martedì 27 giugno 2023

Davenport

 Buongiorno, splendori! Spero che stiate trascorrendo una buona estate. Per la recensione di oggi, come al solito ringrazio la mia amica Beatrice che ha organizzato e l’editore per aver fornito il file. Senza ulteriori indugi, cominciamo!

  • Titolo: Davenport
  • Titolo originale: The Davenports
  • Autrice: Krystal Marquis
  • Traduttrice: Carla Storti
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804743446
  • Casa editrice: Mondadori

Trama

Chicago, 1910: i Davenport sono una delle pochissime famiglie nere a godere di un'immensa ricchezza e di uno status sociale elevato. Una fortuna creata con coraggio e intraprendenza dal capostipite William, un ex schiavo che anni prima è fuggito al Nord e ha finito col fondare la Davenport Carriage Company determinando per sé e i suoi figli un destino ricco di opportunità. Immerse in un mondo sfavillante fatto di palazzi imponenti, vestiti magnifici, balli sfarzosi e pregiudizi duri a morire, le giovani della famiglia sono alla ostinata ricerca della propria strada. C'è Olivia, la sorella maggiore, pronta a compiere il suo dovere sposando un uomo perbene e che tutto si aspetta tranne che un incontro imprevisto faccia vacillare le sue certezze. C'è Helen, la minore, più interessata a riparare automobili che a innamorarsi e mettere su famiglia. Poi, accanto a loro, c'è Amy-Rose, l'amica d'infanzia delle due ragazze e ora diventata la loro cameriera personale, che sogna di aprire un'attività in proprio e di sposare l'uomo di cui è innamorata da sempre. Infine Ruby, la migliore amica di Olivia, spinta dalla famiglia a conquistare il cuore di un ragazzo proprio mentre qualcun altro sta già iniziando a conquistare il suo. Ispirata dalla vera storia di C.R. Patterson, Marquis punta il riflettore su un periodo spesso trascurato della storia afroamericana. Con una scrittura fresca e vivace, tratteggia l'esistenza piena di sogni, sfide ed emozioni di quattro giovani donne appassionate e coraggiose, determinate a prendere il controllo della propria vita per diventare protagoniste della loro storia (anche d'amore).


Recensione e commento

Le aspettative per Davenport erano relativamente alte perché prometteva di essere un romanzo incastonato in una cornice storica con delle premesse interessanti. Non sono molte, infatti, le famiglie di ex schiavi neri che negli anni Dieci del Novecento potevano vantare benessere economico e prestigio sociale. Eppure, a conti fatti e dopo aver fatto sedimentare la lettura per alcuni giorni, ho come la sensazione che si sia trattato di un’occasione sprecata, sotto molti aspetti.

Tanto per cominciare, Davenport è il primo libro di una saga familiare composta da due libri, il che costituisce un difetto nella misura in cui il finale arriva annacquato e stiracchiato in modo da avere un numero di pagine più corposo rispetto all’effettivo contenuto della storia. Inoltre, per quanto l’intento del romanzo fosse quello di raccontare qualcosa di leggero e rilassante, nel complesso la lettura si è rivelata più che altro noiosa, anche nei suoi tentativi di dare una svolta frizzante. Nello specifico, moltissime dinamiche interpersonali vanno avanti seguendo i copione delle telenovelas che guardano le nostre nonne, quelle in cui si ascoltano per caso mezze conversazioni che vengono fraintese e dove prima si ama tantissimo un personaggio, ma poi si finisce con un altro. 

In effetti, il trope più ricorrente in Davenport è quello del triangolo amoroso: ogni singola persona che interviene, tramite il solito espediente dei capitoli multi-pov, è invischiata in un triangolo amoroso in cui vorrebbe scegliere X, ma alla finisce con Y. È comprensibile l’intento di creare una simmetria nelle dinamiche, ma facendo intervenire troppi personaggi che seguono lo stesso copione e per i quali le vicende vanno a finire sempre nello stesso modo, l’idea è quella di prevedibilità e noia. Come già detto, la sensazione complessiva è quella di aver letto la sceneggiatura di una soap opera, ma la grande differenza è che il mezzo scritto richiede un grado di attenzione maggiore rispetto alla passività della tv, che può restare accesa per ore a fare da sottofondo ad altre attività e per la quale la ripetitività è finalizzata a non perdere il filo di puntate tutte rassomiglianti. Con il mezzo scritto non si ha questo potere. 

I personaggi in sé, poi, sono chi più chi meno, degli stereotipi anche abbastanza macchiettistici (e non so come conciliare il fatto che siano ispirati a persone realmente esistite), per quanto l’autrice tenti in diverse occasioni di trattare temi socialmente impegnati, quali il peso delle aspettative parentali su rampolli della famiglia, sui quali grava la responsabilità di sposarsi per interesse; la ricerca della propria strada in un Paese razzista in cui i pochi diritti guadagnati rischiano di essere strappati via; la lotta per l’equità sociale ancora così lontana. Non tutti i personaggi mi sono piaciuti, alcuni, fatti passare per positivi, per me sono delle persone che avrebbero bisogno di un bagno di umiltà e di una scala per poter scendere in sicurezza dal proprio piedistallo, cosa che ha contribuito a infastidirmi non poco nella misura in cui l’arco di formazione di due protagoniste si intreccia a quello di personaggi così negativi che vengono invece raccontati come voce della ragione. 

Per quanto riguarda la sottotrama sulle lotte e le proteste per i diritti civili, essa rappresenta una parte davvero marginale di un romanzo che è dichiaratamente un romance, per cui se siete alla ricerca di un libro che tratti questo tema in modo approfondito e senza filtri non è questo il caso. 

Noticina di demerito per la resa in italiano: siamo nel 1910, un periodo nel quale tra estranei ci si dà del Lei. Punto. Senza se e senza ma. Ebbene, alcuni paragrafi sono troppo confusionari, poiché nello stesso dialogo si passa dal tu, al Lei, al Voi senza nessun motivo comprensibile, da una battuta all’altra. Il tu non viene mai concesso, viene preso e basta, senza mai chiedere, in un momento storico in cui si dava del Voi persino ai propri genitori, fratelli e sorelle, per cui non è minimamente verosimile che la serva si permetta di dare del tu alla padrona e addirittura chiamarla per nome, così come tra estranei non si partiva dandosi del tu come facciamo noi oggi. Credo sia l’elemento che alla lunga mi ha infastidito di più, perché mi spezzava quel minimo di sospensione di incredulità che riuscivo a ottenere con tanta concentrazione. 

So di essere stata abbastanza negativa, fino a questo momento, ma mi conoscete, preferisco essere molto precisa quando racconto le mie impressioni. In realtà Davenport non è un libro problematico o disfunzionale, salvo alcune parti, solo un po’ noioso e un po’ privo di mordente, ma con una buona idea di fondo che meritava di essere sviluppata meglio. È un libro da ombrellone che non si prende troppo sul serio, per quanto avrebbe potuto essere meglio di così.

Leggerò sicuramente il secondo, per vedere se alcuni difetti verranno limati e se le voci protagoniste avranno un arco di formazione che mi soddisfi di più.

Nessun commento:

Posta un commento

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...