- Titolo: The Blood Traitor - La Traditrice della Stirpe
- Titolo originale: The Blood Traitor
- Autrice: Lynette Noni
- Traduttrice: Angela Ricci
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788820074890
- Casa editrice: Sperling&Kupfer
Trama
Dopo gli eventi a palazzo, Kiva è tormentata dal bisogno di sapere se la sua famiglia e i suoi amici sono al sicuro, e se coloro a cui ha fatto del male potranno mai perdonarla. I regni di Wenderall sono sull'orlo della guerra e lei si trova lontana dal cuore del conflitto. Ma, stavolta, in gioco c'è molto più del suo cuore spezzato.
Un nuovo inizio la porterà a intraprendere una missione pericolosa, una corsa contro il tempo che costringerà nemici mortali e alleati improbabili a lottare fianco a fianco per salvare non solo il regno di Evalon, ma l'intero continente. Ora, Kiva non può più limitarsi a sopravvivere: deve combattere per ciò in cui crede. Per chi ama.
Ma con il pericolo che incombe da ogni lato e la vita dei suoi cari in bilico, sarà abbastanza forte da resistere o questa sarà la sua ultima battaglia?
Recensione e commento
Nei confronti del capitolo conclusivo della trilogia dedicata alla Guaritrice di Zalindov nutro sentimenti ambivalenti: da un lato mi sono goduta questa lettura per la quasi totalità del tempo, dall’altro lato ci sono dei difetti oggettivi che hanno inficiato la qualità in numerose occasioni.
Ma andiamo con ordine: il romanzo si apre esattamente nello stesso punto in cui si era concluso The Gilded Cage, ma già qui iniziano i problemi, perché le azioni compiute nel volume precedente avrebbero dovuto sortire effetti a lungo termine molto complessi da gestire, ma troppo spesso vengono liquidate in modo un po’ troppo semplicistico perché effettivamente troppo scomode da gestire e allo stesso tempo ci sono degli sviluppi che fanno intendere chiaramente che l’autrice non aveva pensato alla trilogia come creatura organica, poiché diverse situazioni che sembrano appiccicate a posteriori senza avere degli antefatti sufficientemente solidi per risultare credibili.

A questo proposito, in realtà si riesce quasi sempre, almeno in questa fase, a passarci sopra perché gli eventi sono talmente veloci e cadenzati che ci si accorge delle pecche tecniche solo a posteriori e l’investimento emotivo che c’è stato per oltre due libri è talmente forte che si perdona qualcosina. I problemi di godibilità arrivano più che altro verso la parte centrale, quando il ritmo rallenta drasticamente e parte una quest gestita in modo un po’ maldestro. Per quanto sia comune che durante le quest si scopra anche qualcosa su di sé, qui ci sono troppe dinamiche forzate, messe in scena esclusivamente per creare drammi non spinti da un effettivo movente narrativo, tutto esclusivamente per fare interagire i personaggi e creare tensione. La critica è che la suddetta tensione è uno degli elementi più carenti e caotici del romanzo perché dovuta a un problema di miscommunication che poteva essere risolto a pagina 12 se semplicemente i personaggi non avessero detto una cosa intendendo il contrario. Infatti, i protagonisti si comportano in modo incoerente, c’è una netta discrepanza tra ciò che dicono e come agiscono, fanno gaslighting ad altre persone e agiscono in modo diverso rispetto a ciò che dicono. È un tira e molla costante non motivato da una base solida, il che frustra tantissimo l’esperienza di lettura, soprattutto perché per due libri ci sono sì stati complotti e intrighi, ma di base non c’era tossicità nelle relazioni interpersonali, mentre qui la sterzata e talmente brusca che le droghe vengono troppo spesso usate come espediente per giustificare un’interazione o una condivisione delle proprie emozioni. Che poi, non è nemmeno vero che il brodo sia stato annacquato: il brodo che c’è è sufficiente, ma troppe volte viene governato nel modo meno convincente possibile, quasi frettolosamente e con poca riflessione.

I primi due libri della serie erano apprezzabili non tanto per la loro innovazione, quanto per il loro senso della misura: c’era consapevolezza su chi fosse il pubblico e quanto dovesse essere ambiziosa come opera, non si voleva strafare, ma al tempo stesso gli elementi contenuti erano lineari e studiati. Infatti, per quanto si trattasse di romanzi da intrattenimento, il pensiero che c’era dietro era molto logico e trama e personaggi erano ben gestiti, non lasciando mai nulla al caso. Per fortuna, questa linearità di pensiero ritorna sul finale del libro, dopo aver latitato per un po’, quando finalmente arrivano dei colpi di scena degni di questo nome che sono stati costruiti nell’arco di tutta la narrazione e che non spuntano fuori come dei ex machina.
Nel complesso, è stata una lettura piacevole ma oggettivamente altalenante dal punto di vista qualitativo. Gli elementi che sono stati apprezzati nei volumi precedenti ci sono, ma in misura ridotta e resta un po’ di rammarico per tutto ciò che poteva essere cesellato un pochino meglio.
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