- Titolo: La Seconda Lingua Madre
- Titolo originale: La segunda lengua materna
- Autrice: Flor Canosa
- Traduttrice: Rosa Ricciardi
- Lingua originale: spagnolo
- Codice ISBN: 9791281937024
- Casa editrice: Future Fiction
Trama
Argentina, futuro prossimo: gli impianti neurali fanno parte della quotidianità e la memoria è diventata inutile, sostituita dall’abilità di saper cercare il dato giusto. Tra i creatori degli impianti spicca la figura di Hana Schmidt, impegnata nello sviluppo di un chip – destinato a essere rivoluzionario – presso l’Istituto Nazionale di Tecnologia Implantologica. Hana divide il suo tempo libero tra due amanti: Lars Kunkel, un indolente collega di lavoro, e Johan Müller, un compositore introverso. I tre finiranno per creare un triangolo amoroso, mutevole e irreversibile, una struttura complessa dalla quale sarà impossibile uscire indenni. In questo scenario avverrà l’impossibile: Hana concepirà un figlio da due padri e da quel momento in poi, nulla sarà più come prima, non solo per lei, ma per tutta l’umanità.
Difficile da classificare, impossibile da abbandonare, La seconda lingua madre si muove tra fantascienza, cyberpunk, new weird e melodramma familiare. Intessuta da un labirintico sistema di note a piè di pagina che s’infiltra in maniera spiazzante nella narrazione di Hana, questa è una storia di legami: erotici, sentimentali e linguistici, tutti influenzati e plasmati dalla tecnologia.
Preparatevi a un’esperienza di lettura che vi farà mettere in discussione la realtà stessa e che vi lascerà con una domanda inquietante: siamo pronti all’avvento della “seconda lingua madre” che sta per hackerarci tutti?
Flor Canosa (Buenos Aires, 1978) è sceneggiatrice, montatrice cinematografica e docente all'Università di Buenos Aires. Ha pubblicato sei romanzi. Nel 2015 ha vinto il Premio X per il romanzo contemporaneo della casa editrice El Cuervo con Lolas. Pulpa (2019) è stato pubblicato in Argentina, Spagna e Cile e Los accidentes geográficos (2021) in Argentina e Brasile. È sceneggiatrice per diverse case di produzione e co-editrice della Colección Arqueologías del Futuro (nuova narrativa weird) per la casa editrice Indómita Luz. Nel 2023 ha pubblicato in Argentina e Spagna La segunda lengua materna, (pubblicato in italiano da Future Fiction con il titolo La seconda lingua madre) candidato al Premio Celsius della Semana Negra di Gijón e al Premio Medifé Filba tra i dieci migliori romanzi dell'anno.
Recensione e commento
Devo fare due mea culpa in apertura di questa recensione, perché il libro di cui vi parlo oggi è stato pubblicato da una delle mie case editrici preferite e nonostante ciò non vi ho mai parlato di nessuno dei loro titoli. Le Onde, di quel biscottino di Ken Liu, è stato scalzato per un posto dai libri migliori del 2023 e i miei auricolari mi hanno fatto ascoltare moltissima della produzione Future Fiction presente su Audible. Con questa recensione, che esiste anche grazie al fatto che mi sia stato fatto omaggio del libro, spero di cominciare a rimediare in tal senso.
Il secondo mea culpa, invece, è più un disclaimer, perché ho dovuto fare decantare questa lettura per qualche giorno prima di riuscire a mettere qualcosa nero su bianco anche perché ho dovuto studiare un po’ prima.
La seconda Lingua Madre non è un romanzo semplice, dal momento che si tratta di una commistione tra fantascienza e weird, e allo stesso tempo presenta delle caratteristiche tipiche della letteratura sudamericana che segue degli schemi diversi rispetto a quelli della letteratura nostrana o che ci viene portata in traduzione dai Paesi anglofoni. Il primo elemento che mi viene in mente è il rapporto con il corpo, in ogni sua forma: l’esperienza del corpo femminile, che viene messa al centro nella produzione del realismo magico sudamericano, si ritrova anche qui, con una protagonista che vive la sua sessualità in maniera molto libera. La commistione tra fantascienza e weird porta spesso a delle scene esplicite abbastanza disturbanti, volutamente poco piacevoli e altrettanto eccessive e discutibili. La sua esperienza è fuori da ogni canone sociale, perché non è poliamorosa, quello che mette in atto, per sua stessa ammissione è un tradimento bello e buono perché sta contemporaneamente con due uomini uno all’insaputa dell’altro, con ciascuno dei quali ha un rapporto disfunzionale e superficiale, sempre in modo variegato, dato che essendo persone tanto diverse, sono altrettanto diverse le ragioni della loro disfunzionalità.
Ho già citato il realismo magico perché studiando quella parte della letteratura, La seconda Lingua Madre mi è apparso subito più chiaro: in questo volume la tecnologia ha lo stesso ruolo che altrove viene ricoperto dalla magia perché fornisce alla protagonista gli strumenti per svincolarsi dalla sua posizione trascendendo il proprio corpo, così come fornisce all’autrice degli espedienti per fare in modo che alcuni episodi tipici della letteratura fantastica diventino possibilità narrative e non cliché.
Per quanto riguarda il worldbuilding, invece, partiamo col dire che ci troviamo davanti a un’utopia che è solo apparente, proprio perché è difficilissimo scrivere un’ambientazione in cui non esiste conflitto dal momento che inevitabilmente questo dovrà rientrare dalla finestra. E in effetti era proprio nelle intenzioni dell’autrice raccontarci un mondo perfetto solo in superficie, con un livello di tecnologia avanzatissimo e un benessere economico generale. Eppure, andando avanti con la storia vediamo che i ruoli di genere sono ribaditi e ancora ben saldi, i diritti civili sono ancora solo formali, perché la nascita di un figlio con una disabilità cognitiva è ancora un problema da correggere perché è un problema avere un figlio “idiota” e “cretino” a cui non poter lasciare la propria eredità intellettuale. Le persone continuano a essere infelici e alla spasmodica ricerca di qualcosa, anche se pensano di avere tutto. Non è mai così, perché quello che manca davvero è uno scopo, e anche quando se ne ha uno, esso è talmente spostato sopra il piano della realtà da essere irrealizzabile.
Infine, anche la forma è coerente con il contenuto strano dell’intero libro, perché le note a piè di pagina ci spiegano esattamente tutte le parole e i concetti che avemmo cercato su Wikipedia mettendo momentaneamente da parte la lettura e in questo senso è geniale, perché consente, se state leggendo il libro cartaceo, di non mettere mai da parte l’analogico per il digitale. Insomma, il libro basta a sé stesso anche in questo caso.
In conclusione, oggettivamente parlando, La seconda Lingua Madre non è minimamente un libro che punta ad abbracciare una larga fetta di pubblico, è sicuramente una lettura per cui non ci si può preparare. La cosa che ho preferito, anche quando non concordavo con le scelte compiute da una protagonista che diventa via via meno empatizzabile, è stata la necessità di porsi domande durante la lettura e di fornire risposte che possono solo essere personali e non univoche.
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