- Titolo: Wolfsong
- Titolo originale: Wolfsong
- Autore: T J Klune
- Traduttrice: Alice Arcoleo
- Codice ISBN: 9788804778066
- Casa editrice: Mondadori
Trama
Ox aveva 16 anni quando ha incontrato un ragazzo sulla strada verso casa. Il ragazzo che parlava, parlava e parlava. Soltanto in seguito scoprì che il ragazzo non aveva aperto bocca per quasi due anni prima di quel giorno. Ox aveva 23 anni il giorno in cui la morte arrivò in città, scavandogli un vuoto nella testa e nel cuore. Il ragazzo rincorse il mostro con lo sguardo assetato di vendetta, lasciando Ox a raccogliere i cocci. Sono trascorsi tre anni da quel fatidico giorno… e il ragazzo è tornato. Ma ora quel ragazzo è un uomo e Ox non può più ignorare il canto che ulula tra di loro.
Recensione e commento
Ma andiamo con ordine. Tanto per cominciare, ci tengo a precisare che questa nuova edizione targata Oscar Vault contiene la stessa traduzione che era stata già pubblicata nel 2020 da Triskell, per cui se possedete già quella sappiate che cambia solo la copertina e un capito bonus che comunque non cambia il senso generale di quello che contiene il corpo della storia.
Per quanto riguarda il romanzo in sé, ho parecchie cose da dire. Tanto per cominciare che la scrittura di Klune non mi attraversa emotivamente né nel bene né nel male, per me leggere questo libro è stato molto simile a leggere un manuale, nel senso che è stato come e le emozioni non dovessero essere coinvolte. L’unica sensazione che sono riuscita a provare durante la lettura è stato l’occasionale disgusto quando i liquidi corporei altrui venivano descritti con dovizia di particolari, tutti gli altri pregi e difetti che ho trovato sono stati frutto di un’analisi a posteriori molto distaccata.
La primissima cosa che mi preme dire per quanto riguarda ciò che non va in questa lettura è che il protagonista Ox (sì. Ox. Klune ha chiamato il suo protagonista “Bue”), sedicenne all’inizio della storia, incontra Joe, il suo ”compagno” quando aveva ben dieci anni. Ora. Per quanto non succeda nulla di sessuale fino al raggiungimento della maggiore età di Joe, non capisco, umanamente parlando, come il fatto che uno sia quasi adulto e l’altro sia in età prepuberale possa non mettere a disagio. Trovo assurdo trovarmi qui a tentare di spiegare perché questa cosa sia tanto sbagliata, eppure su piattaforme come GoodReads ho trovato diversi commenti che davano delle puritane a persone che avevano un’opinione simile alla mia, per cui immagino che le parole che ritenevo superfluo spendere su questo tema, alla fine non lo siano, quindi eccoci qui. Tanto per cominciare, il concetto di mates ha un po’ stancato, perché priva l’individuo della libertà di scelta: sebbene all’interno della trama venga detto più volte che questa libertà di scelta esiste, la verità è che sapevamo benissimo fin dall’inizio come sarebbe andata a finire. Raga, seriamente, trovo assurdo trovarmi qui a dire che una dinamica del genere che coinvolge un bambino di dieci anni è inquietante e sbagliata e trovo altrettanto assurdo che una persona che esprime un legittimo disagio si senta dare della bacchettona. In secondo luogo, Joe si dimostra in numerose occasioni un ragazzino possessivo, geloso e manipolatore anche prima di poter avanzare delle pretese sul rapporto con Ox. La loro relazione, infatti, non ha niente di diverso da tutte le altre ritratte in romanzi dello stesso genere: sono una coppia composta da due individui che avrebbero tanto bisogno di psicoterapia per risolversi i traumi, che sono gelosi, possessivi, territoriali, insicuri e non si fanno problemi a minacciare violenza nei confronti dei rivali e come al solito tutto questo viene romanticizzato e trattato come fosse qualcosa di desiderabile.
Ricollegandomi a questo, la sensazione generale che ho avuto durante la totalità della lettura è stata di trovarmi davanti a un sottoprodotto di Twilight, sia per tutta la dinamica della relazione, sia per l’ambientazione in sé. In determinate scene ho proprio avuto dei dejà vu, sembrava quasi di vedere un remake, ma la sostanza era la stessa. Stessa ambientazione umida, alberata e cupa, stesso gruppo di persone unite tra di loro e molto chiuse rispetto agli agenti esterni, con meccaniche territoriali, possessive, con tanto di “mio” riferito alle persone. E quando il branco non riesce (o non può) risolvere le cose ricorrendo alla violenza, lo fa facendo girare un po’ di soldi (o minacciando di smettere di farlo). Inoltre, faccio fatica a capire come mai questo autore sia circondato da tanto clamore: ho trovato la sua prosa scadente e gretta. Non scarna, essenziale e provocatoria. Proprio scadente e gretta.
In sostanza, Wolfsong è un libro che non mi ha lasciato molto emotivamente, troppe cose non sono state di mio gradimento e immagino che questo sia il mio ultimo tentativo con questo autore, con cui ho poca affinità. Consiglio questo libro esclusivamente se avete un tipo di sensibilità diametralmente opposta rispetto alla mia.
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