Buongiorno, spero che la tua permanenza su questi schermi sia piacevole. Oggi non vedo l’ora di parlarti di un libro che ho letto grazie alla mia amica Francesca e alla casa editrice Rizzoli che me ne ha regalato una copia. Bando alle ciance e andiamo a cominciare.
- Titolo: Cécité Malaga
- Titolo originale: Cécité Malaga
- Traduttrice: Francesca Mazzurana
- Autore e illustratore: Benjamin Lacombe
- Codice ISBN: 9788817159845
- Casa editrice: Rizzoli
L’autore stesso, Benjamin Lacombe, ha fatto fatica a trovare le parole per parlare di questo libro, in una nota alla fine, e se ha fatto fatica lui, dubito di poter fare meglio, ma ci proverò.
Cécité Malaga è forse il libro più intimo che Lacombe abbia illustrato e suoi sono anche i testi, che sono nulla più che delle brevi didascalie: l’intero messaggio dell’opera può essere tranquillamente veicolato dalle illustrazioni, suggestive come sempre e che riescono a mescolare alcuni degli elementi distintivi della sua arte anche se utilizzati in modo totalmente nuovo. Ad esempio, non manca la simbologia della farfalla, già vista in altre sue pubblicazioni (come non ricordare Gli Amanti Farfalla?), ma questa volta rappresentazione di caducità e transitorietà della bellezza. Un elemento già visto ma usato in modo totalmente diverso è quello del foglio di carta lucida illustrato che consente di vedere la pagina sottostante; questo espediente esiste già in Storie di Fantasmi del Giappone, in cui un’immagine viene sovrapposta a una praticamente identica, che però mostra l’invisibile e il sovrannaturale. Qui, invece, i fogli di carta lucida sono scuri e via via più trasparenti man mano che la protagonista della storia recupera la vista. Questo meccanismo è utilizzato anche in modo molto cinematografico, perché consente sia la dissolvenza sia il dinamismo che un disegno su carta inevitabilmente non può possedere. Anche l’ambientazione è familiare, perché Cécité Malaga si apre in un circo, un po’ come La Famiglia Appenzell (qui la recensione), per cui, quando la storia prende una direzione completamente opposta si crea un senso di straniamento sicuramente voluto dall’artista. Ci sono fiori a profusione, colorati e bellissimi, che indicano quanto le cose belle non durino e bisogna osservare la primavera finché esiste, senza avere il rimpianto di non averla guardata abbastanza una volta che arriva l’estate, ed è forse proprio in questo modo che la vista rimane sempre al centro della narrazione.
Un esempio di uso del colore |
L’edizione in sé è estremamente curata, tanto che le copie sono vendute all’interno di una bustina di plastica protettiva affinché la foglia d’oro della copertina non venga via, oltre al fatto che il grosso formato delle pagine consente di ammirare ancora meglio le illustrazioni, così belle che meriterebbero di essere incorniciate.
Leggere e guardare questo libro per me è stato più un farmi leggere, perché in questo libro Benjamin Lacombe si mette così a nudo nelle sue paure che è impossibile non rivedere anche parte della propria anima. È una lettura che si fa in poco tempo, ma che resta dentro e che, forse, ci avvolge in un abbraccio comprensivo.
Un capolavoro. Lacombe non si smentisce mai
RispondiEliminaHai la capacità di fare sempre delle analisi bellissime, ora voglio assolutamente prendere questo volume anche io 😍
RispondiEliminaUn libro che mi ispira, non solo per le bellissime illustrazioni che sono meravigliose. Grazie per avercene parlato, perchè mi sarei persa una bellissima edizione 😍
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