- Titolo: Out on a Limb - Un Amore in bilico
- Titolo originale: Out on a Limb
- Autrice: Hannah Bonam-Young
- Traduttrice: Laura Scipioni
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788817181432
- Casa editrice: Rizzoli
Ok, forse vestirsi da pirati a una festa di Halloween non è l'idea più originale del mondo, ma che probabilità ci sono che ci sia un'altra persona vestita da pirata e che, come te, abbia un ottimo motivo per farlo? Win è nata con una malformazione alla mano e l'uncino le è sembrata un'idea spiritosa per sdrammatizzare. Bo ha subito di recente un'amputazione al ginocchio e quale scelta migliore di una gamba di legno per una festa in maschera? Forse il loro incontro non è una semplice coincidenza... Certo, Win ha deciso che dopo la sua ultima relazione fallimentare non si legherà più a nessuno. Bo, però, è simpatico, sexy e tenero. Nasce tra loro un'intesa immediata e irresistibile, e dopo quella che avrebbe dovuto essere solo l'avventura di una notte, Win scopre di essere incinta. Ora deve affrontare una decisione che potrebbe stravolgere la sua vita. E Bo è pronto a sostenerla. Insieme, decidono di conoscersi meglio, come amici e niente di più. Ma, come ormai entrambi dovrebbero sapere, la vita raramente va secondo i piani. Con un'intervista esclusiva all'autrice.
Recensione e commento
In genere mi approccio alle nuove letture con uno scetticismo scientifico: dimostrami che non sei un brutto libro. Invece, in questo caso, ho iniziato con un discreto ottimismo, nonostante, in linea teorica Out on a Limb non sia esattamente la mia tazza di tè.
Out on a Limb è un romance contemporaneo che racconta di Winnie e Bo che, dopo un rapporto occasionale, scoprono di aspettare un figlio assieme. Non è uno spoiler, perché è letteralmente scritto sulla quarta di copertina e potrebbe sembrare una trama trita, se non fosse per il dettaglio inconsueto che entrambi hanno una disabilità: Winnie ha una mano sottosviluppata dalla nascita, mentre Bo ha subito un’amputazione alla gamba. Non c’è niente di straordinario nella loro disabilità, è qualcosa che vivono in modo normale come condizione naturale della loro vita, ma è straordinario, invece, che la loro libido venga ritratta tanto fedelmente in un prodotto così pop. Winnie in particolare è una protagonista rara da trovare, i suoi flussi di coscienza in cui riflette sul suo corpo in un paio di occasioni mi hanno fatto bagnare gli occhietti perché raccontano di come i problemi di accettazione di sé non siano legati al modo in cui lei percepisce il proprio corpo, ma allo sguardo altrui esattamente come qualsiasi altra donna che vive in una società in cui moltissime industrie vengono tenute in piedi dalle insicurezze femminili. Complessivamente, lei accetta e apprezza il suo corpo, ci si sente abbastanza a suo agio, ma come chiunque di noi vede i suoi cosiddetti difetti estetici amplificati e questo riguarda qualsiasi tipo di non-conformità, anche quelle che non sono legate alla sua mano. Winnie è una donna normale, con una libido abbastanza prorompente che non si vergogna di mostrare né si preoccupa di nascondere, eppure per il mondo è solo “un gran peccato che abbia una mano sottosviluppata”, così come è fuori dall’ordinario che sia brava nel nuoto, attività che adora e che passa molto tempo a praticare, visto che ha “quella mano”. Ma cosa dovrebbe esserci di tanto strano se una persona diventa brava a fare qualcosa che ama e che pratica a lungo?
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La copertina della versione indie Secondo me è carinissima |
Bo, invece, ha avuto meno tempo per accettare la propria condizione, poiché la perdita dell’arto è recente, non una condizione congenita. In questo contesto, io, che non amo le scene erotiche, mi sono ritrovata ad considerare positivamente il modo in cui Winnie e Bo si prendevano cura l’una dell’altro, preoccupandosi sia di fare sentire l’altra persona a proprio agio, sia di apprezzare anche la parte che creava loro più insicurezza. Il modo in cui entrambɜ si sono sentitɜ vistɜ, in un mondo che non riconosce la libido delle persone disabili, e che anzi le infantilizza, è una dinamica che ho trovato davvero importante ed è il sintomo sano di un mondo che sta cambiando e deve cambiare. Anche da un punto di vista qualitativo l’erotismo in Out on a Limb è superiore alla media, perché le scene sono meno meccaniche, molto più spontanee e meno standard negli atti in sé rispetto a molti romanzi per lo stesso target.
Ancora meno ritratta della libido all’interno della disabilità è la genitorialità e sotto questo aspetto non solo abbiamo le preoccupazioni di Winnie, che teme di aver trasmesso allǝ figliǝ la condizione della sua mano, per quanto razionalmente sappia che non si tratti di una sindrome genetica, e quella di Bo, che teme di aver trasmesso i geni della malattia che lo ha condotto ad avere un arto amputato: ciò che personalmente ho trovato sorprendete è stato vedere due persone adulte comunicare in modo sano, fare compromessi, venirsi in contro e assumersi serenamente le proprie responsabilità, anche gioiosamente la maggior parte delle volte.
È infatti questa la mia parte preferita di Out on a Limb: la relazione sana (con qualche scivolone, ma ne parliamo nel prossimo paragrafo) tra i due personaggi. Questo romanzo è quasi sempre dolcissimo, per quanto se siete persone un po’ troppo realiste come me potreste trovarlo stucchevole e poco verosimile (ma questo è un problema mio, non un difetto oggettivo del libro che si prefigge uno scopo escapista che mantiene fino in fondo), ma anche il mio cinismo è quasi sempre venuto meno per fare spazio a sorrisini dolci quando i due personaggi, gradualmente, si avvicinavano, si innamoravano e si guarivano a vicenda con piccoli atti di gentilezza e fiducia reciproca, in modo totalmente indipendente e scollegato dalle loro disabilità. Comprendono sicuramente i reciproci disagi e cercano di anticiparsi nelle esigenze, ma non si innamorano per la loro condizione, quanto per quanto si sentano a proprio agio accanto all’altra persona.
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I tasti dolenti, invece, risiedono nel fatto che la dolcezza del romanzo e la sanità della relazione fa abbassare completamente la guardia, per cui quando spuntano fuori alcune situazioni con potenziali trigger colgono chi legge completamente di sorpresa, e non in modo positivo. Per esempio, la migliore amica della protagonista è, scusatemi la similitudine un po’ colorita, simpatica come la sabbia nelle mutande e non ero preparata alla scena in cui prende in giro con cattiveria i nerd, categoria di cui fa parte suo marito, per un hobby totalmente innocuo che questo povero Cristo deve praticare di nascosto per non subire il bullismo di questa fastidiosa ape regina da film degli anni Duemila. E ripeto, per quanto alla fine la cosa vada a finire a tarallucci e vino, sul momento è stata una bastonata sui denti perché non mi ero preoccupata di alzare delle difese emotive, proprio perché il libro era, fino a quel momento, dolcissimo. Fare passare come divertente la prepotenza di questa donna nei confronti del marito, uomo che dovrebbe piacerle, dato che lo ha sposato, non mi è sembrato coerente con il resto della narrazione (sì, l’autrice ha pubblicato un libro sulla loro coppia e no, non lo leggerò). A differenza di ciò che ho scritto sulla mia percezione personale nel paragrafo precedente, questo non è un mio problema legato al gusto personale, perché mentre facevo gli aggiornamenti di lettura su Instragram varie utenti mi hanno confermato di aver provato le mie stesse emozioni durante la lettura.
Inoltre, anche la relazione tra Winnie e Bo, completamente sana per il novanta percento del libro, quando i due personaggi alla fine si mettono assieme, commette qualche scivolone. Anche qui, a un certo punto salta fuori quella che in qualsiasi altra relazione sarebbe una enorme, gigantesca red flag, perché instaura una dinamica che sbilancia i rapporti di potere nella coppia e la cosa accade tramite dei modi anche un po’ manipolatori. L’unica cosa che consente di passarci sopra è appunto il fatto che l’intento del libro sia chiaro: sappiamo che tutto andrà bene e non ci saranno relazioni abusive o disfunzionali, ma in questa circostanza la sospensione dell’incredulità è venuta meno perché la situazione poteva essere la stessa ma gestita in modo diverso o usando parole differenti (non posso dire di più o è spoiler).
Bonam-Young è riuscita a raccontare in modo pop una storia dolcissima con un tema importante. Le riflessioni che sicuramente lei stessa ha fatto nell’arco della sua vita, dato che vive con la stessa condizione congenita di Winnie (per quanto non abbia messo sé stessa nella storia, ma abbia creato una personalità completamente diversa) sono la perfetta commistione tra la sua esperienza personale e lo studio dell’argomento che tratta, cosa che non sempre avviene quando chi scrive racconta qualcosa che vive o ha vissuto in prima persona.
Insomma, Out on a Limb, pur con qualche scivolone, è un romanzo dolce di cui si sente l’esigenza in un mondo che va di corsa. La rappresentazione della disabilità è forse la migliore che abbia mai letto e fa molto piacere vedere che appartiene a un prodotto di così ampia diffusione e c’era davvero tanto bisogno di una storia così.
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