mercoledì 21 maggio 2025

The Inheritance Trilogy

  • Titolo: The Inheritance Trilogy - La Successione
  • Titoli originali: The hundred thousand kingdoms/The Broken Kingdoms/The Kingdom of Gods
  • Lingua originale: inglese
  • Traduzione di: Giulia Lenti & Benedetta Tavani
  • Codice ISBN: 9788804800910
  • Casa editrice: Mondadori 
Trama


In un universo in cui le divinità si muovono accanto agli esseri umani, una famiglia domina il mondo tra corruzione e violenza. La salvezza dell'umanità è nelle mani di tre giovani donne straordinarie che ancora non sanno di esserlo. Yeine Darr vive nel Grande Nord, povero e arretrato. Ma, quando sua madre muore in circostanze misteriose, scopre di essere l'erede al trono dei Centomila Regni e si ritrova al centro di una feroce lotta di potere. Oree Shoth, un'artista cieca, dà rifugio a uno strano senzatetto: un atto di gentilezza che la trascinerà in un incubo, nel cuore di una cospirazione per uccidere le Deidi in cui il suo ospite sembra coinvolto. Shahar Arameri è l'ultima discendente della famiglia che da duemila anni governa la Terra schiavizzando gli immortali, ma è anche innamorata del Deide Sieh. A chi sceglierà di essere fedele? Tutte e tre impareranno quanto possa essere pericoloso mescolare amici e nemici, esseri divini e mortali, amore e odio.

Recensione e commento


È finalmente tornato in italia l’esordio letterario della leggendaria N.K. Jamisin, già famosa nel nostro Paese per la sua trilogia successiva, quella della Terra Spezzata. L’idea di pubblicare l’intera serie in un unico volume in questo caso risulta vincente, perché, per quanto indubbiamente la storia vada in crescendo, se fosse stata pubblicata in singoli volumi come successo con Il Gargoyle, una grossa parte del pubblico avrebbe abbandonato la lettura.

Infatti, nel primo libro, I Centomila Regni, i pregi e i difetti si controbilanciano: il grande punto di forza è l’ambientazione, un mondo che solo l’immaginazione sfrenata di Jamisin avrebbe potuto partorire, con palazzi che sfidano le leggi della fisica, sistemi magici fuori dal comune e una società complessa e sfaccettata che, per una volta, non è lo specchio della nostra: Jemisin, nell’arco dell’intera trilogia più che del singolo libro, non limita la sua immaginazione all’estetica del mondo che ha creato ma la approfondisce al punto da intessere rapporti sociali che sono più simili (con tutte le eccezioni e le limitazioni del caso) a quelli di una società ideale che a quelli che viviamo nella realtà. Tuttavia, la protagonista non riesce a sfruttare pienamente il suo potenziale come personaggia principale, perché nonostante sia nata e cresciuta in una società matriarcale in cui è stata addestrata a combattere e regnare fin dalla più tenera età, resta comunque molto passiva quando viene sbalzata in un mondo diametralmente opposto. È appunto la trama il punto più debole di questo primo volume, perché è molto nella media: per quanto gli intrighi di corte siano interessati e qualche volta sorprendenti resta comunque una storia portata avanti dai secondari che usano Yeine per i propri scopi e lei si lascia usare. Alcuni dei personaggi più attivi della storia sono le divinità che vengono tenute al guinzaglio dalla famiglia reale. A dispetto della loro natura, le loro emozioni sono umanissime e travolgenti, al punto che la protagonista si ritrova spesso in balia di loro e del belloccio di turno, un po’ come le eroine dei moderni ya.

Ma non mentivo quando dicevo che questa serie va in crescendo, perché il secondo libro della trilogia, I Regni spezzati, racchiude in sé una trama più originale e una protagonista più attiva. Questa è una particolarità molto piacevole della Trilogia della Successione: alcuni personaggi del cast sono sempre gli stessi, ma la voce protagonista cambia sempre e vediamo l’evoluzione sia del worldbuilding che della società tramite le loro percezioni. Non voglio svelare troppo per non fare spoiler del primo romanzo, ma persino l’ambientazione cambia e muta, diventando ancora più assurda e sfaccettata, diramandosi sempre in direzioni imprevedibili. È apprezzabile anche il tentativo dell’autrice di raccontarci la vita di una protagonista cieca, riuscendo, tuttavia, in una rappresentazione fatta bene solo a metà. Jamisin è bravissima a creare un universo non abilista, ma non è sufficientemente esperta nell’immergere chi legge nella percezione di una persona a cui manca la vista: troppe volte ci si dimentica che la protagonista non può vedere perché tutta la storia ci viene raccontata per immagini con tanto di sfumature di colore, anche in dei modi che evidentemente lei non può conoscere. In ogni caso, questo è stato il difetto maggiore che ho trovato in questo secondo capitolo, che mi ha coinvolta decisamente più del primo e mi ha invogliata a proseguire con la lettura del terzo, Il Regno degli Dei.

Qui la voce narrante cambia per la terza volta, spostandosi decenni dopo il primo libro, e assistiamo alla storia raccontata tramite una delle divinità che abbiamo conosciuto sin dal primo libro. Un dio intrappolato nel corpo e nella psiche di un bambino, un essere a metà tra tante cose e per questo motivo dotato di una bussola morale molto diversa da quella umana, specialmente perché volubile. Scaltro e ambiguo, schiavo degli impulsi momentanei come qualsiasi bambino, qui la deide Sieh dovrà imparare a fare i conti con l’età adulta e muoversi in un mondo che desidera cambiare. Ed è infatti questa la tematica centrale del capitolo conclusivo: la paura del cambiamento e della solitudine. Ma niente nell’universo è immutabile e immutato, neanche le divinità, che alla fine dovranno comprendere che l’età adulta non è qualcosa da temere. Il Regno degli Dei è forse il mio preferito sotto l’aspetto degli argomenti trattati, tuttavia, credo che avrebbe potuto essere un po’ più sintetico e occupare meno spazio. Praticamente metà del tomo che raccoglie l’intera trilogia è occupato dalla mole di Il Regno degli Dei

La Trilogia della Successione è un assaggio di ciò che Jemisin ha fatto successivamente e fa venire l’acquolina in bocca: vediamo già la sua capacità di creare mondi impensabili da chiunque a parte lei e immaginare la narrativa in modi che escono totalmente fuori dagli schemi. 

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