- Titolo: Il Ministero per il Futuro
- Titolo originale: The Ministry for the Future
- Autore: Kim Stanley Robinson
- Traduttore: Francesco Vitellini
- Codice ISBN: 9788834742679
- Casa editrice: Fanucci editore
Trama
In un prossimo futuro, un’ondata di caldo insopportabile uccide in una sola settimana quasi tutti gli abitanti di una città indiana. Il governo decide di inviare aerei per spruzzare anidride solforosa nell’atmosfera imitando l’effetto di attenuazione delle prime eruzioni vulcaniche. Una scelta che non incontra l’approvazione assoluta in tutto il mondo. Nasce dunque un nuovo organismo per la difesa di "tutte le creature viventi presenti e future”, il ministero per il Futuro, guidato dalla protagonista Mary Murphy. Tra una rete terroristica che abbatte aerei carichi di passeggeri e navi portacontainer per protesta contro le emissioni di carbonio, e scienziati che tentano di mantenere stabile il livello dei mari, il mondo sembra sull’orlo del collasso. Ma forse, appellandosi alla scienza e al sacrificio, non tutto è perduto...
Dal leggendario autore di fantascienza, Kim Stanley Robinson, un romanzo immediato e di grande impatto, disperato e pieno di speranza in egual misura, che è uno dei libri più potenti e originali mai scritti sui cambiamenti climatici.
Recensione e commento
Quando leggo un libro ben fatto, mi capita spesso di pensare che chi lo ha scritto abbia “fatto i compiti a casa”. Ecco, probabilmente Kim Stanley Robinson (sembra il nome di un pugile. Io ve lo dico, ne avrà per tutti) ha preso il concetto molto alla lettera e ha infilato cinque o sei esami universitari nel suo romanzo. Lui non voleva solo fare i compiti, voleva prendersi una laurea magistrale.
Se volete approcciarvi alla lettura di Il Ministero per il Futuro sappiate che il vostro stato mentale è importantissimo: questo libro vi farà infuriare, quindi occhio se avete la pressione alta, perché l’autore stesso è fuori di sé dalla rabbia. Dimenticate la fantascienza con le astronavi che combattono nello spazio, qui siamo alla fantascienza in senso semantico, nel senso che la scienza viene applicata alla lettera e la parte fantastica consiste semplicemente nell’immaginare un mondo che non esiste ancora. Ancora, appunto, perché Il Ministero per il Futuro è una profezia di come andranno le cose sulla Terra tra trent’anni tenendo conto del fatto che adesso non stiamo facendo assolutamente nulla per salvaguardarla. Il modo in cui Robinson affronta il tema del riscaldamento globale è realista ai limiti dell’ossessivo, oserei dire che è praticamente giornalismo d’inchiesta; non ci sono mai risposte facili quando i problemi sono complessi, anzi, spesso le cause sono molteplici e difficilmente si riesce a risolvere un problema che si presenterà nel futuro senza causarne altri dieci nell’immediato. Kim Stanley Robinson si dimostra un disilluso esperto conoscitore dell’animo umano, perché non si fida di nessuno: non si fida dei politici che dovrebbero prendere provvedimenti efficaci, ma non lo fanno, non si fida degli economisti che comandano il mercato e che se ne lavano le mani perché risolvere questo problema non spetta a loro, e soprattutto non si fida dell’Occidente, che non ha fatto altro che razziare risorse, sfruttare e schiavizzare i Paesi in via di sviluppo. La sua amarezza viene rivolta in maniera particolare agli Stati Uniti, sua madrepatria e mi domando genuinamente come faccia quest’uomo, che ha tutta la mia stima, a girare tranquillo per le strade della sua città dopo aver scritto a chiare lettere che il comunismo è una cosa buona e che gli Stati Uniti non sono di sicuro il miglior Paese del mondo. Non dico questo perché ho un pregiudizio nei confronti degli statunitensi, ma perché lui stesso mostra tantissima afflizione nel raccontare di quanto gli USA siano ipocriti e indottrinati al consumismo di massa, ma non siano in grado nemmeno di salvaguardare i propri cittadini con l’assistenza sanitaria o con l’istruzione.
L’Occidente che lui non manca di bacchettare a ogni piè sospinto (e a ragione) è lo stesso che, per citare De Andrè, quando accadono le stragi di massa causate dal riscaldamento globale, si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità. Perché se milioni di persone muoiono in un Paese lontano e povero allora non interessa a nessuno, non è successo davvero, perché loro sono “gli altri”. Ai bianchi, nel mondo occidentale, che hanno un tenore di vita medio-alto di sicuro non succederà mai niente del genere. Giusto? Sbagliato. Ed è proprio nel portare alla luce quanto gli esseri umani facciano schifo che l’autore mostra quanto abbia capito tutto dalla vita, perché a prendere la situazione in mano devono essere sempre quelli che ci perdono di più, che non possono permettersi di aspettare chi preferisce mantenere lo status quo.
Non è un caso che la protagonista della storia sia una donna, Mary Murphy (ditemi se anche questo nome non è estremamente studiato) che deve prendere delle decisioni che non siano solo di facciata, che debbano effettivamente fare la differenza, pur trovandosi in mano solo delle armi spuntate. I capitoli dedicarti a lei rappresentano la trama del romanzo, sono raccontati tramite narratore extradiegetico con focalizzazione fissa e discorsi diretti legati. Questi si alternano a dei capitoli-saggio, in cui il narratore si dilunga in digressioni a carattere scientifico, economico, sociologico o tecnico in generale, e ad altri in cui il punto di vista interno, con narratore intradiegetico, focalizzazione fissa e discorsi diretti slegati liberi, è quello di personaggi che raccontano in quale modo le decisioni prese dall’alto di ripercuotono sulle loro vite, che esse siano comuni, svantaggiate o privilegiate. All’inizio è un po’ difficile abituarsi a questa struttura ibrida proprio perché l’autore ci butta direttamente nella storia con tutte le scarpe, senza troppe spiegazioni e tanti calci nel sedere (come in effetti era il suo intento).
Soltanto a un certo punto, molto in avanti, mi sono resa conto di una cosa che mi ha traumatizzata, ovvero che Mary, una donna di mezza età…sono io. Non avrò mai il ruolo di prestigio che ha lei, ma mi sono resa conto che siamo più o meno coetanee e che abbiamo un sacco di cose in comune. Il senso di immedesimazione che ho provato per lei da quel momento in poi è stato quasi doloroso, mi sono vista crescere (dai, Fra’, di’ la verità, ti sei vista invecchiare) in un battito di ciglia, eppure mi sono sempre sentita arrabbiata per gli stessi motivi di adesso. Che cavolo, ancora? Tra trenta o quarant’anni ancora a prendermela per gli stessi motivi? È stato come guardare nella palla di vetro ed essere disillusa ancora una volta, cosa che in effetti è negli intenti dell’autore, e per questo non posso che togliermi il cappello per la sua maestria.
Come ho già detto, è molto probabile che questa lettura vi faccia uscire fuori dai gangheri, perché di riscaldamento globale si parla praticamente dalla fine del XIX secolo, ma ogni generazione pensa che tanto sarà un problema di quella successiva, quindi, invece di apportare minimi e graduali modifiche alle infrastrutture per renderle via via più sostenibili, si arriva al punto di non ritorno sull’orlo di una catastrofe annunciata. Si pensa sempre al mondo che si sta lasciando in eredità ai propri figli invece di pensare di averlo in prestito da loro. Ma non è solo questo: l’elefante nella stanza è indissolubilmente legato ad altri macroproblemi che vanno a loro volta risolti se si vuole sperare di venirne a capo. Non si può venire fuori dalla catastrofe imminente se prima non si appianano le ingiustizie sociali, i divari salariali, lo schiavismo, le discriminazioni di genere…decine di enormi problemi che sono concause del problema ancora più enorme, perché figli di una società votata al consumo e quindi allo sfruttamento delle risorse per la produzione di oggetti che non ci servono, a spese dei più deboli, della biosfera, degli animali, dei figli e delle figlie che ancora non ci sono e che, pertanto, non possono difendersi. Il Ministero per il Futuro nasce proprio per dare una voce a chi non ne ha una e di cambiare i disequilibri che hanno causato solo problemi a cascata. Eppure, il diritto internazionale insegna che spesso organizzazioni di questo tipo hanno solo un ruolo di facciata, pertanto arrivare a un punto di svolta non sarà facile, proprio perché non esiste una polizia del pianeta che costringa i cattivi a comportarsi bene. Quando dicevo che dovete dimenticarvi le battaglie spaziali nell’approcciarvi a Il Ministero per il Futuro mi riferivo anche al fatto che non ci saranno eserciti da schierare per stabilire chi sia più forte o chi abbia la supremazia: l’intento è andare esattamente nella direzione opposta, ovvero fare in modo che nessuno sia superiore a nessuno e che si tenti di ottenere, in qualche modo, una parvenza di giustizia riparativa. E per riparare il mondo verranno utilizzati gli stessi strumenti che sono stati usati per distruggerlo, ma invertendone la tendenza, anche se devo dire che l’autore ci crede più di me: lui, per quanto sia caustico, tagliente e sarcastico, a un certo punto crede che possa esserci una via d’uscita perché faremo la nostra parte. Io personalmente no, ma staremo a vedere e spero vivamente che abbia ragione lui.
L’unica perplessità che questo libro mi ha causato è del tutto personale e indotta dal mio vissuto più che essere un reale difetto del libro: nonostante sia uno scrittore e il suo mezzo sia la parola, Robinson mostra molta più fiducia nelle scienze dure rispetto alle scienze umane. E se da una parte ne capisco la concretezza dall’altro lato ho avuto la sensazione che questo fosse un po’ denigratorio verso lo stesso mezzo che veicola il suo messaggio. Inoltre, quale persona attualmente in terapia, non sono una fan del modo in cui ha trattato la questione dei problemi mentali: da un punto di vista puramente accademico è tutto perfetto, la terapia cognitivo comportamentale di cui parla sembra uscita direttamente da un manuale, eppure non fa altro che sottolineare quanto sia inutile e quanto non funzioni. Insinua sempre velatamente che, nonostante ci siano fiumi di studi, sia qualcosa di totalmente inefficace. Io ve lo dico, anche perché potrebbe essere un argomento sensibile per voi che leggete.
In conclusione, posso dire che Il Ministero per il Futuro è uno dei libri di qualità più alta che abbia mai letto, ho apprezzato tantissimo il taglio realistico, quasi giornalistico e molto disilluso di un autore a cui non piacciono le risposte facili, ma che vuole ancora dare una chance all’umanità.
Ok allora posso leggerlo solo in rari momenti della mia vita 🤣 sono una buona forchetta
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