mercoledì 5 luglio 2023

Intervista a Sara Loffredi, autrice di Sete

 Buongiorno, bellezze! Oggi nessuna recensione, ma torno sul blog con un’intervista a una gentilissima autrice di un nuovo libro edito per Rizzoli, che ringrazio per la copia omaggio. Lei è Sara Loffredi, l’autrice della distopia tutta italiana intitolata Sete. Bando alle ciance, andiamo a leggere di cosa abbiamo parlato Sara e io!

  • Titolo: Sete
  • Autrice: Sara Loffredi
  • Codice ISBN: 9788817174275
  • Casa editrice: Rizzoli

Buongiorno, Sara, ti va di presentarti e parlarci un po' di te come persona e autrice?

Ciao, io mi chiamo Sara Loffredi, sono un’autrice e una formatrice. La mia principale occupazione è il progetto Sana e robusta costituzione, in cui rientrano i libri che ho pubblicato per Rizzoli e per il Battello a vapore rivolti alla scuola primaria e secondaria di primo grado. Sono libri come La Costituzione degli animali e Le elezioni degli animali,che raccontano com’è nata la nostra Costituzione e la spiegazione del sistema democratico ai bambini della primaria, e la Casa di Paolo, che invece è un libro per ragazzi su Paolo Borsellino che racconta di un centro per ragazzi creato dal del fratello nella loro casa d’infanzia per salvare i ragazzini dalla strada. Mi occupo dei progetti di Sana e robusta costituzione dal 2019. Prima di quell’anno lavoravo in una casa editrice giuridica, la Giuffré, nella quale ero responsabile di area e in cui mi occupavo delle parole del diritto per i professionisti. Contemporaneamente avevo già pubblicato, avendo esordito nel 2014 con La felicità sta in un altro posto edito Rizzoli, poi nel 2017 Non sarà sempre così di Piemme e nel 2020 Fronte di scavo con Einaudi, che sono invece romanzi per adulti. Nel 2019 ero a cavallo tra queste due vite, perché continuavo a lavorare in una casa editrice giuridica e contemporaneamente avevo già pubblicato. Due vite che cominciavano a essere un pochino in conflitto, non c’era più energia per entrambe, allora nel 2019 ho fatto la scelta di dimettermi e cercare di spiegare le parole dei diritto ai bambini e ai ragazzi, questo per me era centrale, è una delle cose che mi piace di più fare. 

Ciò che mi ha colpito di Sete è stato lo stile ricercatissimo, prima ancora della trama e delle tematiche trattate. Quanto tempo dedichi alla cura della prosa? Hai un processo di scrittura istintivo o più studiato?

Il mio modo di scrivere in altri progetti come La Casa di Paolo è rivolto a ragazzi delle medie e usa un linguaggio diverso, più semplificato e meno ricercato. Qui mi è venuto istintivo alzare un pochino il registro e spero che non sia d’intralcio alla storia, per quanto sia innegabile che lo stile e la storia vadano di pari passo, sono due parti di un solo ingranaggio che per funzionare ha bisogno di entrambi. Spero di aver fatto una scommessa in qualche modo io possa vincere. Sicuramente non è esattamente un libro basico perché ci sono vari livelli di lettura e molti simboli, c’è tutto un mondo che io chiamo Oltre nel libro che ha una parte quasi esoterica e quindi più complessa. Io però mi fido dei lettori, mi fido dei ragazzi, mi fido anche di com’è venuto fuori Sete, le cose vengono fuori con la loro anima e Sete è venuto fuori con la propria. Quindi spero che lo stile non sia un punto debole, ma un punto forte.

Una foto di Sara Loffredi

 Oggi più che mai è importante educare le nuove generazioni all'ecologia e la letteratura è un mezzo potentissimo per riuscirci. Hai scritto Sete con il preciso intento di mandare questo messaggio o quello è venuto da sé mentre la creavi? Insomma, è nato prima l'uovo o la gallina?

Sete è un progetto diverso, nel senso che è un romanzo ambientato nel 2055, in un futuro distopico dove l’acqua è finita e le residue sorgenti sono sotto controllo militare e la poca piovana è raccoglibile ma non scambiabile, per cui fiorisce il mercato nero. In questa distopia ci sono tre ragazzi che provano a trovare una soluzione per salvare la terra e io infatti li chiamo “arcadiani”, proprio perché l’arca ha salvato dal diluvio come loro hanno il compito di salvare la terra dal diluvio asciutto. Sete non rientra in senso stretto nel progetto sulla legalità spiegata ai ragazzi, noi siamo moltitudini, quindi abbiamo tante cose da dire, anche i romanzi per adulti di cui ti parlavo prima hanno tematiche diverse, però Sete in qualche modo ha una radice comune perché il tema della condivisione delle risorse, soprattutto quelle che si faranno scarse come l’acqua, è un tema di educazioni civica e di convivenza civile.  Era fondamentale per me parlare di questa tematica perché gli esseri umani davanti a un bene scarso hanno l’istino di appropriarsene per la salvaguardia della propria vita. Ovviamente siamo una collettività e quindi tutto va visto in quest’ottica, tutti i temi che da sempre agitano la politica sono temi di collettività e secondo me era importante metterlo in mezzo vestendolo con un racconto avventuroso, che facesse di questa tematica qualcosa di puramente narrativo, quindi in questo senso è nato prima l’uovo, anche se le nuove generazioni sono molto più sensibili all’ecologia: mio figlio di dieci anni è molto più sensibile al tema di quanto lo fossi io alla sua età. In questo la scuola e la famiglia hanno un ruolo fondamentale, ma è la società che si sta muovendo perché anche i movimenti ecologisti sono fatti dai giovani, perché il mondo è loro e lo sarà sempre di più, per cui è a loro che io volevo parlare.

Alcune letture trascendono l'età e stupiscono per la loro trasversalità: in quale target vedi meglio Sete, fra i libri per ragazzi o gli ya?

Sete è idealmente rivolto ai ragazzi dai 15-20 anni, ma non andrei molto più in basso. Mi sono chiesta se non avessi fatto un errore a tenere lo stile un pochino alto. Lo vedrei bene in quella fascia di età, soprattutto per via dello stile.

La varietà di personaggi in questa distopia è molto ricca, abbiamo anche un afrodiscendente. La narrazione è fuori dalla spazio e dal tempo o esiste qualche luogo che possiamo riconoscere? 

Non ho avuto il pensiero meditato razionalmente di inserire un personaggio afrodiscendente, però è venuto fuori che c’erano tante diversità tra questi personaggi e che  ognuno di loro aveva una storia e una vita completamente diversa. Ho avuto una sorellina in affido originaria della Costa d’Avorio, per cui mi è venuto spontaneo fare un omaggio a quest’esperienza della mia vita e a lei. Il tempo è molto chiaro, siamo nel 2055, lo spazio è ipoteticamente un mondo senza confini di Stato, nel senso che avendo questa crisi idrica spinta al punto da avere un apparato militare sovranazionale a gestire tutte le residue fonti d’acqua ho immaginato che sia un nord Italia o un sud Europa, ma con delle città che si fondono l’una nell’altra, megalopoli senza soluzione di continuità, territori assolutamente urbanizzati senza avere la campagna in mezzo a dare spazio. 

Esistono altre opere che ti hanno invogliata a trovare la tua voce in questo genere letterario? Hai qualche consiglio di lettura da darci?

Sono tante quelle che mi hanno aiutato a trovare la mia voce. Uno è il mio libro feticcio, Le città invisibili di Italo Calvino che è stracitato all’interno di Sete in tanti punti. È un libro per me fondamentale, ne possiedo una delle prime edizioni, la cui copertina è stata riportata all’interno della trama come citazione. Altro libro fondamentale è La Strada di McCarthy che è il libro nel quale la catastrofe si fa sfondo ma modo di far raccontare una storia che faccia emergere la parte umana nonostante tutto. In La Strada ci sono un padre e un figlio, non sappiamo cosa sia successo perché vivono in un mondo in cui c’è stato un evento catastrofico ignoto che però ha distrutto la civiltà, ma loro cercano di rimanere umani. È un libro sul rimanere comunque umani. Un altro libro che consiglio sempre è Cecità di Saramago, autore che amo molto. Poi, un’altra trilogia che amo è quella di Kent Haruf, ho amato molto il suo stile asciutto a cui cerco sempre di ispirarmi per avere frasi che vadano dritte al punto, in cui ci sia tutto il necessario, ma niente di più, come quando arrivi a scarnificare qualcosa e resta solo il principio fondante.

Domanda un po' scomoda: hai già una tempistica per l'uscita del prossimo titolo? Puoi svelarci qualche dettaglio?

Il primo Sete non finisce davvero perché è stato creato un mondo, sono stati creati dei personaggi, quindi sarebbe molto bello continuare a farli vivere. Vedremo. Non ho la sicurezza di scriverlo, anche perché bisogna vedere che fortuna avrà Sete.

Ci sono altri temi che ti stanno a cuore di cui hai intenzione di scrivere in futuro? 

Sto scrivendo un nuovo libro rivolto a un target adulto a cui mi dedicherò quest’estate; un libro sul corpo, tema che ultimamente mi sta veramente a cuore, del quale vorrei trovare una lettura che ne metta insieme altre, un po’ come i puntini che si uniscono, sia emotiva, sia fisica, sia mentale e che restituisca al corpo il senso che tante volte io ho perso nella mia vita. Secondo me, il corpo è un oggetto scomodo: la nostra mente, la nostra anima è molto più ampia, la corporeità in qualche modo ci limita. Però ovviamente siamo qui fisicamente e il corpo è mezzo e strumento per vivere la vita, le emozioni, le sensazioni, le esperienze. È interessante vedere quanto sia limite e quanto sia possibilità.

Grazie mille di aver accettato di sottoporti a questa piccola intervista, sei stata gentilissima. C'è qualcosa che vorresti aggiungere che magari ho dimenticato di chiederti? 

Figurati, tu sei stata molto gentile. Voglio aggiungere che la scrittura è qualcosa che mi appartiene da sempre e nella quale credo. A volte, come tutte le cose vorrei che le cose fossero più semplici, quando mi confronto con il mondo editoriale. Mi sembra un buon momento per dire che quello che ami profondamente fare ha valore in ogni caso: io scrivo ovviamente per farmi leggere, altrimenti lo farei per me stessa e sarebbe un esercizio legato all’ego e basta. Invece preferisco vivere la scrittura come un dialogo che voglio continuare a sostenere. Vorrei che arrivasse a più persone possibile e secondo me Sete ha questa possibilità, glielo auguro, è una storia che ho amato tanto e che mi ha dato tanto, per la quale ho fatto un passo fuori dalla mia confort zone. Spero di aver vinto la scommessa e anche in caso contrario, io continuerò a scrivere.

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