- Titolo: The Favorites - Un’ultima volta noi
- Titolo originale: The Favorites
- Autrice: Layne Fargo
- Traduttrice: Rosa Maria Prencipe
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788804784074
- Casa editrice: Mondadori
Trama
Anche se non ha alle spalle un nome altisonante, né una famiglia che la sostenga economicamente o emotivamente, Katarina Shaw ha sempre saputo di essere destinata a diventare una stella del pattinaggio olimpico. Quando incontra Heath Rocha, un ragazzo orfano, silenzioso e solitario, tra i due nasce istantaneamente un'intesa profonda, che li renderà una coppia formidabile sul ghiaccio e nella vita. Aggrappati al pattinaggio per sfuggire alle loro esistenze problematiche e riscrivere il proprio futuro, Kat e Heath scalano in fretta la strada che li conduce da giovani promesse a inarrestabili campioni di danza su ghiaccio. Belli, sfacciati e senza paura di mostrare la passione che li unisce anche in pista, i due giovani conquistano il pubblico con la chimica dei loro corpi, uno stile ribelle e una relazione da montagne russe. Fino a quando un incidente scioccante alle Olimpiadi di Sochi mette improvvisamente fine alla loro storia. Con l'avvicinarsi del decimo anniversario dall'ultima esibizione, un documentario non autorizzato riaccende l'ossessione per Kat e Heath, promettendo di svelare cosa sia realmente accaduto tra di loro. Kat non vuole avere nulla a che fare con il documentario, ma non può sopportare l'idea che qualcun altro pretenda di definire la verità al posto suo. Così, dopo un decennio di silenzio, decide di raccontare la sua versione: dalle tragedie d'infanzia che hanno saldato quel legame totalizzante tra lei e Heath, fino agli scontri e alle incomprensioni che li hanno portati a separarsi. Cosa siamo disposti a sacrificare per inseguire un sogno? Alternando il punto di vista di Katarina e i frammenti delle interviste con gli amici più stretti e i rivali più accaniti, The Favorites racconta i risvolti più morbosi dell'amore - che sia per una persona o uno sport - quando si trasforma in ossessione. Una storia travolgente, ambientata nel mondo scintillante e feroce del pattinaggio agonistico.
Recensione e commento
A questo punto, penso che dovrei aprire un rubrica: libri che vengono commercializzati come un genere che non sono. Per l’ennesima volta, ho trovato un romanzo che ci starebbe bene: The Favorites viene venduto come uno sport romance, ma è molto più di questo.
Cominciando dall’inizio, il taglio documentaristico del romanzo consente di approfondire le vicende da più punti di vista senza usare macchinosi campi di pov in corso d’opera, infatti il libro è tendenzialmente dal punto di vista della protagonista Kat che di tanto in tanto viene intervallato da interviste ad altri personaggi del cast, i quali dicono la loro sugli scandali del mondo del pattinaggio e più precisamente quelli che riguardano Kat e Heath. Seguo il pattinaggio dal lontano 2006, ho partecipato a eventi dal vivo sia come pubblico che come parte dello staff, testimoniato a eventi epocali di questo sport, assistito a cambi del sistema di punteggio e The Favorites mi ha coinvolto emotivamente soprattutto grazie all’approfondimento relativo alla parte sportiva, che a differenza di molti sport romance, non fa da cornice, ma è esattamente la parte centrale. Infatti, è sulla carriera sportiva di Kat e Heath che si concentra il fulcro della narrazione, più che sulla loro storia d’amore (su questo ci pensiamo dopo).

E questo aspetto è talmente dettagliato che sembra quasi di trovarsi davanti a un’ucronia, o forse sarebbe più corretto riferirsi a questa rivisitazione come a un retelling della realtà proprio perché non è una versione alternativa della Storia: si ottiene lo stesso risultato tramite una strada diversa. Infatti, ci sono delle piccole chicche dedicate a chi ha seguito assiduamente questo sport, scandali che hanno portato al cambio del sistema di punteggio, riferimenti a pattinatrici che hanno sfidato il sistema, oppure ancora durante le competizioni, che avvengono sempre nelle città reali, mantiene inalterata la nazionalità delle coppie che salgono sul podio, per quanto i personaggi siano fittizi. Insomma, la ricerca di Fargo scende davvero nel dettaglio e crea delle situazioni altamente verosimili sia per le circostanze, sia per la psicologia dei personaggi, che sono molto credibili e non si confondono mai con lo sfondo. Kat, per esempio, mi era stata descritta come una persona senza scrupoli e machiavellica, ma in realtà è soltanto una sportiva agonistica dotata di una convinzione ferrea e se conoscete qualche atleta di quel livello, saprete che non si arriva da nessuna parte senza quel tipo di personalità. Sono state pochissime le parti in cui non sono entrata in empatia con lei e ancora meno quelle in cui l’ho biasimata, forse perché rispetto al marasma generale lei era la meno peggio, o forse perché gli eventi raccontati nel libro impallidiscono se confrontati con i drammi della realtà.
La crescita di Kat è innegabile quanto fulgida. La conosciamo da bambina, quando si innamora di una disciplina che la fa sentire libera e potente, la vediamo adolescente, assieme a Heath, a contare i soldi per potersi permettere il loro sport costosissimo, assistiamo al suo raggiungimento tra i migliori, ma in realtà
è la sua interiorità ad avermi commossa sul finale, quando finalmente arriva a comprendere che i risultati sono solo i suoi, a prescindere dai punteggi e da tutto ciò che pensano il pubblico e la stampa. Kat cresce svincolandosi dalle sue ossessioni più che assecondandole, un po’ come abbiamo visto succedere durante le Olimpiadi di Parigi, quando molte atlete si sono commosse per aver dato il meglio di sé stesse pur non essendo riuscite ad arrivare a medaglia. A questo proposito,
The Favorites è dichiaratamente una sorta di rivisitazione di Cime Tempestose, (quindi non esattamente il simbolo della relazione sana per eccellenza)
e sotto questo aspetto non risulta scopiazzato: ci sono molte scene che ne ricalcano lo spirito, oltre che i nomi di alcuni personaggi, ma la cosa che viene cambiata è proprio la parte finale: sarà la generazione corrente, e non la successiva, a ottenere un lieto fine e superare i traumi generazionali. Kat comprende di avere dei limiti, impara a mettere le cose in prospettiva e, cosa più importante, capisce che
tutte le persone che le hanno fatto del male, quelle che le sembravano invincibili, mitiche e divine, sono dei semplici esseri umani: per quanto li idolatrasse non erano perfette, la loro inevitabile fine è sempre la stessa, anche per chi sembrava onnipotente. Sono convinta che sia stato proprio questo il primo tassello per l’emancipazione psicologica di Kat e l’ho adorato, perché è stato ciò che ha fatto si che si godesse ogni momento, non solo il risultato.

Stava andando tutto perfettamente, sarebbe stato un libro perfetto se non fosse stato per le ultime cento pagine. Se per quattrocento pagine il romanzo era stato meditato, verosimile e talmente realistico che se non avessi avuto una conoscenza pregressa di questo sport e dei suoi momenti salienti avrei potuto pensare che fosse tratto da eventi realmente accaduti, nelle ultime cento diventa una telenovela in balia dele grottesco e dell’inverosimile. Senza fare spoiler, moltissime situazioni potevano essere risolte anche attraverso gli stessi espedienti pensati dall’autrice, ma gestendoli in modo differente e prendendosi un momento in più per renderli con lo stesso livello qualitativo di tutti gli altri. Proprio sul finale, per quanto sia stata contenta di vedere i personaggi finalmente liberi dalle proprie ossessioni, guariti dai loro traumi, ho pensato “questa cosa non ha senso” oppure “è troppo grottesco anche per gli standard di questo sport”. Proprio a questo punto del libro c’è il trope della miscommunication, che è uno di quelli che più detesto e che tra l’altro non aveva senso sia perché non aveva motivo di esistere, sia perché dall’altra parte moltissime cose erano intuibili senza essere dette direttamente. Insomma, sotto questo aspetto perde un po’ di coerenza interna e assieme al fatto che improvvisamente le gare vengono descritte con meno dovizia di particolari tecnici e più descrizioni degli abiti di scena delle pattinatrici l’effetto finale è un po’ frettoloso.

Per quanto riguarda la parte romance, ho già accennato al fatto che a essere al centro è la carriera agonistica di Kat, con la sua crescita in un mondo dalla facciata luccicante ma dai retroscena agghiaccianti (che non mi hanno scioccata più di tanto dato che, prevedibilmente, nel mondo reale stanno saltando fuori casi di abusi di vario tipo, dalla violenza psicologica a quella sessuale, per cui The Favorites sembra quasi un idillio), ma addirittura la parte relativa alla relazione amorosa è quella che sul finale non viene chiarita, restando un po’ un cerchio ancora aperto. Specifico che non intendo questo come un difetto, quanto un tassello che fa intuire come sia lo sviluppo personale della protagonista, specialmente per quanto riguarda la sua carriera, a essere centrale, rispetto alla storia d’amore, che è esattamente quello che dovrebbe essere dominante in un romance.
Insomma, The Favorites è un romanzo che forse non è come vi aspettate: è una storia che unisce lo sport nella sua parte meno patinata, ma che lascia una speranza per un mondo futuro più giusto. Lo studio che c’è dietro è innegabile e sarebbe stato un libro perfetto se non si fosse perso proprio sul finale. Tenendo fermi i difetti oggettivi del libro, emotivamente è stato comunque un viaggio che penso di voler ripetere in futuro, con la consapevolezza che ci saranno delle parti che non mi convinceranno, ma, come ha imparato Kat stessa, va bene così.
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