giovedì 23 giugno 2022

La Custode dei Peccati

  • Titolo: La Custode dei Peccati
  • Titolo originale: Sin Eater
  • Autrice: Megan Campisi
  • Traduttore: Alessandro Storti
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978-8842932482
  • Casa editrice: Nord
Trama

Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio. Ma la verità non si può tacere per sempre. Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all'unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d'intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre… Ispirandosi alla figura realmente esistita della Mangiapeccati, questo romanzo ci regala un'eroina modernissima, che rifiuta il ruolo impostole da una società che la umilia in quanto donna, e che grazie alla sua forza di volontà e determinazione riuscirà a cambiare il proprio destino.

Recensione e commento

La recensione di La Custode dei Peccati potrebbe anche intitolarsi “giudicare male un libro”. Incominciato prima del Salone del Libro di Torino e lasciato a metà, lo stavo apprezzando nel modo in cui si può apprezzare un libro carino ma nella media, ma una volta rientrata ho preferito leggerlo da capo per timore di aver dimenticato dettagli importanti. Non mi sono pentita di questa scelta, perché a una seconda lettura ho trovato molti elementi inglobati nella storia così bene da non sembrare nemmeno vagamente importanti e mi sono resa conto di quanto fosse stato facile giudicare la protagonista dall’alto della mia scolarizzazione e degli strumenti culturali che mi sono stati forniti per il semplice essere nata nel secolo giusto.

E mi sono sentita molto in colpa per questo, per averla classificata come protagonista stupida, invece di provare pietà sin dall’inizio per la sua condizione: May è una ragazza praticamente analfabeta, povera e decisamente svantaggiata, tanto da non aver mai nemmeno pensato di fare un mestiere diverso da quello della lavandaia, ed è una di quelle persone talmente buone e prive di malizia che alle volte rischiano di risultare credulone e ingenue. May è sola al mondo, ha perso tutte le persone che amava e, facendo parte del ceto sociale più svantaggiato, è facile capire che nessuno si curerà più di lei, se non per approfittartene.

La Custode dei Peccati è una figura sociale che associa un cibo specifico ai peccati che i morenti le confessano prima del trapasso, liberando così la loro anima e caricandone la propria. È una storia di intrighi, di omicidi attribuiti alle persone sbagliate, in cui May deve trovare soluzione, ma è anche un romanzo con due chiavi di lettura. Da un lato è un libro che intrattiene meravigliosamente, con le pagine che scorrono velocissime una dopo l’altra e in cui gli avvenimenti sono fitti e interessanti. Dall’altro, si può interpretare la storia sotto un altro profilo: è una storia di potere e divario sociale. In modo non dissimile da Jean Valjean dei Miserabili, May viene condannata a diventare una mangiapeccati per aver rubato un tozzo di pane per non morire di fame. Come una pallina su un piano inclinato, gli eventi non possono che andare peggiorando, sotto questo aspetto, perché la vita della mangiapeccati non è semplice. Dapprincipio pensa che non patirà mai più la fame, dal momento che le persone che hanno bisogno di confessare i propri peccati muoiono ogni giorno, ma in seguito ci si rende conto che a chi ricopre il suo ruolo viene tolto anche il nome, viene tolta la possibilità di parlare o anche solo di interagire con altri esseri umani, perché vi era la contraddittoria e illogica convinzione che una figura come la sua, considerata essenziale, fosse anche portatrice di malaugurio e maledizione.

 È questo che May rappresenta: quelle fasce di popolazione su cui la società si basa, ma che si rifiuta di vedere e di ascoltare perché sulla loro miseria si fonda il privilegio di altri. Non a caso, May non è più padrona nemmeno del proprio corpo, dal momento che mangia solo quando è una causa esterna a determinarlo. Le viene concesso di esistere solo affinché la società la sfrutti, facendole portare il peso dei propri peccati, senza che abbia nulla in cambio, nemmeno il piacere del cibo, che, da quel momento in avanti, viene associato esclusivamente a qualcosa di negativo. A May è affidato il compito che viene affidato a molte altre donne, anche nella realtà, ovvero quello di soffrire in silenzio, senza mai un lamento (vi invito ad andare a sentire quello che dice lhascrittounafemmina in questo video a riguardo). Il libro non parte dal presupposto di voler spiegare qualcosa o di trattare dei temi sociali in modo esaustivo, anzi: si ripropone solo di raccontare una di quelle storie che raramente vengono raccontate, perché ha come protagonista una persona che non ha la pretesa di essere un’eroina. La sua è la storia di una donna che potrebbe essere una qualunque di noi. È una storia che in qualche modo riguarda tutte noi ed è questa una delle parti che mi ha maggiormente fatta riflettere, perché in qualche modo sono abituata a pensare che l’inclusività sia appannaggio solo delle grandi storie, dei grandi avvenimenti, mentre lei non cerca di cambiare il mondo né vuole essere un’eroina, ma solo di fare il meglio che può con quello che ha e averla giudicata come una persona dalla mente chiusa a causa del suo livello culturale dovuto alla sua condizione sociale mi ha fatto mettere in discussione molti dei miei schemi mentali, ponendomi davanti alla realtà dei miei pregiudizi.

In questo romanzo, il cibo ha un ruolo trasformativo, come succede in molte storie sin dalla notte dei tempi nella narrativa, ma in questo caso è una trasformazione in negativo, per certi versi, perché è proprio avendo a che fare con gli esseri umani nei loro ultimi momenti sulla terra che May scopre chi sono veramente e perde lentamente la sua ingenuità. È vedendo le brutture che le persone commettono che comincia a mettere in discussione il sistema che la opprime e che le ha scagliato la prima pietra. Diventa via via più razionale e meno controllata dalla superstizione di cui il suo contesto storico è pervaso, ma a questo aumento di ragionamento critico, corrisponde anche un accrescimento di infelicità e di perdita di quell’innocenza che tanto avevo disprezzato all’inizio. Diminuisce la superstizione e si rende conto che persino credere in qualcosa è un atto di volontà, nulla si può dare per scontato. Si interroga specialmente quando a morire sono gli innocenti, come i bambini o le giovani donne, che non hanno ancora avuto il tempo di lasciare il segno del proprio passaggio nelle vite altrui e il cui unico merito è stato quello di ricoprire il ruolo di brave figlie. Persino Eva, a cui nell’ucronia della trama viene affidata la gestione dell’inferno, cambia il suo nome in base alla relazione con un uomo, nessuna si salva, sono tutte la figlia, madre o moglie di qualcuno.

In effetti, al centro del libro vi è la femminilità in ogni sua forma. May è schiacciata e destinata a portare il peso della coscienza altrui sulle spalle perché ha la sola colpa di non avere una rete di supporto, ma nemmeno la regina è esente dalle critiche sul suo modo di essere donna, perché per quanto potente sia, c’è sempre qualcuno che si sente in diritto di affermare cosa debba fare, come debba essere e persino la sua verginità è costante tema di discussione e pettegolezzo, nonostante, all’interno della trama, le sia considerata la vicaria di Dio in terra. 

È uno scontro tra femminilità diverse, e nonostante i molteplici significati che possono essere estrapolati da La Custode dei Peccati, si può decidere di leggerlo come puro intrattenimento ed è questa la sua forza, dal momento che permette un sostanziale allargamento del pubblico. È un romanzo che mostra, invece di spiegare ed è proprio per questo motivo che ognuno può interpretare questa storia e farla propria. Dal punto di vista tecnico è costruito meravigliosamente, si vede la formazione dell’autrice come drammaturga, perché la storia scorre via grazie a incastri perfetti, tappe simboliche ben delineate e una delicatezza inaudita per una storia tanto crudele.

In conclusione, La Custode dei Peccati è un libro ricco, estremamente colto per via delle ricerche dell’autrice, ma non intellettuale, il che è un pregio, perché non lo rende elitista perché può essere letto sia quando si ha voglia di un libro bello e coinvolgente, sia quando si ha voglia di una lettura che faccia riflettere. 

8 commenti:

  1. Sembra un libro davvero interessante, sopratutto per il fatto che non sia elitista. Grazie per avercene parlato, sicuramente me lo segno :)
    Serena

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    1. A me piace sempre molto quanto un libro ha due chiavi di lettura e si può leggere anche per semplice intrattenimento

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  2. Però vuoi mettere il piacere di rivalutare completamente una lettura fatta? Sono felice poi ti sia piaciuto e comunque hai convinto anche me

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  3. Dopo tantissimo tempo torno a commentare! Hai scritto una recensione meravigliosa e super dettagliata, ammetto che se non l'avessi letta probabilmente non avrei dato la minima possibilità a questo libro. Il piacere di rileggere una parte di un libro e scoprire che ci si era persi qualcosa secondo me è impagabile. Anche io se mi rendo conto che è passato troppo tempo da quando ho iniziato il libro lo ricomincio da capo e spesso mi rendo conto solo alla seconda rilettura che lo avevo sottovalutato (o sopravvalutato)❤️

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    1. Ho cominciato il libro con aspettative basse anche io, ma in qualche modo mi sono sentita chiamata da lui appena l'ho visto tra le nuove uscite e sono contenta di non essere rimasta delusa

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  4. Un libro che è da qualche tempo che mi incuriosisce dopo varie recensioni. Però non so se mi potrebbe piacere.

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    1. Se non sei convintə, prova a recuperarlo usato, in scambio o a leggere l'estratto che trovi su Amazon

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