mercoledì 15 giugno 2022

Io Sono Persefone

  • Titolo: Io sono Persefone
  • Autore: Daniele Colussi
  • Codice ISBN: 978-8817162227
  • Casa editrice: Rizzoli
Trama

 Il destino di Core, giovane dea, è già stato scritto: regnerà sulla natura, assicurando terreno fertile e raccolti abbondanti. E, soprattutto, non si innamorerà mai, rimanendo casta per sempre. È ciò che sua madre, Demetra, ha deciso per lei e che Core ha sempre creduto di desiderare. Ma il fato è imprevedibile, anche per una divinità dell'Olimpo. Durante una passeggiata tra i campi ai piedi dell'Etna, Core viene rapita: Ade, il sovrano degli Inferi ha scelto proprio lei come sua regina. Improvvisamente, la giovane dea si trova sola in un mondo tenebroso e sconosciuto, popolato da anime defunte e divinità mostruose: gli Inferi sono la sua nuova casa, e Persefone il suo nuovo nome. Fuggire, il suo unico obiettivo. Ma gli opposti esistono solo nella nostra mente, o almeno è ciò di cui vuole convincerla l'oscuro signore degli Inferi. Nel regno della morte, le certezze di Core, dea della vita e della fertilità, cominciano a vacillare. Tocca soltanto a lei, ora, scrivere il proprio destino e scegliere: a quale mondo appartiene davvero? Persefone è una protagonista senza tempo, alla ricerca, come tutti noi, della propria voce, in un viaggio nelle profondità degli Inferi e dell'animo umano. Età di lettura: da 12 anni.

Recensione e commento

 Io Sono Persefone è un libro su cui ho investito tante aspettative, ma che, a conti fatti, non solo non mi è piaciuto, mi ha proprio fatta arrabbiare.

Questo romanzo non è un retelling, perché non racconta una storia diversa rispetto a quella del mito greco, si ripromette, invece, di approfondire la figura di Persefone in prosa. Fallendo e fallendo in modo eclatante. I problemi che presenta sussistono sia in materia tecnica, sia dal punto di vista contenutistico, punto sul quale avrò moltissimo da dire, quindi meglio cominciare a parlare della forma.

Guardate la contentezza di Persefone quando viene rapita

Quando si scrive un romanzo di questo tipo, avere una conoscenza generale sui temi trattati non è sufficiente: non basta conoscere il mito per poterci scrivere un libro, bisogna avere consapevolezza di tutto ciò che su quel mito è stato detto in precedenza da studiosi più eminenti e che hanno fatto dello studio del mito la propria ragione di vita. In Io Sono Persefone manca la profondità sotto ogni aspetto: i personaggi sono macchiette stereotipate, a partire proprio dalla protagonista, che dovrebbe rappresentare l’archetipo greco della fanciulla che diventa donna e abbraccia il suo lato oscuro, accettandolo, dopo aver tanto sofferto. Persefone, qui, non ha una formazione di questo tipo, dal punto di vista psicologico. Sì, verso la fine un po’ ci prova, ma in modo assai poco credibile, frettoloso e infantile. Resta sempre infantile, anche quando dovrebbe essere diventata adulta. Oltre al fatto che la trama è debole, dal momento che non succede nulla di realmente degno di nota, se non la protagonista che passeggia per gli Inferi, passando per i Tartari e i Campi Elisi mentre interroga le anime. Il tutto costellato da un infodump che serve da sfoggio di cultura, ma non a mandare avanti la storia (anche perché non ce n’è una), oltre al fatto che spezza il già debole ritmo della trama. Forse, Io sono Persefone ha peccato di tracotanza, come si suol dire, dato che mancano un po’ di competenze per diventare romanzo degno di questo nome: le lunghe digressioni nozionistiche fanno capire che l’autore avrebbe potuto tranquillamente scrivere un buon libro divulgativo per ragazzi sulla mitologia in generale, ma come romanzo non funziona e basta. Anche a livello di prosa non ci siamo: segue la struttura di un tema scolastico non solo per il livello di informazioni che sembra voler inserire, ma anche per la costruzione delle frasi, che procedono molto per paratassi e che introducono sempre i nuovi personaggi con una breve descrizione fisica, seguita dai due punti, seguiti a loro volta dal nome del personaggio in questione. Sempre. Per parafrasare Aldo, Giovanni e Giacomo “Daniele, non è che siccome hai scritto un libro rivolto a un pubblico dodicenne allora lo devi scrivere come un dodicenne”. Questo significa non conoscere il proprio pubblico e sottovalutarlo. 

Ed è qui che arrivano le note veramente dolenti. Il mito di Persefone non mancava di certo delle potenzialità per essere trasformato in un romanzo commovente e profondo, ma questo non è stato possibile soprattutto per via del taglio di tutte le parti problematiche della trama, quelle più difficili da spiegare. Non si vede il rapimento della fanciulla e nell’intreccio si compie la scelta di non raccontare che è stata violentata da Ade con il benestare indifferente di Zeus (come se il padre degli dei non fosse uno stupratore a sua volta. Solo negli ultimi anni si sta cominciando a prendere coscienza della cosa. Perché fare un passo indietro riguardo al fatto che la mitologia sia costellata da violenze?). Il tutto condito con dei salti temporali che spezzano il già inesistente ritmo della storia: un momento Persefone è con sua madre, nella pagina dopo si trova negli Inferi da mesi. Sappiamo che è stata rapita, ma la cosa non ha nessun impatto emotivo perché la voce narrante non fa altro che dilungarsi in infodump invece di mostrare. La sensazione è che questa scelta derivi dal target a cui questo libro si rivolge e che si sia scelto di non parlare di certe cose per non impressionare i lettori. Ma è proprio la letteratura per ragazzi, invece, che dovrebbe farsi carico di approfondire temi sensibili e sgradevoli come la violenza sulle donne e la maternità soffocante, solo che per farlo è necessario usare un linguaggio adatto, non tagliare direttamente quello che è troppo difficile da raccontare.

L’unico Ade che rispetto

Ade, poi, figuriamoci, è un bravo ragazzo che salutava sempre, incompreso ed emarginato. È solo innamorato, suvvia! E non sa come esprimersi, ma non è mica un cattivo ragazzo! Insomma, il classico piattume non approfondito che costituisce il 90% dei bad boy dei romance scadenti. È sempre Persefone che esagera, che drammatizza, che fraintende, che non vuole capire e nemmeno vuole provarci.
 Chiariamoci, se Ade venisse mostrato così e il suo comportamento venisse problematicizzato all’interno del romanzo, sarebbe cosa buona e giusta. Invece no, tutto normale, l’unica che deve fare un passo indietro è Persefone. Lei è costante vittima di manipolazione emotiva da parte di chi pensa di saperla molto più lunga di lei, sia da parte di sua madre Demetra all’inizio, sia da parte di Ade da un terzo del libro in avanti, che non fa altro che dirle in modo velatamente passivo aggressivo, che lei è solo una ragazzina, che non sa cosa vuole e che lui vuole solo il meglio per lei, anche se lo ferisce molto che lei non voglia parlare con lui. Quindi, ricapitolando: la rapisce, la allontana dai suoi affetti, la tiene prigioniera (la violenta, ma a quanto pare è opzionale analizzare questa questione in un caso di violenza) e alla fine quella che si scusa è lei. E ripeto: la cosa non viene mostrata come problematica, viene anzi fatta passare come arco formazione di Persefone. Come se l’essersi messa in discussione ed essersi fatta venire la sindrome di Stoccolma fosse un traguardo per il suo personaggio. Persefone è l’ennesima (o forse a prima) donna non ascoltata, la vittima a cui non si crede e a cui si dice che ha frainteso, ha capito male, ne sta facendo una questione più grande del dovuto e che viene sempre delegittimata dei suoi sentimenti. All’interno del romanzo è possibile addirittura trovare frasi al limite del victim blaming, quali 
“Ti senti sola” 
“Sono sola” 
“Sei tu a volerlo”. 

Ade, perdonala se magari non ha molta voglia di intrattenere una conversazione educata con il suo aggressore. Insomma, l’ennesimo punto di vista non richiesto di un uomo che fornisce la sua prospettiva su un caso di violenza sulle donne. E la cosa mi fa veramente adirare, perché tutto quello che questo libro avrebbe potuto essere non si è solo tramutato in un libro mediocre, che sarebbe stato il meno, dato che al mondo non possono esserci solo capolavori, ma anzi, tramuta una storia già problematica in una ancora più problematica, sminuendone le tematiche e quel che è peggio è che sminuendole prova ad ammantarle di girl power poco credibile e francamente offensivo, quando è chiaro che stiamo parlando di una vittima.

In conclusione, ringrazio tantissimo Rizzoli per avermi dato la possibilità di leggere questo libro, ma non mi sento di consigliarlo.


Fonti:

Il Mito di Demetra e Persefone

Il Mito di Kore

Persefone, l’elisir di eterna giovinezza

Robert Graves, (20 febbraio 1992), I Miti Greci, Longanesi.

Si ringrazia Mauro Aresu per la consulenza in materia di mitologia greca.

8 commenti:

  1. Peccato per le varie problematiche, poteva essere una valida lettura ma così mi è passata la voglia di prenderlo. Purtroppo credo che molti autor3 abbiano un'idea sbagliata di cosa voglia dire "rivisitare", al giorno d'oggi non abbiamo bisogno di versioni edulcorate stile Disney, bisognerebbe affrontare alcuni temi con occhio critico.

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  2. Mi dispiace che questo romanzo non si sia rivelato all'altezza delle aspettative! È veramente un peccato, avesse sfruttato tutte le sue potenzialità sarebbe potuto uscirne un libro con i fiocchi 😕

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    1. Un peccato davvero. Per me scrivere recensioni negative non è piacevole e non è una cosa che faccio mai a cuore leggero, ma non me la sono sentita di mentire

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  3. Sai già che abbiamo interpretato diversamente questo libro. Penso che certe scelte argomentativo, siano state fatte perché un libro dedicato a giovani. Non sempre di un mito si prende tutto, così come altre volte ogni isingolo elemento. Come sempre la tua è ovviamente un'analisi approfondita

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    1. È stato bello leggere anche il tuo punto di vista. Su alcune questioni ho potuto vedere una prospettiva diversa, su altre resto molto ferma sulla mia posizione

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  4. Avevo già letto la recensione sul tuo post di Instagram...mi spiace sapere che manda un brutto messaggio, perchè l'idea di base poteva essere buona!
    Serena

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