- Titolo: Vertigine
- Autrice: Beatrice Mautino
- Codice ISBN: 9788804803614
- Casa editrice: Mondadori
Quarta di copertina
Quando la malattia bussa alla nostra porta, ogni certezza sembra vacillare. Anche chi ha sempre creduto nella scienza si trova improvvisamente attratto da soluzioni facili, promesse miracolose, vie alternative. Mantenere la rotta quando si è in balia della paura è difficile e, nonostante tutte le migliori intenzioni, il rischio di cadere nel baratro delle illusioni è alto. Beatrice Mautino, biotecnologa e divulgatrice scientifica, ci accompagna in un viaggio tra le pieghe del complesso rapporto tra medicina, speranza e cura. Partendo dalla propria storia - da un evento che l'ha costretta a confrontarsi con la paura, la frustrazione e il peso delle emozioni - intreccia racconti di casi reali per mostrare le sfide e i dilemmi che emergono nella pratica clinica. Ci guida così tra le crepe del sistema, affrontando temi estremamente attuali come la fecondazione in vitro, la ricerca per combattere i tumori rari e le promesse spesso fuorvianti dei farmaci contro l'obesità. C'è chi lotta per una terapia mai testata e chi affronta la burocrazia con la speranza appesa a un filo. C'è chi promette cure quasi magiche e chi lavora in silenzio con metodo, tra successi e fallimenti. E poi ci siamo noi, protagonisti o spettatori, ammalati o caregiver, divisi tra la voglia di credere e la necessità di capire. Dalla tentazione delle scorciatoie alla responsabilità delle decisioni pubbliche, questo libro ci ricorda che la medicina, con tutti i suoi limiti e difetti, resta il miglior strumento che abbiamo. Perché affidarsi alla scienza è una pratica quotidiana fatta di domande difficili, prove solide e scelte consapevoli. Affidarsi alla scienza significa camminare sull'orlo del dubbio, nonostante il senso di vertigine che sembra toglierci il respiro, trovando un equilibrio fragile ma necessario per non smarrire la direzione.
Recensione e commento
Nel 2024 preparai la mia bella valigia e presi l’aereo per andare al Salone del libro di Torino solo per un evento: Beatrice Mautino e Dario Bressanini moderavano la presentazione del libro Non è mai morto nessuno di Alessandro Mustazzolu, un loro collega divulgatore che si occupa di microbiologia. Avevo un malloppo di libri da fare autografare ai tre scienziati al firmacopie, li seguivo da anni e per me era un’occasione unica che non potevo perdere. In quella situazione fu proprio Mautino a sorprendermi, perché pur avendo letto quasi tutta la sua produzione di letteratura divulgativa mi rimase impresso quanto fosse simpatica, ogni cosa che diceva riusciva a strappare una risata al pubblico con il risultato di aver reso estremamente piacevole quell’incontro, tanto che Mustazzolu, verso la fine della presentazione, disse “Usciamo da qui e andiamo a fare stand up”.
Questo lungo cappello introduttivo, molto diverso dalla natura impersonale e obiettiva che cerco di tenere in genere quando scrivo le recensioni, mi serve per fare capire quanto sia stato un pochino doloroso per me leggere Vertigine, un libro in cui Mautino, sempre lucida e sul pezzo, indaga l’abisso in cui può cadere persino la più scettica delle persone di scienza nei momenti di fragilità. Se da un lato sono perfettamente consapevole che ci siano giornate buone e cattive per chiunque e che non si può sempre ridere e scherzare, dal punto di vista puramente umano mi ha fatto sussultare il contrasto tra la giornata istruttiva ma esilarante che ho vissuto a Torino e la malinconia di fondo che ho letto nelle pagine di Vertigine.

Vertigine non è un libro pessimista, anzi, è un saggio che indaga la speranza, la mappa, ma che al tempo stesso la tratta come quello che è: una cosina piccola e fragile che rischia o di spezzarsi facilmente o di trasformarsi in illusione, se non vengono tenuti fermi alcuni punti. La sua dolorosa esperienza personale come caregiver di una persona cara alle prese con un tumore è usata come punto di partenza per raccontare le lungaggini del sistema sanitario, le diseguaglianze perpetrate dalla politica e la facilità con cui anche chi, come lei, ha una formazione scientifica avanzatissima possa trovarsi in enorme difficoltà quando un problema umano come quello che sta affrontando arriva a bussare alla porta. Mautino scardina alla radice lo stereotipo della persona di scienza asettica e insensibile che parla dalla cattedra, e utilizza l’empatia come strumento per essere ancora più efficace (lo aveva detto anche a Torino, durante la presentazione, quando aveva affermato che nel rapporto con il pubblico sui social cercava sempre un punto di contatto dicendo “A sedici anni anche io allungavo il mascara con l’acqua del rubinetto perché non sapevo che fosse pericoloso”). Conoscere bene la nostra interiorità, osservare con cura le nostre emozioni è importante per difenderci da chi conta sulla nostra ondata di indignazione o illusione per venderci qualcosa: anche in questo senso notare la nostra emotività è importante perché accorgerci per tempo di un coinvolgimento personale può essere vitale per non cadere nell’abisso. La sua capacità di analisi non si ferma al fenomeno “malattia” in sé, ma va ben oltre, indagando anche ciò che prova chi fronteggia i suoi stessi problemi o come debba sentirsi chi non ha le sue stesse risorse e questo serve a porre la scienza non su un piano sopraelevato ad appannaggio di poch*, ma al servizio della comunità, perché la malattia del singolo è un problema collettivo e come tale va affrontato, senza lasciare indietro nessun*.

Attraverso storie di scienziate e scienziati, ciarlatani e pazienti, Mautino fa i conti con il suo stesso rapporto con la scienza: averla scelta come professione (e forse è una vera e propria vocazione) non le impedisce di sentirsi delusa da un punto di vista umano quando non c’è una soluzione facile e veloce pronta per lei, cosa che razionalmente accetta, proprio perché ha contezza di come funziona il mondo della ricerca, ma allo stesso momento non sempre chi ha un problema subito ha il tempo di aspettare che la scienza sputi fuori una soluzione che potrebbe richiedere anni. Gli aneddoti che racconta servono a mostrare tentativi riusciti di forzare il sistema per migliorarlo, ma anche di grosse cantonate che sono costate vite e milioni e come distinguere le due cose tramite il metodo scientifico (tendenzialmente, se la narrazione è quella dell’eroe solitario che combatte il sistema con una cura miracolosa economica e facile c’è da darsela a gambe.). Ci sono anche episodi importantissimi che mantengono intatta questa speranza, la coccolano e la riparano dal vento per fare in modo che non si spenga.
In sostanza, da un punto di vista contenutistico Vertigine non è molto diverso da altri saggi: ci sono fatti, dati, spiegazioni a supporto di tesi e confutazioni varie. È il suo tono a differenziarlo da tutto il resto, perché grazie alla vicinanza che esprime con il pubblico diventa imperdibile per raccontare la scienza come materia umanissima e al servizio della società, senza mai cadere nel paternalistico, perché non c’è una sola persona nell’universo che sia immune dalla spietatezza dell’universo. Vertigine è breve ma intensissimo, inaspettatamente commovente e assolutamente da recuperare.
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