- Titolo: Death Metal
- Autore: Tito Faraci
- Lingua originale: italiano
- Codice ISBN: 978-88566290444
- Editore: Piemme
Trama
Immaginate di essere in viaggio con i vostri amici su un fantastico
furgoncino Westfalia che perde olio ed è scomodo da morire. State
andando al concerto del secolo: i mitici Tiamat suonano a un festival
death metal, in un paesino disperso nella campagna dell'Oltrepò pavese, e
voi siete stati chiamati per fargli da spalla... Be', non esageriamo:
Lorenzo, Stefano, Matteo, Barbara e Walter, ovvero gli Snake God
Hunters, sono solo capitati in scaletta prima dei loro idoli, ma
saliranno comunque sullo stesso palco ed è il giorno migliore della loro
vita. Sono partiti all'alba dalla Puglia e non ne possono più di
viaggiare, ma il problema non è questo. Il problema è che si sono persi
nella nebbia, lungo un fiumiciattolo che nemmeno è segnato sulle mappe, e
c'è un camionista impazzito che li incalza e fa di tutto per buttarli
fuori strada. È a questo punto che tutto comincia ad andare storto...
Recensione e commento
Rileggere i libri che abbiamo amato da ragazzi non è sempre una buona idea, un po' come quando rivedi le commedie degli anni Novanta che ti facevano ridere e ti accorgi che sono piene di battute sessiste e razziste. Questa rilettura è un po' una via di mezzo, perché, sebbene non ci siano nodi particolarmente problematici, una visione adulta è assai diversa da quella giovanile, ma andiamo con ordine.
Death Metal è un libro un po' alla Stephen King, ambientato nella realtà ma con degli avvenimenti paranormali che segnano la vita dei protagonisti sin da giovane età. Uno dei lati positivi di questo romanzo è senza dubbio l'ambientazione, che si evolve nel corso della narrazione, perché si passa dall'assolata Puglia alla nebbiosa Malacarta, andando in un crescendo di oppressione e oscurità non solo mentale, ma anche fisica. Inoltre, il linguaggio della voce narrante, che è extradiegetica, ma a volte mostra il punto di vista dei personaggi, dà spesso la sua opinione riguardo gli eventi che si susseguono, spesso in modo sarcastico e tagliente, senza risparmiarsi scurrilità e crudezza dove necessario. Per quanto riguarda la storia in sè, sicuramente è ben costruita, con colpi di scena disseminti al momento giusto, sebbene, talvolta ci siano dei climax che non portano da nessuna parte. Tuttavia, questa non è una lettura sgradevole, solo poco impegnativa, che avrebbe potuto risultare migliore con una maggiore cura sotto certi aspetti, primo fra tutti, la caratterizzazione dei personaggi: in questo caso, l'autore è stato un po' pigro, perché vi sono delle potenzialità altissime, che però vengono rovinate dalla sloppy writing. Tito Faraci aveva la possibilità di scrivere di cinque ragazzi che si ritrovano a vivere avventure più grandi di loro senza ridurli a degli stereotipi, perché, per quanto ciascuno di loro abbia una personalità, essi sono tutti rappresentati come spesso i metallari vengono rappresentati dai media, ovvero ragazzi con un passato difficile fatto di violenze e sarebbe anche ora di sfatare questo mito dell'uomo nero che il metal si porta dietro da decenni. Perché se è vero che il metal viene vissuto come un culto, con venerazione delle band da parte dei fan, dall'altro è vero anche che è sempre stato sottoposto ad attacchi da parte dei moralisti come il
PMCR o la Chiesa, fin troppo ingiustamente, come è stato fatto notare
anche da Ronnie James Dio quando venne rilasciato l'album benefico Hear'N Aid "Siamo quelli che non hanno voluto a 'Usa for Africa'".
Ronnie James Dio, Ladies and Gentlemen |
Da parte di qualcuno che dimostra di conoscere così a fondo la cultura metal, parlando perfino del NWOBHM, e che riesce a far comprendere il linguaggio e i modi dei metallari ci si aspettava qualcosa di più di personaggi macchiette. La nota più stonata risulta indubbiamente il personaggio di Barbara, che, non volendo rappresentare l'archetipo della donzella indifesa, è stata trasformata in uno stereotipo al contrario, quindi non una persona con delle sfumature, come chiunque altro, ma una ragazza che finge forza e a cui vengono attribuite tutte le caratteristiche che generalmente in questo tipo di romanzo sono tipicamente maschili. Chiariamoci, non è un male che ci sia un rovesciamento del ruolo di genere, è un problema che l'intento non sua riuscito, poiché la forma è maggiore del contenuto, come se fosse troppo ingombrante per la personalità di Barbara, che alla fine della storia risulta molto banalizzata.
In ogni caso, a parte qualche pecca, Death Metal non è un libro brutto o da cestinare, anche perché il suo intento non è quello di educare il lettore, quanto di intrattenerlo e, anche se in certe parti scade un po' nel banale, questo è senza dubbio riuscito. Anche il messaggio di fondo è positivo, poiché vi è la classica analogia del viaggio come formazione e crescita ell'eroe che deve affrontare delle prove non tanto per raggiungere uno scopo, quanto, in questo caso, per liberarsi del male subito e non farsene influenzare, non diventare malvagi a propria volta. Per essere finalmente liberi.
Death Metal è il libro che fa per voi se siete alla ricerca di una lettura estiva avvincente, ma non frivola, specialmente se vi piace lo stile un po' paranormale e se siete appasionati di metallo pesante.
Come sempre una recensione completa e dettagliata. Io sono una metallara e quindi questo libro potrebbe fare per me! Ci farò un pensierino!
RispondiEliminaSiamo in due, sis! Un po' questa rappresentazione da ragazzi perduti, però, a me sta stretta, un po' troppo stereotipata
EliminaOgni tanto capita con i libri che da ragazzi abbiamo amato, di non ritrovare le cosa che ci avevamo visto un tempo... però come sempre bellissima recensione ^_^
RispondiEliminaGrazie mille, patata
EliminaCome sempre una recensione super dettagliata! Purtroppo a volte capita infatti sono sempre un po'in ansia quando affronto una lettura che mi aveva colpito molto da ragazzina... Per non parlare delle delusioni cinematografiche!
RispondiEliminaNon tocchiamo il tasto cinema!!!!
EliminaAPPLAUSI!!! E grazie per aver contribuito all'onore del profondo e multiforme mondo metal. Gli stereotipi sono il verbo della stoltaggine. Peccato perché l'idea era carina... ma, effettivamente, forse si è mancato il centro.
RispondiEliminaInfatti! Poteva venire fuori qualcosa di molto meglio, senza gli stereotipi sui personaggi. La trama è carina ma si poteva fare di più
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