- Titolo: Le Guerriere che sfidano l’Oscurità
- Titolo originale: The Merciless Ones
- Autrice: Namina Forna
- Traduttrice: Daniela Valentina
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 978-8804756705
- Casa editrice: Mondadori
Sono passati ormai sei mesi da quando Deka ha liberato da un sonno secolare le antiche divinità di Otera, scoprendo al contempo la verità su di sé e il proprio scopo nel mondo. Ora nel regno imperversa la guerra, ma la battaglia è soltanto all’inizio. Esiste infatti una forza oscura, sinistra e senza pietà, che minaccia l’umanità intera e Deka e le sue sorelle di sangue devono fermarla a tutti i costi. Ma, a mano a mano che sviluppa nuove abilità, la ragazza è costretta a fare i conti con una verità scomoda: lei potrebbe essere al contempo la chiave per la salvezza di Otera ma anche la sua più grande minaccia. E questo non è l’unico segreto che le dee le hanno tenuto nascosto
Recensione e commento
Le Guerriere che sfidano l’Oscurità è il seguito di Le Guerriere dal Sangue d’Oro, un libro che non mi aveva convinta del tutto, ma che era armato delle migliori intenzioni.
Questo secondo capitolo, non ve lo nascondo, è stato estremamente difficile da portare a termine: ho trovato un miglioramento generale nella prosa, un po’ più esperta e meno macchinosa rispetto al primo libro, il problema risiede nella trama e nel suo sviluppo. Tanto per cominciare l’autrice cerca di inserire in questo romanzo tantissimi temi di femminismo intersezionale senza mai svilupparli in modo corretto, approfondito e rispettoso. Per esempio, a un certo punto viene inserita una persona non binaria alla quale ci si riferisce usando la schwa (in modo improprio, dato che, per quanto sia un tema dibattuto, si è convenuto che “ǝ” sia la forma singolare e “з” la forma plurale, mai correttamente usata in questo romanzo, sebbene questo aspetto sia riferito alla traduzione in italiano più che al contenuto del libro in sé). Sotto questo aspetto, mi viene da dire che in un contesto fortemente patriarcale come quello in cui si muove la protagonista, con un sistema sociale fortemente diviso per ruoli di genere e regolato dalla religione, non risulta convincente che una persona dica “sono non binariǝ” e tutte le ragazze capiscano a cosa si stia riferendo, senza battere ciglio e senza avere un minimo di conflitto interiore sul tema. Per quanto stiano cercando di combattere questo sistema, è impossibile che l’educazione repressiva ricevuta di tanto in tanto non si ripresenti alla porta. Il tema della transessualità viene trattato più o meno allo stesso modo, introducendo una persona transgender, liquidata in un paio di righe e senza approfondimenti sul tema.
Per il resto, ho trovato la storia abbastanza stucchevole dal punto di vista delle relazioni umane, specialmente quando si parla di perdonare i propri carnefici, per quanto le loro azioni ben oltre il limite dell’ abbietto. Consegnare la propria figlia a degli aguzzini che la tortureranno a morte non è un’azione per la quale un padre meriterebbe di essere perdonato, la devozione filiale non dovrebbe arrivare fino a questo punto e non ho capito perché l’autrice abbia deciso di inserire un simile espediente in una storia che avrebbe dovuto essere di autoaccettazione.
In sostanza, ho trovato questo libro migliorato nella prosa ma peggiorato sotto tutti gli altri aspetti, è stato faticosissimo concluderlo.
Ci siamo già confrontate e sappiamo già di aver avuto un impatto diverso con questo secondo volume. Come sempre la tua analisi peroattenta e motivata mi ha dato modo di approfondire certi punti
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