mercoledì 12 febbraio 2025

The raven cycle

  • Titolo: The Raven Cycle - La serie
  • Titolo originale: Raven Boys/The Dream Thieves/Blue Lily, Lily Blue/ The Raven King
  • Autrice: Maggie Stiefvater
  • Traduzione di: M.T. Locatelli 
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804771081
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Agli studenti della Aglionby Academy, conosciuti come Ragazzi Corvo, non manca nulla: soldi, bellezza, macchine costose. Gansey, però, è in cerca di qualcosa di più: Owen Glendower, un antico re gallese che, secondo le leggende, giace addormentato sotto una montagna. Nella sua ricerca è affiancato da Adam, che frequenta la scuola con una borsa di studio ed è pieno di risentimento verso l'ambiente privilegiato che lo circonda; da Ronan, un'anima selvaggia divisa tra rabbia e disperazione; e da Noah, tanto attento a cogliere i dettagli quanto taciturno. Blue appartiene a una famiglia di veggenti, ma finora non ha mostrato di avere alcun dono; non crede di poter vedere gli spiriti delle persone destinate a morire, eppure, la notte della vigilia di San Marco, le appare quello di Gansey. Quando lo incontrerà in carne e ossa, ne resterà inspiegabilmente affascinata, e la sua vita finirà per intrecciarsi con il sinistro e strano mondo dei Ragazzi Corvo. Curato da Alessia Merlo e Rossella Pinto, il volume comprende i romanzi The Raven Boys, The Dream Thieves, Blue Lily, Lily Blue, The Raven King e i quattro racconti extra Opal, Opal. A Minor Raven Boys Holiday Drabble, A Very Declan Christmas, 300 Fox Way Holiday Piece.

Recensione e commento

Se avessi letto questa serie al momento della sua uscita, e non una decina di anni dopo, l’avrei sicuramente amata. Infatti, credo fermamente che la mia mancanza di attaccamento emotivo sia dovuta al fatto che sono spaventosamente fuori target.

Ciò non toglie che Raven Boys sia una serie con moltissimi pregi e che rappresenta una ventata d’aria fresca in un panorama di libri young adult che sembrano ormai tutti usciti da una catena di montaggio. Incredibile che per avere qualcosa di nuovo si debba ricorrere a libri scritti un decennio fa, ma il bello di un romanzo è che può aspettare sullo scaffale per sempre e coglierti al momento perfetto. Infatti, superato il primo terzo del libro, la storia procede in modo sorprendente, soprattutto per chi ormai ha fatto il callo alle eroine belle bellissime che non sanno di esserlo e che sono tenute in ostaggio dai propri ormoni. Qui non ci sono ragazzi e ragazze di una bellezza disarmante ma, fondi fiduciari illimitati a parte, degli adolescenti credibili con molti altri interessi che non riguardino l’accoppiarsi. Secondo me proprio qui arriva il primo colpo da maestra dell’autrice, che ci fa credere proprio dall’incipit che ci sarà una storia d’amore molto centrale e invece non sarà così, dato che saranno i personaggi a trainare la lettura, perché non c’è un unico vero protagonista, ma cinque ragazzi e ragazze ugualmente caratterizzati, con i propri problemi, paure e ambizioni. Ed è per questo, probabilmente, che il primo terzo del libro rappresenta uno scoglio: ci sono cinque psicologie da delineare, cinque vite da spiegare per bene, per cui l’azione non inizia per un bel pezzo. Eppure, una volta che si entra davvero negli eventi, si perdona facilmente la lentezza iniziale perché funzionale a costruire i colpi di scena che si susseguiranno.

Neanche a dirlo, la mia preferenza personale va a Blue, una protagonista che ha da sola più personalità di tutte le eroine ya contemporanee. L’ho subito apprezzata per la sua convinzione e i suoi principi incrollabili, oltre che per il suo non essere stereotipata nemmeno a livello estetico. A livello puramente personale, i personaggi maschili mi sono piaciuti un po’ meno, ma a loro credito va detto che sono ragazzini realistici, non palestrati superdotati con l’aspetto di trentenni consumati dalla vita.

Raven Boys è una serie adattissima a chi cerca uno young adult pulito e un po’ vecchio stile. È una serie leggera ma non frivola e scalda il cuore grazie ai suoi personaggi che sembrano uscire dalle pagine talmente sono vividi. Il mio unico rimpianto è di non averla letta prima.

mercoledì 5 febbraio 2025

Lucifero - Angels before Men

  • Titolo: Lucifero - Angels before Man
  • Titolo originale: Angels before Man
  • Autore: Rafael Nicolas
  • Traduttrice: Naomi Toffalori 
  • Lingua originale: inglese 
  • Codice ISBN:
  • Casa editrice: Giunti
Trama


In un paradiso eterno, l'angelo più bello e giovane di tutti, Lucifero, lotta con la vergogna e la timidezza, in cerca della sua vera identità. La compagnia degli altri angeli e la vicinanza del Creatore sono sterili palliativi per la sua anima incerta, in una pace solo momentanea. Fino a quando l'amicizia speciale che instaura col potente arcangelo Michele scombina inesorabilmente l'ordine di ogni cosa: le dolci carezze, la complicità esclusiva e la devozione impura che nutrono l'uno per l'altro scateneranno le ire di un Dio geloso e vendicativo .
Lucifero, punito nella carne e nello spirito, comprende allora una verità fondamentale: se è riuscito a creare qualcosa di nuovo – il peccato – significa che esiste del divino anche in lui. E che il potere può essere sovvertito. Anche a costo della sua condanna.


Recensione e commento

DISCLAIMER: POTREBBE URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ SE CREDETE IN DIO

Stravolgente completamente le vostre aspettative su questo libro, perché Lucifero - Angles before Man non è il libro che credete. Non è un romantasy e non contiene i trope che pensate, anzi, è un romanzo coraggiosissimo che affronta temi spinosi in cui la storia d’amore è abbastanza marginale e funzionale a raccontare altre cose.

Ma andiamo con ordine. Tutta la prima parte di Lucifero è estremamente esistenzialista, parte dalla sua creazione da parte di Dio che gli realizza un corpo e lo manda poi a vivere tra gli altri angeli nel Paradiso. In questa fase, Lucifero pone domande, si interroga sulla sua natura, su quella degli angeli e del Paradiso stesso, non ricevendo mai risposte e sentendosi dire che si preoccupa eccessivamente perché il Paradiso è perfetto e deve solo goderselo. In effetti, per tutta questa frazione di libro, il Paradiso è praticamente un’utopia, dove non ci sono mai problemi veri, gli angeli lavorano per hobby, poiché l’eternità è lunga da affrontare, e nessuno di loro ha dei difetti caratteriali insopportabili pur avendo delle psicologie chiare e delineate. Solo che quando si scrive di un’utopia, allora il conflitto deve necessariamente rientrare dalla finestra. La finestra è proprio Lucifero, perché il conflitto non è fuori, ma interiore al personaggio, che cerca lo scopo della sua esistenza, che non si accontenta della monotonia e che è sempre alla ricerca di qualcosa. In questa fase noi che leggiamo non proviamo antipatia per Lucifero, bensì tenerezza, perché la sua irrequietezza non è quella del giornalista d’inchiesta che con convinzione va all’assalto, ma quella di un bambino impaurito che cerca conferme e poi di un adolescente che insegue la sua strada e non trova una guida.

Man mano che si procede con la lettura, poi, ci si sente via via più a disagio nel Paradiso, perché, come in tutte le utopie, a un certo punto si sente che qualcosa non va. In Paradiso esiste l’esperienza del dolore. Gli angeli si feriscono, si tagliano, possono subire danni fisici e tuttavia guariscono sempre. Eppure, proprio questo fa sorgere delle domande al protagonista: perché esiste il dolore? Da qui parte una catena di considerazioni, anche inconsce, di Lucifero che attribuisce la maggior parte di questa sofferenza al corpo. Dio poteva lasciare che gli angeli fossero puro spirito, invece li dota di un corpo che è soggetto al dolore e non riesce a darsi una spiegazione. Mentre portavo avanti la lettura mi sono accorta, inoltre, che in questo Paradiso esiste il contrappasso. Infatti, Lucifero è l’angelo più bello di tutti, viene ammirato e apprezzato per la sua bellezza, spesso in modo superficiale, ma lui non riesce a sopportare il suo corpo, non solo non apprezza la sua bellezza, ma fa fatica anche solo a guardarsi allo specchio, così come non apprezza nemmeno l’esperienza dei corpi degli altri. Come il suo caso, ci saranno altri contrappassi, sempre piccoli, quasi nascosti, proprio perché sono quella scheggia di crudeltà che è stata celata nel creato in modo che non ci si possa mai godere pienamente quel che si ha.

La relazione d’amore, sulla quale il marketing ha fatto leva, è funzionale alla crescita personale di Lucifero e a mostrarci un rapporto che non sia disfunzionale. Michele, ci viene detto appena appare in scena, è orgoglioso e questo ci viene raccontato come un difetto. Ma cosa dovrebbe essere l’orgoglio se non consapevolezza del proprio valore? Grazie alla relazione con lui, Lucifero impara ad apprezzare sé stesso e smette di odiarsi. A questo proposito, penso sia doveroso fare una precisazione, perché probabilmente da quanto ho scritto finora non è comprensibile: in tutta questa parte del libro c’è solo pura innocenza, non esiste il sesso e non esiste l’amore romantico come lo intendiamo noi umani. Tutto è estremamente pulito e vissuto in modo tenero, quasi infantile, tanto che per quattrocento pagine non c’è nemmeno una parolaccia.

Eppure, nonostante questo, la loro relazione, innocente e dolce, è comunque un rapporto favorito rispetto a quello che i due hanno con Dio. Qui casca l’asino. Dio è un personaggio che appare in scena, non ci viene raccontata la sua fisicità, ma sappiamo quasi tutto su alla sua psicologia. Dio vuole che gli angeli siano modesti, quindi non va bene che siano consapevoli dei propri pregi, e vuole essere adorato sopra ogni cosa, ne deriva che sia molto contrariato dal fatto che Lucifero e Michele si amino in modo privilegiato. Alla sua prima apparizione, e per molto tempo ancora, Dio sembra il leader di una setta, si fa versare da bere, imboccare il cibo, gli angeli cantano per lui e vuole essere adorato. L’amore che Lucifero, in modo apparentemente spontaneo ma in realtà frutto di una manipolazione emotiva, gli dona va in una sola direzione, in contrapposizione a quello con Michele, che invece viaggia su un doppio binario, orizzontalmente, poiché è un dare e avere. Dio appare manipolatorio, narcisista, a tratti sfuggente. Dà e toglie a suo piacimento, è il genitore che rinfaccia al figlio di averlo messo al mondo, è il mentore che parla con frasi criptiche, è il padrone consapevole che il cane non lo morderà perché gli dà da mangiare. Dio è il manipolatore insicuro che usa il pugno di ferro appena sente che sta perdendo la presa sulla sua vittima eppure ha una reputazione tale che tutti lo definiscono infinitamente buono, anche quando è lui per primo a compiere il male. Perché è lui che lo ha creato.

La sua figura, comunque, si presta a varie stratificazioni di significato delle quali quella letterale non è sicuramente da sottovalutare, perché ci fa domandare perché Dio venga considerato buono quando lui ha creato tutto, incluso il male, e quando non esita a punire in modo agghiaccianti quelli che lo contrariano, come succede numerose volte anche le Vecchio Testamento. Le domande continuano, perché viene mostrata anche l’assurdità di proibire cose che sono possibili proprio perché i mezzi per compierle ci sono stati forniti da lui, tipo il libero arbitrio. Perché avere la possibilità di disobbedire se quando succede arriva il diluvio universale? Quanto sono effettivamente libere le nostre scelte e quelle degli angeli se la dicotomia è lasciare la gabbia aperta ma uscirne equivale a morte certa? In questo senso, sicuramente Dio può rappresentare anche semplicemente i dettami religiosi e i suoi dogmi. Del resto la Bibbia è un testo pieno di contraddizioni scritto nel corso di migliaia di anni da centinaia di uomini diversi, per cui, dato che la volontà di Dio è inconoscibile (ammettendo che esista), allora queste contraddizioni sono della religione, più che sue. Infine, Dio rappresenta chiunque detenga un enorme potere: lui può letteralmente togliere la voce a chi dice cose che non gli piacciono o che lo danneggerebbero, e che se venissero raccontate comunque, la sua reputazione è ferrea al punto che tutti faranno victim blaming. “Lo conosciamo, lui è infinitamente buono, non farebbe mai una cosa del genere! Sicuramente sei tu che lo hai provocato, devi averlo portato all’esasperazione, prima di te non era mai successa una cosa simile, per cui la colpa è per forza tua”. Sostituite il nome“Dio” con quello di qualsiasi uomo potente dalla facciata intonsa accusato di molestie e il gioco è fatto.

E infatti, proprio dopo un terribile evento che Lucifero subisce per mano di Dio, la sua psiche si spacca definitivamente. Lucifero si dissocia e c’è dissonanza tra le sue azioni e il modo in cui lo fanno sentire, tra quello che vuole e che crede di volere. A supporto di questo, anche la prosa comincia a diventare frammentata, la sintassi si distrugge via via e il flusso di coscienza dice tutto e il contrario di tutto. Alla fine, Lucifero non inventa niente: non inventa i peccati, quelli esistevano già, il suo merito è quello di renderli evidenti e dare un nome a ciascuno di loro, mostrando il fondo di crudeltà che è sempre esistito, perché alla fine per chi è un Paradiso, se non per Dio, affinché sia lui a fare ciò che vuole?

Lucifero è il libro che non vi aspettate, è coraggioso e fuori dagli schemi. Nell’approcciarvi a questa lettura stravolgete completamente le vostre prospettive e date un’occhiata ai trigger warning. È sicuramente una lettura divisiva, ma mai gratuitamente blasfema. Gli sarebbe bastato veramente poco per essere sfacciato e sopra le righe, ma Nicolas Rafael ha preferito un approccio morigerato che degenera solo alla fine, quando la vittima mette in atto un circolo vizioso da cui non riesce a uscire per dare senso al suo trauma. 

The raven cycle

Titolo: The Raven Cycle - La serie Titolo originale: Raven Boys/The Dream Thieves/Blue Lily, Lily Blue/ The Raven King Autrice: Maggie Sti...