mercoledì 26 luglio 2023

E non vissero per sempre felici e contenti

Ciao, bellezze! Oggi si parla di un libro chiacchieratissimo. Ringrazio Rizzoli per la copia omaggio e come al solito, bando alle ciance.

  • Titolo: E non vissero per sempre felici e contenti
  • Titolo originale: The Ballad of neverafter
  • Autrice: Stephanie Garber
  • Traduttrice: Maria Concetta Scotto di Santillo
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817178396
  • Casa ed trice: Rizzoli
Trama


Dopo che Jack la tradisce, Evangeline Volpe giura che non si fiderà mai più di lui. E ora che ha scoperto la sua magia, può anche risolvere le situazioni rimaste in sospeso, e anche riscattare la possibilità di un lieto fine che Jack le aveva portato via. Ma deve continuare a fare i conti con la profezia che la condanna a essere la «chiave» capace di aprire il leggendario Arco del Valory. Eve si intestardisce a fare tutto da sola, ma deve rassegnarsi: non può. L’aiuto di Jacks le è necessario ma, al tempo stesso, questo aiuto diventa sempre più disinteressato. Man mano che i due si conoscono meglio, e si conoscono davvero, l’attrazione che li ha sempre, in fondo, legati, diventa sempre più forte e meno difficile da negare. Quali che fossero gli obiettivi di partenza di Jacks alla fine – e senza l’ausilio di alcuna magia – si riducono a uno solo, a inseguire la possibilità concreta di una felicità insieme a Eve. Il destino però, o meglio il Tempo, pare decidere diversamente. Insieme, dovranno combattere vecchi amici, nuovi nemici, e una magia che gioca con testa e cuore. Evangeline si è sempre fidata del suo cuore, ma questa volta non sa se può farlo…


Recensione e commento

E non vissero per sempre felici e contenti è uno dei sequel che aspettavo con maggiore trepidazione quest’anno: il suo predecessore, C’era una volta un Cuore spezzato, mi aveva fatta ridere di gusto e mi aveva colpita per la sua capacità di filare via senza scossoni di insensatezza, ma caratterizzato per una leggerezza che è difficile da ottenere. 

Nella mia testa Apollo e Federico Fashonstyle
sono la stessa persona,
hanno lo stesso gusto sobrio nel vestire
A mio parere, scrivere un libro leggero, di quelli che facciano staccare la spina e conventano di evadere dalla realtà, non è per nulla semplice e a mio avviso Stephanie Garber non è riuscita a bissare il successo del primo libro della nuova serie ambientata nel mondo di Caraval. Fra i miei contatti e fra le blogger che seguo io sono una voce molto fuori dal coro, ma sono stati tanti gli elementi a farmi storcere il naso e a rendermi questa lettura meno godibile di quello che mi aspettavo. Tanto per cominciare, manca completamente la vena comica che tanto avevano apprezzato in C’era una volta un Cuore spezzato. Lì i personaggi di Luc e Apollo erano delle drama queen che avrei visto bene sul palcoscenico assieme a Elton John, mentre qui perdono la loro verve e la loro patina scintillante. Il ritmo, poi, non è serratissimo, come lo era nel libro precedente, poiché l’azione si concentra solo all’inizio e alla fine, mentre tutta la parte centrale è praticamente scevra di eventi e si focalizza su una quest che ha degli esiti banali e poco verosimili per la facilità con cui viene portata a termine, un po’ come se l’autrice, per compensare il tirarla troppo per le lunghe nei libri della saga precedente, qua tenda invece a tagliare corto anche dove dovrebbe dilungarsi. 

Immagini che puoi sentire
Ma l’elemento che veramente non sopporto più e al quale vorrei dire basta una volta per tutte è il continuo forzare o bypassare il consenso. Vorrei che una volta e per sempre il fatto che succeda qualcosa alla protagonista (o anche solo che si abbia il sospetto possa essere successo) mentre si trova in stato di incoscienza venisse problematicizzato e non romanticizzato. Evangeline che si sveglia un giorno con la sottoveste alzata e dice “whatever” non è verosimile e mi ha fatto venire i brividi, perché ho delle amiche alle quali è successo e sono finite prima in ospedale e poi in terapia. Così come non è assolutamente accettabile che il coprotagonista maschile si permetta di allungare le mani senza il consenso della ragazza in questione, fingendo che il contatto sia accidentale. Sono troppo vecchia per trovare queste cose accettabili con la scusa che “tanto lei è attratta da lui”: è un concetto sbagliato che mi disturba molto ed è proprio il dover pensare a questo tipo di cose durante la lettura che me l’ha resa meno godibile e mi ha impedito di fare il tifo per la ship. Alla mia veneranda età vorrei più storie sane e meno maschi gelosi che braccano le donzelle e minacciano di morte ogni potenziale rivale. Non mi viene neanche più da arrabbiarmi, ormai alzo solo gli occhi al cielo.

La focalizzazione sulla storia d’amore a scapito della verosimiglianza e della costruzione di tutto il resto, ha contribuito anche a un declino nella psicologia di Evangeline, che nel primo libro mi era piaciuta molto: da estroversa, attiva e sognatrice, qua diventa un po’ statica e credulona, anche un po’ in balia dei suoi ormoni a scapito della razionalità che aveva mostrato. Un vero peccato, perché mi è sembrato un appiattimento e una regressione rispetto alle sue potenzialità, un po’ come se fosse diventata intercambiabile con qualsiasi altra protagonista overpowered di questo periodo.

La copertina del terzo libro 
“Fra, ma quindi non ti è piaciuto nulla?”. Dai, non esageriamo, non è assolutamente tutto da buttare. Il fatto che io abbia trovato E non vissero felici e contenti un po’ sottotono rispetto al libro precedente, non significa che non mi sia piaciuto nulla. Ormai sapete che tendo a concentrarmi sulle cose negative, ma del resto è una caratteristica del cervello umano! Ci sono diverse cose che mi sono piaciute, per me l’ambientazione è sempre il punto di forza: per quanto non sia pienamente sfruttata, è proprio la parte che mi ha consentito di vivere la lettura in modo escapista. La descrizione dei luoghi, degli oggetti magici, di tutto ciò che è insolito, mostra quanto l’immaginazione di Stephanie Garber possa essere sconfinata e in grado di proiettarci in un mondo tutto nuovo. Sarebbe bello se tutta questa inventiva si applicasse anche alla gestione dei rapporti umani, che invece, come già detto, sono un po’ la solita solfa. In questo senso, da Garber mi aspetto molto di più, proprio perché dimostra di saperlo fare: l’immaginazione di mondi nuovi non dovrebbe essere prerogativa dei luoghi, ma dovrebbe riguardare anche una diversa gestione dei rapporti interpersonali, che possono essere vari e ampi e non devono ricalcare le dinamiche tossiche del mondo primario.

E non vissero felici e contenti è un romanzo che si legge in pochissimo tempo, ma che soffre un po’ della sindrome del libro di mezzo a causa dei difetti che lo fanno rallentare e perdere di quelle leggerezza che mi serviva in questo periodo. Il finale tiene con il fiato sospeso e fa ben sperare per il capitolo conclusivo, auspicando che Garber non si perda un’altra volta.

2 commenti:

  1. Le immagini per questa recensione dicono tutto. Adoro.

    RispondiElimina
  2. Ormai troppo spesso si tende a romanticizzare situazioni che invece scatenerebbero reazioni completamente contrarie. Peccato perché quando un primo volume funziona, il nostro desiderio è ritrovare lo stesso mood nel continuo

    RispondiElimina

Starling House

Titolo: Starling House Titolo originale: Starling House Autrice: Alix Harrow Traduttrici: Alice Casarini & Barbara Ronca Lingua original...