martedì 22 settembre 2020

Inferno - Cerchio VII


Il Settimo Cerchio dell'Inferno di Dante Alighieri è la parte in cui vengono puniti i violenti e vi è una netta divisione rispetto ai dannati dei cerchi precedenti, poiché in questo caso le loro azioni sono degenerate in gradi di violenza disumana, a differenza dei gironi precedenti, in cui i peccatori erano guidati dall'incontinenza, meno grave secondo la visione classica.
Non ti rimembra di quelle parole
con le quai la tua Etica pertratta
le tre disposizion che ’l ciel non vole,
incontenenza, malizia e la matta
bestialitade? e come incontenenza
men Dio offende e men biasimo accatta?

(Inf. Canto XI, vv 79-84)

A guardia del cerchio troviamo il Minotauro, il quale simboleggia, appunto,  "la matta bestialitade" , poiché la violenza rende gli uomini simili a bestie. I tre gironi nei quali è diviso ospitano un particolare tipo di violenti: quelli contro il prossimo, quelli contro sè stessi e, infine, quelli contro Dio, perché come sappiamo, più si va in profondità, più grave è il peccato commesso.
Nel primo girone troviamo uno dei fiumi infernali, ovvero il Flegetonte, fatto di sangue bollente in cui sono immersi i violenti contro il prossimo, che rappresenta il sangue che essi hanno preso in vita sono guardati dai centauri, che impediscono loro di uscire dal sangue e anch'essi simboleggiano la violenza come commistione tra umanità e animalità, infatti i centauri sono metà uomini e metà bestie: sono umani dalla cintola in su, quindi hanno il cuore e il cervello, sedi dell'anima e della ragione, e bestie dalla cintola in giù, ovvero dove sono collocate tutte quelle parti del corpo che simboleggiano gli istinti, come lo stomaco o i genitali.  Nel secondo girone incontriamo i violenti contro sè stessi, che sono di due tipi: i primi (i suicidi) sono stati trasformati in alberi e vengono straziati dalle arpie, poiché il loro peccato fu quello di rifiutare il corpo donato da Dio; i secondi sono gli scialacquatori, trasformati in cespugli dilaniati da cagne nere e fameliche. Infine, nel terzo girone è composto da una distesa di sabbia rovente e da una pioggia infuocata che punisce i violenti contro Dio nella persona (bestemmiatori), nella natura (sodomiti, e qui dante parlerà, in modo commovente, con Brunetto Latini) e nell'operosità umana (usurai). I bestemmiatori devono stare sdraiati, i secondi sono costretti a camminare, mentre i terzi devono stare seduti mentre portano al collo lo stemma della propria famiglia, unica maniera di identificarli perché resi irriconoscibili perché in vita non sono riusciti a distinguere tra il bene e il denaro. Anche qui il contrappasso si rifà alla tradizione biblica, poiché la pioggia di fuoco richiama la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Come abbiamo potuto vedere sia dai guardiani infernali, che dalle pene inflitte ai dannati, per Dante la violenza è qualcosa che fa avvicinare l'uomo alle bestie, invece di elevarlo verso la divinità. In questo senso, esistono numerosi studi di settore che parlano dell'argomento, come ad esempio Dante e il mondo animale, a cura di Giuseppe Crimi e Luca Marcozzi, in cui viene spiegato con chiarezza che Dante segue la nozione aristotelica di bestialità, secondo la quale la virtù avvicina a Dio, mentre il vizio corrompe l'anima. Questa dicotomia dell'uomo diviso tra due nature è uno schema classico abbastanza collaudato nel mondo antico e persino arricchito durante il cristianesimo; nello specifico, sappiamo che secondo Platone, l'uomo si abbassa a diventare come un animale quando si lascia dominare dagli istinti, o, secondo Aristotele, quando abbandona la vita sociale, o ancora, secondo Epicuro, quando ricerca continuamente il piacere, disprezzando la quietezza d'animo (sebbene durante il cristianesimo l'epicureismo sia stato frainteso, poiché con "piacere" originariamente si intendeva l'assenza di dolore). Alla nozione aristotelica di bestialità Dante fa esplicito riferimento in due occasioni: nel Convivio e nell'Inferno, dove, nel canto XI (vv 79-84) Virgilio spiega al Dante personaggio l'ordinamento dell'Inferno, in cui i peccati di incontinenza sono collocati meno in profondità, grazie alla mancanza di malizia e matta bestialitade. Proprio in quel contesto, la sua guida lo esorta a ricordarsi l'Etica Nicomachea, che tanto gli è cara, in cui vengono appunto citate e analizzate "le tre disposizione che 'l ciel non vole", ovvero "incontinenza", "malizia" e "matta bestialitade". L'aggettivo "matta" in questo contesto significa più prorpiamente "dissennata", poiché la razionalità dell'uomo viene cancellata dalla violenza. I simboli di questa bestialità tanto citata da Dante sono disseminati in tutto l'inferno: non dimentichiamoci il Minotauro a guardia del cerchio, simbolo, per l'appunto, dell'ira bestiale, di quella violenza che allontana da Dio. Dante colloca lo colloca a guardia del cerchio non solo per la sua mostruosità fisica, ma anche perché egli è stato generato violentemente contro l'ordine naturale (figlio del Toro di Creta e della regina Pisifae), nato, quindi, da un atto di violenza più grave dei peccati carnali. Dopo il Minotauro ci sono appunto anche i Centauri, notoriamente creature capaci di ogni tipo di bassezza, come incontinenza nel vino, rissosità e aggressività, inoltre, anche sull'origine di Centauro corrono voci che riguardano lo stupro. Ci sono varie versioni dello stesso mito, ma una delle più famose racconta che Issione, re dei Lapiti, usò violenza su Nefele, creata da Zeus con le fattezze di Era e da quest'unione violenta e bestiale nacquero i centauri.
In conclusione, per Dante la violenza porta l'uomo lontano da Dio e lo avvicina di più alle bestie, per questo motivo il settimo cerchio dell'inferno è il primo in cui Dante autore sente il bisogno di operare una divisione, anche fisica, rispetto ai cerchi precedenti.



Fonti
 https://it.wikipedia.org/wiki/Minotauro
http://www.treccani.it/enciclopedia/issione/
https://divinacommedia.weebly.com/
Dante e il mondo animale, G. Crimi, L. Marcozzi, Carocci editore, 2013

Ringrazio Matteo Tedesco (vi lascio il link del suo profilo) per i preziosi consigli, per essere stato il mio Virgilio e avermi fornito tutto il materiale, oltre che Infermieranerd e la_stanza_dei_libri per aver organizzato l'evento e la casa editrice per avermi omaggiata di questa copia stupenda.


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2 commenti:

  1. Io adoro il modo in cui parli di ciò che leggi e leggerlo per me è un piacere! Come ti ho già detto anche su Ig, adoro i gironi perché a parte la fervida fantasia dell’autore che li ha creati davvero in modo impeccabile, credo che di fondo ci sia anche la morale dell’autore stesso, che se da una parte odia i ruffiani, dall’altra non si sente di giudicare chi in vita è stato per lui un punto di riferimento.

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    1. Grazie mille di essere passata a lasciare un commento. Quello che dici mi rincuora molto, perché non mi sentivo all'altezza e quindi ho deciso di metterci il cuore più che la tecnica. Dante mi emoziona sempre e il canto su Brunetto Latini mi fa sempre pensare che lui abbia messo i sodomiti all'Inferno perché lo dice la Chiesa, non perché lui sia d'accordo. Mi fa piacere che si sia colto questo aspetto

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