jet è una ragazza di ventisette anni divisa a metà tra la sensazione di non aver mai concluso nulla nella vita e quella di avere ancora tutto il tempo del mondo per rimediare. Nessuna delle protagoniste create dall’autrice fino a questo momento è intercambiabile con le altre, ma forse un pochino lo è Billy che qui mi è sembrato molto simile a Ravi, il comprimario di Come uccidono le brave ragazze, anche se devo dire che amo alla follia che l’autrice si spenda tanto per creare personaggi maschili senza un’ombra di tossicità. 

Grazie al ritmo incalzante, ai temi trattati, come il conflitto generazionale e la paura tutta millennial di non aver fatto nulla della propria vita, Jackson riesce nell’impresa di creare un libro da cui è impossibile staccarsi, nonostante i piccoli difetti che passano in secondo piano proprio grazie alla sua scrittura immersiva ed emotiva.

mercoledì 30 luglio 2025

Gli straordinari fallimenti di Leopold Berry

  • Titolo: Gli straordinari Fallimenti di Leopold Berry
  • Titolo originale: The extraordinary disappointments of Leopold Berry
  • Autore: Ransom Riggs
  • Traduttrice: Linda Martini
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817189088
  • Casa editrice: Rizzoli
Trama


A Los Angeles si vedono molte cose strane. Eppure le visioni di Leopold Berry, nerd diciassettenne orfano di madre e con un padre con cui non riesce a parlare, sono molto, molto più strane: un procione con la coda in fiamme, un uomo che infila un dente nel parchimetro... Ogni allucinazione sembra rimandare alla sua grande ossessione, "Le avventure di Max a Sunderworld", una serie tv che guardava da bambino. Ma quelle stranezze annunciano una verità molto più grande e spaventosa di un vecchio programma. Perché Sunderworld non solo è reale. Ma è anche in grave pericolo. Dall'autore della serie culto "Miss Peregrine. La casa dei ragazzi Speciali".


Recensione e commento

In genere, durante l’infanzia, ma anche dopo, c’è un periodo in cui a chi ha talenti artistici viene rinfacciato il fatto di non avere capacità immediatamente spendibili, come le abilità tecniche. Quando si è bravi in educazione artistica o negli sport ci si sente spesso dire “pensa a studiare la Storia e la Geografia, quelle sono cose utili!”.

Gli Straordinari Fallimenti di Leopold Berry parla di questo: di come il mondo degli adulti schiacci i nostri sogni, la nostra personalità, per farci diventare ingranaggi di un sistema che non premia l’unicità, ma il conformismo. Ransom Riggs ha, non serve nemmeno dirlo, una penna matura al punto che riesce a farci catapultare in una storia apparentemente già vista e ampiamente esplorata perché ribadisce tutti i cliché di questo tipo di narrativa per poi scardinarli uno dopo l’altro. Infatti, il romanzo si apre con Larry, orfano di madre, che vive con un padre castrante, l’equivalente moderno della matrigna cattiva delle fiabe, che non fa altro che dargli del perdente solo perché non ha il tipo di abilità osservabili a scuola. Eppure, guardandoli da fuori, è proprio il padre del protagonista a essere un perdente: è un uomo per cui il denaro è l’unico e solo valore, niente ha valore se non viene permutato in denaro. Valuta il successo nell’ottica del potere e di come questo lo collochi in una posizione sopraelevata, ma nel farlo si perde tante cose belle della vita, incluso il suo rapporto con Leopold, che lui vive non come un individuo a sé, che deve conoscere e amare per chi è, ma come un’estensione di sé e che pertanto non può fare altro che deluderlo, dato i figli non sono a immagine e somiglianza dei genitori. 

Il processo di affrancamento di Larry sarà necessario, ma doloroso, si tratterà di una crescita che per un periodo dovrà fare in solitaria. Larry è un vincente non per il potere che acquisisce, ma perché nonostante i modelli che gli sono stati propinati riesce comunque a fiorire e diventare chi è. In questo consiste il vero successo, non nell’applicarsi delle etichette e deformarsi per aderire a esse.

I trope ribaditi uno per uno per poi essere scardinati, dicevo. Abbiamo la matrigna cattiva, che qui è invece il padre biologico, poi abbiamo quello del prescelto, perché Leopold, a poche pagine dall’inizio, riesce a entrare in una Los Angeles parallela non visibile a chi non ha poteri magici. A questo punto ho pensato “A posto, adesso si scopre che lui è l’eletto e combatte a mani nude una minaccia inaffrontabile per chiunque altro” e lo pensa lui stesso. Invece no, altro ribaltamento, perché Larry anche qui, ancora una volta, crudelmente, è mediocre e si ritrova a fare i conti con la sua mancanza di straordinarietà anche nell’ambito dello straordinario. Ma del resto tutte le sue capacità sono sempre state sminuite, schiacciate sotto il peso delle aspettative sociali di chi non ha mai creduto in lui e non lo ha mai incoraggiato. Il suo viaggio interiore consiste in questo: comprendere nel profondo che i suoi sogni vanno inseguiti anche se non sono come se li era immaginati. Nessuno gli stenderà il tappeto rosso e gli consegnerà le chiavi magiche per aprire le porte che lo porteranno al luogo in cui appartiene, perché la realtà, per quanto magica, è sempre meno scintillante e patinata delle nostre fantasie. Ma è così che Leopold vince: suo padre lo accusa di essere un perdente, ma lui non perde, lui fallisce ancora e ancora, fallisce di nuovo e fallisce meglio, imparando dai suoi errori e non arrendendosi davanti alle difficoltà, perché la sua abilità consiste nel lavorare sodo per fare parte del luogo a cui sente di appartenere, non nell’essere il Neo di Matrix della situazione.

Lerry cerca di tenere intatta dentro di sé la passione infantile che lo anima e che nei suoi coetanei, anche ragionevolmente, si spegne piano piano per affacciarsi alla vota adulta in modo in disilluso ma ragionevole. Per questo il suo viaggio è quasi (quasi) tutto in solitaria: perché non sempre viene capito anche da chi gli vuole bene ed è sempre stato al suo fianco. La passione, però, per fortuna, può anche essere riaccesa e non tutto è perduto quando si tratta di tenere viva la propria creatività.

In questo romanzo che mescolo lo urban al portal fantasy, Riggs ci regala una storia da cardiopalma, senza mai un tempo morto, emozionate e commovente al tempo stesso, in cui l’ambientazione cittadina si incastra perfettamente con la sua parallela magica: le due Los Angeles sono diverse sul piano fisico, ma molto simili per quanto riguarda la popolazione pittoresca che le occupa e nella ricerca della magia Leopold incontra la realtà, in un posto che custodisce al suo interno Hollywood, il luogo dove i sogni prendono vita, ma che simboleggia anche la finzione, la facciata, l’ipocrisia dietro il luccichio. 

Gli Straordinari Fallimenti di Leopold Berry è un romanzo che ha saputo abbracciare e guarire una piccola parte della mia bambina interiore. È un libro che mi ha fatta sentire compresa e accolta. Si adatta bene a essere letto a qualsiasi età grazie al suo messaggio e alla straordinaria capacità di Ransom Riggs di comunicare efficacemente un messaggio ribaltando tutte le nostre convinzioni narrative.

Vertigine

Titolo: Vertigine Autrice: Beatrice Mautino Codice ISBN: 9788804803614 Casa editrice: Mondadori   Quarta di copertina Quando la malattia bu...