venerdì 21 luglio 2023

Lavinia

  • Titolo: Lavinia
  • Titolo originale: Lavinia
  • Autrice: Ursula K. Le Guin
  • Traduttrici: Natascia Pennacchietti e Costanza Rodotà
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788879070980
  • Casa editrice: Cavallo di ferro
Trama


In omaggio all'Eneide di Virgilio, Ursula K. Le Guin dà voce a un personaggio silenzioso e minore del poema: la principessa Lavinia, moglie italica dell'eroe troiano Enea. Ed è proprio attraverso il racconto della giovane, stavolta protagonista e artefice del suo destino, che ripercorriamo gli ultimi libri dell'opera virgiliana, guardandoli da un diverso punto di vista. Lungo un filo tutto nuovo che congiunge fra loro i pochi cenni a Lavinia nell'Eneide l'autrice narra l'infanzia e l'adolescenza di questa ragazza nell'idillico mondo preromano, il turbamento di fronte alla scelta dei pretendenti alla sua mano, l'arrivo del valoroso straniero secondo quanto annunciato da un oracolo, e poi la guerra. Prorompendo dagli stretti confini che le ha imposto Virgilio, la principessa Lavinia del Lazio si muterà a sua volta in un'eroina, nell'emblema di una forza che non è solo violenza e armi, e si farà delicata portavoce del diritto all'autodeterminazione.


Recensione e commento

Non so veramente cosa dire. Lavinia è uno di quei (pochi) libri che sono riuscita a leggere senza pensare a nulla se non alla storia che contengono. I libri che mi hanno fatto quest’effetto si possono contare sulle dita di una mano e sono quelli in cui il lato tecnico è talmente elevato senza avere bisogno di sforzarsi e di pavoneggiarsi da mettersi completamente al servizio del messaggio di fondo: tecnica e contenuto non solo vanno di pari passo, ma si amalgamano.

Ursula del mio cuor

Inoltre, Lavinia è il primo retelling mitologico in grado di soddisfarmi. In quelli scritti in questi ultimi anni, la figura mitologica di riferimento è trattata spesso e volentieri come vittima delle circostanze, banderuola nelle mani del destino di cui le persone brutte, sporche e cattive si approfittano. Ecco, Lavinia no. Lavinia agisce all’interno di un ruolo socialmente rigido, è vero, ma all’interno di quel ruolo è pienamente padrona di sé stessa ed è una protagonista attiva che ha ben chiaro il concetto di pietas e mai accetta di venir meno al suo dovere neanche davanti alle prepotenze di chi sta, in linea teorica, più in alto di lei. Le sue fasi della vita, da bambina a fanciulla, da fanciulla a moglie, da moglie a madre e da madre a vedova sono tutte pienamente vissute fino in fondo, da parte sua non ci sono piagnistei nemmeno nei momenti di profondissimo dolore, la sua sofferenza è sempre vissuta al massimo esattamente come la gioia, in modo lucido, con una saggezza, una maturità emotiva e tridimensionale che a molte protagoniste oggi manca.

Lo stesso Enea non è il solito marito possessivo privo di empatia e tronfio nel proprio ruolo, quanto un uomo ritratto nella sua mitezza quotidiana, quando non è mostrato nella furia per la quale era famoso in battaglia. Un eroe noto per la sua incrollabile pietas e un degno compagno per una donna sensibile come Lavinia. Non è, insomma, il classico uomo che non deve chiedere mai impegnato a spadroneggiare su tutto quello che ritiene suo, ma piuttosto un essere umano pieno di dubbi, riflessivo e saggio che ha a tratti bisogno di essere sostenuto da Lavinia, la quale non è una donzella indifesa né un trofeo: è una donna spiritualmente centrata alla quale rivolgersi nei momenti di crisi. 

Con pochissime parole e con una poetica chiarezza di pensiero Ursula K. Le Guin è riuscita a ritrarre in modo vivido e realistico una figura mitologica della quale non ci è pervenuto tantissimo, poiché appare nell’Eneide solo marginalmente e quasi tutto quello che sappiamo di lei è stato scritto da Tito Livio, per cui l’autrice ha potuto inventare la sua voce quasi da zero, pur non ricorrendo mai a lunghe spiegazioni. Le Guin ha voluto dare voce a una donna che fino a questo punto è stata una comparsa, offrire una scelta a colei che è stata ritratta come causa involontaria, ma mai la narratrice si fa carico del compito di educare chi legge. Lavina non è un libro didattico e non ci saranno gli spiegoni lunghi e prolissi che tanto mi danno fastidio quando le autrici americane cercano di insegnarmi qualcosa che ho abbondantemente studiato a scuola. Sono molte le scene di vita quotidiana in cui vengono raccontate le attività femminili; la guerra, infatti, è qualcosa che Lavinia conosce marginalmente, per sentito dire o perché vede le cose dall’alto, poiché non può viverle in prima persona.

La maestria di Le Guin si spinge al punto da riuscire a integrare anche Virgilio, figura che le consente di citare marginalmente anche Dante. Lavinia, nella finzione letteraria, è consapevole di essere una figura a cui è stata data vita solo tramite le parole del poeta, che, quasi per ironia della sorte, subisce la pena del contrappasso dantesco e non viene mai nominato, come le anime del limbo a cui lui stesso appartiene. Il suo nome viene detto esplicitamente una sola volta in posizione di sostantivo inteso come sinonimo di “guida” e personalmente ho trovato geniale l’intera gestione della figura del poeta, del dialogo con la protagonista, di come lei stessa fosse consapevole di essere una figura letteraria e di come Virgilio sarebbe stato guida di qualcun altro dopo di lei. È attraverso tutte queste piccole sottigliezze che l’autrice riesce a dimostrare la sua eleganza letteraria: è evidente che dietro quest’opera, come ogni altra uscita dalla sua penna, ci sia uno studio matto e disperatissimo, ma lei non ha alcun bisogno di farne sfoggio perché riesce a metterlo al servizio della storia che sta narrando senza alcun bisogno di pavoneggiarsi.

Lavinia è un titolo che avrei sottolineato dalla prima all’ultima riga, ho consumato un intero blocco di segnapagina per evidenziare i miei passaggi preferiti: quelli in cui ho ritrovato la me stessa di oggi o quella che sono stata o che sarò domani. Le parole di Le Guin hanno una potenza emotiva che riesce sempre a scuotermi e ad aprire una breccia nella mia anima, come se sapesse sempre quale tasto toccare, con delicatezza e fermezza. È un romanzo che è al tempo stesso scivolato via velocissimo e mi è rimasto dentro in modo permanente ed è il motivo per cui ho voluto parlarne, dato che non mi sento degna di recensire Le Guin. Non ho mai letto un retelling mitologico che anche soltanto vi si avvicinasse per qualità. Ve lo consiglio specialmente se avete già delle nozioni di epica, perché non è sicuramente un libro didascalico, ma sono sicura che potrete trovare in questo testo qualcosa che vi rappresenti anche qualora non abbiate mai approfondito il tema. 


3 commenti:

  1. I libri di Le Guin sono sempre impareggiabili e il suo stile è superbo. Sono contenta sia stata una bella lettura, lo leggerò sicuramente anch'io ♡

    Franci K.

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  2. Sicuramente recupererò questo titolo dato che sai la mia passione per i retelling mitologici. Di Lavinia non ho letto ancora nulla e sono curiosa anche se non mi sento mai di fare paragone con altre figure femminili del mito perché poi dipende sempre dal personaggio di cui si sta parlando e della sua storia nella specifico. Curiosa di saperne di più per cui anche su direi

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  3. Che bellissima recensione ! Mi hai proprio convinta.. sinceramente non conoscevo l’autrice 💛

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