- Titolo: Ritrovato e Perduto
- Titolo originale: The found and the lost
- Autrice: Ursula K. Le Guin
- Traduzione: Teresa Albanese, Pietro Anselmi
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 978-8804798514
- Casa editrice: Mondadori
Trama
Recensione e commento
Non ho amato ogni singolo racconto o romanzo breve di questa raccolta, ma quelli che ho amato mi sono entrati indelebilmente dentro. Partiamo con ordine.
In quest’antologia si spazia tantissimo con i generi di cui Le Guin ha scritto: ci sono racconti storici, altri allegorici, allucinatori e deliranti, altri ancora, invece, sono tratti dalle Leggende di Terramare, mentre altri sono parte del ciclo fantascientifico dell’Ecumene per concludere con storie e romanzi brevi che non sono parte di nessuna saga.
Ciò che più ho preferito della scrittura di Le Guin, come sempre, è la capacità di approfondire e al tempo stesso esprimere i concetti con sintesi sconfinata. Ad esempio, in La Questione di Seggri avrebbe potuto essere molto più dicotomico se fosse stato scritto da un’altra penna, ma Le Guin è riuscita a trattare il ribaltamento dei ruoli di genere senza trasporre gli stereotipi di genere in modo simmetricamente invertito. Anzi, l’autrice riesce a raccontare di un mondo in cui il rapporto tra donne e uomini è di 16:1, per cui gli uomini sono rari, tenuti in gran conto per la riproduzione e per questo hanno tutti gli onori ma non tutti i privilegi. Non hanno libertà, dato che la libertà comporta scelte e responsabilità. Vengono chiusi in dei castelli in cui restano esclusivamente tra di loro fino al raggiungimento della maturità sessuale, ovvero il momento in cui sono venduti ai bordelli nella speranza di fecondare una donna e ricevere più soldi. In questo bellissimo racconto, in cui ci viene mostrata un’ambientazione approfondita con poche pennellate, e tramite il punto di vista individuale dei personaggi assistiamo a ciò che non è che l’inizio di una lotta che porterà alla parità tra i generi, un percorso lungo, faticoso e formato tappe da raggiungere nel corso dei secoli.Alcuni racconti sono stati crudi e scioccanti, come Liberazione di una Donna, in cui viene affrontato il tema dello schiavismo e dell’ oppressione. Anche qui, i termini il tono sono tutto fuorché retorici: siamo a cavallo di una rivoluzione che, anche in questo caso, ci viene raccontata attraverso un punto di vista individuale. Infatti, tutto il contesto precedente al sovvertimento dello status quo è presentato tramite gli occhi dell’allora inconsapevole protagonista, nata schiava ma che tra le schiave è privilegiata poiché il suo aspetto canonicamente attraente le risparmia il lavoro pesante e la rende animaletto domestico della nobiltà. Grazie al suo flusso di coscienza magistralmente descritto ci rendiamo conto di quanto sia sbagliato quello che vive ogni giorno nella sua vita fatta di abusi che lei non percepisce come tali perché è talmente immersa in un mondo abituato allo schiavismo da non vederci nulla di male. La rivoluzione porta sì la consapevolezza, ma anche il dolore di perdere quel poco di privilegio che si aveva, quel briciolo di sicurezza e agio non tanto materialmente parlando, quanto in termini di vita conosciuta. Smettere di essere schiava e prendersi la propria libertà non è semplice perché non basta aprire le porte della gabbia per poter scappare: sopravvivere consiste nell’accontentarsi di essere oggetti, ma vivere davvero comporta un grado di sforzo difficile da accettare per l’intera fetta di popolazione che è stata assoggettata per generazioni.
Le Guin non è mai banale nemmeno quanto scrive romanzi brevi su argomenti apparentemente abusati. Esistono, infatti, moltissime altre storie che raccontano di un seme di umanità che si chiude in una navicella spaziale in viaggio per secoli in attesa di approdare su un nuovo pianeta da abitare. Eppure, come sempre, il suo punto di vista mi ha stupita e ha mostrato lati della psiche umana che non avevo preso in considerazione. Paradisi perduti ci racconta di un’umanità che ha imparato a considerare il viaggio stesso lo scopo della sua esistenza, molto più della destinazione. È un romanzo sull’interrogarsi. In questa storia, la navicella spaziale su cui abitano gli umani è diventata il mondo intero, al punto che gli abitanti si domandano quanto abbia senso per loro portare a termine un viaggio che è stato pensato e programmato cinque generazioni prima. L’umanità che abita la Discovery comincia a considerare il viaggio l’essenza stessa dell’esistenza, che ha importanza inquanto tale, a prescindere dalla destinazione. Parla di un’umanità diversissima da quella che è coraggiosamente partita dalla Terra e che ha ormai paura di rischiare. La nuova sfida è reimparare ad avere a che fare con pericoli, incognite e dissensi, oltre al trovare la risposta di quale sia il senso della propria vita: se sia il viaggio un viaggio senza meta o la destinazione per cui tale viaggio è stato intrapreso. Questa è stata decisamente la storia che mi è piaciuta di più di tutta la raccolta e mentre ne scrivo ho già voglia di rileggerla.Se avrete la pazienza di aspettare, oppure deciderete di saltare i racconti che non vi convincono, poiché in una raccolta di tredici storie non tutte possono fare al caso vostro, troverete sicuramente qualcosa nelle vostre corde: la penna di Le Guin spazia in registri e generi al punto che Ritrovato e Perduto costituisce un catalogo delle sue abilità e saprà indirizzarvi verso le opere della sua produzione che vanno bene per voi.