sabato 5 febbraio 2022

La Dea in Fiamme

 Bentornatə sul mio blog, spero che ti godrai la tua permanenza qui. Sono felicissima di parlare di questo libro oggi e ringrazio la mia amica Alessandra che mi ha coinvolta in questo evento. Un grazie, infine, anche alla casa editrice che mi ha fornito il file in digitale in anteprima.


  • Titolo: La Dea in Fiamme
  • Titolo originale: The Burning God
  • Autrice: R.F. Kuang
  • Traduttrice: Sofi Hakobyan
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8804729747
  • Casa editrice: Mondadori

  • Trama

    Dopo aver salvato il Nikan dagli invasori stranieri e aver combattuto l'infernale imperatrice Su Daji, Fang Runin è stata tradita dai suoi alleati e abbandonata in fin di vita.
    Nonostante tutto ciò che ha perso, Rin non ha rinunciato a lottare per il popolo delle province meridionali, a cui ha sacrificato così tanto, e soprattutto per il suo villaggio natale, Tikany. Nel tornare alle sue radici, Rin dovrà fronteggiare ardue sfide, ma anche inaspettate opportunità.
    I suoi nuovi alleati alla guida della Coalizione del sud sono astuti e infidi, ma Rin si accorge presto che a detenere il vero potere nel Nikan sono i milioni di cittadini comuni assetati di vendetta che la venerano come una dea salvatrice. Appoggiata dal massiccio esercito del sud, Rin userà ogni arma per sconfiggere la Repubblica del Drago, i colonizzatori esperiani e tutti coloro che minacciano le arti sciamaniche e coloro che le praticano. Acquisterà maggiore forza o influenza, ma sarà anche in grado di resistere al richiamo della Fenice, che la spinge a dare alle fiamme il mondo intero?

    Recensione e commento

    Come si fa a parlare di un libro tanto sconvolgente? La Dea in Fiamme riconferma molte delle cose che sono state dette sui due libri precedenti (qui la recensione): niente cliché romantici infilati a forza in un libro la cui trama non lascia spazio ai drammi adolescenziali, prosa lineare, schietta e priva di fronzoli e tanto altro molto fuori dai canoni della narrativa YA come la conosciamo. 

    Una nuova frontiera dell’inclusività, finora rimasta un po’ inesplorata, è costituita, in questo libro, da una protagonista con una menomazione fisica che si fa sentire, soprattutto negli scontri e per la quale non esistono magici rimedi. La dimostrazione del fatto che la disabilità non deve necessariamente impietosire o infantilizzare: mostrarla in tutte le sue difficoltà è già sufficiente.

    La Dea in Fiamme è un romanzo di guerra che si trasforma in psicologico, che mostra come si possa vincere una guerra senza vincerla affatto, che mostra l’ossessione di dover distruggere e uccidere il prossimo, ma che, mentre si legge, fa domandare “ma ne vale la pena? Il prezzo non è troppo alto? Perché non si siedono a un tavolo e ne parlano, questi due?”. Invece l’escalation arriva a livelli assurdi, mostra le remore, i conflitti di coscienza nel dover sconfiggere una fazione che non è formata dallo straniero, quindi facile da spersonalizzare, additare e colpevolizzare, ma dal vicino di casa, dal compagno di classe, dall’amico. Una guerra intestina insensata e facilmente risolvibile senza l’orgoglio e la testardaggine, che del resto, però, sono qualità umane fin troppo diffuse. La Dea in Fiamme non parla della guerra come epopea, anzi, la spoglia di qualsiasi nobiltà, della patina di epica di cui viene ammantata nei libri di storia, nei racconti e nelle leggende, e lascia soltanto il sangue, la sofferenza, la puzza dei cadaveri, i campi non coltivati, le vedove e gli orfani mostrando, in definitiva, dove porti la rabbia alimentata e incanalata verso l’odio. Non c’è spazio per vuoti narrativi, la tensione è sempre al massimo, anche se ci sono alcuni difetti, veramente marginali (ma se siete su queso blog, sapete che la pignoleria è di casa) che comunque non mettono a rischio la coerenza interna. Le pagine vanno via con una facilità spaventosa, poiché, nonostante la corposità dei temi trattati, l’intrattenimento non viene mai meno, fino ad approdare a un finale di tipo poco esplorato, specie nella letteratura diretta a questo target, ma senza dubbio coerente e decisamente azzeccato, in linea con quanto è stato ripetuto più volte all’interno della saga.

    Come ogni libro sulla faccia della terra, non è privo di difetti, come, ad esempio, personaggi che cambiano repentinamente opinione dopo l’ostinazione dei due precedenti romanzi, nemici imbattibili che sono improvvisamente facilmente battibili e parti che avrebbero meritato un approfondimento maggiore (anche se così il libro avrebbe avuto almeno 150/200 pagine in più). Da ultimo, la mappa è davvero troppo approssimativa e inutile da consultare, ma nell’ elencare questi difetti stiamo veramente facendo le pulci a un libro di qualità eccelsa e innegabile, al di là dei gusti personali, e magari fossero questi gli unici difetti riscontrabili nelle saghe contemporanee per giovani adulti. 

    Nel capitolo finale della trilogia della Guerra dei Papaveri il concetto di personaggio grigio viene portato su un altro livello, non ci sono torti o ragioni, ma ogni personaggio coinvolto ha i propri torti e le proprie ragioni, che tuttavia non sono sufficienti a giustificare o scusare certe azioni abbiette. Niente in questa trilogia è lasciato al caso e più o meno tutto ha una spiegazione. Senza dubbio una trilogia destinata a segnare e restare nella storia di questo genere e una serie d’esordio come poche ce ne sono state prima. Leggere la Guerra dei Papaveri forse non è per tutt*, ma al di là dei gusti personali, resta l’innegabile qualità.

    6 commenti:

    1. Come sempre analisi super dettagliata, concordo su tutto!

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    2. Ammetto di non conoscere questa trilogia, però anche a me non piaccio cambiamenti così repentini nei personaggi...sembra vanificare una parte della storia raccontata fino a quel momento

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      1. Per fortuna qua comunque la qualità resta alta nonostante i difetti

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    3. Ammetto di esser stata un po'scettica nei confronti di questa saga però la sto rivalutando anche grazie alle tue parole

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      1. So che il silkpunk non è nelle tue corde, quindi non voglio forzarti a leggerla, ma magari più avanti te la sentirai

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