- Titolo: Dio di Illusioni
- Titolo originale: The Secret History
- Autrice: Donna Tartt
- Traduttrice: Iolinda Landolfi
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 978-8817106825
- Editore: BUR Biclioteca Universale Rizzoli
Trama
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e
viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita
sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un
giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra
gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d'amore, torna a galla
il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è
ora necessario commeterne un altro ancora più spietato...
Recensione e commento
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Fanart da Google (non trovo l'autore)
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La lettura di questo libro è avvenuta durante un GDL e, nonostante tutte le persone coinvolte abbiano concordato nel definirlo un capolavoro, è interessante vedere come ognuna di loro abbia percepito in modo differente i personaggi. Dio di Illusioni è un romanzo che mette alla prova la lucidità mentale del
ə lettor
ə, che si trova in più di un'occasione a empatizzare con degli assassini, per poi avere degli scossoni di coscienza durante la narrazione. La notizia dell'assassinio di una persona da parte dei protagonisti non è spoiler, dal momento che ci viene comunicata nel prologo, ma, nonostante ciò, è impossibile non restare incollati al libro per conoscere l'evoluzione della storia e le modalità dell'omicidio. I motivi per è difficile interrompere la lettura sono numerosi, primo fra tutti la costruzione dei personaggi. All'interno del gruppo di lettura c'è chi li ha amati, chi li ha odiati e chi è riuscito a giustificarli per via della storia personale di ciascuno; sono dei ragazzi che cercano l'eccellenza e vogliono sentirsi superiori agli altri, il che costituisce un presupposto per una chiusura del gruppo rispetto al "mondo esterno" e arrivano ad avere delle modalità da branco di stampo settario, tanto da avere un sistema di valori diverso rispetto al resto del mondo. Eppure, nonostante coprano costantemente a vicenda le loro malefatte, nessuno di loro conosce veramente gli altri; il protagonista, ad esempio, non fa che sottolineare le piccole e costanti ipocrisie dei suoi compagni, tanto che il lettore si dimentica di notare le sue, perché Richard stesso è un ipocrita che nasconde agli altri la sua vera natura. Il loro atteggiamento è spesso e volentieri ambivalente: uccidono Bunny, convinti di non avere alternativa, eppure si comportano come se ad essere in lutto fossero loro, come se fossero gli unici ad averlo amato, sostentendo che la famiglia del loro amico non si sia mai occupata veramente di lui. Il che può essere anche vero, ma non toglie che ad aver commesso l'omicidio siano stati loro. Poiché il punto di vista è quello di Richard, Bunny, la vittima, viene ritratto come una persona debole, viziata, incline all'autoindulgenza, alla manipolazione, all'ozio e all'approfittarsi del prossimo. Eppure, ciò lo rende insopportabilmente umano, non di certo un mostro, dal momento che, seppur in modo estremamente contorto, è l'unico a farsi degli scrupoli morali. Bunny spesso e volentieri svela le ipocrisie dei membri del gruppo in modo brutale e crudele, spesso usando le informazioni a suo vantaggio, tuttavia, in pochi direbbero che per questo merita la morte. I mostri sono loro e ciò nondimeno è difficile che il lettore non parteggi per loro, almeno fino a un certo punto, perché l'ambivalenza dei personaggi li farà percepire in modo diverso a seconda della persona che legge, dal suo umore e dal momento in cui legge, e ciascun
ə potrà giustificare o condannare a seconda dei propri sentimenti.
Al di là della parte thriller e la questione morale, ci sono altri spunti di riflessione, per esempio la facilità di reperibilità di droghe negli Stati Uniti (c'è un paragone proprio con l'Italia) e sulla natura dei rapporti umani, che sembrano estremamente superficiali e privi di qualsivoglia empatia verso il prossimo e spesso finalizzati esclusivamente al do ut des.
Un altro punto a favore è senza dubbio la prosa: Dio di Illusioni è con tutta probabilità uno dei romanzi migliori mai scritti sotto questo punto di vista, usa delle espressioni dalla potenza retorica innegabile, anche nell'utilizzo del greco e del latino ed è sicuramente uno dei libri da leggere almeno una volta nella vita. L'unico difetto, molto tirato per i capelli, se proprio se ne deve trovare uno, è la lunghezza dei capitoli, anche di cento pagine, sebbene al loro interno ci siano comunque delle suddivisioni, e tuttavia, è un neo veramente marginale.
Dio di Illusioni è una storia che lascia disorientati e continua a far pensare anche dopo averla conclusa e riposta sulla libreria. Un romanzo imperdibile, destinato a rimanere nella storia della letteratura.
Credo che i Gdl siano un ottimo modo per conoscere i personaggi in ogni loro sfaccettatura. Il confronto è sempre buona cosa nella lettura
RispondiEliminaInfatti sono molto contenta di aver partecipato sia perché mi ha permesso di leggere un libro che avevo sullo scaffale da un po', ma anche perché la discussione mi ha permesso di vedere più sfaccettature
EliminaQuesto libro è nella libreria ad attendermi decisamente da troppo tempo; spero di avere presto l'occasione (e il tempo!) per iniziarlo ✨
RispondiEliminaUn libro che davvero si divora. Magari troverai il tempo in estate, ma comunque aspetta che sia lui a chiamarti
EliminaDevo ancora leggere questo libro ma la tua recensione mi spinge a farlo, si vede che é stata una lettura molto bella, per fortuna ci sono i gdl che a volte ci spingono verso alcuni libri che da soli non leggeremo😁
RispondiEliminaè stato un ottimo modo per condividere la lettura e discuterne in modo costruttivo e soprattutto mi sono "tolta" un libro dalla pila di quelli da leggere
EliminaNon vedo l’ora di leggerlo!! Anzi lo compro subito !
RispondiEliminaNon te ne pentirai, è un libro sconvolgente
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