mercoledì 15 marzo 2023

Passavamo sulla Terra leggeri

  • Titolo: Passavamo sulla Terra leggeri
  • Autore: Serglio Atzeni
  • Codice ISBN: 9788887825077
  • Casa editrice: Ilisso/Sellerio
Trama (presa da ed. Sellerio)


«Non sapevo nulla della vita. Antonio Setzu raccontò la storia e quel che seppi era troppo. Dimenticai per trentaquattro anni. Ora ricordo, parola per parola». Questo romanzo epico e visionario che vuole perpetuare in modo figurato la storia dei Sardi ha due protagonisti: colui che racconta a voce tramandando una tradizione orale, e il narratore che trascrive le parole e riflette contemporaneamente la propria formazione, l'acquisizione di una personale identità come plasmata dall'epopea del suo popolo. S'ard nell'antica lingua significa «danzatori e lettori delle stelle». Un popolo pacifico, la sua origine si situa in una lingua di terra tra due fiumi (allusione, mitica e interpretativa, alla Mesopotamia). Poi la deportazione da parte di «barbari» popoli del mare, la schiavitù, la rivolta e la fuga avventurosa, e l'approdo nell'isola, a cui è dato per la prima volta il nome. Da qui inizia la costruzione della sua civiltà originale. La vicenda generale, «dei millenni di isolamento tra bronzetti e nuraghe», è tramandata intessendola senza sosta di peripezie di donne uomini ed eroi, di cronache di fatti quotidiani, di passaggi di stranieri e stranezze, di battesimi di luoghi e di oggetti, di nascite di riti e arti, di cose memorabili e miti suggestivi. Un'età felice culminante nell'era dei «giudici», i sovrani ereditari - fin dal primo di essi, una donna - dell'autonomia della Sardegna caratterizzata da forme di partecipazione popolare. E una data segna il termine della storia maggiore e delle vicissitudini qui raccontate: il 1409, la fine dell'indipendenza dell'Isola e la conquista aragonese. L'ambizione di Sergio Atzeni, amatissimo scrittore morto ancora giovane (e antropologo, storico delle culture, aedo, cacciatore di storie inattuali), era di raccontare tutta la sua Sardegna e la sua storia millenaria, non attraverso un romanzo storico, ma in una narrazione che fosse eco della sua storia, come appunto nella tradizione orale. Così questo suo ultimo libro ha la singolarità di essere una storia della autocoscienza di un popolo, che «ha la presa di un romanzo d'avventura» (Marcello Fois nell'Introduzione).


Commento

Ci sono libri che sono così belli che doverne parlare mette soggezione. Così è per Passavamo sulla Terra leggeri, romanzo postumo di Sergio Atzeni, scomparso nel 1995.

Tiscali. Luogo sacro nel romanzo e nella realtà (foto dal web) 
In questo capolavoro (e non è un termine che uso alla leggera) il concetto di cura della prosa viene portato a un livello superiore. Non si tratta solo della sua evocatività, della scelta sull’accostamento dei termini, ma anche della ricerca di una musicalità che nei romanzi contemporanei ormai non esiste più. Il tono mitico e leggendario viene reso attraverso la paratassi, tanto che la voce di questo testo si perde nel tempo e nello spazio, potrebbe appartenere a qualsiasi epoca e andrebbe bene sia per la Bibbia o l’Iliade, sia per le fiabe dei fratelli Grimm. La mancanza di subordinate ha il doppio effetto di universalizzare il tono e renderlo altisonante, e quello di creare musicalità grazie all’utilizzo di figure di suono. Interi paragrafi di Passavano sulla Terra leggeri sono scritti in endecasillabi con parole piane per dare una cadenza precisa, come quella di acqua che scorre in un fiume, saltella sulle pietre e corre verso la valle (se ci fate caso, il titolo stesso è un endecasillabo). Pare che Atzeni conoscesse la Comedia a memoria. E non faccio fatica a crederci. Il livello di cura e di ricercatezza,  non nel senso intellettualoide ma di attenzione verso il testo, è qualcosa che ho trovato commovente di per sé, perché mi ha trasmesso già di per sé un amore sconfinato per chi legge e per quello che si svolge nel libro. 

La struttura narrativa non è da meno della forma: in Passavamo sulla Terra leggeri non si sa chi parli e chi ascolti. Da un lato abbiamo l’autore che è anche personaggio della storia (se vi ricorda qualcosa, immagino che non sia casuale), ma non è lui il narratore. Infatti, questo racconto rapsodico viene riportato da Antonio Setzu, pastore e custode del tempo che ha come compito di tramandare oralmente non solo le vicende, ma anche su connottu, parola unica e dal significato sfuggente che designa tutto quello che è conosciuto, dall’identità, all’etnos, all’etos, ai riti e alla Storia, a colui o colei che diventerà a propria volta custode del tempo. Qui, ad ascoltare i racconti persi nel tempo di Antonio Setzu troviamo l’autore, ancora bambino, che non si fa carico di raccontarci la storia, poiché, come noi, la ascolta per la prima volta. In Sergio Atzeni coincidono le tre figure di spettatore, personaggio e autore, un po’ come se nemmeno lui si sentisse totalmente degno di farsi portavoce di questo racconto così immenso che abbraccia tutta l’umanità.

Una testimonianza che si perde nel tempo, dicevo, perché Passavamo sulla Terra leggeri è una sorta di Storia romanzata, riveduta e scorretta del popolo sardo, che affonda le sue radici nella preistoria e si ferma con il periodo giudicale, prima dell’arrivo dei piemontesi a sancire la fine della libertà dei sardi. Non è la Sardegna del mare e del turismo, ma quella che si abbarbica sulle montagne per rifuggire l’acqua da cui arrivano gli invasori. Alcuni protagonisti sono figure storiche reali ma romanzate, altri sono totalmente frutto della fantasia di Atzeni, così come alcuni luoghi ed eventi. Anche la lingua degli antichi è totalmente inventata per essere inserita in un contesto più ampio, che consenta di far coincidere la parola “s’ard” con danzatori delle stelle, con tutto ciò che ne consegue. 

Non di solo mare vive l’uomo
Passavamo sulla Terra leggeri non è un esercizio di stile, ma un inno alla sardità, spesso attaccata e schiacciata, stereotipata e svilita, e racconta di una felicità che non è da ricercare nel futuro, ma in un passato lontanissimo, in cui avevamo la libertà di esprimere la nostra identità senza essere la colonia o il granaio di nessuno, un’epoca felice in cui si aveva ben chiaro quali fossero davvero le cose importanti. Un’età in cui ci si rifugiava nella madre terra quando si aveva bisogno di protezione, in cui le sole divinità erano le stelle, perché esistevano da prima di noi ed esisteranno ancora molto dopo, e il tempo veniva scandito dalla natura, senza suddivisione antropologica in mesi e anni.

Anche se non fate parte del popolo sardo, penso che questo libro vada letto, anzi, ha una qualità tale che lo renderebbe un candidato perfetto per essere studiato a scuola. Al di là della tecnica, poi, ha saputo toccare corde della mia identità che credevo sepolte molto in profondità e ha continuato a lavorare dentro di me per molto tempo anche a lettura terminata.

Se state cercando un libro originale, fuori dai canoni, ma indiscutibilmente eccelso, lo avete trovato: è Passavamo sulla Terra leggeri.

Ted X di Paolo Fresu. Troverete molti punti in comune con i temi di Passavamo sulla Terra leggeri

1 commento:

  1. Questo libro è già in wish list, da buona sarda quale sono 💕

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