mercoledì 12 novembre 2025

Aftertaste - Una Ricetta per l’Aldilà

  • Titolo: Aftertaste - Una Ricetta per l’Aldilà
  • Titolo originale: Aftertaste
  • Autrice: Daria Lavelle
  • Traduttrice: Federica Aceto
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804786061
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Konstantin Duhovny ha perso il padre quando aveva dieci anni e da allora i fantasmi non hanno mai smesso di girargli intorno. Kostya non riesce a vederli, ma può percepire il sapore dei loro piatti preferiti. All’inizio a fargli visita sono i gusti di casa: fegato di pollo, cipolla, limone, gli ingredienti del pechonka, piatto preferito di suo padre. Ma, a poco a poco, sono altri sapori, inattesi, a solleticargli il palato: le pietanze preferite di persone che non sono più in vita. È un segreto che non ha mai rivelato a nessuno finché una notte, provando a ricreare uno di quei piatti, scopre di poter riunire per un’ultima volta chi non c’è più con chi è ancora vivo, almeno per il tempo necessario a consumare il cibo che ha cucinato. Da quel momento, tutto cambia e la sua missione diventa quella di aiutare le persone a incontrare chi hanno amato. Non importa se farlo significa aprire un ristorante clandestino con il suo migliore amico Frankie, chef esuberante e istrionico, e trascorrere il proprio tempo a cercare di riprodurre ricette improbabili e piatti sconosciuti, o mettersi in affari con un imprenditore russo dall’aria misteriosa. Mentre le sue abilità culinarie crescono insieme alla sua ambizione, Kostya è troppo impegnato per accorgersi di quello che sta scatenando nell’Aldilà. E intanto l’unica persona in grado di fermarlo, una bellissima ragazza che legge i tarocchi, si sta innamorando di lui. Ambientato nel rutilante mondo dei ristoranti newyorkesi e pieno di ricette sfiziose, "Aftertaste" è una storia d’amore travolgente, una commedia nera, un ricchissimo menu che divertirà, delizierà e farà riflettere anche il più esigente dei lettori.

Recensione e commento

Per citare uno dei più grandi critici gastronomici del nostro Paese, Valerio Massimo Visintin, “Il loro mestiere (degli chef nda) è dare da mangiare a dei clienti. Guarda caso lo chef non nomina mai i clienti, parla sempre e solo di sé stesso”. È questa la frase che mi è tornata in mente durante la lettura di Aftertaste - Una Ricetta per l’Aldilà, perché la storia che racconta va incredibilmente in controtendenza con tutto quello che in genere si dice dell’alta cucina.

L’idea di base è molto semplice ma efficace: dopo la morte di suo padre, Kostya inizia a sentire dei sapori fantasma e scopre che cucinare le ricette che vanno a trovarlo serve a evocare i morti che gliele hanno mandate, permettendo loro di avere un’ultima conversazione con chi sta piangendo la loro perdita. È un romanzo che mette totalmente al centro l’esperienza del lutto in rapporto con la vita, racconta di come l’assenza rischi di trascinarci a fondo con lei e per farlo usa l’espediente del cibo: qualcosa di così intrinsecamente legato alla vita e paradossalmente anche ponte con la morte perché fonte di ricordi (di qualsiasi tipo) passati con l’altra persona. Il cibo consumato in una determinata circostanza ci resta dentro, nella mente, e lo leghiamo a un evento per sempre, al punto di arrivare a evitare di mangiare alcune pietanze quando ancora non abbiamo elaborato la perdita non solo dell’altra persona, ma anche di chi eravamo noi quando eravamo insieme.

Il cibo è la più naturale delle esperienze, così come il lutto, e insieme vengono trattati in ogni loro forma, perché entrambi sono il riflesso delle relazioni umane. Entrambi possono essere vissuti in modo sano o tossico, specialmente il cibo che può essere tutto o niente, lasciarci con una sensazione di pienezza o di vuoto, può significare il mondo o non significare nulla. Possiamo averne in abbondanza o sopravvivere a stento. Kostya ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il cibo grazie a suo padre, un uomo che ha messo da parte le sue aspirazioni culinarie per fare un lavoro che gli consentisse di mantenere la famiglia. Perderlo ha portato Kostya allo sbando, eppure è proprio grazie alla relazione amorevole che avevano che il protagonista riesce a instaurare un forte legame con la cucina trovando non solo la tanto agognata accettazione, ma anche (e soprattutto) uno scopo nella vita, qualcosa che non solo gli riesce bene, ma che dà anche senso alla sua esistenza e fa stare bene gli altri. È proprio quando le cose cominciano a rimettersi in sesto che migliora la qualità del cibo che consuma e che cucina, perché con il cambio di prospettiva sulle sue ambizioni Kostya impara a essere anche più accogliente verso sé stesso e questo lo porta a consumare (e cucinare) cibo di gran lunga migliore rispetto a quello che era costretto a mandare giù quando poteva pensare solo a sopravvivere. Quello che chiunque di noi si mette nel piatto è indistricabilmente legato al tipo di persona che è e al contesto culturale in cui si trova e il protagonista di Aftertaste non fa eccezione: per riconnettersi con sé stesso deve ritornare alle sue origini anche tramite il nutrimento. Con lo scorrere delle pagine assistiamo alla sua crescita come persona, all’evolversi dei suoi rapporti umani, al migliorarsi della sua tecnica come cuoco e non possiamo fare a meno di fare il tifo per lui, anche quando la trama non fa sconti e decide di colpire forte quanto la vita vera.

E qui torniamo alla frase di apertura, quella del critico Visintin, perché se nel mondo reale è assolutamente vera (gli chef parlano sempre della loro idea, di cosa vogliono trasmettere e bla bla bla), qui è per forza di cose il pubblico in sala ad avere l’ultima parola dato che Kostya cucina perché siano le altre persone a poter mettere finalmente un punto e chiudere cerchi ancora aperti, perché spesso i fantasmi peggiori sono quelli che proprio noi rifiutiamo di lasciare andare

Aftertaste può non essere perfetto a livello di trama, ma sicuramente ha un messaggio interessante da raccontare. Per me è stata una lettura estremamente emotiva, al punto che non sempre sono riuscita a portarla avanti tutta di seguito e devo ammettere che il contenuto è sicuramente personale: per una persona con un vissuto diverso dal mio potrebbe essere un romanzo assolutamente irrilevante, ma vale comunque la pena dargli una possibilità anche solo per l’originalità.

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