mercoledì 18 ottobre 2023

Colorful

  • Titolo: Colorful
  • Titolo originale: Colorful
  • Autrice: Eto Mori
  • Traduzione di: Alessandro Barbaglia & Carlotta Spiga
  • Codice ISBN: 9791221204285
  • Casa editrice: DeAgostini
Trama


Essere morti ha i suoi svantaggi: niente pomeriggi insieme agli amici, niente ramen, niente tramonti da ammirare abbracciati alla persona che si ama. Insomma, niente di niente. Si è solo un'anima senza corpo, in attesa della reincarnazione. A meno che... A meno che tu non abbia commesso un tremendo errore nella vita precedente. In tal caso, è tutta un'altra storia. Per te, il circolo delle rinascite è off limits, c'è solo il grande e oscuro vuoto. A volte, però, il Grande Capo ha voglia di giocare e indice la Prestigiosa Lotteria delle Anime. Perché non dare una seconda possibilità a quei disgraziati?, dice lui. Al vincitore della lotteria viene concessa la possibilità di tornare sulla Terra in un nuovo corpo e con una missione precisa: porre rimedio agli errori del passato prima che il tempo concesso scada. Nessuno vorrebbe sprecare la sua unica seconda possibilità, ma è più facile a dirsi che a farsi, ve lo assicuro. Lo sa bene l'anima vincitrice di questa tornata della lotteria, a cui è capitato in sorte il corpo ― e soprattutto la famiglia ― di Makoto Kobayashi, un timido quattordicenne che si è appena suicidato. L'anima non ha la più pallida idea di cosa fare, ma, forse, scoprire il motivo che ha spinto Makoto a togliersi la vita potrebbe aiutarla a scoprire qualcosa di più anche su se stessa...


Recensione e commento

Devo mettere un po’ le mani avanti, perché alcune delle cose che dirò in questa recensione potrebbero essere un problema mio più che del libro, per esempio, faccio spesso fatica a interpretare i codici della letteratura giapponese.

Detto questo, ho diverse cose da dire su Colorful, romanzo che ha fatto la storia della letteratura giapponese per ragazzi e che a me non è piaciuto per niente.

La trama è presto detta: un’anima appena trapassata viene rispedita indietro da un angelo perché le viene concessa una seconda opportunità, in quanto ha commesso un errore in vita di gravità tale che le costerebbe l’espulsione dal ciclo delle reincarnazioni. Da questo punto si poteva immaginare veramente qualsiasi cosa, qualsiasi vita, qualsiasi situazione e invece ho trovato problematico il 90% di quello che è stato scritto.

Tanto per cominciare, l’anima a cui viene concessa una seconda occasione si reincarna nel corpo di un ragazzo che si è suicidato ed è costretta a vivere la sua vita. Inserendosi nella vita famigliare di Makoto ne scopre anche le magagne e le ipocrisie quotidiane, perché si sa, la famiglia del Mulino Bianco (o qualunque sia il corrispettivo giapponese) non esiste. In questo frangente sono state moltissime le situazioni che mi hanno lasciata perplessa, prima fra tutte che la famiglia di Makoto: dopo un tentativo di suicidio, si mette pochissimo in discussione e addirittura il fratello maggiore del protagonista lo rimprovera di aver fallito anche nel togliersi la vita. Fratello che poi, a posteriori, risulterà invece profondamente segnato dall’esperienza di Makoto, tanto da fare delle scelte di vita importanti proprio sulla base di questa. Quindi, visto che uno resta segnato dal tentativo quasi riuscito della morte del fratello, gli dice ogni tre per due che dovrebbe ammazzarsi e continua a prenderlo in giro per i più disparati motivi. Faccio molta fatica a inserire questo comportamento all’interno di qualsivoglia contesto sociale diverso dal mio. 

E non è stata la sola dinamica a mettermi molto a disagio. L’intento di ogni episodio che viene raccontato è quello di mostrare come Makoto abbia interpretato male gli stimoli esterni, ma quello che io ho pensavo mentre leggevo era “Cavolo, capisco benissimo che questo ragazzino così solo e incompreso abbia cercato di uccidersi”. Perché ciò che emerge da ogni confronto con tutti gli altri personaggi è che nessuno di loro lo conoscesse veramente: ognuno di loro ha delle aspettative su di lui che sono pesanti e davvero difficili da portare, solo che la cosa non viene raccontata come un problema (perché in Giappone in effetti è una delle più gravi piaghe sociali), ma piuttosto è stata circondata dalla retorica “guarda quante persone credono in te e ti vogliono bene”. Il flusso di coscienza del personaggio, invece, ci dice che lui è un ragazzino normale, che fa e ama cose normali e ha sentimenti e pulsioni nella media per la sua età, ma che per vari motivi, fra cui il bullismo, si è chiuso in sé stesso, ed è proprio questa introversione a essere interpretata nel modo sbagliato da chi la vede. Perché per talune persone lui è un’anima artistica che coglie la vera essenza delle cose, per altre persone è un bambino pigro e lavativo, ma nessuno si preoccupa mai (o quasi) di spogliarlo di queste aspettative e di queste sovrastrutture che gli sono state appioppate. Nessuno si chiede mai chi lui sia davvero, ognuno dà la propria interpretazione e lui dovrebbe pensare “oh, questa persona ha così tanta stima di me che non posso deluderla togliendomi la vita”. Avrei tanto voluto abbracciare Makoto e dirgli che gli avrei voluto bene in qualsiasi situazione, anche se lo avessero bocciato a scuola, anche se aveva le riviste porno nel cassetto. Invece è solo e soltanto alla fine, dopo un percorso che io, da persona adulta, ho trovato sfiancante perché nessuno lo ascolta davvero, che Makoto riesce a frequentare una scuola che faccia per lui, perché appunto nonostante il suo tentativo di suicidio la sua famiglia non si preoccupa di cambiare rotta: viene soffocato di attenzioni e di cose materiali per qualche giorno, ma poco dopo gli viene richiesto di riuscire a farsi promuovere a pieni voti, facendo cadere nel vuoto il suo disperato grido di aiuto.

Un altro dei motivi del tentativo di togliersi la vita di Makoto è stato l’aver scoperto che la ragazza che gli piaceva, in realtà si prostituiva. Makoto ha circa 14 anni. La ragazzina che gli piace è due anni più giovane e viene più volte detto che ha delle caratteristiche anche più infantili della sua età. Questa bambina viene solo giudicata all’interno del romanzo. A Makoto passa la cotta perché ha disgusto di lei ma non si fa mai un’indagine di cosa ci sia sotto, né viene problematicizzato il fatto che degli uomini di cinquant’anni si avvalgano dei suoi servigi. La schifosa è sempre lei e non si fa mai riferimento al fatto che il Giappone abbia dei problemi nella sessualizzazione di ragazzine giovanissime. Non dico che Colorful dovesse essere un libro in stile Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino, anche perché l’autrice dichiaratamente non desiderava un libro troppo impegnativo, ma inserire temi di questo tipo per poi trattarli con questa superficialità non giova sicuramente al messaggio e non capisco perché inserirli se poi non vengono sviscerati. Risultano solo un po’ lanciati a caso come il mangime delle galline. 

Il succo, alla fine della fiera, è che Makoto non avrebbe mai dovuto sprecare la sua vita perché il mondo è bellissimo, il sole brilla, i fiorellini sono colorati, nessuno è perfetto, la vita è un dono e non devi ammazzarti che se non mamma piange e bla bla bla, retorica su retorica su quanto valga la pena vivere nonostante tutto. È Makoto che deve capire, Makoto che deve mettersi nei panni altrui, Makoto che ha interpretato male e non aveva diritto di sentirsi ferito. Ripeto: ho provato più di una volta senso di immedesimazione per il protagonista e comprensione per il suo desiderio di farla finita e questa cosa non è cambiata sul finale, anzi, si è acuita e ho avuto la conferma che davvero nessuno lo conosce per chi è davvero.

Colorful aveva l’ambizione di essere un libro catartico e invece è andato molto vicino a farmi saltare i nervi. Mi dispiace moltissimo doverlo dire, ma faccio fatica a comprendere come possa essere diventato un libro tanto segnante nella cultura di un popolo intero. 

1 commento:

  1. Secondo me la letteratura giapponese ha chiavi di interpretazione di vita completamente diverse, legate ai loro valori culturali e al loro modo di vivere che ho sempre trovato affascinanti ma altrettanto difficili da capire. Ecco perché ne leggo pochissima

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