martedì 29 settembre 2020

The Giver - Il Donatore


  • Titolo: The Giver - Il Donatore
  • Titolo originale: The Giver
  • Autrice: Lois Lowry
  • Traduttrice: Sara Congregati, Angela Ragusa
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788809798465
  • Editore: Giunti

Trama

Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non ci sono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto ciò che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della Comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte individuali. Ognu unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina. Ogni membro della comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Comitato degli Anziani nella cerimonia annuale di dicembre. E per Jonas quel momento sta arrivando.

Recensione e analisi 
 
 Prendete una tazza di tè caldo, ci vorrà un po'. 
The Giver - Il Donatore è un romanzo middlegrade di Lois Lowry e appartiene al genre della distopia. In questo romanzo troviamo i riferimenti più classici di questo tipo di letteratura, come, ad esempio Orwelle e Atwood.
Il mondo di The Giver è in scale di grigio, ma a differenza di 1984, in cui tutto era grigio perché era polvere, sporcizia e povertà, questo è un grigio che richiama all'uniformità, alla mancanza di differenze e individualità. Non è una distopia del tipo che catapulta il lettore in un mondo da cui vuole uscire, perché nella Comunità di Jonas, il protagonista, nessuno muore di fame, tutti hanno cibo a sufficienza e nessuno vuole ribellarsi. Ciò avviene perché la gabbia mentale in cui le persone sono rinchiuse è più difficile da individuare nel momento in cui si crede di essere liberi, almeno fisicamente. Leggere di questa società sembra quasi di leggere di una comunità di mucche, perché tutto funziona, ma nessuno ha la percezione di ciò che è stato e di ciò che sarà, le azioni non hanno conseguenze, dal momento che tutto viene prestabilito e ordinato dall'alto. Non esiste la libertà di scegliere il proprio lavoro così come non esiste nemmeno quella di decidere per il proprio corpo: la libertà riproduttiva non si sa nemmeno cosa sia dato che in un mondo così uniforme i figli vengono assegnati alle coppie, rigorosamente eterosessuali, come si vedrà nel quarto capitolo della saga, e non vengono concepiti tramite riproduzione sessuata. Qui, Lowry cita Atwood e ci dice che esiste una designazione particolare, ovvero il lavoro a cui vengono destitati i bambini quando dicono addio alla propia infanzia: quella delle Partorienti (segnatevelo, tornerà utili nei capitoli successivi della saga). Nessuno è padrone del proprio corpo. E anche qui, il Grande Fratello guarda sempre, ammonendo e indirizzando verso quello che si crede sia il cammino giusto.
In questo contesto di apparente, cristallina perfezione, Jonas viene designato a diventare Accoglitore di memorie, ovvero l'unica persona che si pone effettivamente delle domande scomode e che non può permettersi di essere beatamente ignorante. Jonas è un dodicenne, il che rappresenta spesso una sfida quando dietro alla penna c'è un adulto, perché si rischia di sfociare nel "bambino saggio", cioè, una persona molto giovane con dei pensieri troppo intricati  per la sua età; ma non è questo il caso, perché, sebbene Jonas sia posto davanti a dei dilemmi etici, ha ben chiara la distinzione tra giusto e sbagliato, in modo estremamente lineare, senza complicazioni troppo "adulte". Questo, è un libro sull'importanza della memoria storica e di quanto il nostro passato sia qualcosa che plasma il nostro futuro: un popolo senza memoria è un popolo che non esiste, non a caso, i regimi dittatoriali in qualsiasi epoca hanno sempre distrutto le biblioteche e le università per prime. Però, la conoscenza genera sofferenza, come Jonas scoprirà presto, ed è proprio per risparmiare questo dolore  all'intera popolazione che spetta a lui farsene carico per poi indirizzare, sulla base degli avvenimenti passati, la comunità sul cammino giusto, scoprendo, che, in realtà, la memoria e la conoscenza hanno senso solo quando sono condivise e finalizzate al progresso, non al mantenimento dello status quo. Scopre che privare le persone della possibilità di compiere la scelta sbagliata, significa anche privarle di quella di compiere la scelta giusta. La conoscenza non porta solo sofferenza, ma anche libertà, perché nonostante tutta la precisione di linguaggio a cui si viene educati sin dalla più tenera infanzia, le parole hanno comunque perso di significato perché non esprimono più dei concetti profondi. E poiché il Grande Fratello (lo chiamiamo così per citare Orwell, ma nel libro si accenna ad altoparlanti che si rivolgono alle persone quando commettono qualcosa) Jonas scopre il valore della menzogna. Non è la menzogna della manipolazione. Non è la menzogna orwelliana, quella che arriva dall'alto e costringe a credere a qualcosa che non esiste. Si tratta, piuttosto, di quella menzogna che forma l'individualità, quella che permette di salvaguardare la propria intimità e di decidere per sé stessi. È la menzogna del libero arbitrio e dimostrazione di come si possa mentire per mostrare la verità e proteggere la libertà.
In punta di piedi, in questo primo capitolo della saga, viene introdotto un tema: quello del ruolo dell'arte della società. In questo mondo in scale di grigio, dove non esiste niente che possa ferire, ma nemmeno entusiasmare, Jonas comincia a vedere i colori e sentire la musica, venendo a sapere che il mondo non è tutto nella porzione di vita che gli è stata inculcata. Il primo colore che vede è il rosso, che non ha solo un valore altamente simbolico nel romanzo nello specifico, ma è anche un filo conduttore all'interno di tutta la saga (vedremo meglio volta per volta). All'interno di The Giver, il rosso rappresenta una rottura con il grigiore dell'ambientazione, ma anche la vita e la passionalità di Jonas, che è un ragazzino molto sensibile in un mondo che lo vuole intorpidito. Il rosso è l'unico modo di mostrare come lui sia il solo a sentire certe emozioni come l'amore, non in senso romantico, per quello siamo ancora fuori target e sarebbe stata una forzatura, ma l'amore in senso lato per la vita, per la sua famiglia, per il Donatore, per il piccolo Gabe. Amore che non è ricambiato e che dovrà cercare Altrove e lo stesso amore che lo scalderà quando tutto diventerà freddo e minaccerà di distruggerlo.
Quella di The Giver è una saga imperdibile soprattutto per i ragazzi che amano il genere distopico e le allegorie che nascondono un messaggio più profondo, quello che per quanto si cerchi di appiattirla, la diversità esisterà sempre. 
Leggetela. Sul serio.

18 commenti:

  1. Il film mi era piaciuto per cui dovrei leggere il libro

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    1. Il film è molto bello ma indirizzato a un pubblico più grande, questo è proprio un libro per ragazzi

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  2. Conoscevo il film ma non l'ho visto. Ma il libro non lo conoscevo per nulla.

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    1. Il film è molto bello, ma c'entra poco con il libro, sono praticamente due cose diverse

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  3. Lo sto leggendo adesso e mi sta piacendo molto, la tua recensione è sempre esaustiva! Non vedo l'ora di finirlo in modo da parlarne insieme

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  4. Io amo i libri per ragazzi. Questo me lo segno. Bella recensione

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  5. Queste storie distopiche mi piacciono veramente tanto! Complimenti per la bella recensione e grazie per avermi creato una nuova esigenza

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  6. Mi hai conquistata dalla prima frase... poi io adoro i distopici ❤️

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    1. Penso sempre molto attentamente a come aprire le recensioni, per me è importante far capire il tono sin dall’apertura 💜 grazie di essere passata

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  7. Ciao! Non ho mai letto questa serie, ma mi ispira davvero tantissimo! *-*

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  8. Non sono molto ferrata sulle distopie ma questa mi attira tantissimo! Come sempre una bellissima recensione, anche questa volta mi hai incuriosita!

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    1. È una serie per ragazzi molto sottovalutata ed è una dell’energia mie serie del umore, spero che la recupererai

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