giovedì 20 febbraio 2020

Obsidio



  • Titolo: Obsidio
  • Titolo originale: Obsidio
  • Autori: Amie Kaufman, Jay Kristoff
  • Traduttore: Luca Fusari
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804702115
  • Pagine: 636
  • Editore:Mondadori



Ebbene, fra le lacrime, siamo arrivati alla fine. L'ultimo capitolo della trilogia di Illuminae è stato letto e sembra di aver lasciato andare un amico che ci ha tenuto la mano per un lungo percorso. Tutti i pregi del primo libro restano anche qui e sono, se possibile, amplificati. I protagonisti di Illuminae e Gemina si sono finalmente incontrati e combattono assieme, in un avvicendarsi di eventi che tengono il lettore con il fiato sospeso. A differenza di molte altre trilogie, in cui la trama vine annacquata per allungare il brodo, qui ha perfettamente senso dividere la vicenda  in una serie da tre libri, perché gli eventi sono tanti e a ognuno va dedicato il giusto spazio.
Non c'è, in Obsidio, una parte calante, dove sia facile chiudere il libro e appoggiarlo sul comodino: non si riesce a respirare finché non è finita. Forse soprattutto perché la guerra, anche tra una battuta che strappa una risata e il sarcasmo tagliente, si sente davvero. Si sentono la sofferenza, la solitudine,  ma soprattutto, la voglia di aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti, fino alla fine.
Si sente la combattività e l'istinto di sopravvivenza di chi ha perso tutto e non vuole perdere anche la vita, di chi si è trovato nel mezzo e non è disposto a morire senza aver combattuto fino all'ultimo respiro. C'è tutto. C'è il dramma dei civili in guerra, ma anche quello dei soldati addestrati a eseguire ordini che spesso non condividono e trovano ingiusti. Uno dei punti di forza di questa trilogia è questo: bene e male sono sovente solo dei punti di vista e sbrogliare la questione etica è difficile. Spesso, troppo spesso, ci si trova davanti a quello che in etica e morale viene chiamato "dilemma del carrello ferroviario": un tram viaggia su un binario dove si trovano cinque persone incapaci di muoversi, verso cui il treno si dirige; cambiando direzione il tram viene dirottato verso un altro binario, uccidendo una sola persona. Chi guida il tram cosa dovrebbe fare, uccidere cinque persone o ucciderne solo una? Quante vite umane possono essere sacrificate per il bene superiore? È giusto chiamare mostro qualcuno che si prende la responsabilità di fare una scelta simile e portarne il peso addosso?  La trilogia Illuminae tratta il tema del bene e del male in maniera estremamete approfondita e dettagliata, da diversi punti di vista, sia da quello umano, quando a farsi porsi questo tipo di domande sono i generali, i soldati costretti a uccidere contro la propria coscienza, i sopravvissuti che hanno risorse limitate e devono sacrificare qualcuno, ma soprattutto, l'eroe/mostro
AIDAN, l'intelligenza artificiale che sviluppa sentimenti umani ed è in grado di prenere decisioni difficili, per le quali, a un essere umano, non basterebbe mai il coraggio. Il modo in cui i personaggi sono delineati è il solito: trattandosi di una trilogia scritta sotto forma di dossier, non esiste un vero punto di vista del personaggio, per questo la psicologia viene profilata attraverso i dialoghi e le azioni dei protagonisti, non si può mai sapere cosa davvero pensino, ma solo dedurre, eppure i personaggi non risultano né stereotipati, né macchiettistici. Tutti hanno una personalità riconoscibile e definita, che traspare chiaramente dai dialghi .
Come abbiamo già visto, anche la forma è particolare, dal momento che assistiamo all'evoluzione del romanzo epistolare: in tutta la trilogia la narrazione avviene attraverso una raccolta di documenti di diversi tipi (video, audio, mail etc), ma esiste anche un altro tipo di espediente letterario, ovvero il calligramma. Il calligramma è un tipo di componimento in cui le parole formano un disegno o una forma graficamente significativa, ad esempio, le battaglie spaziali, invece che descritte in modo prolisso e complesso, vengono raccontate attraverso poche parole disposte su una traiettoria, o ancora, la fisionomia di alcuni personaggi viene definita attraverso un ritratto formato da parole. Il calligramma esiste dall'antica Grecia, eppure Kaufman e Kristoff sono riusciti a rinfrescare e rendere attuale, originale e funzionale un escamotage così antico. Inoltre, la forma scelta per la narrazione, ha anche un altro merito, cioè quello di camuffare la scrittua a quattro mani: spesso quando sono due autori a lavorare sulla stessa storia, lo stacco tra uno stile e l'altro è fin troppo visibile e fastidioso. In Illuminae ciò non succede, forse proprio grazie alla giustapposizione dei documenti utilizzati per comunicare e al cambio di punto di vista. Bisogna conoscerli bene per capire chi ha scritto cosa.
Un esempio di calligramma in Illuminae
Se proprio si deve andare alla ricerca di un difetto, si potrebbe dire esclusivamente che il finale è leggermente frettoloso e ci sono alcuni espedienti che il lettore anticipa perché già ampiamente collaudati durante il resto della serie. In ogni caso, il capitolo finale della trilogia non perde in bellezza per questo, e il lutto per aver detto addio a un amico resta lo stesso.
Date una possibilità a Illuminae. Non ve ne pentirete.


  

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