venerdì 8 luglio 2022

L’Impero di Sabbia

Che meravigliosa avventura è stata la lettura di questo libro! Ovviamente, come sempre, ringrazio Francesca per aver organizzato l’evento e la casa editrice per avermi fatto omaggio del libro. Quindi sono onorata di aprire questo evento, sul banner trovate le altre partecipanti, non perdete le loro recensioni.


  • Titolo: L’Impero di Sabbia
  • Titolo originale: Empire of Sand
  • Autrice: Tasha Suri
  • Traduttrice: Sofia Brizio
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788834742755
  • Casa editrice: Fanucci
Trama

Gli Amrithi sono stati emarginati; nomadi discendenti dagli spiriti del deserto, sono ambiti ma anche perseguitati in tutto l’Impero per il potere del loro sangue. Mehr è la figlia illegittima di un governatore imperiale e di una esiliata Amrithi che lei riesce a malapena a ricordare ma da cui ha ereditato il volto e la magia. A sua insaputa, può manipolare i sogni degli dèi per alterare il destino del mondo. Quando il potere di Mehr attira l’attenzione dei mistici più temuti dell’Imperatore, viene costretta a sottostare al loro servizio: sono determinati a sfruttare la sua magia per la gloria dell’Impero. Sarà costretta a usare ogni grammo di volontà, di cuore e d’intelligenza per resistere alla crudeltà dei mistici e salvare il suo popolo da una sicura estinzione. Se dovesse fallire, gli dèi stessi potrebbero risvegliarsi in cerca di vendetta...

Recensione e commento

Parlare di L’Impero di Sabbia non è semplicissimo per me, per vari motivi. Sotto certi aspetti è un romanzo privo di difetti, eppure potrebbe non essere una lettura universalmente apprezzata.
Dal canto mio, penso di non aver mai provato un senso di identificazione così forte con una protagonista: se Mehr non è come sono, di sicuro è come vorrei essere, una donna guidata esclusivamente dalla propria bussola interiore, ribelle ma sempre in modo intelligente e sempre per i giusti motivi, rigorosamente soppesando le parole, incorruttibile, compassionevole ed empatica, di quell’empatia che le consente di poter comprendere le persone e, se necessario, manipolarle per salvarsi la pelle. Mehr non ha mai colpi di testa o sbalzi d’umore inspiegabili, non pensa di essere superiore e cerca di muoversi nel mondo causando il disagio minore possibile per le persone che la circondano. Sebbene sotto certi aspetti sia una privilegiata, non dà mai la sua condizione per scontata, né la usa a fin di male, anzi, ne è pienamente consapevole e per di più in un mondo di uomini che si credono divinità, lei cerca solo di fare il meglio che può con quello che ha, senza mai perdere la sua umanità. Lo ripeto: Mehr è come vorrei essere (e a mio parere è anche nello spettro ace). Questo suo carattere forte (e sì, questo è un carattere forte: un carattere stabile e privo di crepe e di aggressività immotivata, non quello delle ragazzine sdilinquite che si ammantano di una corazza di cattiveria in nome di chi sa quale fragilità interiore) è esattamente il motivo che le permette di distinguere tra giusto e sbagliato, tra fede e ossessione, tra religione e setta. La protagonista di questo meraviglioso libro è estremamente in contatto con la propria interiorità e non ha mai bisogno di mortificare il prossimo per sentirsi forte. In effetti, le meccaniche settarie sono spesso centrali all’interno della trama, anche se in modo leggero, comprensibile ma non così approfondito da essere un terrificante romanzo sul lavaggio del cervello. Mehr distingue sempre tra spiritualità vera e quella usata per trarre profitto, tra fede e ossessione. Anche la sua grande consapevolezza del suo aspetto le impedisce di essere lo stereotipo della donzella che si crede brutta ma che in realtà fa innamorare tutti, no, Mehr sa di essere una ragazza normale e non le interessa ricevere complimenti sterili, il che la rende immune all’adulazione.

La storia d’amore presente nel libro, poi, è forse a più bella che abbia mai letto, e se non lo è, sicuramente si trova nella top 3: due persone che si innamorano lentamente, conoscendosi un giorno alla volta e accettandosi vicendevolmente, tirando fuori il meglio l’uno dall’altra. Un rapporto equilibrato e gradevole, senza picchi di violenza emotiva giustificati da questo o quel trauma. Mehr e Amun sono la coppia di cui avevamo bisogno. Forse Amun, uno dei miei personaggi maschili di sempre, meritava un po’ più di spazio, ma non potevamo avere tutto dalla vita.

L’autrice
Un altro tema di cui mi viene difficile parlare è l’ambientazione, ispirata all’India e alla sua mitologia e religione. In L’Impero di Sabbia ho respirato ed esperito dei concetti che fino a questo momento avevo solo studiato sui libri universitari. È difficilissimo riassumere dei concetti antropologici e sociali così complicati e antichi in una sola recensione (oltre al fatto che non ho le competenze per poterlo fare). Proverò comunque a spiegare che il modo in cui Mehr agisce è sempre coerente con la sua fede, che non deve mai spiegare: semplicemente la vive e riesce a far comprendere anche a un’incallita atea come me cosa significhi farsi guidare da un potere superiore. Non ha bisogno di spiegazioni, mostra e basta, vive e basta e la società in cui è immersa è mostrata allo stesso modo. Se non avete mai avuto modo di avvicinarvi alla cultura indiana, vi piacerà tantissimo cercare su Google i nomi di creature e nozioni e ammirare il modo in cui Tasha Suri li ha inseriti in modo coerente nella trama. Anche il tema della cancellazione culturale è trattato benissimo e mostra come il diverso venga sempre perseguitato, a meno che non sia utile al profitto, nel qual caso se ne tollera la presenza fino a trovare una migliore soluzione. Del resto, quella della convivenza forzata è un po’ il principio di tutte le persecuzioni religiose, proprio perché alimentata da un clima di superiorità e di mancanza di comprensione del prossimo. In questo contesto, viene introdotta anche la tematica del colorismo, ancora oggi presentissimo in ambienti come Hollywood, in cui le persone di colore con la pelle più chiara vengono giudicate più attraenti di quelle con la pelle più scura (e quindi pagate di più). 

In quest’ottica, ovvero quella di worldbuilding che intende omaggiare una cultura, ha senso che le prime 200 pagine siano un po’ prive di azione e finalizzate a spiegare il funzionamento sociale e la psicologia dei personaggi, ma è comprensibile che questa dinamica potrebbe essere poco piacevole per un certo tipo di lettorato, che preferisce, invece, l’azione e i ritmi incalzanti. È anche vero che Mehr, essendo tutto fuorché una protagonista passiva, in diversi punti della storia porta il peso della trama tutto sulle sue spalle.

Se proprio devo trovare un difetto, anche se devo farlo molto controvoglia, è che il libro è strutturato in capitoli numerati ed è narrato in terza persona singolare con focalizzazione fissa. Però di tanto in tanto, la numerazione dei capitoli viene interrotta da pagine dedicate a mostrare il punto di vista di un personaggio diverso. Questo è un espediente che un po’ rompe la narrazione, un po’ non è necessario e un po’ si poteva tranquillamente fare in un altro modo, dato che la storia è narrata sempre in terza persona e non sarebbe stato difficile spostare solo la focalizzazione in determinati capitoli.

In conclusione, esiste la possibilità che L’Impero di Sabbia finisca nella mia personale top 5 delle migliori letture del 2022, perché è un libro di cui sentivo davvero il bisogno, che non ha bisogno di annientare il nemico per vincere e che mostra un modo diverso di essere eroine. Lo terrò nel cuore per molto tempo.

13 commenti:

  1. Sembra davvero un bel libro da come ne parli, ma anche a me darebbe fastidio la struttura dei capitoli 😅

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  2. Apprezzo molto la protagonista che hai descritto. Lo metto in wishlist

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  3. Non conoscevo questo libro ma sembra veramente molto bello

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  4. Di te mi fido ciecamente, questo libro è sicuramente tra le prossime letture 😍

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    1. Spero davvero che tu piaccia. So che abbiamo gli stessi gusti, ma ho sempre paura quando qualcuno segue i miei consigli

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  5. Ok, questo sembra proprio quel genere di libro con una protagonista di tutto rispetto che sa essere una vera eroina, e non la classica ragazza che, come dici tu, diventa cattiva in nome di chissà quale fragilità. Personalmente amo molto i personaggi che si fanno guidare da un valore (religioso o non) e che agiscono sempre rispettandolo. Bellissima recensione, l'ho letta tutta d'un fiato ❤️

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    1. Ero davvero stanca di personaggi che avevano il trauma come tratto di personalità

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  6. Sono contenta ti stia piacendo così tanto, anche io lo sto amando! *_*

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  7. Volevo scrivere Ti sia piaciuto così tanto. Sono Fra, comunque 😅 non so perché mi esce anonimo oggi il commento

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